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La colpa della massa ê145>

MATTEO
"Molto bene, ragazzi!" dice l'agente che parlava con Igino. "Ragazzi, io ed il commissario siamo venuti qui perché il vostro compagno Matteo ci ha raccontato di aver compiuto atti di bullismo contro Igino."
Annuisco, non riuscendo a ripetere quelle cose a voce alta. Solo ora ne capisco l'importanza, il peso... la violenza. Igino mi posa una mano sul braccio, con delicatezza. "Non sei obbligato a dare altre conferme, Matteo." dice.
"Ma non capisci che devo farlo? Devo farlo, dopo quello che hai passato per colpa mia" dico.
"Vorremmo ascoltare anche voialtri... per esempio... la sorellina di Matteo.... com'è il tuo nome, cara?"
"Giulia" risponde lei.
"Vuoi rimanere lì?" chiede ancora il commissario.
"Non c'è bisogno" risponde lei per poi alzarsi e raggiungere la cattedra, alla quale sono seduti i tre adulti.
"Vuoi sederti?"
"No, grazie. Preferisco stare in piedi."
"Bene, cara. ha spiegato che si è comportato molto male anche con te, in passato. Ti va di parlarne?"
"Scusatemi... è vero, Matteo è stato... molto duro con me, in passato... anche per cose assurde, ma... è mio fratello e io ci ho messo una pietra sopra. Anzi: le dirò di più. Lui spesso ha provato a fare marcia indietro, ma forse è stato il muro che io avevo messo a farlo desistere... a farlo cadere in un vortice... è stata colpa mia, perché l'ho lasciato solo."
"Piccola..." le dico con un filo di voce. "Di' quello che ti ho fatto..."
"Allora, Giulia? Tesoro, parla!"
"Non ne voglio più sapere! Perché inisstete? Non voglio parlarne. Lasciatemi in pace, vi prego!"
Lei esce dall'aula correndo, con le lacrime agli occhi.
"Scusi, prof... io vorrei andare con lei e se non è un problema, vorrei chiedere all'agente... se può uscire un momento con me."
"Va bene, ma cerca di tornare presto, Igino" gli dice la prof.
"D'accordo" dice Igino per poi uscire seguito a ruota da Luca.
IGINO
Esco seguito da Luca e lui mi chiedi: "Che succede, Igino?"
"Questo.. è il cellulare di Matteo. Lo stanno minacciando sui social... lui non sa che il suo telefono ce l'ho io e non vuole che Giulia denunci chi lo sta insultando... fa' delle foto e restituiscimelo prima che puoi. Ti scongiuro."
"Va bene, Igino... dammi quel telefono. Ci penso io."
Luca ci mette cinque minuti a trovare quello che gl'interessa, scatta delle foto e mi dice: "Adesso va' a cercare la tua amica. L'ho vista parecchio scossa e dubito che c'entri solo quello che è successo con Matteo."
"Certo. Vado subito..." dico.
Cerco la mia amica e la trovo in un angolo del corridoio, con la testa tra le mani gli occhi gonfi e rossi di lacrime.
"Piccolo panda! Ehi! Ma che ti è successo?" le chiedo posandole le mani sulle spalle e facendola alzare dal pavimento.
"Stanno facendo un processo a Matteo... e la vita è così breve" dice lei.
"Cosa...? Che cosa vuol dire?"
"Perdonami se non faccio il mio dovere, Igino... ma io non posso, non posso continuare a combattere con Matteo... non dopo oggi... il tempo è troppo poco e preferisco volergli bene, proteggerlo, che respingerlo come in passato. Puoi capirmi?"
"Non ti devi sentire in colpa. Se fosse per me, nemmeno ci sarebbe, questo processo" le rispondo a bassa voce. "Va' a casa, amica mia! Ti farà bene stare un po' tranquilla, pensare a te..."
"Non ci riuscirei lo stesso. Va' avanti, ti raggiungo dopo."
"Va bene, allora... ci vediamo dentro."
Mi avvio verso la classe, entro e vado a sedermi vicino a Matteo, che ha la testa china.
"Che è successo?" chiedo sottovoce.
"Non posso crederci! Piera mi ha difeso!" esclama stupito.
"Davvero? Sei sicura, Piera?"
"Sì, signore... Matteo non si è comportato molto bene, in passato, è vero. Però... quando Igino ha avuto quell'incidente si è trasformato... e molte volte ha cercato di redimersi, ma ci sono state delle circostanze che lo hanno spinto a lasciar perdere... a continuare con la sua vita da bullo, insomma."
"Bene. Michele?"
Michele si alza dal suo posto e guarda il he non abbia il coraggio di alzare gli occhi e rivolgerli a qualcuno di noi.
Proprio quando sta per parlare, vedo entrare Giulia. Michele emette giusto qualche gemito che sta a significare che è veramente in difficoltà, e lei, capendo dove si trova, gli posa dolcemente una mano sulla spalla e dice: "Va tutto bene, Michele. Va tutto bene." Poi torna a sedersi all'ultimo banco, cercando di fare in fretta per non far notare ad altri i suoi occhi arrossati.
Michele prende un profondo respiro e, portandosi la mano alla testa, inizia: "Io e Matteo siamo amici da quando si è trasferito in questa scuola. Io ero venuto qui solo l'anno prima di lui, e quando l'ho conosciuto mi è stato subito simpatico. Nella vecchia scuola mi avevano trattato malissimo, per questo mio padre aveva deciso di farmi cambiare. Quando ho capito che Igino era solo, non l'ho nemmeno avvicinato, perché avevo paura... e quando ho capito che strada aveva scelto Matteo, mi sono unito a lui e insieme abbiamo reso a Igino la vita impossibile! E se Matteo finisce in galera, ci devo finire pure io!"
"Michele..." sussurra Piera.
"Caro, ti va di dirci perché dovresti andare in prigione?" chiede il commissario. Il suo tono non è quello tipico di chi vuole spellarti vivo con un interrogatorio: è quello di un padre premuroso.
Mette un braccio attorno alle spalle di Michele, che si regge in piedi per puro miracolo, e questo mi spezza il cuore. Gli ho detto mille volte che per me la storia era chiusa, come l'ho detto a Matteo, ma nessuno dei due ha considerato concluso quello stupido capitolo.
"Io... io gli ho fatto lo sgambetto!" dice Michele con un soffio di voce.
"Oh santo cielo!" esclama Giulia. "Michele, tesoro... ti va di venire un po' fuori? Vedrai: prendere un po' d'aria ti farà bene... è servito anche a me."
Michele si sforza di guardarmi, ma non ci riesce, e la mia migliore amica lo prende a braccetto e gli dice: "Chiudi gli occhi. Ti guido io, se non vuoi guardare da quella parte." E indica il banco. "Ma ti giuro che Igino ti ha già perdonato... ora sta a te perdonare te stesso, chiaro?"
MICHELE JUNIOR
"Beh? Come va, tesoro?" chiede dolcemente la migliore amica di Igino. Mi rivolge un sorriso e mi sposta una ciocca di capelli dalla guancia, come se l'avesse vista.
"Non avrei mai pensato di farcela ad ammettere... quella cosa così brutta" ammetto con un filo di voce, mentre lei continua a tenermi la mano.
Ho riaperto gli occhi solo dopo che siamo usciti dalla classe, stranamente fidandomi di lei... io, che non mi fido di nessuno.
"Invece ci sei riuscito, e sono felice che mio fratello abbia un amico così leale" dice lei.
"Davvero? Fino a qualche tempo fa dicevi che..." dico incerto, ma lei non si scompone.
"Ti ho detto d'imparare a pensare con la tua testa. E tu l'hai appena fatto, Michele. Credimi se te lo dico: questo ti fa onore e tu sei il migliore amico che mio fratello potesse trovare. Forse proprio perché vi somigliate."
"Non ti nego che ho paura, Giulia. Adesso che succederà?"
"Adesso torneremo dentro e ci mostreremo per la classe unita che in realtà siamo. Sono sicura che andrà tutto per il meglio."
MATTEO
Non riesco a togliermi dalla testa la faccia praticamente cadaverica di Michele quando ha detto alla polizia quello che aveva fatto.
Anzi: quello che IO gli avevo fatto fare... perché lui non è cattivo, non avrebbe mai fatto del male a Igino, per nessun motivo al mondo.
"Ehi, cara. Tu come ti chiami?" domanda il commissario indicando Piera.
"Mi chiamo Piera" risponde lei per poi raggiungerlo alla cattedra. "Mi dispiace tanto per questa storia. Io ho spinto le mie amiche a tenersi alla larga da Igino e a spalleggiare Matteo in tutto quello che faceva... spesso mi detestavo per questo, perché lui mi aiutava quando ne avevo bisogno, però... avevo paura, e anche Matteo ne aveva, ne sono più che sicura!"
"Se posso permettermi" aggiunge Lara, "io litigavo spesso con Matteo perché sono una Curvy. Lui mi chiamava in un altro modo, che non mi piaceva."
"Lara, ti prego!" dice Giulia entrando improvvisamente seguita da Michele.
"Ma..." dice Lara, "io ho già avuto quello che volevo: lui si è scusato, io ho ritorto una sua frase contro di lui e mi basta questo. Dico davvero!"
"Bene... a questo punto, manchi solo tu."
Il commissario indica Marta e le parla con gentilezza. "Puoi dirci qualcosa su quello che è successo nella tua classe, tra i tuoi compagni, cara?"
"Sì" risponde Marta, decisa. So bene che non mi ha mai perdonato pienamente, e forse è meglio così. "Matteo era visto un po' come un capo in classe e Igino e Giulia erano gli unici a non essere della stessa opinione. Lui faceva il gradasso, il duro... ma in fondo era un pulcino spaventato... il problema, però, è che per me questo non basta a coprire tutto quello che Igino ha dovuto passare a causa sua..."
"Oh mio Dio... Marta, ti scongiuro, non dire così!" dice mia sorella, presa dal panico.
"Una volta l'ha obbligato ad inginocchiarsi a terra, l'ha fatto attaccare lì con lo scotch da Michele e l'ha costretto a dirsi delle cattiverie da solo, mentre Michele lo riprendeva con il cellulare! Gli fregava continuamente la merenda, tanto che Igino non ha voluto più portarla. L'ha costretto a fare i compiti di tutti, e..."
"Marta, ti scongiuro, adesso basta!" dice Igino, scattando in piedi.
"Ma anche noialtri, tranne lui e Giulia, abbiamo colpa di questo!" prosegue lei, come se nulla fosse. Non ci credo! Lei voleva veramente arrivare a questo discorso?
"Cosa vuoi dire con questo, cara?" chiede l'altro agente.
"Voglio dire che sequalunque sia il provvedimento che verrà preso nei confronti di Matteo, dovrà riflettersi anche su di noi. Anzi: su quasi tutti gli alunni di questo ati complici di questa follia, facendo finta di ridere, restando in silenzio o voltandoci dall'altra parte! Matteo si è pentito, anche se io non sono ancora riuscita a perdonarlo per davvero... ma qualunque sia il suo destino, non è giusto che gli tocchi affrontarlo da solo!"
"È molto bello quello che dite, ragazzi!" intervione la prof di storia. "Se chi di dovere approverà quello che sto per chiedere, nessuno andrà in prigione... e voi" continua, stavolta rivolgendosi ai due poliziotti, "vi prego, chiedete che si possa fare questo: fare in modo che i ragazzi uniscano le loro forze e combattano quel cancro sociale che li ha colpiti: il bullismo."
"Potremmo tentare" dice il poliziotto che ha parlato con Igino. I due ci salutano ed escono, e anche la prof li segue a ruota.
"Perché state facendo tutto questo?" chiedo.
"Perché adesso non dobbiamo più difenderci da te, ma proteggerti." dice Piera.
"Sei nostro amico, e per gli amici si fa questo ed altro" aggiunge Lara.
"Beh..." dice Marta, "io non posso ancora definirmi "tua amica", ma sto cercando di fare del mio meglio per lasciarmi tutto questo alle spalle. Se Igino, che ha attraversato quell'inferno, ce l'ha fatta... posso farcela anch'io, no?"

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