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L'interrogazione <33>

GIULIA
È strano che la vittima ed il carnefice siano entrati in classe insieme. Forse è questo il motivo per cui sento che ci guardano tutti.
Entriamo in classe, tutti e tre. Matteo va in fondo, come al solito, e dal canto mio, io mi metto al primo banco, accanto a Igino. Lui sembra felice, perché non abbiamo avuto problemi con mio fratello, e anch'io sono felicissima di questo. Non so come andrà a finire tutto questo, ma spero che vada avanti così almeno per un po'. So che Matteo, nonostante tutte le sue buone intenzioni, avrà difficoltà ad essere veramente un capo, di quelli che rispettano e si fanno rispettare, ma voglio credere che ci riuscirà.
Al trillo della campanella, anche gli altri quattro ci raggiungono. Sono agitatissimi, come al solito, perché la professoressa di italiano ha detto che oggi interrogherà a tappeto con la tecnica giapponese dello NdoCoyoCoyo.
"Io non so niente, ragà!" esclama Michele. che mi sembra il più teso di tutti. Credo lo sia perché fa fatica ad esprimersi correttamente in italiano parlando di quello che conosce, come Elettra Lamborghini o Sfera Ebbasta, figuriamoci con quello di cui non sa nulla! Anche lui, ora come ora, sembra un povero bimbo sperduto, e non mi riferisco di certo a quelli di Peter Pan! Mi viene da ridere, ma evito di farlo finché mi è possibile.
"Ma come, Michele? Niente di niente?" domanda Piera, sulla soglia di una crisi di panico.
"Niente niente niente" risponde piano Michele.
"Se volete... posso scrivervi qualcosa al volo sull'argomento" dice Igino con un filo di voce e prego che non abbia da pentirsene tra un istante. Tiro un sospiro di sollievo quando i ragazzi esplodono in una specie di festa.
"Ti aiuto io" dice mio fratello. "Qualcosa me la ricordo." E so per certo che mi ha fatto l'occhiolino. Ne sono sicura!
"Mattè, ma veramente fai?" chiede Michele.
"Certo! Chiedi a lei." risponde mio fratello, e credo che mi abbia indicata.
"Confermo! Quando vuole è un bravo allievo" rispondo, fiera di mio fratello.
"Ragazzi, come facciamo adesso? Se la prof ci chiama siamo fregati!" esclama Lara. "Se ci penso m'innervosisco e quando sono nervosa mi viene fame!"
"Come al solito" le dice Michele.
"Ehi, ehi, ehi! Stai buono, Mickey Mouse!"
Tutti in classe scoppiano a ridere alla mia uscita.
"Oh mio Dio... se mi becco un due stavolta mia madre mi chiude in casa per i prossimi trent'anni!" esclama Marta. Questa situazione è piuttosto goliardica, se devo dirla tutta.
"Ragazzi, scusate... ma questa storia è piuttosto comica" le dico.
"Perché?"
"Perché mi fa pensare ad una canzone" rispondo. "Si chiama: "Gli Ultimi Della Classe"!"
"Hai capito?" dice Michele. "E distraici un po'! Come fa?"
"Non sono molto brava ad interpretarla... è un brano quasi totalmente rap e io non sono tanto brava come rapper..."
"Dai, siamo tutti curiosi, Giulia" mi dice mio fratello.
"Va bene, ma non sarà un granché. Tu non me ne vorrai... vero, Igino?" chiedo, rivolgendomi ad un ragazzo che so per certo che di rap se ne intende... ma quest'ultima cosa gliela dico sottovoce. Lui non vuole far sapere ai ragazzi che scrive e interpreta musica rap, (che rimane solo sua, ma fa lo stesso.) Lui mi sorride, e quel sorriso mi rassicura, al punto che, portando il tempo con l'apertura e chiusura di tre dita della mano destra, inizio a interpretare quella canzone.
Quando concludo i ragazzi mi si radunano attorno, ma non dicono nulla. Sembrano piuttosto sorpresi. Non abbiamo il tempo di dirci altro, però, perché la professoressa di letteratura, abituata a dover urlare per farsi notare, fa irruzione in classe e tutti, come soldatini, si precipitano ai loro banchi e sono sicura che stiano cercando di nascondervisi dietro per non essere chiamati.
"Ragazzi, oggi non illudetevi di farvi coprire le spalle dai vostri compagni. Loro due ormai sono a posto per tutto il quadrimestre, e il bello è che siamo solo all'inizio. Oggi... Matteo, tocca a te! Vieni pure qui davanti." gli dice la professoressa. Lui si alza dal suo posto ed io sento il cuore battere a mille.
L'ho aiutato io e spero di averlo fatto nel miglior modo possibile. Mio fratello, seppur con qualche incertezza, parla di quello che abbiamo studiato insieme e, alla fine, dice: "Io... io credo che Tasso fosse un po' come un calciatore che ha perso i suoi sogni perché per seguirli senza infrangere alcuna regola è impazzito... come un calciatore che si fonde con il suo pallone, con gli scaldamuscoli e tutto il resto."
Rimango stupita constatando che ricorda quello che gli ho detto ieri per aiutarlo a ricordare meglio la biografia dello scrittore.
Una lacrima bollente mi scorre sulla guancia, ma l'asciugo immediatamente. Sono così commossa! Non credevo che mio fratello tirasse fuori la storia che gli ho raccontato ieri.
L'unico ad accorgersi della mia reazione è proprio Igino. Non mi fa domande. Non mi dice nulla. Si limita ad afferrare la mia mano e stringerla forte tra le sue, come per rassicurarmi di qualcosa... come per dirmi che ha capito, che sa che stavolta quella non è una lacrima provocata dal dolore: piuttosto da una forte commozione. Lui capisce sempre tutto, ma io non so come faccia.
"Molto bene! Vedo che stai migliorando... era un'ottima verifica... certo, non posso darti voti troppo alti dopo i trascorsi dell'anno, ma mi sembra comunque giusto premiarti con la via intermedia. Ti porti a casa un bel 7."
Mio fratello mi sorprende di nuovo venendomi incontro e abbracciandomi forte. Sono felicissima! Vuol dire che l'impegno paga davvero, e nella mia vecchia scuola io avevo smesso del tutto di credere nell'importanza dell'impegnarsi nel raggiungimento di un obiettivo.

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