La missione di Igino <46>
GIULIA
È finalmente arrivato l'ultimo dell'anno... ma quest'anno mi sento triste. Beh, non che l'anno scorso sia stato migliore, sia chiaro. Mio fratello mi detestava, faceva di tutto per rovinarmi la vita, a scuola e a casa, ma era bravo a mettermi a tacere, questo è certo. Ero andata via, per evitarlo, e avevo passato la serata a dare il tormento al povero Matias, in un mare di fazzoletti. Ero ancora troppo fragile... ma almeno adesso ho un nuovo amico.
Quello stesso amico che ieri a momenti finiva a farmi compagnia in ospedale per un attacco di panico, guardacaso provocato dal mio fratello maggiore che non sa neanche cosa siano i limiti!
Ora c'è mia madre con me, e mi ha appena svegliata dall'ennesimo incubo in cui quella rinchiusa in uno dei bagni della scuola sono io, con tutti i vestiti strappati ed i miei ex compagni di scuola che mi fissano come se fossi un ana fiera in gabbia.
"Piccola, dovresti tornare a parlare con la psicologa. Sono troppe le cose a cui ti stai sottoponendo" mi dice con dolcezza. "Prima l'incidente, poi i continui cambi d'umore di tuo fratello, e adesso anche questo... senza contare tutto quello che sta succedendo a quel ragazzo così gentile che viene qui tutti i giorni... e tu gli vuoi molto bene, non è vero, tesoro?"
"Povero Igino! E dire che mio fratello ha intensificato il suo processo di annientamento e tutto per colpa mia! Io dovrei proteggerlo, e invece non riesco neanche a proteggermi da sola, mamma! Guarda dove mi trovo adesso!"
"Tesoro, Igino ha deciso di restarti accanto perché ti vuole molto bene... e sai perché? Perché tu sei la prima che ha fatto tutto il possibile, e forse anche l'impossibile, per difenderlo."
"Lui è così forte, mamma! È solo che non se ne rende conto, povero koala... e io... io, che faccio la dura, che dico a mio fratello che non lo aiuterei mai a studiare, che non gli farei mai copiare nulla, neanche sotto tortura... io, che faccio la faccia tosta, sono più debole di un fuscello. Sono così stanca, mamma... così stanca..."
"Piccola, basta con queste cose! Non sei debole! È debole chi sfrutta la gentilezza che caratterizza te, e che caratterizza anche quel ragazzo... mi dispiace davvero tanto dirlo, perché anche lui è il mio bambino, tanto quanto te, ma... ma è debole! È molto debole, bambina mia... e il peggio è che non rendendosene conto non si lascia aiutare."
"Se almeno riuscissi a piangere, mamma..." dico.
"Fallo, tesoro! Ci sono io, adesso. Piangi pure, amore mio. Sei troppo piccola per avere addosso un peso del genere e non esprimere quello che senti in qualche modo" dice lei.
"Anche lui dice questo... però mi dice anche... che... che... questi occhi sono troppo belli per essere velati di lacrime... ed io prendo tanta forza da quelle parole, ma vorrei camminare... vorrei camminare accanto a lui!"
"Tu stai camminando accanto a lui, solo che non lo stai facendo fisicamente... per quello devi avere pazienza!"
"Sai... a volte penso che... se non avessi te e papà... se non avessi conosciuto Matias, Igino, la sua famiglia numerosa... non ce la farei..."
"Tutti abbiamo bisogno di un supporto. Anch'io ho bisogno di prendere la mia forza da una persona o da un evento, e tu sei la mia forza... perché io vedo la battaglia che combatti tutti i giorni. Quella che inizia quando ti svegli e appena apri gli occhi hai la certezza che vedranno quello che vedono sempre... quella che inizia quando tu e tuo fratello vi scontrate, e quella che porti avanti per tenerti stretto un amico fedele come lo è Igino... e la lotta che fai contro te stessa per rallentare la corsa dei tuoi sentimenti verso di lui..."
"Tu... tu lo sapevi, vero, mamma? Sapevi che io..." dico, ma non riesco a finire la frase perché sento un nodo stringersi nella mia gola e nel mio petto.
"Io so che tu sei cotta di lui, bambina mia, come so che tu non ti metterai in mezzo tra lui e la ragazza che gli piace, da vera amica che sei. Ora però sciogliti un po' dai fili del dolore. Sfogati con me... sono qui per questo."
"Come lo sai?"
"Sono una mamma e le mamme capiscono sempre quando una figlia è innamorata" dice lei. "Anche se sono altre le cose che avrei dovuto capire."
"Fallo smettere, mamma, ti prego!" dico e finalmente piango. "Ti prego, fallo smettere, è orribile!"
"Stai giù, piccola mia... va tutto bene... ci sono io qui" dice lei, ed io mi lascio avvolgere dalle braccia di mia madre e piango a dirotto, con tanto di singhiozzi e lacrime. "Brava bambina mia, brava... così... va tutto bene."
IGINO
Sto per entrare nella stanza di Giulia, quando assisto ad una scena dolcissima. C'è lei, avvolta dalle braccia di sua madre, che le accarezza la testa e le dice sottovoce che va tutto bene, che ora è con lei. Sto per andarmene quando lei alza gli occhi e mi vede.
"Tesoro, perché vai via? Vieni qui, entra. Tu sei un po' come uno di famiglia e sono certa del fatto che a te darà ascolto, questa principessa con l'autostima un po' bassa." dice la madre della mia amica. "Su, vieni qui, parlale... dille quello che vuoi..."
"Mamma... cosa..?" chiede, poi io mi avvicino e le prendo la mano. "Oh... ciao, piccolo koala! Sono contenta di vederti... non sai quanto!"
"Anch'io, crisalide! Cosa c'è? Perché oggi sei giù di corda?" chiedo. L'ho chiamata "crisalide" perché lei non si mostra a molti, come se vivesse in una crisalide, ma il contenuto è veramente bello.
"Niente... sono tante... tantissime, le cose in cui io sono coinvolta e non so più dove sbattere la testa... e il peggio è che sto trascinando anche te in questa storia e non lo sopporto! Anzi, stavolta sono io che non avrei dovuto dirti tutte quelle cose... non dovevo metterti in mezzo."
"Giulia, non è così! Anche io ti ho trascinata in un tornado e tu ti ci sei buttata a pesce. Sei rimasta al mio fianco e mi hai aiutato tanto. Anzi: mi stai aiutando!"
"Ti sto aiutando a farti riversare addosso tutto l'odio di mio fratello." dice.
"Smettila di buttarti giù così, ti prego!"
"Perdonami, ti prego... perdonami." dice lei.
"Ti va di fare una corsa in giro per l'ospedale?" le chiedo.
"Non vorrai mica metterti a spingermi? Fai così tanto per me. Non avrei il coraggio di chiederti anche questo, Igino."
"Infatti non me lo stai chiedendo tu. Sono io che voglio farlo, perché desidero ardentemente che la mia migliore amica si tolga queste idee dalla testa... quindi adesso tu ti asciughi quelle lacrime e il tuo amico quattr'occhi ti fa salire sul tuo Bolide per poi portarti a scorrazzare per l'ospedale."
"Ma tu non eri un timido orsacchiotto, un tempo?" chiede.
"Io sono quello che serve ad una ragazza speciale... e adesso questa ragazza speciale ha bisogno di un autista e di un pagliaccio... quindi quel ragazzo introverso che hai conosciuto è andato in letargo, ammesso che tuo fratello non spunti da dietro la porta in questo momento!"
"Ah, hai deciso d'intraprendere la carriera di comico, Igino?"
"No! Io farò il manovale e nei momenti liberi scriverò musica rap con ritornelli cantati per interpretarli insieme a te..."
"No! Tu farai il rapper e basta! Ne sono più che sicura!"
"Bene, dai! Adesso sali a bordo e andiamo a fare un giro!"
GIULIA
Mi do la spinta con le braccia, cerco di farmi scivolare giù e arrivo alla sedia senza troppi problemi.
"Reggiti forte" mi dice sottovoce il mio migliore amico.
Io mi aggrappo ai braccioli della sedia e il mio amico mette praticamente il Turbo. Vedo che si diverte a spingermi come una bambina sull'altalena, e ammetto che mi diverto anch'io.
"Hai visto? Ha funzionato!" mi dice. "E questo è solo l'inizio, cara!"
"L'inizio? Cos'hai in mente, Igino("
"Non posso ancora dirtelo!"
"Va bene."
"Tesoro, è l'ora della terapia... e tu devi andare, ragazzo, o non ce la farai per stasera" dice il dottore, sussurrando l'ultima parte. "Eh no, signorina! Non ti dirò di cosa si tratta" dice poi notando che l'ho sentito.
"Va bene, dottore" dice lui, e fa per andarsene, ma io lo fermo.
"Ah... Igino?"
"Dimmi tutto, Giulia!"
"Grazie! Grazie per tutto quello che stai facendo per me..." dico.
"Questo è il minimo che si può fare per una grande anima!" dice lui. "Dai, ora vai a fare la tua terapia!"
Mi bacia dolcemente sulla guancia e il mio cuore prende praticamente la rincorsa. Vado con il dottore, girando da sola le rotelle e penso al mio migliore amico, al suo bacio e alla sua dolcezza infinita.
"Sei pronta a fare un altro tentativo, cara? Non credo che il tuo amico avrà qualcosa in contrario" dice il medico. "Oggi però saremo da soli."
"Ci proverò" rispondo cercando di mostrarmi calma.
"Non hai bisogno di simulare con me" dice il medico, "so benissimo che hai paura, ma è normale. Non saresti umana se non fosse così."
"È vero che ho paura... ma c'è una persona che mi dà costantemente la forza di lottare e di convivere con la mia paura" dico sorridendo. Mi viene spontaneo sorridere quando ripenso a tutto quello che Igino ha fatto per me.
"Allora? Ci proviamo? Stai tranquilla. Comunque vada io so che Igino sarà orgoglioso di te." mi dice il dottore.
Il dottore mi muove un po' le gambe. Queste ormai hanno acquisito una buona mobilità, ma sembrano fatte di burro quando mi alzo. Spero che non succeda anche oggi.
"Molto bene, principessa! Su, vieni! Adesso prova ad alzarti e non preoccuparti se barcolli. Ci sono io che ti sostengo... sono forte, piccola, non avrò nessuna difficoltà a sorreggerti."
"Speriamo!" dico tra me. Metto i freni alla sedia e mi attacco ai braccioli. Sono anche vicina ad un tavolino e cerco di attaccarmi a quello per sorreggermi, ma ho il terrore che la mano non sia sufficiente.
"Tranquilla, piccola mia... concentrati... Concentrati..."
Respiro profondamente e resto aggrappata al tavolo. Allungo l'altro braccio e riesco a raggiungere il tavolo. Mi tengo aggrappata così, ma sento che le mie gambe tremano e le ginocchia mi si piegano da sole.
"Tranquilla. Tranquilla, ci sono io! Vieni, tesoro... vieni qui. Ho messo la sedia proprio qui, alle tue spalle. Non è ancora il momento che ti stacchi da lì, a quanto pare..."
"Non posso crederci... sono rimasta in piedi per trenta secondi!" esclamo non appena sento la sicurezza del mio Bolide, come dice Igino, proprio alle mie spalle.
"Sei stata bravissima, tesoro!" mi dice il medico. "È così che funziona. Un po' alla volta."
"Dottore... lei crede che riuscirò a diventare abbastanza forte da reggermi in piedi?"
"Ma sì, piccola guerriera! L'hai appena dimostrato che puoi farcela. Il tuo recupero è stato molto rapido, ma naturalmente è come se le tue gambe fossero state svegliate da un torpore, quindi per un recupero completo devi essere paziente, capito? E non strafare, specialmente quando sei sola. So che sei una ragazza tranquilla e responsabile, ma hai anche un forte desiderio di uscire di qua e correre mano nella mano con il tuo amico Igino, per questo te lo dico lo stesso."
"Grazie di tutto, dottore."
"Devi ringraziare te stessa e il tuo coraggio, non me o chiunque altro, Giulia."
"Farò la brava, dottore! Posso uscire, adesso?" chiedo.
"Sì, certo!" risponde lui.
La porta si spalanca improvvisamente.
"Giulia..." sussurra e capisco che si tratta di Lara.
"Ehi! Che cosa c'è? Racconta" chiedo tranquillamente.
"Dottore, posso portarla via?"
"Ma sì, certo!"
Seguo la mia compagna fino ad arrivare in camera mia. Lei è molto scossa.
Ora come ora non m'importa di quello che è successo, del fatto che lei non si sia interessata a me o a Igino. Mi dispiace vederla piangere.
"Ecco... questa è camera mia... non è un hotel a cinque stelle, ma accogliente lo è. Su, accomodati pure sul mio letto... è morbido, per essere il letto di un ospedale."
Le isi siede sul mio letto? "Perché stai piangendo, chiedo. "Su, rac però...""Ho incontrato tuo fratello" mi spiega lei. "Ero... ero con Matias... e tuo fratello mi ha detto un sacco di cose... sai, le cose che dice lui... Matias mi ha difesa e l'ha messo al suo posto. Però..."
"Adesso ti dico una cosa che mi ha appena detto una persona" le dico. "Ascolta bene... vale la pena impegnarsi per aiutare una grande anima, e tu ce l'hai una grande anima... e io non voglio che tu pensi ad una sola parola di quelle che ti ha detto mio fratello, capito?"
"Ma..."
"Ahi! Andiamo già male!" dico.
"Non riesco a non pensarci, ed è anche il motivo per cui non sono venuta" dice lei sottovoce.
"Lo so, Lara."
"Mi dispiace tanto, Giulia!"
"Te lo fai dare un abbraccio, modella?" chiedo piano. "Dai, fatti abbracciare... e niente più lacrime per mio fratello! Nemmeno una, chiaro? Nemmeno una piccola piccola..."
"Toglimi una curiosità: ma la storia della grande anima te l'ha raccontata Igino?"
"Sì! È un tesoro, vero?"
Lei non risponde. "Dai, ora mettiti un po' qui tranquilla e parliamo: ti va? Di quello che vuoi, è chiaro."
"Come stai? Vanno meglio le tue gambe?" mi domanda.
"Sì! Pensa: oggi sono riuscita a stare in piedi per mezzo minuto! Sono contenta!"
"Sei incredibile, lo sai?" dice lei.
"No. Sono solo una ragazza che è capitata nella vita sbagliata e sta cercando di renderla meno dura possibile."
"Perché dici così?"
"Oh, no, nulla" rispondo. "Non farci caso... sai, prima di conoscervi stavo per molto tempo da sola, quindi ho imparato a sproloquiare..."
"Peccato che le uniche cose che so di te sono che hai un fratello bullo e un amico bullizzato. Niente di più."
"Beh... diciamo che sono una ragazza solitaria! Sono stata trattata abbastanza male, ma poi... ho imparato a reagire. Beh... a quanto ne so, poi, tu sai del mio incidente."
"Ti riferisci a quello... che..."
"Sì. A quello che mi ha fatta diventare così."
"Posso chiederti com'è andata? Cioè... dopo l'incidente, cos'è successo?"
"Sono stata cosciente fino a quando il conducente dell'auto non mi ha portata in ospedale... non ricordo molto bene come fosse, a dire il vero, ma forse lui si ricorda di me."
"Perché dici questo?" chiede.
"È semplice. Ricordo che lui mi parlava, mentre ero addormentata" le spiego. "Ad esempio, ricordo che lui diceva che avevo un viso dolce e che gli ricordavo suo figlio... il suo ragazzo, come diceva lui, era molto ligio ed assennato... diceva che..."
Un dubbio mi assale di colpo.
"Lavorava all'ospedale in cui mi aveva portata e aveva voluto che io... che io fossi... sotto le sue cure. È stato molto gentile e mi è stato vicino quando ho perso la vista. Mi ha parlato tantissimo di suo figlio, e io, pur non conoscendolo, mi sono sentita subito legata a lui... come se ci unisse un filo rosso, ecco... e a volte mi chiedo come reagirei se scoprissi che l'ho incontrato qui in paese? Insomma... non prendermi per pazza, è che il ragazzo di cui parlava quell'uomo somigliava tanto a qualcuno, ma non so bene a chi, se devo essere sincera."
"Capisco... e come ti sei abituata a tutto il resto, una volta uscita dall'ospedale?"
"Istinto di sopravvivenza... e poi, di certo non potevo andare a cercare il conforto di mio fratello, visto che sostanzialmente lui godeva più nel vedermi triste che nel tirarmi su il morale, e credo che tu lo sappia fin troppo bene, Lara... è solo questo..."
Restiamo insieme tutto il pomeriggio, e verso sera arrivano anche gli altri ragazzi. Io, tra una flebo e una compressa che servono a garantirmi energia in modo che non mi capiti di rovesciarmi e battere la testa su un bracciolo della sedia poiché ho spesso le vertigini, li saluto. Loro sono misteriosi e soprattutto sono sovraccarichi. Non so cos'abbiano portato, ma so che è qualcosa che mi renderà più che felice. C'è la famiglia di Igino al completo, ci sono i miei genitori, c'è il mio amico Matias e persino Lara è rimasta con noi, anche se rischia grosso poiché Matteo potrebbe prendersela con lei non solo per il suo fisico, ma anche perché è andato a trovare la doppia invalida.
Eh sì. Il mio amato fratellino mi ha trovato un altro soprannome, per questo sto facendo di tutto per alzarmi al più presto da questo veicolo privo di motore.
"Piccola, vieni in cortile! Per una volta faremo un'eccezione alla regola e vi permetteremo di suonare e cantare anche se siamo in ospedale, ma non lo faremo senza la nostra piccola stella."
"E chi è questa stella?" chiedo sorridendo.
"Ma come, cara? Sei tu, no?" dice il dottore.
"Io al massimo potrei essere una lanterna rotta, dottore!"
"Non ricominciare con l'autostima scarsa che per quello basto io" mi dice Igino.
"Va bene. Se me lo chiedi tu, allora va bene" gli dico. "Chi arriva per primo in cortile, vince!"
E detto questo, prendo la rincorsa con l'unico mezzo che potrò guidare oltre al bastone bianco.
Riesco anche ad arrivare prima, e mi diverto da matti. Ci sono tanti altri pazienti qui fuori.
"Allora, Giulia? Con cosa vorresti iniziare?" chiede Lara.
"Non lo so, ragazzi... mi cogliete di sorpresa." dico.
"Allora... posso scegliere io?" chiede timidamente Igino.
"Certo! Ti passo volentieri la palla" dico.
"Ragazza paradiso" dice lui spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Perché lei è una ragazza paradiso."
"Potevi dirmelo che avevi deciso di farmi piangere, però."
"No! Io ho deciso di tirarti su l'autostima, anche a costo di commuoverti. È la mia missione e la porterò a termine, perché tu per me ti sei impegnata fin dal primo giorno e il minimo che io possa fare per ripagarti è fare lo stesso!"
"Bene! Io sono pronto, ragazzi!" ci avverte Matias.
Senza metterci d'accordo, ognuno di noi prende un pezzo di quella canzone meravigliosa e il ritornello lo cantiamo insieme... tanto che anche alcuni tra i pazienti si uniscono a noi e ce ne sono alcuni che addirittura ballano o si abbracciano. Non servono gli occhi per saperlo, quando si hanno degli amici speciali come quelli che sono qui adesso.
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