L'esplosione <67>
GIULIA
Sono preoccupata. Non capisco che fine abbia fatto Igino. Possibile che un professore lo trattenga tanto a lungo? E se gli fosse successo qualcosa? Il mio cuore inizia a battere molto forte, forse fin troppo. Inizio a spostare il peso da una gamba all'altra. Sono troppo nervosa.
Improvvisamente sento il mio telefono vibrare e, come se mi avesse colpita una scossa elettrica, controllo subito le notifiche. È una notifica di Facebook di mio fratello e nel leggere il suo nome il cuore mi salta dritto in bocca.
"Ecco a voi il protagonista del film: "Il Secchione Bianco"!" c'è scritto nella didascalia. A momenti il cellulare mi sfugge di mano. Per fortuna, però, riesco a metterlo a posto senza troppi problemi. Corro verso un posto in cui è già successo qualcosa e mi sembra di riuscire a sentire un pianto sommesso.
Amico mio, cosa ti è successo? Perché non mi hai detto nulla?
I singhiozzi, da flebili e sommessi, diventano gemiti di dolore come quelli di un unicorno ferito.
Apro la porta e faccio per entrare, ma mi blocco all'istante, poi mi decido. Per essere certa di chi sia, allungo le mani.
Tocco quel viso e lo riconosco: è quello di Igino, ma è tutto impiastricciato.
La sostanza che sento sotto le dita sembra farina, e data la didascalia credo sia proprio così. "Igino, no... non di nuovo, non può essere!"
"Lasciami qui!"
"No! Perché dovrei lasciarti solo? Non voglio!"
"Perché mi vergogno troppo, Giulia!"
Mando un messaggio a Matias, dicendogli di andare a casa mia e prendere un cambio di Matteo, una bottiglia di bagnoschiuma e un cambio anche per me. Se lui non vuole uscire non lo farò uscire conciato così, poverino! Poi, mentre cerco un po' di carta per pulire quel viso tenerissimo, sento qualcosa sotto le dita. Matteo gli ha schiacciato anche gli occhiali, accidenti a lui!
So che è stato lui, lo so bene!
"Ti prego, lasciami qui! Non voglio più uscire! Non voglio, non voglio" mi dice.
"Va bene... non ti farò uscire così finché la scuola non sarà vuota, tranquillo... ma ora non fare così, ti prego!"
Lui piange più forte e io mi sento malissimo.
"Igino, ti prego! Non fare così... mi fai stare male!" dico riuscendo a stento a non fare lo stesso. "Vieni qui, tesoro, vieni... ti aiuto a pulirti il viso! Ti darà fastidio quella roba appiccicata alle guance..."
Lo abbraccio, fregandomene altamente di sporcarmi tutta.
"Attenta, così farai il pupazzo di neve anche tu!" mi dice infatti il mio amico, ma io gli dico che non m'importa e continuo a coccolarlo. "Ti prego... va' via! Non voglio coinvolgerti, Giulia!"
"Ma io sono già coinvolta, tesoro!" gli dico stringendolo ancora di più. "Perché non me l'hai detto? Io ti avrei aiutato, Igino! Ti vergogni di farti aiutare?"
"Non è questo!"
"Allora cosa ti ha impedito di dirmi cosa ti stavano facendo Matteo e quell'altro deficiente?"
"Non dire così. Anche Michele è una vittima!"
"Non è una scusa sufficiente per questo disastro, Igino!" dico. "Perché non me l'hai detto? Ti hanno minacciato?"
"Matteo l'ha fatto... mi ha giurato che se ti avessi detto la verità ti avrebbe fatto del male. Perdonami, Giulia! Ti prego, perdonami! Io non volevo che ti ferisse un'altra volta!"
"Perdonami tu."
Lo aiuto ad avvicinarsi al lavabo, prendo un fazzoletto di carta dalla borsa poiché non trovo la carta igienica e lo bagno per poi passarglielo sul viso. La crosta che gli si è formata sulla pelle, per fortuna, viene via facilmente. Lui non riesce a smettere di singhiozzare e mi si spezza il cuore a vederlo così. "Non volevo crearti altri problemi!"
"Oh, Igino! Non mi crei problemi! È mio fratello che mi crea problemi!"
Sento qualche colpo alla porta e gli dico d'infilarsi velocemente in uno dei bagni. Mi trovo davanti Matias.
"Ecco qui, Giulia! Ma che è successo?" mi chiede preoccupato.
"Non posso dirtelo, Matias! Dimmi: la scuola è deserta?"
"Sì! C'è solo il bidello, che credo si sia accorto di tutto, in ogni caso! Ma che ti ha fatto Matteo?"
"Niente, tranquillo. Grazie mille... sei un amico! Un vero amico!"
"E quegli occhiali sbriciolati?"
A questo punto non posso più mentire. "Io te lo dico, ma non chiedermi di farlo uscire! Si vergogna tanto, povero tesoro" gli dico in un sussurro.
"Quindi questo disastro l'hanno fatto a Igino, chica?" chiede.
"Sì, Matias... è così" rispondo.
"Bene. Adesso io me ne vado, Giulia. Tu non ti preoccupare, sorveglierò la scuola in modo che tuo fratello non compaia all'improvviso."
"Grazie, Matias" gli dico.
"Giulia, ascoltami: cerca di non crollare un'altra volta! Non voglio che tuo fratello ti riduca di nuovo come lo scorso anno! Non dopo tutti gli sforzi che hai fatto!"
Non riesco a rispondergli e so che questo lo fa preoccupare.
Il problema è che io rischio di crollare in un altro senso. Quel fuoco che mi consuma lentamente ricomincia ad ardere, più intenso che mai.
"Igino, puoi uscire. Su, vieni! Mi sono fatta portare un cambio per me e per te! Non vergognarti, vieni" gli dico.
Lui si avvicina esitante. "Ora devo chiedere a don Peppino di aprirci gli spogliatoi della piscina! Non vergognarti: lui sa tutto e sono sicura che non ti deriderà. È un amico! Vieni con me, dai..."
Pur essendo riluttante, Igino mi segue.
Il nostro amico bidello, uno dei pochi, veri amici che abbiamo, come immaginavo, non solo non ride di Igino, ma mi dice: "Non ti offendere, Giulietta bella, ma tu e quell'asino come fate ad essere nati dalla stessa famiglia?"
"Lui prima non era così." dico.
"Ah, meno male! Venite, venite con me... eh, figlio mio bello, tu hai ragione, ma non te la prendere!"
"Mi vergogno molto, davvero!"
"Lo so, Igino, ma fidati, quello non se la merita la zza! Assolutamente!"
"Grazie! Lei è sempre così gentile... così gentile!" dico cercando di respingere il groppo che ho in gola. Io e Igino ci separiamo e quando finalmente ci rivediamo, nonostante l'acqua gli abbia lavato via dal corpo e dai capelli tutta la ferina, non gli ha lavato via la sofferenza e l'umiliazione che ha subito senza meritarlo.
"Non vi preoccupate per la farina. Pulisco io, ragazzi! Giuliè, portalo a casa che 'sto povero figlio non sta nemmeno in piedi! We, Igino... non ci fare caso! Quello Matteo ha perso la strada giusta, e quando la ritroverà gli farà malissimo!"
Arriviamo a casa di Igino e una volta rivisto il fratello maggiore, lui gli crolla tra le braccia e scoppia di nuovo in lacrime. "Michele, prenditi cura di lui!" gli dico.
"Sì, tranquilla... ma tu vai a casa!"
"Michele, mi dispiace!"
"Di che cosa? Non è colpa tua, Giulia! E credimi: è meglio che tu te ne torni a casa e ti metta a letto! I tuoi occhi stanno per esplodere! Letteralmente!"
Io saluto tutti e torno a casa.
Mio fratello è già lì, a farsi un mucchio di risate sui commenti stupidi di quei ragazzini senza cervello.
"Matteo..." dico, e stavolta scoppio davvero a piangere. "Perché l'hai fatto? Che cosa ti aveva fatto di male per meritare questo? Lui ha rischiato la sua vita per salvare la tua!"
"Quando imparerai che il secchione deve imparare a stare al suo posto?"
"Come puoi dire una cosa simile, Matteo? Come puoi anche solo pensarla? Lui non se lo merita, non è giusto: perché?"
La mia voce è sommessa e strozzata dai singhiozzi.
"Vorrei che ti guardassi allo specchio! Ma ti sei vista? Sei ridotta uno straccio, sorellina, e tutto perché? Per difendere continuamente quel disadattato che sta sempre a studiare!"
"Se sto così la colpa è tua, non di Igino... e poi ti è utile avere un "secchione" in classe quando non ti va di fare un fico secco il pomeriggio... tanto Igino non dice niente, ti aiuta e basta!"
"Deve farlo!"
"Ma non provi neanche un minimo di vergogna?" chiedo, sempre a bassa voce. "Sei spregevole! Sei davvero..." Mi blocco di punto in bianco, perché una mano scatta come una saetta, schiantandosi sulla mia guancia destra. E d'improvviso, come se nulla fosse, smetto di piangere e m'immobilizzo, ma dentro di me si sta scatenando una vera e propria tempesta. Il fuoco divampa, mi brucia il cuore fino a quando non resta più niente, e dalle mie labbra esce una frase che non mi appartiene, che non sembra mia. "Io ti odio..."
"Come hai detto?" chiede lui. La sua voce trema, ma non m'interessa.
"IO TI ODIO!" urlo per poi scappare da lui e rinchiudermi nella mia stanza. La guancia mi fa malissimo, ma in questo momento il cuore mi fa molto più male. Neanche quando ce l'aveva con me e sfogava su di me la sua ira si è mai permesso di alzarmi le mani.
E oggi, all'improvviso, mi ha tirato uno schiaffo!
Prendo un'altra cornice in cui c'è una foto di noi due in spiaggia e la butto per terra, poi raccolgo i cocci con una scopa e li getto in un secchio. Prendo un paio di forbici e riduco in pezzi quella fotografia. Non voglio più niente di lui... prendo i dischi che ascoltavamo insieme, uno per uno, e li getto con malagrazia in una scatola di cartone, che poi getto fuori dalla finestra. Cancello foto e video dal mio cellulare e metto sottosopra tutta la mia stanza. Mi sento un'idiota, perché ho creduto in lui e oggi ho scoperto che non se lo meritava!Metto la musica a riproduzione casuale e mi parte: "Stupida" di Alessandra Amoroso. Mi butto sul letto, piango e mi ripeto mentalmente quella canzone parola per parola! Piango forte, fino ad addormentarmi...
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