Il saluto tra il panda e il koala <86>
GIULIA
È stata davvero una giornata memorabile. Diciamo che un pochino mi dispiace per mio fratello, ma giuro su quello che ho di più caro che proprio non lo sopporto ca di fare il duro... anche perché lui non è un duro: è solo un idiota!
Per fortuna ho rivisto i miei amici più stretti al ristorante di don Michele, dove abbiamo trascorso la serata. Ho dato al mio koala il mio doppio regalo per il suo compleanno: ovvero il braccialetto con la scritta "koala" e la Demo su cui ho registrato quella canzone che mi sta molto a cuore. Lui si è commosso, e anch'io. Ci siamo abbracciati e non riuscivamo più a staccarci.
Ma non è accaduto soltanto questo.
La cosa più eclatante è accaduta a scuola. Ho incontrato Virginia nei corridoi e lei, sorprendendomi, mi ha fermata con gentilezza. "Giulia, ti prego, aspetta!"
Io mi sono fermata, piuttosto sorpresa dai suoi modi gentili.
"Cosa c'è, Virginia?" le ho chiesto tranquillamente.
"Vorrei parlare con te... e in realtà anche con te, Igino... ma so che se vi avessi parlato singolarmente sareste stati diffidenti tutti e due... possiamo andare un momento nella mia classe, per favore?"
"Dammi soltanto un motivo per cui dovrei crederti!" le ho detto freddamente.
"Questo!" mi ha risposto Virginia. Si è scoperta il braccio e me l'ha fatto sfiorare. Aveva un enorme livido sul polso, a detta del mio amico, gonfio e violaceo.
"Chi è stato?" le ho chiesto, sorpresa e spaventata.
"È stato... è stato tuo fratello, Giulia." ha balbettato, e per la prima volta l'ho vista scoppiare a piangere.
"Vieni" le ho detto conducendola verso una classe a caso. L'ho fatta sedere ad un banco e lui l'ha curata, come sempre. È stato delicatissimo, e sono sicura che Virginia sia rimasta sorpresa poiché evidentemente di ragazzi delicati non deve averne mai incontrati.
"Posso chiederti perché te l'ha fatto?"
"Ha cercato di mettere le mani addosso a mia sorella!" ha risposto Virginia. "Io posso essere una bulla, un mostro, ma mia sorella non si tocca... allora l'ho minacciato. Gli ho detto che se non l'avesse lasciata andare, sarei andata a dire al preside tutto quello che fa a voi due... gli avrei detto tutto... tutto! E altro che sospeso: sono certa che l'avrebbero mandato via se avessero saputo tutto quello che vi ha fatto..."
Improvvisamente i singhiozzi sono diventati incontrollabili.
"Oh no... no, Virginia... devi stare tranquilla... tranquilla! Lui ora è fuori per l'ultimo giorno di pulizie, non verrà qui. Non ancora. Ti prego, calmati!"
"Mi ha sbattuta contro il muro e... e mi ha ha stretto fortissimo un braccio e mi ha detto che mi avrebbe rovinata se avessi fatto una cosa del genere! E pensare che io a lui ci tenevo!"
"Tu, Virginia! Lui non tiene a nessuno! Non è capace di farlo... avresti dovuto capirlo quando hai fatto lo scherzo del giornalino della scuola! Lui se n'è fregato del possibile bacio fra voi due! Gl'importava soltanto di far soffrire Igino" le ho detto, "e sai perché me ne vado? Perché quando l'ho scoperto, lui mi ha tirato uno schiaffo in faccia... quello per me è stato il limite! Non avrei potuto sopportare altre carognate da lui, perché è pur sempre mio fratello, anche se ora lo odio."
Lei non ha detto altro. Ha chinato la testa sul banco, (l'ho capito dal suono praticamente amplificato della sua voce durante i suoi singhiozzi, e mi sono avvicinata a lei. "Virginia, almeno te ne sei accorta in tempo. Che vita avresti potuto condurre con uno come lui? In fondo tu stessa, per quanto possa far la dura, sei una fragile romantica! Io e te siamo molto più simili di quanto entrambe potessimo credere fino ad oggi... ma tu hai una grande arma: il giornalino scolastico. Non lo gestisce lui, che io sappia. È a tua. Di' la verità... tanto tu gli articoli li scrivi sempre come se fossi un'osservatrice esterna, e sei brava a farlo, per quanto, fino a ieri, la cosa m'infastidisse. Fagli scontare tutto. Tutto!"
"Lo farò, Giulia! Lo farò per te... e anche per te! Perdonami, tesoro, perdonami!" ha concluso, rivolgendosi ad Igino. Lui, da bravo amico quale è, le ha asciugato il viso e ha detto: "Non piangere. È passato! Va tutto bene, davvero!" Si sono abbracciati e sono stata più orgogliosa che mai del mio amico del cuore.
"Tu mi perdoni, Giulia?" ha chiesto Virginia, con tono speranzoso.
"Sì, certo che ti perdono! È tutto finito" le ho detto mentre l'abbracciavo a mia volta. Lei era così fragile, in quel momento, che mi sarei sentita un mostro se avessi anche soltanto pensato di abbandonarla al suo destino.
"Non dirò niente a Matteo, tranquilla. Non gli dirò quello che hai confidato a me e a Igino. So che ti è costato molto, perché sei orgogliosa."
"Grazie, Giulia!"
"Se vuoi io posso aiutarti a scrivere quell'articolo!"
"Igino, no! Ti metteresti nei guai!"
"Sono già nei guai, Virginia! Posso sottomettermi quanto voglio: lui troverà sempre un pretesto per darmi una punizione. Una parola che non gli piace, un urto involontario, saranno un buon pretesto per lui per combinarmene una di ogni genere, quindi per quale motivo dovrei sottomettermi?"
"Grazie." ha ripetuto Virginia, e mi si è stretto ancora il cuore.
Purtroppo il mio koala ha proprio ragione.
Mio fratello se ne inventerà sempre una per dargli fastidio.
E, con quella consapevolezza, tutti e tre siamo andati via. Virginia e Vanessa sono persino venute al ristorante con noi. Virginia voleva chiudere tutti i ponti con Matteo, e quale modo migliore se non rendere felice il suo acerrimo nemico, che tra l'altro non aveva fatto niente per diventare questo per lui?
Ora, a giorno fatto, io non faccio che pensare a queste cose e mi sento davvero triste.
I miei vogliono accompagnarmi all'aeroporto e vogliono che anche Matteo venga con noi. Se dipendesse soltanto da me, prenderei un autobus, un taxi o qualunque altra cosa piuttosto che condividere i sedili posteriori con lui, soprattutto dopo la sua trovata di ieri.
In questo modo, però, darei un dolore a mia madre e motivi di sospetto a mio padre, e non voglio farlo. Spero che papà non venga mai a sapere cosa combina tra le mura scolastiche il suo figlio integerrimo, con la testa a posto e tutte quelle balle lì.
Trascino la valigia, papà apre il portabagagli e io ve la metto dentro. Non ho mai preso l'aereo e non l'ho mai preso da sola. L'assistente dell'aeroporto, infatti, mi accompagnerà fino al mio posto per poi scendere. Ma, nonostante tutto, sento che non mi potrebbe importare di meno. Rimango in silenzio, ma quando mi rendo conto che stiamo passando vicino alla casa del mio migliore amico, scoppio a piangere. Perdonami, prego... perdonami se ti sto lasciando da solo!
IGINO
Mi sono svegliato da un orribile incubo.
Era come se l'aereo avesse letteralmente risucchiato Giulia, e ora che sto guardando l'auto dei suoi genitori che sta passando sotto la mia finestra, scoppio in lacrime. Sono un egoista, ma non so se riuscirò ad andare a salutarla. Non so se ce la farò.
La porta della mia stanza si spalanca e vedo mia madre affacciarsi alla soglia.
"Igino, tesoro, dobbiamo andare all'aeroporto!"
"Non so se ce la faccio, mamma" rispondo.
"Tesoro, ascolta. Facciamo una cosa: arriveremo davanti all'aeroporto... e se te la sentirai, verrai anche tu, altrimenti aspetterai in auto. Spiegheremo noi a Giulia che non lo fai per farle un torto."
"Sono un disastro, mamma! Sono un vero disastro, un egoista! Matteo ha ragione! Io non merito l'affetto di sua sorella... dopo tutto quello che ha fatto per me non riesco a fare niente per lei... ma non riesco a vederla andare via... non ce la faccio!"
"No, eh? Questo no!" interviene mio fratello. "Meno male che lei non ti ha sentito, altrimenti temo proprio che si sarebbe arrabbiata un bel po'!"
"Ma è vero, Michele!"
"No, invece!" aggiunge Ginevra. "Giulia sa a chi dare affetto e a chi no, e a te lo dà perché tu meriti che lo faccia! La questione dell'aereo è un'altra cosa... dai, vieni! Se non te la sentirai di scendere, lei capirà, fidati!"
Mia sorella Evelina, con quegli occhi dolci, mi guarda dritto negli occhi, facendomi sciogliere, ed è proprio quello sguardo innocente che mi fa decidere. Vado a gettarmi sotto la doccia sperando di lavarmi via di dosso il dolore.
Questo, molto probabilmente, non succederà, ma vi passo giusto una decina di minuti per poi capire che l'acqua mi servirà per il corpo, ma per l'anima non è un grande rimedio.
Mi vesto velocemente e raggiungo gli altri. Mio padre guida abbastanza velocemente per le strade deserte, e in una mezz'oretta circa, arriviamo all'aeroporto. Io resto in auto. Resto a guardare, perché non so se ce la farò a vederla andarsene.
GIULIA
Il momento della separazione è sempre più vicino. Io sono sempre più nervosa e sono venuti quasi tutti a salutarmi. Lui, purtroppo, non c'è, e del resto non potrei chiedergli anche questo. Ha già fatto tanto per me. Così tanto che non oserei chiedergli anche di venire qui e assistere alla mia partenza. Sarei un'egoista, se lo costringessi.
C'è persino la mia classe. Con i professori, i saluti ce li siamo già scambiati ieri e la prof di storia e quella di musica mi hanno giurato che si prenderanno cura del mio Igino.
"Ciao, Giulia" dice Lara, avvicinandosi timidamente e abbracciandomi. "Ora come faccio se quei due mi prendono in giro per la mia taglia? Come farò quando diranno che sono grassa?"
"Ricordi la canzone di rai la forza di lottare dentro di te... tu sei una tosta, tesoro... una che si vuole bene... e sta' a sentire: quando tornerò, voglio vederti sui grandi schermi!"
Matteo sta per ribattere, ma lo fermo. "Non iniziare, hai capito? E stai attento, che quando lei diventerà famosa tu ti mangerai il fegato e diventerai una mongolfiera!"
"Dai, stavo solo scherzando" dice lui, come un bimbo che viene sgridato.
"Giulia, non dimenticarti di noi, mi raccomando!" dice Piera, venendo ad abbracciarmi dopo l'amica. "Anch'io, un giorno, sarò famosa!"
"Lo so, Piera. Infatti non potrò mai dimenticarmi di te... e mi raccomando: fa' la brava e fammi sapere quando ti chiameranno a The Voice, d'accordo?"
"Lì ci chiamano anche te, fidati!"
"Sì, mi chiameranno, ma per farmi uscire tre secondi dopo. Ecco un trucco contro i bulli: devi prenderti in giro da sola..."
"Lo terrò presente" mi dice lei. Poi è la volta di Michele Junior.
"Lo sai che ho cominciato a leggere Harry Potter? C'è un personaggio che mi piace un sacco e mi ricorda te!"
"Fammi indovinare... Hermione Granger?"
"Sì, proprio lei! Anche lei è un po' sec..."
"Ehi, piano con le parole, eh?"
"No nlo dicevo con cattiveria."
"Lo so, Michelino, lo so! Però lo sai che ola richiama gavettoni, quindi evita. A che libro sei?"
"Al terzo libro e anche al terzo film! Non credevo che leggere potesse piacermi tanto!"
"Tranquillo, Michele, non lo dirò a nessuno" gli dico, visto che mi sta parlando sottovoce. Matteo lo farebbe nero, se scoprisse che gli piace leggere. "Michele..." aggiungo, "tu non sei come Matteo. So che gli vuoi bene e lo temi, che sei in una posizione molto delicata, ma smettila di assecondarlo, ti prego!" A questo Michele non risponde. Mi abbraccia e basta, e mi fa tanta tenerezza.
È la volta di Marta, che è in lacrime. Mi è stata simpatica fin da subito e mi dispiace lasciarla. Io e lei sovvertiamo tutte le regole dell'amore: siamo innamorate di un ragazzo dolcissimk, che entrambe cerchiamo di difendere in ogni modo possibile, e non siamo rivali, ma grandi amiche... ed è stupendo! Temevo di perdere la sua amicizia, dicendole che anch'io sono cotta di Igino, ma non è andata così. Condividevamo un segreto... un grande segreto!
"Sei stata grande, Giulia" mi dice stringendomi a sé. "Io continuerò quello che tu hai cominciato."
"Non vergognarti di lui, Marta. È davvero un ragazzo d'oro, credimi!" le dico.
"Lo so... e mi dispiace così tanto che lui... che abbia sofferto a causa mia!"
"Abbi cura di lui e raccontami tutto, Marta!"
"Lo farò, te lo prometto!"
Mi stacco anche da lei e viene il turno di mio fratello. Anche lui mi abbraccia, ma questa volta io non lo ricambio.
"Scusami..." sussurra, ma non mi fa alcuna pena, in questo momento.
"Devi scusarti con altre persone, non con me: soprattutto con quel povero ragazzo che non ti ha mai fatto nulla di male!"
Lo congedo così. Ormai non m'importa più niente. Soffro per sroppe persone che lui ha ferito. Mi sento colpevole.
Virginia, Greta e Vanessa se ne sono evidentemente accorte, perché vengono ad abbracciarmi a turno e mi dicono tutte che io non ho colpa di tutto quello che è successo.
Dopo di loro mi raggiunge Matias. "Chica, abbi cura di te... e non versare altre lacrime... questi occhi sono troppo belli per questo!" mi dice, e quella frase mi fa ancora più male.
Una volta Igino mi ha detto qualcosa di molto simile.
"Ci proverò" riesco a dirgli.
Poi rif prendo fiato e dico: "Matias, fatti vedere più spesso fuori scuola. Voglio che Matteo to bene vuoi a Lara. Io so che gliene vuoi tanto, e anche lei lo sa, ma ha bisogno di continue conferme... come me!"
"Ma io non solo andrò fuori scuola... ogni volta che lei me dirà che tu hermano le ha detto cose cattive, gli farò passare un pessimo quarto d'ora... e poi in questa storia delle conferme lei è come te, e mi piace questo suo bisogno..."
"Ti voglio bene, Matias!"
"Anch'io, Giulia!"
Ora viene la parte difficile.
La famiglia del mio amico mi saluta, senza rancore. Il padre mi chiede scusa per la storia dell'incidente, nonostante tutta l'acqua passata sotto i ponti, e io gli rispondo: "L'incidente mi ha tolto la vista... ma lei mi ha dato la possibilità di avere amici straordinari, e io la ringrazio. Temevo di non poter avere altri amici, escluso Matias, ovviamente, che mi è sempre rimasto vicino."
Poi Ginevra mi viene incontro.
"Mio fratello quando fa rap diventa forte... più forte di Superman, e io ti ringrazio, perché tu gli hai insegnato a crederci!"
"Oh, amore mio, non è vero! Io gli ho solo dato una piccola spinta! Lo sai cosa mi diceva sempre? "Quando io faccio rap mi sembra di vivere in un altro mondo!" Lui sapeva già di questa forza, gli bastava una piccola spinta per riconoscerla..."
Ginevra mi stringe a sé e in questo momento vorrei che l'aereo si guastasse, che non partisse, perché questa ragazzina cresciuta in fretta mi mancherà, come tutti gli altri.
Poi viene il momento della madre dei ragazzi, che tiene in braccio la piccola Evy. Lei mi tiene stretto un dito, come volesse lasciarmi andare. Le sorrido e le dico: "Non preoccuparti, tesoro mio! Ci vedremo presto!"
"Grazie per tutto quello che hai fatto per mio figlio" dice la donna. "Era da tanto che non lo vedevo felice... e sono sicura che lui non te ne voglia per questa scelta!"
"Ma io..."
"Piccola" dice mia madre, stringendomi a sé, "mi dispiace per quello che ti ho detto. Qualunque cosa tu decida, noi saremo fieri di te... davvero!"
"Vi voglio bene!" dico.
"Anche noi, cara" dice mio padre. "Sei cresciuta. È giusto che ti lasciamo andare. Ora stai tranquilla e cerca di apprendere più cose possibili!"
"Te lo prometto, papà!"
Poi Michele Senior mi viene incontro e mi stringe a sé. "Anche mio fratello ti ama. A modo suo, ma ti ama" mi dice tenendomi stretta.
"Lo so... ma non capisco perché. Non ho fatto altro che fargli del male" dico, mentre abbraccio Michele, che mi coccola la testa e fa scorrere la mano sinistra su e giù lungo la mia schiena. Si somigliano così tanto, lui e il mio koala, in questi attegggiamenti!
"Non è vero!" dice una persona alle mie spalle e io rimango sorpresa. È lui: con il fiato corto per aver corso fin qui ed evidentemente le gambe che gli tremano.
"Igino!" esclamo felice, abbracciandolo. "Non ci posso credere! Sei venuto!"
"Vi stavo guardando da lontano... ho avuto molti incubi stanotte, ma vederti così triste mi faceva male... e speravo di alleviare un po' il tuo dolore!"
"Sono così felice di vederti... così felice!" gli dico stringendomi forte a lui, e ancora una volta è lui a offrirmi il suo conforto. Quando chiamano il mio volo non riesco a staccarmi da lui e stavolta è lui a prendere le redini della situazione. "Su, vai!" dice dolcemente, staccandosi piano dalla mia presa. "Se non muovi le ali, come pretendi d'imparare a volare?"
"Perdonami, Igino! Perdonami per tutto" gli dico.
"Ma che dici, piccolo panda? Non devi scusarti di niente! Coraggio, vieni! Ti accompagno dall'assistente, così potrò stare ancora un po' con te!"
"Aspetta..." dico fermandolo, "ricordati, Igino: tu sei importante; tu puoi andar forte; tu sei il migliore per noi... per chi ti ama davvero!"
"Me ne ricorderò, Giulia" risponde lui. "Ora però andiamo, altrimenti perderai il volo."
Mi porta verso l'ingresso dello spazio per il mio volo e prima di andare via e affidarmi alla giovane assistente, le dice: "Si prenda cura di lei, la prego! È la mia migliore amica e le assicuro che è una ragazza molto speciale!"
"Tranquillo, caro. La tua amica è in buone mani." risponde la donna. "Vieni, tesoro! Ti porto alla coda per il check in."
Io e il mio migliore amico ci scambiamo un ultimo bacio sulla guancia, poi, appena superato il cancello, io mi volto e grido: "TI VOGLIO BENE, KOALA! ABBI CURA DI TE!"
"ANCHIO TI VOGLIO BENE... E ANCHE TU ABBI CURA DI TE!" grida lui, ma la sua voce si spezza lo stesso in un pianto, e a quel punto io prendo a correre, tanto che Aurora, la povera assistente, fa un po' di fatica a seguirmi.
"Se vuoi chiedo di venire ." mi dice.
"Sei gentile, ma non devi preoccuparti per me." rispondo.
Per fortuna nel passare attraverso tutte le procedure del check in mi viene detto che è tutto a posto.
Quando salgo sull'aereo e Aurora mi aiuta a raggiungere il mio posto, io mi metto seduta e, stringendo al cuore il ciondolo che mi ha regalato lui, sussurro: "Ci rivedremo presto, te lo prometto!"
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