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La rivelazione della 4G <101>

IGINO
La settimana di sospensione di Matteo è finita e, ironia della sorte, io ho dovuto fare i compiti, per lui e per tutti gli altri, nonostante il richiamo del preside. Il bello è che domani la prof di storia vorrà interrogarci su quello che ci ha spiegato di quel ritorno al passato sull'Impero Romano e già m'immagino quello che cercherà di fare Matteo per prolungare il suo periodo di vacanza ed evitare un'interrogazione con i fiocchi.
Ecco! Come volevasi dimostrare, mi arriva una serie di messaggi: tutti vogliono fare assenza di massa. Prima c'era Giulia, che diceva che non avrebbe fatto assenza se non fosse stato necessario. Lei, quando Matteo proponeva di scioperare, rispondeva: "Io lo sciopero lo faccio, Matteo, ma contro di te, quindi a scuola ci andrò comunque!" Io dubito che riuscirei a dire certe cose, se me ne capitasse l'occasione, ma rispondo a modo mio che non voglio farlo, che mi rifiuto di non presentarmi solo per saltare la verifica orale. "Tanto, prima o poi, toccherà a tutti!" dico, e anche se io per primo considero le interrogazioni come condanne al patibolo, a che serve scappare?
Infatti, come al solito, il lunedì, che è un giorno che odio con tutto me stesso, mi sveglio presto e mi preparo per andare a scuola.
Da una settimana sto entrando insieme ai miei compagni, ma non è cambiato un bel niente! Sono più solo di prima. Stamattina ho parlato con Giulia e lei mi ha detto: "Stanotte ho sognato una tua esibizione di freestyle davanti a quel pallone gonfiato di mio fratello e so già che non mi deluderai!"
Con quel messaggio nella mente, al suono della campanella entro in classe insieme agli altri, che sono tutti agitati per l'interrogazione di storia. Io per quella sono tranquillo, ma so benissimo che se la prenderanno con me... ma mica li ho costretti io a venire? Anzi: posso dire di essere più in rapporto con i professori che con loro!
"Spero che tu abbia fatto tutto quello che dovevi fare, piccolo secchione!" dice Matteo, artigliandomi il braccio destro, letteralmente. Sì, artigliandomi, perché mi afferra il braccio e vi conficca dentro le unghie per farmi sentire, a detta sua, chi è il più forte. Dopo la storia del pendolo al quadrato, credo proprio che la mia pelle abbia perso ogni tipo di sensibilità per il dolore che Matteo mi provoca. Andiamo tutti a sederci e la tensione sale alle stelle.
"Eccoci qua! Costretti al duro lavoro della scuola!" esclama Matteo, ma a me viene un po' da ridere, perché immagino la risposta di Giulia: "Duro lavoro sicuramente, ma non certo per te o per il tuo amichetto lì, visto che i compiti ve li fa sempre Igino!"
Un'altra che si fa venir fuori una perla è Piera: che dice a Marta di essere indecisa sulla scusa da rifilare alla prof: la scomparsa di un parente o l'imminente divorzio dei suoi? E quando Marta le dice: "Mi dispiace, Piera... ma perché, i tuoi si stanno separando?", e lei risponde negativamente, la faccia della ragazza più bella che io abbia mai visto è la rappresentazione della sorpresa.
"Non ho nessun problema a casa. Tutti stanno meglio di me. Il mio unico problema sono gli Antichi Romani. Quelli sì che mi seppelliranno!"
Infatti quelli spuntano da sottoterra, in veste di fantasmi, naturalmente, e si prendono la briga di seppellirci, uno per uno. Questa è una risposta tipica di Giulia, e io vorrei tanto darla, ma lei se ne frega di Matteo e degli altri: risponde e basta. Io no.
Mi viene da ridere se ripenso a quando Matteo si fece uscire di bocca la storia di "Giuseppe Ricciardi" e lei rispose: "Sì, infatti il tizio che contribu/ a unire l'Italia era parente del neomelodico e avevano messo su un'orchestra di mille scapestrati!" Vorrei tanto che lei fosse qui, perché con le sue uscite mi farebbe ridere.
"Se penso agli Antichi Romani solo lo sforzo mi fa venire fame!" esclama Lara. Beh, se ci penso io, invece, mi viene un gran mal di testa visto che ho passato tutta la notte a scrivere dei maledetti riassunti, dei quali, per inciso, l'unica che mi ha ringraziato è stata Marta. Non pretendo tanto. Solo un grazie. Sei semplici lettere... non è così difficile.
"Comunque, una cosa buona i Romani ce l'avevano! Il capitano più forte!" interviene nuovamente Matteo... ecco, lo sapevo che avrebbe messo in mezzo il calcio. All'epoca, se non ricordo male, neanche esisteva... ma dettagli.
"Ma intendi Totti?" aggiunge Michele. Ma sì, diamo ai giocatori più o meno 2100 anni a testa, tanto quelli hanno sette vite come i gatti!
"Veramente..." provo ad intervenire, se non altro per non trasformare i giocatori in mummie ambulanti, ma, come da copione, ecco che il capobranco mi scocca un'occhiataccia.
"Lascia perdere, Igino. Non ne vale la pena" mi diceva sempre Giulia.
Non era un modo per dirmi di tacere... era un modo per dirmi di fregarmene di tutto e tutti.
"Ma noi ne avevamo uno migliore: Maradona!" continua Michele e, capendo l'assonanza, non riesco ad evitare d'intervenire: "Quello che dici tu e il capo dei Romani: Marc'Antonio!"
Altra occhiataccia, ma niente insulti, niente ricatti.
"Fregatene, Igino! Lasciali perdere, non ne vale la pena." La voce della mia migliore amica mi risuona nella testa per la terza volta.
"Io ricordo che non se la passava bene" prosegue Piera, "perché Cleopatra era una ragazza... ehm... facile!"
"Ah, fermi tutti, ho capito chi è" prosegue Matteo. "Era quello con tutte le fasce attorno al corpo e la maschera d'oro!"
"Ti prego, Igino: dimmi che non fa sul serio!" La voce della mia migliore amica mi risuona di nuovo in testa. "Povera Cleopatra! Sposata con una mummia! E lo credo che, ammesso che sia vera la storia della ragazza facile,, volesse cercare altrove!"
"Maschera d'oro, hai detto? Tipo San Gennaro?" chiede Michele.
"Esci da questo corpo, Michelino il Pappagallino... e possibilmente fallo in fretta, che persino i santi vuoi scomodare!"
Perché non esiste il teletrasporto? Vorrei tanto che lei fosse qui e che queste cose non le dicesse solo nella mia mente.
"Sì, però lui i ritratti se li faceva fare di lato!"
"No! Anche i pittori no, per favore! Cioè, se avessero fatto un ritratto a San Gennaro da vivo l'avrebbero scoperto subito, quelli dell'Inquisizione!" Temo che da questo punto potremmo capirci solo noi.
"Scommetto che tu sai di cosa stai parlando." dico, sempre mentalmente. Io e lei abbiamo un modo di comunicare molto speciale... forse telepatia.
"Certo! L'Inquisizione è come la nostra classe: o credi a quebbo che dico io, o ti attendono il rogo e le umiliazioni... con tanto di risata malefica" conclude lei, imitandola.
Vorrei che questo bastasse ad estranearmi dalla realtà: almeno non sentirei parlare di cose dette a caso che mi fanno sorgere spontaneo intervenire e loro sarebbero contenti, perché sarebbe come se io non fossi in classe... come vorrebbero loro.
Ma, sfortunatamente, questo non basta.
"E lo faceva per nascondere la pancia?" chiede prontamente Lara.
"Forse, ma sbagliava i suoi calcoli grafici! Lo sanno tutti che di profilo la pancia si nota di più... come c'insegna e dice Chiara Ferragni..." prosegue Piera, ma non riesco a capire quello che viene dopo.
"Udite udite! La Ferragni è divenuta il guru del momento..."
La voce della mia amica è la mia ancora di salvezza. Lei non c'è, ma questa specie di comunicazione mi fa star bene.
Forte di questo, però, commetto un grosso errore: quello di provare di nuovo a dare una mano a Matteo, che ha qualche problema con la storia.
"Quello lì è Tutanbhamon, un faraone dell'Antico Egitto" ritento, ma stavolta il Grande Capo non si limita a lanciarmi un'occhiataccia.
"E vedi se la smette?" salta su lui. "Ricominciamo?"
"Prova ad alzare un solo dito su di lui e ti strangolo, bellimbusto da quattro solji!" Quella voce nella mia testa è rassicurante e mi fa smettere di tremare.
"Quante volte te lo devo dire che quando parlo io, tu TI devi stare zitto?"
"Ma vedi di darci un taglio, razza di idiota, che non sai neanche parlare in italiano! Come pretendi di fare il capo se parli in ostrogoto?" Un altro guizzo di coraggio.
"Non volevo farti arrabbiare, ma tu... tu avevi fajto confusione con il..."
"E tu non ti devi intromettere! Se sbaglio sono fatti i miei! Te lo dico per l'ultima volta... tieni la lingua a posto!"
Poi interviene Michele: "E allora viene... viene... vienete a piglià 'o perdono!"
"Certo che Michelino non cambierà proprio mai, eh?" Quella voce immaginaria mi rassicura ancora una volta, solo che invece di rispondere a Michele con il suo: "Ma va' al diavolo tu e Gomorra!", rispondo con un semplice: "Ma per favore!", e stavolta interviene anche Marta.
"E finiscila! Stai diventando ridicolo con questa fissa per Gomorra!" Non mi sarei mai aspettato quell'intervento, quindi, istintivamente, commetto l'ennesimo errore di oggi: "Nel caso in cui non lo sapessi, i veri criminali non durano il tempo di tre stagioni, e finiscono tutti allo stesso modo: o li ammazzano o finiscono i loro giorni in prigione! E tutto per che cosa? Per un anno, magari due, di vita da Boss..."
"Bravo, piccolo koala!" continua quella voce delicata nella mia testa.
Matteo, però, non è esattamente dello stesso avviso.
"Ancora? Ma guarda a questo! Lo scemo parla ancora! Come te lo devo dire che devi tenere la bocca chiusa? Ti ho detto mille volte che la tua voce mi dà fastidio!"
L'ultima volta che ho detto a Giulia che qualcuno, che poi è sempre lui, mi diceva una cosa del genere, lei ha risposto: "Sai che timbro a cornacchia deve avere lui?", e sforzandomi di ricordare questo lascio andare quell'insulto con un atteggiamento diverso rispetto a quello di quando ero completamente solo.
"Lascialo perdere, tesoro! Lui pagherebbe per essere buono, ma non lo ammetterà mai!"
"Ti serve un'altra lezione! Michè, portamelo qua!"
"Vieni, Igino, vieni!" mi dice Michele, con quella voce inquietante che si usa di solito nei film horror, e mi trovo inginocchiato sul pavimento, con una luce puntata in faccia. Matteo non è stato ancora sbloccato, ma Michele ha il profilo attivo e ha fatto in modo che Giulia non potesse vedere i suoi post e, di conseguenza, bloccarli.
"Guarda in alto! Guarda in alto, piccoletto!" mi dice Matteo, e, meccanicamente, guardo in alto.
Vedo qualcosa sulla sua mano e m'irrigidisco. "Guarda cos'ho per te! Apri la bocca!" mi dice con il solito sorriso malefico dipinto sul vosto.
"No! Ti pre..." dico, ma mi trovo in bocca quella stupida pallina.
"Ecco fatto! Michè, lascialo!" dice, e Michele mi libera le braccia. Mi alzo barcollante e torno al banco, dopo essermi tolto dalla bocca quella cosa.
"Ecco qua! Ora questa bella foto è su Facebook e Instagram all'hashtag... no! Facciamo così... leggilo tu!"
Mi mette davanti il cellulare di Michele e alla solita scritta imbarazzante e di derisione.
"Non farlo, tesoro, ti prego! Non farlo!" continua a ripetere quella voce nella mia testa.
"Avanti, leggi!" mi dice Matteo. "Ne vuoi un'altra?"
"Concentrati sullo scherzo che gli ho fatto il secondo giorno, quando è venuto davanti a casa tua!"
Mi concentro, poi lo ricordo. Lei aveva chiesto a Matteo di dirle qual era l'appellativo che mi affibbiava spesso, poi gli aveva detto: "Per me il "secchione", come dici tu, è questo!", e gli aveva mostrato un secchio pieno d'acqua che mi aveva chiesto di portarle. "Fossi in te non ci scherzerei tanto!" Lui le aveva chcesto perché e lei aveva risfosto semplicemente: "Per questo!", prima di buttargli tutta l'acqua addosso.
"Che aspetti? Leggi!" insiste Matteo.
Rimango ancora in silenzio. Del resto, l'ha detto lui che solo sentirmi parlare gli fa venire l'orticaria. Lo faccio per lui.
"Beh, te lo dirò io, allora. Ma non finisce qui, ragazzino. C'è scritto: Igino il secchione! Così vediamo se impari una volta per tutte! Per ogni volta che non fai quello che dico io, una bella punizione... una foto con tutti i commenti dei ragazzi della scuola che ti ridono dietro!" mi dice, ma se devo proprio dirla tutta, questa è la cosa che mi spaventa di meno. Ormai una foto in più o una in meno non fa differenza. "Comunque, stai diventando come mia sorella? Chi va col cieco impara a non vedere?"
"Sapessi cosa impara a fare chi sta dietro a te!" continua quella voce nella mia mente.
Mi trattengo dal ridere, e vorrei tanto che lei fosse qui, per dirglielo in faccia.
"Sarebbe divertente mettere vicini i due Nerd! Mi piacerebbe veramente tanto" aggiunge Matteo, e fer la prima volta sono proprio io, mentalmente, a definirlo un completo idiota.
"Non penso che lei sarebbe d'accordo... e lei è una che picchia forte!" dice Michele.
"Non fare quella faccia da deficiente felice!" mi dice Matteo. "Mia sorella non c'è più. Non è qui per difenderti!"
Ma questo non mi fa effetto. Quello che mi fa soffrire è che lui parli così di lei. È una cosa che non mi va giù.
"Basta, ragazzi! Vogliamo tornare al nostro problema?" interviene Piera, e so che oggi, se lei non fosse intervenuta, avrei fatto qualcosa di cui mi sarei pentito subito dopo. A me quel ragazzo può fare quello che gli pare, ma nessuno ha il diritto di trattare così la mia migliore amica, ancor meno ora che lei non è qui ser difendersi.
"Ragazzi, insomma! Vogliamo tornare al nostro problema?" esclama Piera.
"Che non è l'unico? Ci saranno ancbe le invalsi, il prossimo anno... se ci penso, mi viene una fame" aggiunge Lara.
"Povera piccola! Temo proprio che quei due deficienti la faranno nera, dopo questa." E purtroppo le mie previsioni, o quelle della mia migliore amica che mi fa da coscienza, non lo so, non sono sbagliate.
"Ma a te si apre la fame per qualsiasi cosa" dice infatti Michele, e lei, poveretta, cerca di difendersi in tutti i modi, ad esempio dicendo: "Smettila! La mia è fame nervosa... io ho le ossa grandi, ma mangio come gli altri... e poi adesso è una moda... io sono una curvy.", ma quei due non fanno altro che ripetere tutto a pappagallo. Si arriva al colmo quando la povera malcapitata esclama: "Vi ricordate Kim Kardashan? Siamo identiche!", e lì Michele dice: "Infatti. Tu sei uguale, ma a tutt'e tre le Kardashan abbracciate!", e per un attimo ho l'impressione che lei mi guardi. Stai tranquilla, amica mia, che oggi sono tranquilli. Se li vedessi quando hanno la luna storta, sarebbe peggio.
Poi interviene la sua migliore amica, Piera, in realtà anche senza cattiveria, consigliandole un intervento, e lei ribatte dicendo: "Ma perché non te la fai tu, la liposuzione, e ti fai togliere un po' di quel cervello che hai in quella testa?" Ma è un litigio di appena pochi secondi, poi si scattano insieme l'ennesimo selfie.
Iniziano a parlare del più e del meno e all'improvviso la piccola star, come direbbe Giulia, esclama: "Ragazzi, ieri ad una festa ho visto un ragazzo... era un Marc'Antonio..." Solo che in questo caso non è il nome di quello che stiamo studiando: è un modo per dire "bellimbusto", ma ovviamente il mio bullo non ci arriva e dice: "Di nuovo? Dobbiamo proprio nominarlo?"
"Ma non quello tradito da.. da Cleopatra, non quello dei... gero... tipici?"
"Cosa? No, vi prego, congelate questa tribù di matti!" esclama la mia migliore amica, sempre nella mia mente."Quelli... si chiamano geroglifici... e non sono opera sua, ma dei faraoni dell'Antico Egitto!" Lo so che avrei dovuto mordermi la lingua, ma non ho potuto evitarlo.
"Erano così importanti solo per quelli?" continua la ragazza. "Allora mi metto anch'io a scrivere con dei segni strani!"
"E credi che non ci avrei già pensato io? Tanto neancee ci vedo: i segni strani mi vengono che è una meraviglia!"
"Ma no! Immagino che i faraoni, per essere considerati divinità scese in terra, qualcos'altro b'avranno fatto: far erigere le piramidi, per dirne una."
"Poveretti, però! Costretti a vivere così?"
"Beh, se "costretti" vuol dire che li dovevano toccare con i guanti per vestirli e svestirli, i servi facevano il lavoro sporco e quando passavano a miglior vita i loro corpi dovevano anche rimanere intatti in modo che passassero dall'altro lato, Lara, allora sì che erano costretti... a vivere come dei re.. ops! Quelli erano... dei re!" Ancora una volta devo trattenermi dallo scoppiare a ridere dopo questo monologo.
"Che vuoi dire?"
"Dovevano lavorare sotto il Sole, portare mattoni, metterli l'uno sull'altro..."
E le parole "lavoro sporco", m'ispirano nuovamente. "Ma mica lo facevano loro... loro davano solo le direttive: il lavoro sporco lo facevano fare agli schiavi!"
"Sta' a vedere che ho un fratello faraone venuto dalb'Antico Egitto e non lo sapevo! Prova a pensarci: lui porta i compiti, ma il lavoro sporco lo fai tu, per lui e per tutti gli altri!"
Lei questa constatazione l'avrebbe volentieri fatta davanti a tutti, lo so benissimo!
"Ma allora anch'io sono una faraona... sono splendida! Anzi: direi più: favolosa... già m'immagino: un teatro tutto pieno, o una piazza, o anche uno stadio, e la folla che mi acclama! "Piera! Piera! Piera"..."
"È arrivata Piera Peluche!" esclama Michele, ma lei si rifà subito.
"Immagino di essere come... Elettra Lamborghini!"
E di nuovo interviene "Michelino il pappagallino", come dice Giulia, ma stavolta con gli occhi a cuoricino: "Dov'è? Dov'è? Dove sta? Io la amo, la amo!"
"Non c'è... ma adesso vi faccio vedere cosa combino! Fai partire una canzone qualunque, Mike!", e Michele mette: "Despacito", e la piccola star si mette a ballare, seguita a ruota da tutti... tutti, tranne me, che resto chino sui libri, come mio solito... tanto, se anche provassi ad integrarmi, il minimo che potrebbe succedermi sarebbe ricevere uno spintone e tornare alla realtà istantaneamente.
Alla fine della canzone, elettrizzata, Piera chiede: "Allora? Che ne dite, vi è piaciuto?", e Matteo risponde: "Come Cleopatra che balla per Marc'Antonio!"
"Igino, se hai una Calibro38, sparami un colpo o giuro che lo ammazzo!"
"Anch'io finito il liceo farò la velina!" dice Lara, e mi torna in mente quello che le ha detto Giulia prima di partire: "Quando tornerò voglio vederti sui grandi schermi, capito?", ma Michele stronca i nostri sogni.
"No, mi dispiace! Al massimo tu puoi fare... la prosciuttina!" Ecco, lo sapevo. Mi giro verso di lei e la guardo come per dire: "Lascia perdere, non ne vale la pena..."
"Ragazzi, insomma, basta!"
Marta attira l'attenzione di tutti i presenti. "Torniamo al nostro problema: gli Antichi Romani! Qui non ha studiato nessuno... come ne usciamo?"
"La prof però ce l'aveva già detto che oggi avrebbe interrogato." dice Lara, quasi tranquillamente.
Uno... due... tre... Michele si butta per terra e comincia a dire: "Igino! Igino, dacci una mano! Tu che sei il secchione dei secchioni: il nerdo dei..."
"Sì! Lui è proprio... un Nerd!" lo ferma Matteo, con la solita risatina odiosa. ""Tesoro, anch'io sono una... Nerd, come dici tu... fiera di esserlo, tra parentesi! E ti dirò di più: meglio essere Nerd che oca"!"
Tutti, nessuno escluso, iniziano a ripetere a macchinetta: "Ti prego, ti prego, ti prego!", e a me viene da piangere, perché mi cercano solo per quello.
"Io un rimedio l'avevo trovato: fare sciopero!"
Ecco! Accusa al dissidente, ciack, prima. Tre, due, uno... azione!
"Ma questo scemo si è messo in mezzo e non si è più fatto!"
"Ma... ma come sciopero? Per un'interrogazione? Insomma: se lavori scioperi. Se calpestano i tuo... d-diritti umani, scioperi, non se la prof decide di chiamarti alla cattedra."
""E tu, Giulia? Che fai?"
"Io lo sciopero lo faccio, ma contro di te..."
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire che io lo sciopero lo faccio, ma contro di te, e se può servire a contrastarti, a scuola ci vengo anche alle tre di notte, chiaro"?"
"Per lavorare noi lavoriamo... e non è un diritto calpestato costringerci ad alzarci all'alba per venire qui a fracassarci la testa con lo studio?"
"E... e poi... i miei diritti sono calpestati! Anzi, no: calpestatissimi!" aggiunge Piera.
"Ma che stai dicendo?" chiede Marta.
"Non lo so, veramente..."
"Calpestatissimi, hai detto? Fai sul serio("
"Sì."
"E perché?"
"Perché non posso stare senza musica!"
"Ma smettila, ti prego!" le dico. "E in ogni caso... questo vale anche per me! Nemmeno io potrei vivere se non ci fosse la musica..."
"Dillo, tesoro! Dillo, ti prego!"
"Non posso..."
"Ti prego, piccolo koala... riscattati, fallo per me..."
"Il... il rap è la mia passione." dico, senza quasi rendermi conto di quello che sto facendo. "Quando... quando io faccio rap, mi sembra di vivere in un altro mondo!" E cala il silenzio più assoluto nell'aula. Sento solo i lbattito del mio cuore accelerare sempre di più, nell'attesa che il mio più grande timore si realizzi... ed ecco che Matteo mi fa ricadere nella realtà che non mi ha mai lasciato. Anzi: che non sono mai riuscito a scrollarmi di dosso.
"Che cosa? Tu, Igino, saresti un rapper? Ma non farmi ridere! Che ne sai tu, del rap? Sei solo un povero scemo cen la testa sui libri... la vita è un'altra!"
Sì, certo... la vita è fare il gradasso in classe per poi farsi prendere a calci come un pallone alla scuola di calcio, non è vero? Quella sì che è vita vera! Ma non dico niente del genere, perché qualcosa mi frena. Ricordo tante cose, e sento una serie di voci familiari, in ordine: Michele, Ginevra, Matias, mia madre, mio padre, il piccolo Nico, Majt lo spagnolo, Virginia, Vanessa, Greta e Giulia che mi ripetono: "Fallo, Igino! Fallo!" Poi mi torna in mente la storia che raccontava Giulia a Nico.
"Vedi... quel ragazzo aveva un potere speciar che nasceva dal suo fare rap... quando faceva rap diventava... un gigante: era come se fosse in un'altra dimensione"!", e mentre Matteo e Michele, ridendo, continuano a ripetere: "Vuole fare il rapper", io mi alzo in piedi e parto in quarto. Le strofe, r rime, le parole, procedono rapide l'una dietro l'altra e mi sento veramente un gigante. Anche Matteo e Michele sono ammutoliti e mi guardano stupiti. Io mi sento veramente forte: ba scuola è diventata piccola, sento che potrei tenere la classe nel pugno di una sola mano, soprattutto Matteo... sento che se spiccassi un salto, adesso, potrei anche volare, come Superman. Quando finisco il mio freestyle torno a sedermi al mio posto e per la prima volta in vita mia, rispondo: "La vita non è nemmeno quella che fai tu. Sei solo un ragazzino che gioca a fare il capo... noo sei messo molto meglio di me..."
Poi mando un messaggio a Giulia e le dico: "Ce l'ho fatta! Come hai sognato! Ora tutti sanno che faccio rap!"
E lei risponde: "Sono fiera di te, piccolo koala."
MATTEO
Rimango stupito quando lui esegue quel freestybe. Mia sorella me l'aveva detto: "Fai attenzione, Matteo, che qualcuno potrebbe batterti anche nel tuo altro territorio... prova a chiedere a J-Ax!" Ecco qual era il grande segreto di Igino! Quando faceva rap, era irriconoscibile.
Tutto l'opposto del ragazzo che conosco e che mi fa i compiti.
E mi torna in mente un'altr acanzone: sempre un brano rap che potrebbe essere adatto a lui: "Grazie a Dio non sono come voi. Grazie a Dio non sono come voi. Grazie a Dio non siamo come voi, non siete come noi... peccato per voi."

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