Il peggior giorno di Sole <80>
GIULIA
"Non credevo che questo giorno sarebbe mai arrivato, lo sai? Da quando hai conosciuto Igino, ti ho vista rifiorire. Speravo che tuo fratello non ti distruggesse un'altra volta" mi dice Matias dopo avermi fatta accomodare e avermi offerto un bicchiere d'acqua, che ha usato come mezzo per calmarmi quel tanto che bastava perché riuscissi a spiegargli tutto decentemente. "Era da un mucchio di tempo che non ti vedevo piangere in questo modo."
"È per lui che sono qui... per il mio Igino... il mio koala... Matias, mi sento come se lo stessi tradendo con questa decisione, ma se trascorro un giorno in più con mio fratello il minimo che succederà sarà che me la becchi io una sospensione con obbligo di frequenza!" dico cercando di apparire il più calma possibile.
"Ma no, non ti preoccupare! Tu hai saputo capirlo... e poi lui stesso ti ha messa in guardia. Sapeva che se le cose fossero andate avanti così, sarebbe finita in questo modo."
"Matias, stagli vicino! Anche se lui non ti dirà niente, perché io lo conosco bene e so che non oserebbe mai dirci che quel deficiente continua a dargli il tormento, tu cerca di sapere tutto quello che succede, Matias, e riferiscimelo... non voglio che lui creda che l'ho abbandonato! Io voglio abbandonare Matteo, non lui, perché se non mi allontano finirà male..."
"Non preoccuparti. Anch'io voglio bene a quel koala, come dici tu, e ci sarò sempre per lui."
"Tu sai dove potrei andare?" chiedo.
"In Spagna. Ho fatto ascoltare una tua Demo in cui canti in spagnolo alla direttrice di una scuola: una persona che conosco e che ti ha apprezzata."
"Quindi...?"
"Potresti andare a fare uno stage di tre mesi lì." dice.
"E se accadesse qualcosa e dovessi tornare qui?" chiedo.
"Puoi interrompere, se sorgono problemi. Basta che lo comunichi a chi di dovere. Saresti in un appartamento con un ragazzo di lì. Lui può farti da tramite, ma devi dirmi se vuoi."
"Devo andare via, Matias..."
"Allora parlerò io con i tuoi insegnanti e con l'altra scuola. Dovresti partire il primo marzo."
"Devo registrare una canzone per lui, Matias... devo farlo!"
"Io sono disponibile, lo sai!" dice lui.
"Sei così gentile, Matias!" gli dico sorridendo.
Per quanto sia un sorriso appena accennato a causa del fatto che non ho neanche la forza di muovere le labbra per assumere quella posa, Matias sembra soddisfatto perché è comunque un sorriso sincero.
"Cosa vuoi registrare?" chiede lui.
""Promettimi"."
"Ah, capisco... Elisa! Va bene, Giulia... ascolta: adesso cerca di calmarti, poi ci metteremo all'opera. So che non vuoi che lui ti senta piangere, quindi tranquillizzati e cominciamo, così ti sfogherai un po'... anche se non bastano tutte le canzoni del mondo per risollevarti da quello che stai vivendo adesso!"
Io faccio come mi dice il mio amico e dopo aver ultimato la registrazione, alla quale ho aggiunto delle cose che vorrei dire al mio amico e compagno di sventura, saluto Matias e mi dirigo verso casa. Mentre cammino, però, sfortuna vuole che io mi trovi davanti Matteo.
"Che fine avevi fatto?" chiede.
Non gli rispondo e continuo a camminare. Lui, allora, mi blocca per un braccio e mi fa girare per poi ripetermi: "Si può sapere dove sei stata finora? Parla o farai compagnia al tuo amichetto con la questione della farina, ma nel bagno maschile!"
"Primo: il mio "amichetto" si chiama Igino, e la farina io te la faccio inghiottire se ti azzardi a lanciarmela addosso per farmi fare la parte di un Olaf riuscito male! In secondo luogo: dove sono stata sono fatti miei, tu non ti devi intromettere..."
"Ho tutto il diritto di saperlo!"
"E perché? Io non ti conosco!"
"Non dire sciocchezze: tu sei mia sorella! Come fai a non conoscermi?"
"Tu non mi hai detto che frequentavi ragazzi per niente raccomandabili... io non potevo difenderti perché non avevo elementi per farlo, e sono rimasta sconvolta quando ho visto quel poveretto che tu e i tuoi scagnozzi avete preso a pugni e calci in mezzo ad un corridoio. Mi hai sputato addosso più veleno di quanto possa essere contenuto nel corpo di un solo serpente, tanto che non mi sono accorta di un'auto che, pur muovendosi piano, mi ha presa proprio in pieno visto che ero in mezzo alla strada, immobile, e dopo mi hai voltato le spalle! Matias ha cercato di aiutarmi, perché se non ci fosse stato lui forse a quest'ora non saremmo qui a parlare! Avevo trovato un amico e anche uno stimolo. Difendere Igino, che era così buono da non provare un minimo di rabbia verso di te, per me era un motivo di riscatto. Io gli voglio bene, quindi ho fatto di tutto per proteggerlo... e spesso tu mi hai promesso che non gli avresti provocato altro dolore... e per cosa? Per portarmi a scoprire che non avevi mai smesso veramente facendomelo trovare pieno di vergogna, in un mare di lacrime e farina, chiuso nel bagno delle ragazze!"
"Piantala!" dice Matteo, esasperato quanto me quel dannato giorno.
"E poi mi hai alzato anche le mani! Tu non sei mio fratello... mio fratello si è spento durante il mese di marzo dello scorso anno! Te lo ricordi, quel giorno, Matteo? Era un giorno di Sole... come questo, solo che adesso siamo a febbraio... e non azzardarti a dirmi di stare zitta, perché stavolta ti giuro che non rispondo più delle mie azioni! Ricordi tutte le... le cose che mi hai sputato addosso? "Come hai potuto abbandonarmi? Se io frequento o no questi amici sono fatti miei! Tu dovevi limitarti a dire che quando abbiamo pestato quel moccioso ero con te! Tu non sei una vera sorella! Non mi vuoi bene! Sei solo una stupida, una commediante... e sei piccola, così piccola che io ti schiaccerò come uno scarafaggio, perché è questo che sei! Uno scarafaggio! Sei brutta come uno scarafaggio, fastidiosa come uno scarafaggio! Hai persino la voce che fa pensare ad uno scarafaggio! Io ti schiaccerò!" Te ne ricordi, vero, Matteo?"
"Ti ho det... to..." dice Matteo, e il suo repentino cambio di atteggiamento mi fa capire cos'è successo: sono arrivati i suoi bulli!
"Ahi ahi ahi, piccolo Matt... cosa ci fai sentire? Ti sei comportato male con questa ragazza! Guarda cosa le hai fatto sui polsi! Mi sa che oggi ti toccherà una bella punizione perché sai che noi non tolleriamo la scortesia nei confronti delle ragazze carine!"
"Cosa c'è, Matteo? Non ti diverte più giocare al gatto con il topo? È brutto trovarsi dalla parte del topolino, vero? Anche perché stavolta non c'è nessun "secchione" disposto a farsi torturare per farti divertire! E voi, se rispettate tanto le ragazze, lasciatelo stare... il mio fratellino... oh no, scusate: il piccolo Matt ha già avuto la sua lezione, mi sembra. Non si sta divertendo."
"Bene, dolcezza. Se lo chiedi tu, oggi saremo generosi con questo moccioso!" mi dice il capo-bullo. Poi si rivolge a lui: "Ricordati di portare i nostri zaini, piccolo Matt... sono all'angolo della strada, su un carrello."
"Andate pure avanti" dico. Li strangolerei, ma ora come ora sono combattuta.
L'ho aiutato perché è pur sempre un essere umano e nessuno merita certe umiliazioni, ma una voce malefica dentro di me continuava a ripetermi di abbandonarlo al suo destino, mentre un'altra mi diceva di non abbandonarlo come aveva fatto lui con me.
"Tieni davvero così tanto a lui?" chiede Matteo, con tono più dolce.
"Cosa cambierebbe? Io a marzo me ne vado e con te non ci voglio avere più nulla a che fare. E non è colpa di Igino. Tu l'hai voluto: tu mi hai respinta ogni volta che ho cercato di aiutarti!" dico.
"Senti, io..."
"Vai! Vai dai tuoi carcerieri! Dai tuoi ispiratori principali! Vai a portare i loro zaini, altrimenti ti prendono a botte e per quanto io possa avercela con te, non sopporto questi atteggiamenti... vai, sbrigati!"
Matteo si allontana e io me ne torno a casa. Comincio a mettere via le mie cose. Sono certa che i miei non avranno problemi a lasciarmi andare. Parlerò oggi stesso con loro... ho bisogno di andarmene.
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