Il nome del Ragazzo del Primo Banco <10>
GIULIA
Ora mi sento veramente bene, perché purtroppo non sono più come lui. Se mi ferisci per errore è un conto, ma se fai di tutto per farmi male, per quanto mi riguarda hai chiuso e nella mia vita non vali più niente.
Quando lui se ne va, il Ragazzo del Primo Banco mi abbraccia. Si vede che non gli è mai capitato qualcuno che lo difendesse come Dio comanda, e forse ha visto in me quella persona, anche se non ho fatto niente di speciale... è solo che io ho sofferto. Il colpo me l'ha inferto qualcuno della mia famiglia, e questo è il motivo principale per cui preferisco gli estranei ai miei familiari. Almeno, se loro ti feriscono, non te ne fai un cruccio. Quando invece è la tua famiglia a ferirti, non è tanto facile pensare che "un tipo del genere è meglio perderlo che trovarlo": ogni parola di quel familiare è una coltellata in mezzo al petto e ogni volta va più a fondo, con più precisione.
Pensi le peggiori cose, ma quando le pensi provi dolore. Se poi la persona è persuasiva, come mio fratello, è persino peggio.
"Perché stai facendo tutto questo?" chiede.
"Perché nessuno merita cose del genere, tantomeno un ragazzo gentile e premuroso come te, che ti preoccupi per tutti tranne che per te stesso."
"A volte mi sembra quasi che questa sia una battaglia che tu combatti ogni giorno."
"È vero. Tempo fa, una persona mi ha detto che l'avevo delusa "con il silenzio", ma era una scusa... l'avevo delusa non schierandomi dalla sua parte, non appoggiandola... e ha fatto di tutto per strapparmi il cuore con le parole. Da quel momento, quella ragazza gentile e disposta a perdonare chi le dice cattiverie non esiste più. È annegata in un mare di lacrime il primo sabato di marzo dell'anno scorso e al suo posto è nata una sorta di Robin Hood cieca. Io so cosa significa "bullismo", e purtroppo non si limita alle mura di una scuola... spesso ti capita di subirlo in famiglia, in comitiva... e là è peggio. Almeno a scuola il tempo in cui lo subisci è limitato. In famiglia no. È sempre là, con te. Ti respira sul collo, ti sussurra all'orecchio, ti tira i capelli. È un inferno!"
"Tu... tu hai..."
"Io sono uguale a te. O meglio: prima lo ero... ma purtroppo ho perso quella bontà che hai tu... come dici nella canzone, ma al passato: "Non FACEVO mai del male e CONTINUAVO a tormentarmi!" Ora quello che mi è successo mi ha fatta diventare cattiva... molto cattiva e io mi odio ancora di più per questo!"
Prendo un profondo respiro prima di proseguire.
"Forse è anche per questo che voglio difenderti... perché ti rivedo un po' in una me di qualche tempo fa e che non voglio che si sgretoli sotto le dita di un mostro, se posso evitarlo."
"Non è vero."
"Cosa non è vero?"
"Non è vero che tu sei cattiva, o almeno non indiscriminatamente, altrimenti non saresti qui a difendermi conoscendomi da soli due giorni. E ti ringrazio tanto, perché mi stai facendo capire che forse sono almeno un po' importante."
"Certo che lo sei, ragazzo del primo banco..."
"Igino."
"Come, scusa?"
"È questo il mio nome, Giulia."
"Ma non c'è niente di tanto scandaloso nel tuo nome, è solo poco comune, perché l'ho sentito solo con una G davanti, ma è molto carino, credimi! Di sicuro è molto meglio di Nord!"
"Nord?"
"Non voglio dire N-Nerd... perché solo il pensiero di quella parola mi fa venire la nausea!"
"Grazie..."
"Grazie a te, piuttosto, perché è merito tuo se ho trovato un motivo per lottare..."
Lui mi sorride.
Non ci credo! Finalmente conosco il nome del ragazzo riccio che mi ha curato il cuore. Non curato: rubato. Io sono sicura che se non fosse perché a lui piace un'altra, potrei persino innamorarmene... anzi: forse già lo sono, e per lui lo griderei, ma non posso... e non per quel deficiente di mio fratello, ma soltanto perché finirei per perderlo. Lui è buono e sono certa che se sapesse che con lui mi sento diversa, si allontanerebbe per non ferirmi.
Torno a casa con un enorme sorriso sulle labbra, ma appena varco la soglia è come se qualcosa si frantumasse. Mi ritrovo davanti mio fratello, che mi prende per il polso destro e mi tiene stretta.
"Hai capito la mia sorellina? Si è messa a fare la protettrice dei poveri N..."
"Stai zitto" gli dico, capendo dove vuole arrivare.
"Dei poveri Nerd che non sanno difendersi da soli... e fino a qualche anno fa era lei a far fatica a difendersi, povera piccina!"
Vorrei urlargli contro tutto il male che gli ho augurato durante l'anno. Niente malattie o cose simili, ma solitudine e terra bruciata intorno.
"Sei una brava attrice... cosa succederà al tuo povero amichetto quando scoprirà che tu stai facendo di tutto per circuirlo, per poi annientarlo, eh?"
"Non mi chiamo mica Matteo Junior, io! Quello che sa giocare con le parole e le azioni fino a provocare sensi di colpa sei tu, fratellino... è colpa tua se ho rischiato di perdere la vita e se sono diventata irreversibilmente cieca, o l'hai dimenticato?"
"La colpa è tua, perché non ti sei fatta avanti quando dovevi."
"E se mi ricapitasse altre mille volte non mi farei avanti, perché tu, salvo casi proprio eccezionali, non meriti l'aiuto di nessuno! Anzi... perché non mi dici che i tuoi compagni della scuola di calcio ogni giorno ti deridono, ti sbeffeggiano e ti malmenano, eh? Chissà dove finirebbe la tua bella faccia se la voce si spargesse... chissà cosa penserebbe di te il tuo leccapiedi se venisse a sapere che il suo eroe è più imbranato del, come lo chiami tu, Nerd!"
Lui mi molla di scatto. Non ci vuole molto a far due più due.
Non bisogna essere "secchioni", come dice lui, per sapere che fa quattro. Bisogna essere solo dei somari per non saperlo.
"Come lo sai?"
"Non credo tu sia diventato un autolesionista. Cosa c'è? È finito il tempo del Boss?"
"Cosa vuoi?"
"Solo che tu la finisca di dare il tormento a quel povero ragazzo, anche perché non ti ha fatto niente di male."
"Tu non capisci! Non puoi capire!"
"E invece capisco, anche perché per me è anche peggio visto che io il bullo ce l'ho in casa tutti i santi giorni, e lui non la frena mai quella lingua biforcuta, quindi di che stiamo parlando? Scegli: o la smetti di torturarlo o ti scredito davanti a tutto questo buco di paese, e non con una foto spicciola!"
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