Insegnami ad amare, Michele! <71>
IGINO
Non riesco a vederla così. È triste, spenta, stanca. Proprio come me. È la mia migliore amica e mi detesto con tutte le mie forze, perché con quello sciagurato del fratello dovevo prendermela io e dovevo averlo io lo schiaffo che le ha dato il colpo finale!
Eppure... non ci riesco. Lui mi fa pena. Fa così perché è solo, e a prescindere dal fatto che possa pensarle davvero delle cose di me, quello che gli succede fuori ha il suo peso... magari i suoi neanche lo sanno che c'è chi gli fa del male. Magari lui ha chiesto a Giulia di non parlargliene, e lei, che vive di conflitti interiori, non sapeva come aiutarlo. Lui forse ce l'ha davvero con me per non so cosa, ma sfoga anche le sue frustrazioni e fa a me quello che vorrebbe fare a loro. Io non me la sento di attaccarlo, proprio perché mi fa pena. Non tenerezza: solo pena. Chi mi fa tenerezza, invece, è la ragazza che se ne sta in silenzio, con la testa china sul banco, e che si sforza di scrivere per non pensare. Anch'io mi sforzo di concentrarmi sulle lezioni per non pensare.
Devo fare qualcosa per lei, ma non so cosa posso fare!
La campanella suona e lei mette via le sue cose e si alza.
Fa fatica a stare in piedi, quindi l'aiuto a reggersi e le stringo il braccio. Mi fermo davanti alll'entrata e il bidello, che dev'essersi accorto del fatto che qualcosa non va, ci chiama per trattenerci. Io e lei ci voltiamo: lei ha gli occhi gonfi e rossi e dal viso capisco che è febbricitante, ma il vero inferno ce l'ha dentro.
"Vi potete fermare due minuti, ragazzi, o avete fretta di andarvene?"
"Io... io non ho alcuna fretta" risponde Giulia. C'infiliamo di nuovo nella nostra classe, che è deserta, e lui ci fa sedere e si mette accanto a noi.
"Che è successo? Figlia mia, è da stamattina che non ti vedo proprio bene..."
"È che io sono cattiva! Detesto mio fratello, e... ed è orribile... ci sto male, ma non lo reggo più, io..." balbetta Giulia.
"Te la senti?" le chiedo, vedendola in difficoltà.
"Raccontaglielo tu, ti prego... io vorrei confidarmi, ma non ce la faccio..." risponde lei, e io faccio come mi ha chiesto. Lei, durante il racconto, stringe forte la mia mano ed io vi traccio dei cerchi con il pollice. Non succede spesso che quella fragile sia lei, quindi non so bene cosa fare, ma i tentativi che faccio vanno tutti a segno, forse perché sono empatico.
"Tu non sei capace di odiare davvero qualcuno, pure quella testa spostata di tuo fratello. Lo dici, e magari lo pensi, ma chi odia si rode il fegato pensando a come far stare male la persona che odia. Tu stai male per quello che è successo."
"Mi creda... vorrei tanto esserne sicura!"
"Vieni qua" dice lui, e la mia amica si alza e gli crolla tra le braccia. È come un abbraccio padre-figlia. Mio padre sa tutto, ma il suo no. Lei a suo padre non dice niente per non farlo stare male ed è molto nobile da parte sua, ma la fa stare malissimo.
"Grazie" sussurra lei. "Grazie a tutti e due! Siete le persone più buone che io conosca, davvero! Io..."
"Guarda che non è difficile volerti bene. Tu fai la dura, ma solo con chi ti attacca... e io l'ho sperimentato. Non porto più il conto di quante cose fai per difendermi!"
"Hai visto? Te l'ha detto lui, che di amici qua dentro praticamente non ne aveva... figurati che s'è messo a parlare con me!"
"Ma questo non indica niente... lei è una bellissima persona: cosa ci sarebbe di male in questo?"
"I ragazzi parlano tra di loro... lui stava da solo... sempre! Oh, e le provava tutte per farsi piacere dai compagni di classe, ma quelli so' tosti come i sassi... poi sei comparsa tu, che in meno di una giornata ti sei fatta rispettare e l'hai aiutato a stare meglio. Meno male che è capitata con te, la cosa della farina! E chi lo tirava fuori dal bagno, sennò, a 'sto povero figlio?"
Lei finalmente sorride, anche se un minimo, e io mi sento meglio.
"Vieni qui, amica mia. Voglio abbracciarti anch'io" le dico. "Non voglio che tu soffra, ma visto che non posso impedirtelo, ti prego: non perderti d'animo e vai avanti... e grazie per essere la persona meravigliosa che sei! Grazie per avermi salvato dal baratro! Grazie di tutto, amica mia!"
"Ti voglio tanto bene, piccolo koala studioso!" dice.
Anche lei mi dà un soprannome, come i miei compagni, con la differenza che il suo è carino.
"Allora ci vediamo, ragazzi! Però, figlia mia bella, prenditela una vacanza, che qua se ti sale ancora la febbre mi vai a finire in ospedale, e poi a 'sti cape 'e 'mbrella dei tuoi compagni chi li fa stare al posto loro?"
"Stia tranquillo, don Peppino! Io lo farò sempre, nei limiti delle mie possibilità da Nerd a cui non servono gli occhiali!" gli dice lei, ed è la seconda volta che quella parola mi fa sorridere.
Dopo un ultimo abbraccio collettivo, ci dirigiamo verso casa. Io la lascio a casa sua e la lascio solo quando vedo sua madre. Spero tanto che lei riesca a darle quello di cui ha bisogno. Lei capisce che sua figlia sta male e, interpretando i miei pensieri, mi dice: "Stai tranquillo. Ci penso io a lei."
Torno a casa e vedo subito mia madre, Ginevra e Michele che mi aspettano sulla soglia.
"Tesoro, com'è andata? Cos'è successo a Giulia?" chiede mia madre.
"Lei... lei sta male! Molto male! Si sta spegnendo un po' alla volta e io non riesco più a sopportare di vederla così. E anche se non lo dà a vedere, anche Matteo ne soffre. L'ho visto piangere e l'ho aiutato ad asciugarsi il viso... mi faceva tanta pena, poverino!"
"A me quello non farebbe pena nemmeno se si prostrasse davanti a quella povera ragazza" dice Michele, furioso. "Fortuna che tu sei buono, perché se io fossi stato al posto tuo gli avrei ridotto a brandelli quel bel faccino!"
"Michele... non dire così, ti prego!" gli dico prendendogli le mani.
"Non riesco ad evitarlo! Anch'io vorrei essere buono la metà di te, fratellino... se lo fossi penserei solo a lei, che soffre tanto... e invece penso a quel ragazzo e per quanto io possa trattenermi, non sai quanto desidero andare da lui e fargli saltare i denti, uno per uno..."
"Michele, va' a trovarla! Le vuoi bene e sono sicuro che lei ne voglia altrettanto a te, anche se per ora si è focalizzata su di me. Tu puoi salvarla, Michele! Fallo per me! Lascia perdere Matteo e pensa a lei!"
"Va bene... non te la prendere, Igino! Ti assicuro che starò accanto a lei... però vorrei che tu tenessi in conto il fatto che lei potrebbe avere bisogno di allontanarsi da qui per un po'. Se dovesse succedere, promettimi che ti ricorderai che non è per te che lei potrebbe andarsene, ma per quell'idiota del fratello... promesso?"
Quelle parole mi colpiscono al cuore, ma so perfettamente che ha ragione a dirmelo, perché se va avanti di questo passo è esattamente così che finirà. Lei è molto forte e coraggiosa, ma è un essere umano e se suo fratello insiste ancora nel farla stare male alla fine lei crollerà come le betulle sotto il peso della neve.
"Promesso." rispondo. "Ma ora va' da lei!"
MICHELE
Per tener fede all'impegno che ho preso con mio fratello e per assicurarmi che Giulia stia effettivamente bene, vado a casa sua. Ad aprirmi, però, è Matteo.
"Chi sei tu?" mi chiede.
"Il fratello di Igino" gli rispondo tranquillamente.
"Il fratello del..."
"Senti, carino, misura le parole e vedi di smetterla di prendertela con mio fratello! Piuttosto: sono venuto per tua sorella. Dov'è?"
"In camera sua, ma non te la farò vedere."
"Ma davvero? E chi saresti tu per impedirmelo, eh?" gli chiedo serrando i pugni. "Ringrazia che mio fratello è un bravo ragazzo e non vuole che tu finisca in ospedale, nonostante tutte le cose che tu gli hai fatto... altrimenti non so cosa ti farei, Matteo!"
"Quello è solo un codardo!" esclama Matteo.
"Vediamo... questa descrizione si adatta di più a un'altra persona... fammi pensare... ecco qua: ci sono! Questa descrizione sta meglio a te!" Finisco appena in tempo di dire quella frase che Matteo mi spinge contro il muro. Mi libero dalla sua presa, con poca difficoltà, ma il rumore deve aver riscosso la povera Giulia, che ci raggiunge. "Lascialo immediatamente!"
"Tranquilla, mi sono già liberato." dico.
"Perdonami, Michele... mio fratello a volte è inopportuno."
"Giulia, io..."
"Matteo, ti prego, adesso basta! Come te lo devo dire di lasciare in pace me e i miei amici?" gli dice. "Non peggiorare le cose, ti prego!"
"Lascia perdere, Giulia. Va' a metterti a letto e riposati!" le dico.
Andiamo insieme nella sua stanza e lei si mette a sedere sul letto. È pallida come un fantasma, ha gli occhi rossi e gonfi di lacrime e sembra troppo stanca per continuare. Non credo che reggerà a lungo.
Prendo il termometro dal comodino e glielo infilo sotto il braccio. Lei rimane immobile.
"Tesoro, non puoi andare avanti così! Ti prego... domani evita di andare a scuola e cerca di rimetterti. Qualche ora lontano da lì ti farà bene, devi credermi" dice.
"Non posso farlo, Michele. Io tuo fratello da solo con il mio non lo lascio neanche con la febbre a quaranta!" dice.
"Sei così buona, Giulia!"
"No, affatto! Se fossi buona, magari, non starei così! Io vorrei essere come lui..."
"Come Igino, intendi?" le chiedo.
"Come Igino... lui ne ha passate così tante, eppure prova ancora pena per Matteo! So che lui si è messo a piangere, e... e tuo fratello ha pensato di andare da lui, dargli un fazzoletto e..."
"Ma tu sei buona, Giulia!"
"Come no? Sono davvero stanca, Michele. Mi sento sporca, perché lo odio!"
"Non importa quello che dici. Importa quello che senti, e tu quest'odio che sostieni non lo senti. Se tu odiassi tuo fratello come dici non staresti così male..." dico sfilandole il termometro. "38 e mezzo. Andiamo bene... su, sdraiati e riposati! Non preoccuparti di Matteo né di Igino... stai tranquilla e non fare colpi di testa, ti prego! Non ce la faccio a vederti con questa faccia bianca... mettiti giù, ti prego."
"Michele... tornerò mai ad amare?" chiede.
"Tu non hai mai smesso di amare, tesoro... devi solo rendertene conto... e se ti va, io ti posso aiutare!" dico.
"Michele..."
"Giulia, vorrei ripeterti quello che ti ho già detto in ospedale. Ascoltami... io ti amo. Ti amo da quando ho vista con mio fratello la prima volta. Ti amo perché l'hai protetto e amato nello stesso modo in cui io amo te, ma senza aspettarti che lui ti ricambiasse! Tu l'hai trattato bene, sempre e comunque, anche se lui non poteva amarti come facevi tu."
"Perdonami, Michele... non so se riuscirò a impegnarmi in una relazione di quel tipo... tu sei tra i pochi uomini di cui mi fido, sai? Non ti guardo come dovrei, non ti do quello che meriti, però ho difficoltà ad amare in quel modo dopo tutto quello che è successo... è... è strano perché lui è mio fratello... però forse essere fratelli è molto peggio che essere innamorati. Io... potrei quasi dire che ero... no, innamorata no... però lui era un idolo per me... e ora non riesco più a credere in niente... aiutami, Michele. Insegnami ad amare di nuovo."
NON TI GUARDO MAI, È VERO. RAGIONE NON HA, È STRANO. IO CERCO SOLO DI DIFENDERMI. IO CERCO DI PROTEGGERMI DA CHI DICEVA: "LO SAI? AL MONDO CI SIAMO SOLO NOI, ADESSO." E IN FONDO IO NON GLI CREDEVO GIÀ. EPPURE IO CI HO MESSO L'ANIMA. SCUSA SE NON HO PIÙ SOGNI PER TE. EVIDENTEMENTE ANCORA LUI C'È. SCUSA SE NON HO PIÙ SUONI DA INCIDERE.
NIENTE PIÙ PAROLE BELLE DA SCRIVERE! RIPETEVA: "VIVO SOLO PER TE!" IMPETUOSO FIUME DENTRO DI ME! RUPPE Gli ARGINI DEL CUORE SCAPPANDO VIA. DERUBANDOMI DEI SOGNI, E DELL'ALLEGRIA... NON TI GUARDO MAI, È VERO! MA ORA LO SAI IL MOTIVO! SARÀ CHE CREDO ANCORA IN QUELL'INGANNO SUO. AIUTAMI AD AMARE COME UN ANNO FA... SCUSA SE NON HO PIÙ SOGNI PER TE. EVIDENTEMENTE ANCORA LUI C'È. SCUSA SE NON HO PIÙ SUONI DA INCIDERE.
E NIENTE PIÙ PAROLE BELLE DA SCRIVERE! SE NON C'È PIÙ NIENTE DA SOGNARE, IO NON MI ARRENDERÒ, MA FORSE È TUTTO DA RIFARE, E QUESTO IO FARÒ, IN UN PAESE SCONOSCIUTO, TROPPO LONTANO DAL MALE, IL MIO DESERTO POTRÀ UN GIORNO RIFIORIRE. UN GIORNO RIFIORIRE. SCUSA SE NON HO PIÙ SOGNI PER TE... EVIDENTEMENTE ANCORA LUI C'È... SCUSA SE NON HO PIÙ SUONI DA INCIDERE.
NIENTE PIÙ PAROLE DA SCRIVERE! RIPETEVA: "VIVO SOLO PER TE!" IMPETUOSO FIUME DENTRO DI ME... RUPPE GLI ARGINI DEL CUORE SCAPPANDO VIA. DERUBANDOMI DEI SOGNI E DELL'ALLEGRIA! NON TI GUARDO MAI, È VERO. MA ORA LO SAI IL MOTIVO.
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