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Il primo, improvviso bacio <112>

GIULIA
Dopo aver parlato con Marta, decido di tornare in ospedale. Sono rimasta più che sorpresa quando ho visto in che stato era Marta. Era triste, abbattuta, arrabbiata... sofferente, proprio come me.
Cammino dritta, per la mia strada, almeno fino a quando non assisto ad una scena orribile. Matteo è disteso per terra, lo so perché i suoi gemiti mi giungono dal basso, e ci sono i soliti quattro imbecilli che lo sovrastano e lo accerchiano. Sono sicura che si siano posizionati così per aggredirlo.
"Lasciatelo immediatamente!"
"Ehi, ma guarda chi si vede! La tua sorellina è venuta a salvarti, piccolo Matt!" dice il capo-bullo. "Ma lo sai cosa mi ha fatto, il tuo fratellino? Mi ha teso un'imboscata in corridoio e insieme ai suoi tre amichetti, Thomas, Riccardo e Samuele, me le ha suonate fino a quando non è finito l'intervallo! Cosa dovrei fare io, secondo te?"
"Non quello che stai facendo, questo è certo!"
"Allora dimmelo tu, ragazzina!"
"Intanto lasciami il braccio!" dico, visto che lui si è concentrato su di me. "Matteo, tu va' a casa! Non ti preoccupare per me, d'accordo?"
Matteo si allontana riluttante e il suo bullo grida: "VAI, TE LE DAREMO LA PROSSIMA VOLTA!"
"Smettetela, tanto non vi crede nessuno!" dico con rabbia.
"Vuoi provare?"
"No, voglio che tu la smetta di tormentare mio fratello! Hai ragione, è stato pessimo, ma non è un motivo per diventare un bullo e trattarlo male!"
"Oh, davvero? E tu come fai?"
"Lo faccio... anzi: lo facevo vergognare rispondendogli a tono, ecco come facevo! Sì, al passato, perché adesso lui sta soffrendo e ha bisogno d'aiuto. Questa è la più grande vendetta che puoi prenderti!"
"Ma per favore!" esclama Claudio. "Non ci credi nemmeno tu."
"Mica ce li ho io i problemi di vendetta con lui? Quando lui era un bullo, cercavo semplicemente d'ignorarlo il più possibile." gli dico per poi liberarmi dalla sua presa e andare via. Ho perso fin troppo tempo e devo andare assolutamente in ospedale. Quando arrivo riconosco Michele, seduto in sala d'attesa, perché parla con qualcuno in modo molto agitato, e quando gli viene data la risposta: "Ancora niente", lui scoppia in lacrime.
"Michele, cos'è successo?" chiedo agitata. Lui non mi dà il tempo di dire altro. Mi attira verso di sé, facendo cadere il mio bastone, e mi dà un abbraccio spaccaossa. Non mi muovo, perché sento che ha bisogno di quest'abbraccio.
"Igino! Igino si è aggravato e hanno dovuto portarlo in terapia intensiva!" balbetta tra un singhiozzo e l'altro. Io mi chino a raccogliere il bastone e, senza dire altro, lo prendo sottobraccio e ci dirigiamo in cortile, anche se lui è parecchio riluttante all'idea di allontanarsi ulteriormente da suo fratello, e io lo capisco, ma credo che prendere una boccata d'aria fresca lo aiuterà a calmarsi... e ad essere sincera io non so come ho fatto a mantenere la mente lucida.
"Raccontami: com'è andata?" chiedo quando raggiungiamo una panchina. Lui continua a piangere e ansimare. "Dammi la mano" dico. "Adesso io stringerò la presa... tu prendi un bel respiro fino a quando non te la lascio, capito? Tranquillo, Igino è coraggioso e forte e io so che ce la farà!"
Dopo aver ripetuto più e più volte quella specie di metodo per calmare l'ansia, Michele mi spiega che, sfinito, si era addormentato su una sedia e che è stato svegliato dal rumore del macchinario che controlla il cuore di Igino.
Ha chiamato subito il medico che l'ha fatto uscire dalla stanza in fretta e furia e lui e altri due infermieri l'hanno caricato su una barella.
Mi dice anche di non aver avuto il coraggio di guardare la barella, poverino.
"Mi dispiace tanto, Michele! Non volevo lasciarti da solo... il fatto è che... io..."
"Non avresti potuto fare nulla comunque."
"Sono certa che il mio koala ci vuole bene e non ci lascerà!"
"Sì... ci vuole bene, ma... ha provato a opporsi a... a lui e ai suoi amici e guarda cos'è successo!"
"È stata colpa mia, Michele... non dovevo andare via e lasciarlo solo!"
"Non potevi fare altrimenti! I vostri compagni, invece, sì che potevano, e hanno lasciato che tuo fratello, a cui non spacco la faccia solo perché è tuo fratello, maltrattasse mio fratello! Dio mio, che rabbia! Adesso lui rischia di lasciarci la pelle, e io non ho fatto niente per prevenire che accadesse... sono un pessimo fratello... è anche colpa mia, maledizione..."
"Michele, ti prego, calmati!"
Siamo vicini. Lui ha la testa china sulla mia spalla e io ho il viso girato quasi interamente verso il suo. C'è qualcosa di diverso tra di noi, stavolta... qualcosa che non provavo da quando ho incontrato Igino per la prima volta, in classe. Non so cosa mi succeda, ma forse sto conoscendo ancora un altro tipo d'amore. Sento il battito di Michele, acceleratissimo, la sua pelle calda e fradicia di lacrime contro la mia, e anche il mio cuore sta prendendo quel ritmo. Michele, all'improvviso, si alza e io faccio altrettanto. Ora siamo l'una di fronte all'altor, a una distanza quasi nulla, e ognuno di noi può sentire il respiro dell'altro sul viso. Lui dice qualcosa come: "Ti prego, non lasciarmi anche tu!", e come se dentro di me fosse scattata una molla, io annullo quel minimo di distanza che ci separava... il mio primo bacio!
Ma non mi tiro indietro: lascio che le nostre labbra s'incontrino, che inizino il loro magico ballo, quello di Cenerentola, del Lago dei Cigni o di qualsiasi cosa sia. Abbiamo superato il confine di Amore e Psiche: una delle poche opere d'arte che amo in cui Amore e Psiche sono sul punto di baciarsi... noi abbiamo scavalcato quel cancello, abbiamo scoperto l'uno il sapore dell'altro: nel mio caso ho conosciuto il suo, che ora è un misto di menta e lacrime.
"Stai con me, ti prego!" mi dice lui, staccandosi per respirare. Io mi sento strana, diversa, ma sono felice.
"E dove dovrei andare, Michele?" chiedo sorridendo.
"Non lo so. Ho paura che tu sparisca da un momento all'altro, e..."
"No, Koala Maggiore! Io non me ne vado."

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