Io sarò sempre dalla tua parte! <26>
GIULIA
"Ragazze, io... io torno in classe" dico, cercando di non piangere al ricordo di quello che è successo. Mi passo entrambe le mani sul viso e sposto i capelli avanti e indietro, a ripetizione. Ci gioco sempre quando sono nervosa. Se n'è accorto proprio lui, il mio intellettuale dal cuore d'oro.
Entro in aula, naturalmente dopo aver battuto qualche colpo alla porta. Mi siedo accanto al mio migliore amico e gli prendo la mano, con la maggior delicatezza che mi riesce.
"Com'è andata?"
Quella domanda mi viene fuori come un sibilo. Da una parte mi auguro che quei due siano riusciti a parlare, ma dall'altra sento che se non fosse accaduto, potrei sentirmi un po' meno male di quanto non mi senta adesso.
"Non ce l'ho fatta! Alla fine ho solo ottenuto un risultato: farmi chiedere il solito favore... e farlo per lei non mi dispiace affatto... però non sono riuscito a dirle nulla." spiega.
Sembra quasi che si senta colpevole, poverino! Ma non è colpa sua.
Insomma, voglio dire... può succedere di bloccarsi: è del tutto normale. Gli poso la mano sul polso e traccio dei cerchietti su di esso, nel tentativo di tranquillizzarlo per quello che posso. Lui si agita facilmente, quando c'è qualcosa che non va gli capita di andare in iperventilazione ed io lo capisco. Faccio la dura, ma succede anche a me, di continuo.
"Sembrate proprio due piccioncini! Chi è l'uomo tra i due? La ragazza vestita in modo strano e con gli occhiali da vista, che tra l'altro non le servono, o il piccolo, indifeso Nerd?"
Le parole di mio fratello mi colpiscono come un grosso pezzo di ghiaccio lanciato addosso a velocità supersonica. Mi giro verso di lui e lo fulmino letteralmente, naturalmente non con lo sguardo, perché quello non ce l'ho più, ma con quello che riesco a dirgli in un soffio: "Adesso basta, Matteo! Chi ti credi di essere, eh? Chi te lo dà il diritto di dire e fare quello che vuoi a me e a lui, eh? Chi te lo dà questo diritto?" chiedo con rabbia.
"Io posso fare quello che voglio... e uno di voi due dovrà passarmi il compito di matematica, oggi!" dice lui.
Io vorrei tanto alzarmi e tirargli un pugno in faccia.
"Ferma!" sussurra lui. "Lascia perdere, Giulia!"
"Io per lui non voglio fare niente, e non voglio che tu sia costretto a farlo! Né per lui, né per nessuno!" esclamo furente.
"Ti prego, non agitarti! Non voglio che continui a preoccuparti per me! Ti assicuro che..."
Per fortuna entra la professoressa, ma prima di tornare al posto, mio fratello mi sussurra: "Ci vediamo in palestra, Robin!"
Quella frase mi fa rabbrividire. Per la prima volta dopo mesi, ho nuovamente paura di quello che potrebbe farmi. Ho paura che possa legarmi a qualcos'altro, magari ad una di quelle spalliere per le arrampicate o alla trave della palestra... o magari potrebbe buttarmi a terra, tagliarmi in due la maglietta e bagnarmi con acqua bollente, come ha fatto con il mio migliore amico, usarmi come "monito" per chiunque osi contraddirlo. Ma è chiaro che io, essendo una testarda, in palestra ci andrò lo stesso.
"Ehi! Stai bene?" mi chiede il mio amico, che in qualche modo riesce sempre ad accorgersi di tutto. Non so come, ma lui ci riesce sempre.
"Non è nulla, tranquillo" rispondo sottovoce, mentre l'insegnante di matematica entra in classe. La tensione è palpabile. Respiri mozzati, foqli stropicciati per il continuo tocco, e posso giurare anche di aver sentito le voci di alcuni implorare aiuto.
"Fammi vedere cosa stai scrivendo." mi sussurra mio fratello. Io, per tutta risposta, gli do una leggera gomitata. Ho iniziato subito, perché prima lo inizio, prima lo finisco. Non sono proprio un asso in matematica, però la memoria mi viene sempre in soccorso quando occorre. Scrivo velocemente, molto velocemente, sul mio cellulare. Ho deciso di darlo direttamente alla professoressa, per due ragioni: la prima è che non voglio che mi creda il tipo che copia; la seconda è che così mio fratello non potrà spiare. Ogni tanto, poi, mi sposto a sinistra, in modo che solo il mio amico possa leggere quello che scrive. Non voglio che qualcuno che lui non vuole che lo faccia, copi.
Solo quando si tratta di lei e delle altre due lascio perdere. Oddio: in realtà credo che lei copi da lui e le altre da lei, o almeno lo spero. Cerco in tutti i modi di rimanere concentrata, ma le parole di mio fratello, contrapposte a quelle del mio amico Matias, mi rimbombano in testa in continuazione.
"Ci vediamo in palestra!"
"Non devi fare quello che non vuoi... mai!"
"Ci vediamo in palestra!"
"Nessuno può importi di fare qualcosa che non vuoi, chica..."
"Ci vediamo in palestra!"
"Non fare le cose che non vuoi fare... non fare favori a nessuno, se non a chi scegli..."
termino velocemente il mio lavoro, poi, in peeda ad una sorta di crisi, chiedo: "Prof, potrei uscire?"
"Inviami il compito e vai, Giulia" risponde lei con atteggiamento austero, come suo solito. Le invio la nota e recupero il cellulare per poi correre fuori il più in fretta possibile. Arrivo in cortile di corsa... oddio, per quanto me lo permette il bastone bianco. Mi lascio scivolare contro un albero. Sono distrutta.
Sta venendo a me un attacco di panico, adesso.
Sento qualcuno raggiungermi di gran carriera e mi viene voglia di piangere per l'ennesima volta quando capisco che si tratta del biondo.
"Ti senti male, Giulia?" chiede.
"Non... non è niente..." balbetto.
"Tu mi hai aiutato tanto... lascia che per una volta sia io ad aiutare te."
"Mio... mio fratello... vuole vedermi in palestra." mi lascio sfuggire.
"E tu cosa vuoi fare?" mi chiede lui.
"Io... io non vorrei vederlo... non ti nego che ho paura... però... se lui non mi vedesse arrivare direbbe che sono vigliacca!"
"Ehi! Ferma un attimo, aspetta... se non te la senti nessuno ti obbliga a farlo. Me l'hai insegnato tu, te lo ricordi? Nessuno ha il diritto di obbligarci a fare qualcosa." mi dice lui e mi sembra di sentire Matias.
"Non so che pensare! E se lui volesse solo essere ascoltato? cioè, voglio dire: se lui volesse dirmi cose importanti? Se volesse provare a cambiare? Ma al tempo stesso, dato teggiamento minaccioso che aveva, io non ne sono convinta!"
"Io non posso importi di fare qualcosa. Lasciati guidare dal cuore, dall'istinto, da quello che vuoi... ehi! Tu non sei una vigliacca. Anche disertare è una scelta." mi dice, e uasi non lo riconosco. tono dolce è lo stesso che lui ha sempre, ma al ntempo le sue parole non sono quelle del timido ragazzo che ho conosciuto, quello che pensava che mio fratello e il suo amichetto avessero il diritto di trattarlo male. Queste sono le parole di un ragazzo ancora introverso, con l'autostima non molto elevata, ma consapevole del fatto che un trattamento simile non va riservato a nessuno.
"Allora non abbiamo parlato a vuoto!" gli dico sorridendo.
"No, ma sembra che i ruoli si siano invertiti, Robin!" mi dice lui, sorridendomi di rimando.
"Sai che ti dico? Hai proprio ragione! Se mio fratello vuole dirmi o farmi qualcosa, che lo faccia davanti a tutti!" esclamo, sentendomi un po' più tranquilla. "Però... avrei bisogno che tu mi facessi un favore... se ti va, sia chiaro!"
"Di che si tratta?" chiede.
"Stammi vicino. Non mi crederai, ma io mi sento più sicura pensando che ci sei tu a sostenermi... come il fratello che vorrei avere, per capirci." gli dico timidamente.
"Non c'era nemmeno bisogno che me lo chiedessi, ma visto che me l'hai chiesto lo farò a maggior ragione" mi dice. "Qualunque cosa accada, io ci sarò sempre per te, perché tu ci sei stata per me, anche se non mi conoscevi... mi hai difeso e hai creduto in me, fino a farmici credere. Sei stata una delle poche ad averlo fatto, e io non potrò mai ringraziarti abbastanza."
"Sono io che non potrò mai ringraziarti abbastanza... tu mi hai permesso di rinascere... di far tornare a galla quella me che mi manca tanto... odio questa maschera da dura, da impenetrabile... vorrei tanto che qualcuno superasse le mie barriere, e uno dei pochi ad averlo fatto sei tu. Non mi basterebbe difenderti da tipi come Matteo per cento vite per ringraziarti." gli dico.
LUI: LO SO CHE ERI ABITUATA A FIDARTI SOLO DI TE STESSA, NON ESISTEVA NESSUN'ALTRA REGOLA CHE QUESTA.
LEI: ED OGNI METRO, OGNI PALMO CONQUISTATO È STATO UNA FATICA... E LE DISCESE LE PUOI CONTARE SULLE DITA.
LUI: SO CHE ERI ABITUATA A BALLARE SOLO SULLE PUNTE SOPRA TUTTI I CHIODI DELLA VITA.
LEI: A GUARDARTI LE SPALLE E A DIFENDERTI DA TUTTI.
ENTRAMBI: ANCHE DA CHI NON TI AVEVA MAI FERITO. (FERITA). SE AVRAI TORTO O RAGIONE PER ME, NON SARÀ IMPORTANTE, SAPPI CHE IO SARÒ SEMPRE DALLA TUA PARTE. E SENZA DUBBI ED INCERTEZZE, INGANNI, SCUSE O DEBOLEZZE, IO, IN OGNI GIORNO, IN OGNI ISTANTE, IO SARÒ DALLA TUA PARTE... IO SARÒ DALLA TUA PARTE...
LUI: PERCHÉ LA VITA CORRE IN FRETTA E NON C'È TEMPO DI ASPETTARE, CHE SEI TU LA SOLA TERRAFERMA IN TUTTO QUESTO MARE.
LEI: E POTREI STARE QUI In ETERNO, FERMA, STANDOTI A GUARDARE COME UN CONTINENTE, UN MONDO NUOVO DA ESPLORARE.
LUI: E SO CHE ERI ABITUATA A CAMMINARE SOLO SULLE PUNTE, PER NON FARE MAI TROPPO RUMORE.
LEI: E A PORTARTI SULLE SPALLE I PROBLEMI DI TUTTI.
ENTRAMBI: MA COMUNQUE VADA, SE AVRAI TORQO O RAGIONE PER ME NON SARÀ IMPORTANTE, SAPPI CHE IO SARÒ SEMPRE DALLA TUA PARTE. E SENZA DUBBI ED INCERTEZZE, INGANNI, SCUSE O DEBOLEZZE, IO, IN OGNI GIORNO, IN OGNI ISTANTE, IO SARÒ DALLA TUA PARTE... IO SARÒ DALLA TUA PARTE...
LUI: QUANTE VOLTE SEI FUGGITA CON LA MENTE.
LEI: QUANTE VOLTE HAI GIÀ PAGATO LE TUE SCELTE.
LUI: QUANTE COLPE TI SEI PRESA SENZA AVERNE!
LEI: QUANTE VOLTE MI HAI RISPOSTO: "NON È NIENTE!"
LUI: QUANTE VOLTE IO LO SO CHE MI SORRIDERAI.
LEI: A TUTTO QUELLO CHE È PASSATO NON PENSARCI MAI, CHE NON CAMBIA NIENTE, CHE NON CONTA NIENTE.
ENTRAMBI: SE AVRAI TORQO O RAGIONE PER ME NON SARÀ IMPORTANTE, SAPPI CHE IO SARÒ SEMPRE DALLA TUA PARTE. E SENZA DUBBI ED INCERTEZZE, INGANNI, SCUSE O DEBOLEZZE, IO, IN OGNI GIORNO, IN OGNI ISTANTE, IO SARÒ DALLA TUA PARTE... IO SARÒ DALLA TUA PARTE...
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