Il patto <27>
IGINO
Torniamo in classe, e per una volta sono completamente felice di essere qua dentro. Per una volta, qualcuno mi ha detto che avrà bisogno di me, che sono quel tipo di persona che trasmette tranquillità. E io giuro che mi farò stringere le mani fino a farle diventare viola, se questo può aiutare una ragazza che mi migliora la giornata ogni volta che entra da quella porta.
Non ho il batticuore che mi provoca Marta, purtroppo, ma mi fa comunque star bene, e questo nessuno è riuscito a farlo.
Entriamo in classe e iniziano le risate dei due. Vedo le ragazze che ci guardano con espressione interrogativa, come se non sapessero neanche loro se ridere o urlare.
"Guardate un po' chi c'è! La coppietta felice!" esclama Matteo. Giulia si lascia andare ad un sospiro stanco, sfinito.
"Oh santo cielo, adesso mi metto a piangere!" lo deride a sua volta lei, ma nel farlo mi stringe la mano.
"Dobbiamo andare in palestra, ricordi?" le dice Matteo.
"Ho cambiato idea. Se sei coraggioso come dici, parlerai qui, davanti a questa platea!" gli dice lei. "Vediamo se sei bravo come sostieni, Serpeverde!"
Mi trattengo a stento dal ridere. Lei ama Harry Potter, e credo che quel libro le abbia insegnato ad elaborare risposte stratosferiche agli insulti del bullo di turno.
"E tu che hai da ridere?" mi punta subito Matteo.
"Io... niente!"
"Michè, staccalo da lei e portamelo qua! Credo che il secchione abbia bisogno di un bel promemoria!"
"NON TI AZZARDARE A TOCCARLO, VIGLIACCO!" gli grida contro Giulia, mettendosi in mezzo. "Prenditela con me, se ne hai il coraggio! Su, avanti! Che aspetti, eh?"
Nessuno dei due si muove. Lei scrolla le spalle e si passa le mani sulla fronte.
"Hai visto? È troppo semplice prendersela con un ragazzo remissivo per natura! Siete due vigliacchi!"
Matteo si avvicinaa lei e la prende per un braccio, ma rischia di inciampare visto che ha ancora bisogno delle stampelle.
"Ma piantala! Non capisci che stai facendo solo figuracce?"
A quel punto è Michele ad avvicinarsi, ma è esitante, perché già una volta lei l'ha quasi fatto cadere per liberarsi, infatti non le è difficile liberarsi dalla morsa.
"Voglio che tu venga in palestra, adesso!" esclama Matteo.
"Tu non sei nessuno per dirmi cosa fare, hai capito? E nemmeno con lui lo farai più, te lo giuro! Te la farò passare io la voglia, dovesse essere l'ultima cosa che faccio!"
Matteo mi guarda in cagnesco e lei, quasi se ne fosse accorta, mi prende la mano e me la stringe talmente forte da farmi provare dolore. Trema. Non è arrabbiata con me, ma con lui. Io non mi lamento. La lascio fare, perché so cosa le succede. Lei sta provando sentimenti più grandi di lei... questo la fa soffrire e a me fa malissimo vederla così.
"È colpa tua, impiastro! Tu l'hai cambiata!"
Non rispondo, e non so perché.
"Non è vero!" interviene una voce dal fondo dell'aula. Vedo alzarsi la ragazza che mi fa martellare il cuore e stringo a mia volta la mano di Giulia.
Marta si dirige verso Matteo a grandi falcate.
"Giulia è cambiata molto prima di conoscere Igino, quindi non inventare storie assurde!"
Lui la fissa, incredulo, e il suo guardaspalle, come direbbe Giulia, fa altrettanto, automaticamente.
"Non osare mai più alzare la voce con me, hai capito?" la minaccia lui.
"Perché, altrimenti che le fai, codardo? La tormenti come fai con lui tutti i santi giorni?" interviene Giulia. C'è qualcosa, nei suoi occhi, che non ho mai visto prima... una scintilla che non mi piace e che probabilmente non piace neanche a lei, perché la vedo bloccarsi prima che il suo corpo possa avventarsi su quello di suo fratello. Io, dal canto mio, cerco di trattenerla, e per fortuna non mi risulta poi tanto difficile.
Lei si gira verso di me e, come se mi avesse fatto un torto, mi dice: "Perdonami, Igino... mi dispiace tanto!"
"Ah no, eh! Questo è troppo! Tu mi aggredisci e poi chiedi scusa a quel secchione?"
"Verrò con te a quello stupido appuntamento in palestra!" dice infine lei. "Ma non provare mai più a ripetere quella cosa, mai più!"
La guardo intensamente. Ho paura che possa succederle qualcosa, e spero che lei lo senta, che lasci perdere. Non voglio che lui le faccia di nuovo del male.
Mi è bastato vedere quella foto in cui lei è legata al letto. Mi è bastato vedere le successive che le avevano scattato, con i polsi gonfi e arrossati a causa del lungo tempo trascorso con le mani legate al letto.
"Non preoccuparti per me, Igino. Io in qualche modo me la caverò... e forse, se lui mi facesse del male, me lo meriterei" dice.
Quelle parole non mi tranquillizzano affatto. Al contrario: se possibile mi fanno stare anche peggio, ma lei mi lascia un leggero bacio sulla guancia e dice a Michele: "Dai, sbrigati Cocorito! Non vedevi l'ora di trascinarmi, no? Eccoti accontentato..."
"No... no, ti prego..." dico trattenendo le lacrime, ma lei si gira e dice: "Andrà tutto bene, Igino..."
GIULIA
Entriamo in palestra. Fa molto freddo e il rumore dei nostri passi produce un'eco inquietante. Michele, che mi ha tenuto stretto il braccio destro fino ad ora, mi lascia andare di colpo. Io barcollo, ma mi rimetto velocemente in posizione eretta.
"Che cosa vuoi, Matteo?" chiedo secca.
"Voglio fare un patto con te." risponde lui.
"E cioè? Avanti, parla!"
"Io non darò più fastidio al tuo beniamino... ma in cambio tu dovrai passarmi tutti i compiti e permettermi di rifare un vecchio gioco... solo per oggi!"
"E cosa succederebbe, se mi rifiutassi?"
"Semplicissimo! Io continuerei a tormentare il sec... oh, scusa... Igino, come dici sempre tu, e la maglietta tagliata sarebbe una sciocchezza in confronto a quello che potrei fargli nei prossimi giorni!"
Mi prendo la testa tra le mani e sfrego le tempie talmente forte da sentirle bruciare.
"Va bene, Matteo" dico, tirando fuori il cellulare per poi attivare la registrazione Audio. "Farò quello che vuoi, ma prima mi devi giurare che lascerai in pace Igino."
"Perché mi stai registrando?"
"Perché voglio una certezza!"
"Io giuro che da oggi lascerò in pace Igino."
Interrompo la registrazione e metto via il telefono.
"Ora arrampicati su una spalliera." mi dice Matteo.
Mi giro verso sinistra e corro verso una delle tante spalliere della palestra.
Spero soltanto che non si spezzi.
Salgo fino alla cima. Sento qualcuno raggiungermi e una corda scorrere attorno ai miei polsi. Michele mi sta legando e so che Matteo mi guarda dal basso, divertito.
"Che bello! Se avessi la vista potrei guardarti dall'alto in basso, Matteo!"
"Stringi, Michè" dice mio fratello. Michele stringe i nodi, ma gli tremano le mani.
"Scendi, imbecille! Faccio da sola" gli dico. Tiro la corda con i denti, fino a quando i polsi non mi fanno male.
"Noi ce ne andiamo. Tu non provare a chiedere aiuto!"
"Stai tranquillo, e vedi di non fare carognate a Igino mentre mi tieni qui!" lo minaccio. In teoria non sarei in condizione di farlo, ma non m'importa. Sento i ragazzi allontanarsi e la porta della palestra sbattere. Resto in attesa, sperando che accada qualcosa.
Sento gli occhi bruciare a causa delle lacrime. Piango silenziosamente pensando che da bambina mi rifugiavo tra le sue braccia dopo un incubo. Ora, invece, è lui il mio incubo peggiore.
"Lo stai facendo per Igino. Lui non merita di soffrire ancora per colpa di Matteo" continuo a ripetermi, cercando di respingere le lacrime che lottano per uscire. "Lo stai facendo per Igino. Lo stai facendo per Igino. Lo stai facendo per Igino..."
Poi, quasi mi avesse sentito, lui continua a ripetere: "Non piangere... ti prego, non piangere! Lui non merita una sola delle lacrime che stai versando!"
"Dove sei?" sussurro.
"Vengo a prenderti... non piangere!"
"Non farlo!"
"Non m'importa cosa succederà!"
E a quel punto, per esorcizzare i miei demoni, comincio a cantare una canzone di Emma.
"Danzerò di notte con le nuvole, sfiderò la sorte senza piangere... come se fosse pioggia... come se fosse aria... per rendere la vita più semplice di quel che è.. Danzerò di notte con le nuvole... bacerò la sorte senza piangere... come se fosse pioggia... come se fosse aria... per rendere la vita più complice... Per me e per te..."
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