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Il ritorno di Robin <25>

GIULIA
Oggi è il giorno decisivo: quello in cui ci toccherà tornare a scuola. Lui è teso, e non nego che un po' lo sono anch'io, ma mentre indosso i vecchi occhiali da vista di mia madre e il travestimento da Robin Hood mi riprometto che oggi, per il mio amico, sarà una giornata speciale e che non permetterò a nessuno di fargli del male.
"Sei pronto?" gli chiedo.
"Certo, Robin" risponde lui. La sua voce trema leggermente, quindi io gli poso le mani sulle spalle e gli dico: "Ehi! Vedrai che ce la faremo! Tu devi solo continuare ad essere te stesso, capito?"
Lo sento sorridere e sorrido anch'io.
Lascio che mi prenda a braccetto. Mi fido di lui: è timido, persino più di me se possibile, ma la sua dolcezza infinita mi trasmette calma.
"Che dici? Facciamo una corsa fino a scuola?" chiedo.
"Una gara, intendi?"
"No, non per forza! Corriamo insieme!" dico.
"Va bene." risponde lui. Mi stringo al suo braccio e iniziamo a correre insieme.
Io getto la testa all'indietro, per godermi il vento sul viso, come in motocicletta. Con lui mi sento sicura, davvero sicura! Arriviamo velocemente a scuola e ci sediamo sulle scale, stremati.
"Sei veloce, sai?" gli dico.
"Mi sto preparando per i campionati di educazione fisica... voglio spaccare tutto, almeno in quelli." spiega.
A quell'uscita mi volto verso di lui e lo abbraccio. "Sono veramente orgogliosa di te." gli dico.
"Sono felice... non è che molti siano contenti del secchione."
"Piano con le parole!" gli dico. "Oppure... ma sì, certo! Se essere secchione significa essere studioso, gentile, attento e ligio, allora sì, lo sei... ed è bellissimo essere un secchione!" Mi accorgo della presenza di mio fratello, perché lo sento ridere con Michele l'indeciso, a poca distanza da noi. "HAI SENTITO, MATTEO? È BELLISSIMO ESSERE UN SECCHIONE!" urlo con tutta la forza che ho.
I due si avvicinano e appena mi vede vestita in quel modo, Matteo balbetta? "Che? R-Robin?"
"Robin è tornata" sussurro.
"Che ci fai vestita così? Sei ridicola!" esclama Matteo.
"Mai quanto te, tranquillo! Non ti ruberò mica il primato" lo provoco.
"Di' solo un'altra parola e lui ne pagherà le conseguenze" mi fulmina Matteo.
"Ah, sì? E in che modo?" chiedo bloccandolo per le braccia. Lui per ora ha le stampelle, non può fare molto, ma purtroppo non so per quanto tempo potrò stare tranquilla.
"Michele, avanti... tira fuori l'arma segreta!" ordina Matteo.
"NO!" urlo, gettandomi contro Michele.
Gli strappo di mano la solita pallina di gomma e la lancio oltre il cancello, o almeno lo spero.
"Non ti permetterò di farlo di nuovo!"
"Mattè, ma perché tua sorella è vestita così?" chiede Michele.
"Perché nella vecchia scuola la chiamavamo Robin Hood... aspetta: ora che ci penso... ha anche gli occhiali come il..."
"Eh no!" lo blocco. "Te lo ripeto: non ci devi provare..."
"Potremmo farla a lei, qualche foto simpatica!"
"Prego" dico inginocchiandomi e alzando le mani. Quando lo sento puntare il telefono verso di me, però, mi alzo il più velocemente possibile e torno in direzione del mio amico, che è ancora immobile, seduto sulle scale.
"Su, vieni! Entriamo" gli dico con il tono più conciliante che mi riesce data la rabbia che provo per mio fratello.
Corriamo dentro e siamo accompagnati da risate e commenti.
"Beh? Che avete da ridere? Non avete mai visto un travestimento da Robin Hood con gli occhiali indossato da una ragazza?" li provoco.
"Non sapevo che Robin Hood fosse un sec..."
"Lo era, ed era anche molto bravo... poi è stato costretto a diventare un fuorilegge per tipi come voi, che volevano più di quello che meritavano." dico. Forse ho inventato questa storia, non lo so, ma in questo momento non me ne importa, dati i cervelli con cui mi ritrovo ad avere a che fare.
Entriamo in classe. Stavolta le ragazze sono già dentro e la prima ad avvicinarsi a noi è Marta.
"Come va, ragazzi?" chiede timidamente.
"Meglio, grazie" risponde il mio amico, con lo stesso tono esitante.
"Sai... mi è dispiaciuto per quello che è successo."
"Anche a me..."
"Ragazze... scusate, potreste accompagnarmi un attimo in cortile? Vorrei accertarmi che mio fratello non abbia bisogno di aiuto." dico, inventando la prima scusa che mi viene in mente. Mi costa molto, ma so che è giusto così.
"Non riesci ad arrivarci da sola?" chiede Lara.
"Sì... ma preferirei evitare di stare sola con lui, e poi potrò usare solo un braccio per aiutarlo, e non so se la mia sola forza sarà sufficiente a sorreggerlo."
"Va bene." dice Piera. Esco velocemente, anche se mi costa, e mi sto dirigendo davvero verso il cortile, quando le ragazze mi trattengono.
"Andiamo un attimo nei bagni delle ragazze!"
la frase di Piera, più che una richiesta è un ordine.
Entriamo nei bagni e io ho un tuffo al cuore se penso a quello che è successo proprio in questo luogo l'ultima volta.
"Era una scusa, vero?" chiedono all'unisono.
"Io... io veramente..."
"Che tu sappia, alla nostra amica piace il..."
"Non iniziate anche voi!" dico scaldandomi. "Non chiamatelo in quel modo, vi prego! Non chiamatelo così! Vi scongiuro!"
"Perché fai così?" mi chiede Lara.
"Ragazze... è bruttissimo essere chiamati così! Quando ero piccola mi è capitato." dico tirando fuori la prima cosa che mi viene in mente. In fondo un po' è vero, ma i miei compagni non me lo dicevano con cattiveria... solo che era una parola che mi dava parecchio fastidio, tanto che loro smisero quasi subito di chiamarmi così.
"Ho capito... ma lui ti piace, Giulia?"
"Anche se fosse non potrei dirglielo" ammetto, "e non perché mi vergogno. Anzi: io sarei felice se una persona come lui potesse innamorarsi di una come me... è solo che lui mi considera un'amica... solo un'amica, e io non voglio che sappia... ci starebbe male, rischierei di allontanarlo..."
"Tu sai che in questo modo saremo noi a doverci allontanare da te, non è vero?"
Per un attimo le parole di Lara mi spiazzano, ma alla fine capisco quello che intende.
"Ragazze, io mi sono affezionata a voi... per questo mi permetto di darvi un consiglio da amica. Non continuate a stare dalla parte di quel troglodita di mio fratello. Lui continua a fare i suoi comodi perché si sente invincibile... e Igino continua a rimetterci perché è l'unico ad aver capito che non è vero."
"Sì, ma... insomma..." balbetta Piera.
"Piera, ascoltami: lui non obbliga nessuno a comportarsi come lui. È solo un ragazzo che ha dei sani principi e li segue, ma penso che il primo tra tutti sia la libertà. Se voi voleste assentarvi, continuare a lasciar perdere lo studio, potreste continuare a farlo lo stesso. L'unica cosa è che non dovreste cercare lui solo per certe cose... e non perché siate cattive... solo perché avete paura, come è normale che sia. Anche il personaggio da cui sono vestita aveva paura. Io stessa a volte ho paura."
"Non sembra, però..."
"Aspettate. Vi mostro una cosa." dico. Prendo il mio cellulare e mostro loro quella maledetta foto, che ho voluto conservare in caso di necessità: quella in cui ho le mani legate alla spalliera del letto e la maglietta avvolta praticamente attorno al seno.
"Questa foto me l'ha scattata lui! Mi teneva ferma insieme ad altri tre ragazzi: Thomas, Riccardo e Samuele. Io non volevo salire sul mio letto, ma fu proprio lui a buttarmi a terra, mentre gli altri tre mi trattenevano... mi hanno spinta fino al mio letto, perché io non volevo saperne... alla fine mi sono arresa, perché non avevo abbastanza forze per oppormi. Mio fratello mi ha legato le mani in modo che non potessi più oppormi e mi ha avvolto la maglietta, in modo che la mia schiena fosse scoperta. Sono stata fotografata di spalle, ma durante il periodo in cui sono stata a casa insieme a Igino, ho dovuto mostrargli la foto per fargli capire che quel tipo di umiliazioni non mi era nuovo. Lui mi ha detto che mi si vedeva a mezzo busto, e risaltavano le mie mani legate. Quella foto è stata postata sul gruppo Facebook della scuola... e io all'inizio volevo andarmene da lì... ma poi ho parlato con Matias, il ragazzo che ha la sala di registrazione... quello del ristorante. Lui mi ha convinta ad iscrivermi ad un corso specializzato di autodifesa... e naturalmente ho parlato con una psicologa: una donna fantastica! Lei mi ha convinta del fatto che tutti, ognuno a modo suo, siamo importanti a questo mondo! E ha dovuto lottare, perché... avete presente quanto poco ci crede Igino, nelle sue capacità? Ecco, moltiplicate questa convinzione per tre e otterrete una Giulia di qualche mese fa. Io ero uguale a lui. Passavo i compiti, ero continuamente alla cattedra a immolarmi... e il risultato era sempre lo stesso. Quando ho parlato con Matias, però, lui mi ha detto che così mi stavo solo facendo del male, che nessuno poteva costringermi a fare nulla, che se avessi voluto coprire qualcuno avrei dovuto farlo volontariamente. Mi ha convinta lui a riscattarmi... se non ci fosse stato lui, probabilmente... io... io sarei ancora in quella scuola, e forse anche Matteo."
Le ragazze s'irrigidiscono.
Non le vedo, ma le sento, e mi passa davanti agli occhi il giorno in cui mi sfogai con Matias. A momenti scoppiavo a piangere, mentre lui cercava di sostenermi, di consolarmi, e io facevo di tutto per raccontargli cosa mi stava accadendo, cosa provavo e perché... lui mi è stato vicino.
È stato così dolce... come un fratello maggiore... uno vero, però. Di quelli che se hai bisogno di loro ti stanno vicino... nno tutto il possibile per confortarti, sorreggerti... quelli che ti danno l'anima senza problemi. Quelli che, quando li ringrazi, ti dicono che non ce n'è bisogno, che non è nulla.
È stato lui, l'argentino, ad insegnarmi che bisogna sempre volersi bene. È stato lui ad incoraggiarmi a difendermi. È stato lui ad asciugare le mie lacrime, in assenza dei miei genitori. È stato sempre lui, quel maledetto giorno, a trovarmi in camera mia, svenuta, e slegarmi i polsi dalla spalliera del letto. Io mi vergognavo da impazzire. Volevo sparire, eclissarmi... e lui l'aveva capito. Mi aveva subito abbassato la maglia e mi aveva avvolto una coperta attorno alla vita, ma mentre lo faceva mi ripeteva seppre: "Chica, è il momento di fare qualcosa. Non puoi continuare così, e poi non te lo meriti." Io gli sono ancora grata per quanto ha fatto per me. Penso che lui sia stato il mio Robin Hood, come io sto cercando di esserlo per quel biondino dal cuore d'oro della mia classe. Io farò per lui quello che Matias ha fatto per me.

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