Il nome sbagliato <94>
IGINO
Torno in classe dopo essermi assicurato di aver asciugato a dovere quello che ho addosso e, con una tranquillità che stupisce anche me, vado a sedermi al solito posto. Rimango piuttosto sorpreso nel vedere che il banco accanto al mio non c'è più e quando vedo che Matteo mi guarda e ride, capisco: ha inventato qualche ridicola scusa affinché il banco venisse portato via poiché Giulia non occupava più quella postazione. E, come lo scorso anno, torno ad essere a tutti gli effetti il Ragazzo del Primo Banco: quello che sarà ancora costretto a passare i compiti a tutti.
Finché c'era lei, almeno, ci davamo il cambio. Lei non permetteva a nessuno di ordinarmi nulla.
Tendeva a proteggermi, perché mi voleva bene, anche se il male finiva per colpirmi lo stesso poiché la persona che lo provocava ce l'aveva con lei.
"Cosa c'è, Igino? Sei sorpreso di non vedere più quel banco, vero?" mi chiede Matteo.
"No! Sono sorpreso perché le energie che sprechi per farmi scherzi idioti, potresti impiegarle in modo migliore... ma non lo fai!"
Glielo dico nel modo più pacato possibile. Non provo neanche un po' di rabbia verso di lui, perché sche indossa soltanto una maschera e mi fa pena, ma lui, quasi avesse avvertito un senso di superiorità o di rabbia nella mia voce, scatta in avanti.
"Come ti permetti di parlarmi così?" mi chiede in tono perentorio.
"Volevo solo aiutarti... non volevo offenderti" dico ed è vero. Sarò un idiota, ma a me farebbe piacere se lui riuscisse a realizzarsi, ad andare bene a scuola, a rendere orgogliosi i suoi e se stesso... perché sono sicuro che non sia tanto orgoglioso di se stesso, un po' come me, solo che nel mio caso la cosa è molto più evidente di quanto non sia nel suo.
"Oh, che carino che sei! Avete sentito? Non voleva offendermi! Beh, se non vuoi offendermi, non protestare e non guardarmi! Sai perfettamente come la penso, a meno che tu non sia completamente idiota." mi dice Matteo, e come sempre io abbasso lo sguardo sul banco e lascio correre: tanto ormai è inutile.
"Dai, Mattè, lascialo tranquillo! Lui è delicato e se si ammala a noi chi ci pensa?" chiede Michele.
"Se si ammala o a scuola ci viene lo stesso o non ci verrà nessuno! Se poi si ammalasse per una settimana intera sarebbe meglio" risponde Matteo. "Quasi quasi lo prendo un altro bel secchio d'acqua. Magari gli viene una bronchite e a letto ci rimane per un mese... che ve ne pare?"
"Ma ti senti quando parli? Sei fuori o cosa?" chiede Marta.
"Fuori in che senso, scusa?"
"Fuori... fuori controllo. Sei un genio e la tua mente è fuori controllo per quanto sei un grande!" interviene prontamente Piera, stroncando sul nascere ogni mia speranza di un po' di luce dopo queste tenebre.
"Ora sì che ragionate!" dice lui. "E tu, ragazzino, tieni a freno la lingua o ti assicuro che pregherai in ginocchio la mia sorellina perché torni qui a difenderti... ma probabilmente lei non tornerà. Chissà che non abbia trovato un bello spagnolo che le farà passare la tristezza per la lontananza dal suo povero, piccolo koala secchione?"
"Questo lo puoi fare tu, che hai rimpiazzato tua sorella con... con il prestigio!" balbetto. Stavolta volevo offenderlo, ma il tremito della mia voce deve avermi reso poco convincente, perché Matteo mi corre incontro e mi prende per un braccio, costringendomi ad alzarmi. Non so cosa sta per succedere, ma in questo momento è come se fossi solo uno spettatore di una sceneggiatura scritta talmente bene da poter sembrare molto simile al vero, perché viene coinvolto anche il pubblico. Sto al gioco e aspetto quello che lui mi farà.
"Hai il coraggio di ripeterlo, ridicolo anatroccolo?" mi chiede Matteo.
"Sì.. sì... che ce l'ho... tu hai preferito fare del male a Giulia... piuttosto che rinunciare alla tua... a-alla tua posizione di capo" balbetto.
"Oh, avete sentito? Che coraggioso che è il docile Igino! Bene... vediamo cosa ne pensi di questo, allora!"
E detto questo, senza riguardo, inizia a scrivermi addosso delle cose con un evidenziatore. "Ecco qua! Ora leggi quello che ti ho scritto sulla maglietta!" dice Matteo. "Forza, leggilo a voce alta!" E mi punta una luce in faccia. "Che aspetti? Forza, leggilo! Leggilo o te lo farò fare io, e non m'importa di cosa penserà la tua amichetta, tanto lei non c'è..."
"No! No, non lo farò!" balbetto.
"Beh, farò in modo che lei lo legga! Michè, fai una foto e poi copia su Facebook tutto quello che ho scritto qui. Tutto, capito?"
"No! Non questo, ti prego! Non farla agitare!" lo supplico, ma lui mi mette dello scotch sulla bocca e mi benda gli occhi con una sciarpa nera. Sento uno scatto e Michele che digita qualcosa.
Riconosco il suono del touch.
Comincio ad agitarmi, perché capisco che quel cellulare è mio. Mi agito, mentre Matteo mi tiene stretto per le braccia.
"Ti avevo detto che se tu avessi letto ad alta voce quella scritta sarebbe stato meglio!" mi dice il mio bullo per poi lasciarmi le braccia e togliermi la sciarpa dal viso. Strappa lo scotch con forza, facendomi male, e io vacillo e crollo all'indietro, rischiando di battere la testa su di un banco.
MARTA
Non riesco a credere a quello che ho visto! Lui è stato denigrato con scritte e caricature, gli hanno buttato un secchio d'acqua addosso e adesso questo! Non sopporto che lo trattino così! Sono rimasta come una stupida, mentre lui, nonostante il suo terrore, combatteva contro Matteo con la sola forza delle parole. Non ho fatto niente... sono rimasta a guardarlo e basta!
La prof è appena arrivata e Matteo ha fatto appena in tempo a ripulire la maglietta di Igino. Non vuole certo lasciare tracce del suo operato!
Lui è chino sul banco e vedo i suoi occhi rossi e gonfi di pianto. Ha ragione: lui è peggio di Dorian Gray, che ha venduto l'anima al diavolo per non perdere quel suo bel faccino da diciottenne! Anch'io l'ho letto dopo che Giulia si è decisa a parlarmi dell'effetto che le faceva quel romanzo prima che Michele vi ponesse rimedio.
Leggendo quel libro, ho capito che Igino è il povero Basil, mentre Dorian è Matteo in persona! Più andavo avanti nella lettura, più Dorian prendeva le sembianze di Matteo! Faccia d'angelo e cuore di demone!
Durante le prime due ore, persino lui fa fatica a concentrarsi, ma me ne accorgo solo io che ogni tanto lo guardo di sfuggita, in mezzo alla confusione che si crea ogni volta che Matteo ne combina qualcuna delle sue. Il povero Igino è diventato la mira ideale per palline di carta e squallidi bigliettini pieni di cattiverie, ovviamente tutti scritti da Matteo e lanciati da Michele! Le ragazze neanche lo guardano. Loro non ridono di lui, ma è come se non considerassero la sua esistenza e, nonostante io sappia che è per paura che lo fanno, mi sento colpevole, perché continuo ad assecondarle.
Quando finalmente suona quel maledetto intervallo, lui va a nascondersi in un'altra classe e in quel momento mi arriva un messaggio breve, ma inquietante.
"Marta, che è successo ad Igino?"
Esco dalla classe e mi dirigo in bagno.
Chiamo la mia amica e lei mi dice: "Ho letto il post, Marta: dimmi cos'è successo!"
GIULIA
Durante la prima ora sento il mio cellulare vibrare e un senso di panico mi assale. Cerco di concentrarmi, ma ormai scrivo in modo meccanico.
Le notifiche di Facebook che mi arrivano a scuola, ultimamente, non sono affatto un segno positivo.
Aspetto con ansia l'intervallo, pregando che non sia successo niente di grave.
Quando panella suona apro immediatamente Facebook e ringrazio di aver appoggiato il cellulare sul banco, per quello che leggo. Stavolta il post non è né di Matteo né tantomeno di Michele. Stavolta il post è di Igino.
"Merito di vivere solo per passare compiti, come ogni secchione che si rispetti! Perdonami, Matteo!" dice la didascalia, e sotto di essa c'è una foto.
"Avril! Avril, por favor, ayudame!" grido.
"Oh, Giulia... qué pasa? Qué pasa, niña? Estás tan pálida que me pareces un fantasma!" mi dice agitata.
"Por favor, dime qué ves en esta foto! Es muy importante!"
"Hay un... un chico... tiene algo que le cubre los ojos y otra cosa... papel o algo adesivo, que le sierra la boca!"
"Igino! Igino" dico, e sento la testa girare.
Avril mi è subito accanto e mi fa appoggiare alla sua spalla. Dimentico persino di essere in Spagna, perché inizio a parlare in italiano. "No! Non ci posso credere... non posso!" continuo a ripetere.
"Es tu amigo... tu mejor amigo... o lo amas?" mi chiede Avril.
"El amigo que amo!" rispondo. "Sufre mucho... si yo estuviera a su lado, él..."
Presa dal panico inizio a scrivere a Marta, chiedendole semplicemente cos'è successo a Igino. Perché ha pubblicato una cosa simile?
Lei mi chiama poco dopo e Avril, sostenendomi, mi porta ai bagni.
Mi dice che qui sarò più tranquilla e lo spero tanto.
"Marta! Marta, ti prego, dimmi cos'è successo" le dico subito.
"Igino ha detto una cosa per difenderti, e... e Matteo gli ha chiesto di rifarlo! Lui si è infuriato, ha scritto quelle cose orribili sulla sua maglia e voleva che lui le leggesse ad alta voce..."
"E...?" chiedo.
"Lui non ha voluto farlo, Giulia, e... e Matteo l'ha imbavagliato e bendato, e mentre gli teneva le braccia bloccate dietro la schiena, Michele l'ha fotografato con il suo cellulare e ha pubblicato la foto in vece sua aggiungendo la scritta che aveva fotografato come didascalia!" mi spiega lei, e qualcosa mi si spezza nel petto.
"Gli hanno anche fatto dei disegni sulle pareti? D-delle caricature... vero?" chiedo.
"Sì, ma tu come lo sai?" chiede lei.
"Io... l'ho sognato, Marta! L'ho sognato!"
"Che cosa?" mi chiede lei, e mi appoggio al lavandino, sperando di non rovesciarmi a terra improvvisamente.
"Giulia!" Avril entra di corsa in bagno e mi porta fuori.
Io le chiedo dove stiamo andando e lei mi risponde che il mio coinquilino è venuto a prendermi. L'ha rintracciato la professoressa di canto, che mi ha vista sbiancare, evidentemente. Avril mi fa appoggiare alla sua spalla e mi porta al cancello, dove Matt mi aspetta.
"Che è successo, Giulia?"
"Portami a casa, ti prego!"
Ho paura di non farcela, tanta quanta credo ne abbia lui. Matt recupera le mie cose e mi porta con sé, verso la macchina.
"Che è successo?" mi chiede una volta salito al posto del guidatore.
"Ho avuto molta paura, sai? Il fatto è che mio fratello ha preso il telefono del mio amico e ha pubblicato una sua foto... lui era bendato e aveva dello scotch sulla bocca... e nella didascalia c'era quello che Matteo aveva scritto sulla maglietta. Diceva che meritava di vivere soltanto per passare dei dannati compiti, e poi... chiedeva scusa a mio fratello." rispondo. La mia voce è molto calma, adesso, ma il mio cuore batte ancora a precipizio.
Il mio amico non dice nulla. Continua solo a guidare per un breve tratto, poi si ferma e mi dice: "Vieni con me. Ti porto ad un bar. Prendi qualcosa, ti farà bene!"
Mi aiuta a scendere e quando arriviamo mi fa preparare una camomilla, che, in effetti, è proprio quel che mi ci vuole.
"Tu sei troppo buona, sai? E sono sicuro che lo sia anche il tuo amico... per questo tuo fratello, appena può, se ne inventa una per farlo soffrire!"
"Sai qual è la cosa più stupida che gli ho sentito dire, Matt? che il mio amico doveva tacere... perché la sua voce gli urtava i nervi! Lui una volta me l'ha detto, povero tesoro... e io gli ho risposto: "Sai che voce da cornacchia deve avere lui"?"
"Matias aveva ragione a definirti tosta, sai? Mi piace questa risposta" mi dice Matt.
"Matt... non è questo, capisci? Il fatto è che io ho paura che a lui possa venire veramente l'istinto di commettere una sciocchezza, e..."
"Non lo farà, tranquilla" mi dice lui.
IGINO
Non faccio neanche in tempo a tornare a casa che Michele mi viene incontro con un'espressione terrorizzata.
"Che storia è questa, fratellino? Da quanto tempo stai pensando di fare una... una cosa del genere?" chiede.
"Che vuoi dire? Cosa dovrei fare io?" chiedo non capendo.
"Da quanto tempo hai iniziato a pensare di farla finita?" chiede Michele, e per un attimo rimango lì a guardarlo, sorpreso.
"Immagino tu ti riferisca a quel post, non è vero?" chiedo.
"Sì, esatto! A quel post! Ora dimmi perché vuoi farlo, ti prego! Ti hanno fatto così male da farti arrivare a pensare questo?"
"Non l'ho pubblicato io, Michele!" dico.
"Come non l'hai pubblicato tu?"
"Non sono stato io! Hai visto che avevo una sciarpa intorno agli occhi e un pezzo di scotch sulla bocca? Me l'ha messo Matteo! Michele... l'altro Michele... mi ha fotografato e ha postato la foto su Facebook... ma forse ha ragione... forse io servo solo a quello e se me ne andassi da qui o direttamente dal mondo non..." Ma non riesco a finire la frase, perché mio fratello, che si è sempre mostrato forte e diciso, al sentirmi parlare così scoppia in lacrime e si lascia scivolare a terra.
"Non dirlo più, ti prego! Non dirlo... neanche per scherzo! Cancella quel post, cambia il codice al telefono, fa' quello che vuoi, ma non dire mai più una cosa del genere, ti prego!" E mentre continua a ripetere queste parole, mi guarda negli occhi. "Ora lo sai! C'è qualcuno che tiene a te... e non ci siamo solo noi della tua famiglia! C'è Matias che passa tutti i giorni e chiede di te... mi dice che se ti vuoi sfogare in un modo o in un altro, lui può aiutarti... ci sono Greta, Vanessa e Virginia, che tu hai aiutato a rialzarsi da brutte cadute... c'è Marta, che non ti può dire nienteperché le amiche la tengono d'occhio e hanno il terrore che Matteo possa rovinare le loro vite, e poi c'è Giulia, che è stata obbligata ad andarsene perché non aveva più la forza di combattere, ma l'ha fatto fino ad odiare suo fratello e continua a tenersi informata, a fare quello che può per te. Lo sai? Mi hanno detto che quando ha letto il tuo post poco c'è mancato perché svenisse, poveretta... e poi: a che scopo vorresti sparire? Per darla vinta a quel vigliacco?"
"Michele, mi dispiace, io..."
"Ti chiedo solo di non fare sciocchezze, fratellino, solo questo, davvero! Io ti voglio bene e non ce la faccio a vederti così" mi dice piano.
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