Io con te ho imparato a dire: "Ti voglio bene" <87>
MICHELE
Sono andati via tutti. Siamo rimasti soltanto noi della famiglia e Matias. Persino i genitori di Giulia sono andati via. Io resto a guardaro mio fratello, che stringe al petto un libro che gli ha regalato lei: vi traccia dei cerchi con le dita e volta la faccia dall'altra parte per non bagnarlo con le sue lacrime. Ormai i suoi occhi sono gonfi e rossi per quanto ha pianto e non sopporto di vederlo così.
"Fratellino, ti prego! Non guardare più da quella parte!" gli dico. "Lei tornerà, te l'ha promesso, e sai che mantiene sempre le sue promesse! Vieni via, adesso, ti prego!"
"Michele, io... io..." balbetta lui, e io gli poso una mano sulla spalla.
"Anche a me manca, e tu lo sai!" gli dico, cercando di trattenermi dal piangere insieme a lui. "Ma so che se l'ha fatto è perché non riusciva più a resistere, e anche tu lo sai... vedrai che quando si sarà ripresa prenderà un aereo e tornerà esattamente come se n'è andata!"
"Perché suo fratello è così? Le ha rovinato la vita... e io non ho nemmeno il coraggio di andare lì e spaccargli la faccia!" continua lui, prendendo un angolo della sua maglietta e stringendolo in un pugno.
"Chico... va' a casa! Ascolta la Demo che lei ti ha lasciato! Ha voluto farlo perché tu non ti sentissi solo... credimi: quello che lei ha da dirti ti farà sentire meglio e te la farà sentire più vicina!" gli dice l'argentino.
"Matias ha ragione, tesoro" dice nostra madre. "Andiamo a casa. Se vuoi ascoltarla da solo, ti lasceremo tranquillo. Se vorrai che anche noi l'ascoltiamo, ti staremo vicino, ma adesso andiamo a casa!"
"Non ce la faccio, mamma!"
"Sì, ce la farai! Tu sei forte. Prima Ginevra l'ha detto a lei... e non ti serve spaccare la faccia a quel tipo, anche perché ti sentirai in colpa e soffrirai per niente! Tu hai il tuo freestyle per mettere al tappeto chi vuoi, e noi siamo orgogliosi di te." aggiunge nostro padre. "Avanti, andiamo a casa. Non fa bene a nessuno rimanere qui."
Alla fine riusciamo a convincerlo e torniamo a casa.
"Vorrei che ci foste anche voi, quando ascolterò la Demo. Sono certo che lei abbia pensato a tutto." dice infine il mio fratellino, e ci sediamo tutti insieme in soggiorno mentre lui inserisce la Demo nel lettore CD. Rimaniamo tutti di stucco nel riconoscere la sua voce che dice delle cose a mio fratello, come se non se ne fosse mai andata.
"Ciao, Igino!"
Lui rivolge il viso verso quella voce, come se lei fosse lì, e io faccio lo stesso.
"Ti sorprenderà la scelta del brano! Prima ti dico... anzi: ti canto, che tu sei importante, tu sei il migliore e tutto il resto, e poi ti dico di non sentirti migliore... ma voglio dirti di non diventare come mio fratello per disperazione, e so per certo che non mi deluderai! Certo, io non sarò lì fisicamente, ma con il cuore ti sarò sempre accanto, e spero che stavolta mi dirai tutto, senza remore! Anzi: se Matteo ti fa qualcosa che non puoi sopportare tu dimmelo, che io prendo il primo volo disponibile da Siviglia a Napoli e gli faccio una bella tirata d'orecchie! Beh... scherzi a parte... spero che tu non creda che io ti abbandonerò. Questo non lo farò mai, e continuerò a fare Cupido da lontano, per quanto mi è possibile... parola di panda! Spero non ti dispiaccia la mia scelta, piccolo koala, e ricordati che ti voglio bene!"
"Anch'io..." sussurra lui, e subito dopo lei inizia a cantare.
"Promettimi che prima di dormire, qualche volta, non tutte le sere, t'innamorerai e o poco o tanto, non ti accontenterai... promettimi che prima di pesare il prossimo passo e pensare vale, ti ricorderai di sentire dentro cosa vuoi... Voci di miele da ricordare, risalire... come marinai nel Mare, non sentirne il confine... non sentirne il confine. Promettimi di far entrare il Sole, che asciuga le ossa e scalda bene il cuore, anche quando vivresti solo di notte e di guai... promettimi di non mentirti mai, non prendere in giro pensando che puoi. Non vantarti a caso, e non sentirti migliore mai..."
A quel punto i miei occhi iniziano a grondare. Abbasso la testa e inizio ad accompagnarla sottovoce, tra un singhiozzo e l'altro.
"Voci di miele da riascoltare... per risalire, e come marina nel Mare, non trovarne il confine! Io con te ho imparato a dire: "Ti voglio bene!", e a saltare senza contare... perché conta quel che rimane!
Perché conta quel che rimane.
Tutto scende per risalire! Si tiene duro e si lascia andare... tutto passa per un canale! Tutto serve, tutto è speciale! È così che mi piace pensare...
Io con te ho imparato a dire: "Ti voglio bene!", e a saltare senza contare, perché conta quel che rimane! Cambia il mondo, ma tutto resta sempre uguale... e credo che sia questo amore... credo che sia questo amare..."
Mio fratello sembra sollevato dopo aver ascoltato quella voce e quelle parole. Io, invece, mi sento male, perché mi chiedo come si possa far male a una creatura così dolce... come può farlo suo fratello, nello specifico.
Io, sinceramente, più l'ascolto, più affetto provo nei suoi confronti, e il solo pensiero che sia così lontana, da sola, triste, mi fa soffrire. Lei non conosce nessuno in quella scuola, in quella città.
Per fortuna, però, almeno conosce la lingua!
"Scusate, io... io devo andare" dico con un filo di voce.
"Dove vuoi andare, Michele?"
"Non lo so, ma non vi preoccupate: tornerò presto."
Esco di casa e mi dirigo verso la sua finestra.
Vorrei tanto entrare da lì, buttarmi sul suo letto e restare lì... condividere qualcosa con lei sarà un po' come averla accanto. La finestra è aperta. Vi guardo dentro e vedo che l'unica cosa che è rimasta di lei è il letto. Rimango immobile per un po', a fissarlo, come per imprimermi nella memoria i colori delle lenzuola, della coperta, del cuscino con la federa ricoperta di cuori... poi qualcosa attira la mia attenzione. Lei una dimenticata: la sua Emoticon con gli occhi a cuoricino. Ne ha due: una piccola e l'altra grande. La picecola deve esserle sfuggita. Non voglio che rimanga alla portata di suo fratello, quindi salto dentro e l'afferro. Me la stringo forte al petto e, a contatto con il mio cuore che batte fortissimo, sembra che anche quell'oggetto abbia un cuore.
Prendo quell'oggetto e me lo porto via.
Se lei lo vorrà, glielo farò spedire, ma intanto voglio che stia fuori dalla portata di quel troglodita di suo fratello che l'ha spinta ad andare via.
MATTEO
Dopo quello che è successo oggi non ho voglia di parlare con nessuno. Non riesco nemmeno a cenare, sinceramente, quindi vado dritto in camera di mia sorella.
Mi chiudo la porta alle spalle e mi butto sul letto.
Rimango lì per un po', sperando che il calore delle lenzuola e delle coperte mi faccia immaginare l'abbraccio che lei non mi ha dato prima di andarsene. Poi, però, faccio la pessima scelta di guardarmi attorno e vedo le pareti completamente spoglie. Non è rimasto più niente di noi... né una foto, né un CD, nulla.
Mi alzo in fretta, agitato, e corro verso la sua scrivania. Vedo un cestino. Lo apro e trovo pezzi di vetro e di plastica... ma rimettendo insieme un po' di quella plastica capisco che sono delle nostre vecchie foto. Non ci posso credere... allora lei mi odia davvero, altrimenti perché avrebbe distrutto tutto?
Mi odia, e la colpa è di quel ragazzino! Beh, giuro che da domani gli farò patire le pene dell'inferno! Tanto ormai lei non è più qui a difenderlo e nessun altro lo farebbe!
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