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Il miracolo di un bambino <124>

GIULIA
Siamo arrivati all'ingresso dell'ospedale. Ci siamo tutti: io, i due Michele, Piera, Lara, Marta, Matias, Matt, Nico, Vanessa e Virginia. A quanto pare abbiamo avuto tutti la stessa idea. Ginevra e sua madre ci hanno raggiunti.
Stiamo per avviarci lungo il corridoio, ma improvvisamente mi sento avvolgere da due braccia calde e familiari. Non ho bisogno che parli! È mio fratello: il mio VERO fratello, perché l'ho ritrovato!
Finalmente l'ho ritrovato! Non è più guello che faceva il gradasso e mi dava il tormento tutti i giorni.
È quello che mi proteggeva quando ero bambina: quello che mi coccolava la testa quando ero spaventata.
"M ihanno dimesso, sorellina! Sto bene, sto bene!"
Il mio cuore si riempie di gioia a quelle parole. Mio fratello si è perfettamente ripreso in meno di ventiquattr'ore!
Però mi accorgo subito di un dettaglio: il suo amico Michele, poco distante da noi, si è irrigidito all'improvviso.
Anche Matteo se ne accorge. Si stacca dolcemente da me e si avvicina a Michele. Gli batte una mano sulla spalla e dice: "Vai, Michè! Non ti sbatterò più contro la parete se andrai a trovare Igino!"
"Mattè... io... io..."
"È stata colpa mia, Michè! Tu sei un pezzo di pane... è solo che avevi paura. Sei un grande amico... e da amico io ti dico che sono felice che tu voglia bene ad Igino."
"Tu non vieni?"
"Sono appena stato da Igino, raga... e mi ha mandato a dirvi che sta meglio, e... ed è quasi arrivato. Me l'ha fatto capire perché ha mosso un po' gli occhi... non credo gli abbia fatto esattamente piacere vedermi, ma da quando ho capito quello che stavo combinando con lui e con tutti voi, non ho mai preteso questo."
"Matteo, non pensarci! Va' a casa, che io lo so che gli ospedali non ti piacciono molto" gli dico sorridendo.
Matteo ricambia e, dopo averci salutati, un po' barcollante, si allontana. Noialtri, in gruppo, ci dirigiamo verso la camera del mio piccolo koala coraggioso... per la prima volta siamo uniti... per la prima volta sento che siamo una vera classe.
Questa volta il dottore ci permette di entrare in blocco. Sembra che Igino stia davvero meglio. Lara appoggia il pacchetto vicino al letto.
"Questo è per te, Igino" dice sottovoce. "Tu hai pensato di regalarmi qualcosa... come le barrette. Sai che mi piacciono tanto, eh? Sei stato l'unico... e io so quanto ti piace leggere e quanto ti sarebbe piaciuto avere questi libri..."
In realtà Lara non conosce tutta la storia.
Una volta Igino questi libri ce li aveva... i libri di Harry Potter, intendo... ma nel periodo di ristrettezze economiche, dopo essere uscito dall'ospedale, mi ha raccontato di aver sentito parlare i suoi genitori e Michele dei disagi economici della famiglia.
Si è sentito terribilmente in colpa, povero koala, perché i suoi genitori hanno ipotecato anche la casa per pagargli un intervento... allora, anche se a malincuore, ha preso tutti i libri che aveva, tra parentesi, in ottimo stato, ed i vecchi giochi, e li ha venduti per raggranellare qualcosa. Io mi sono commossa a quel racconto e anche i genitori del mio Igino si sono commossi. Non mi stupisce che Michele sia così preoccupato per lui e così arrabbiato con i miei compagni di classe.
"Oh, tesoro! I libri che ti piacevano tanto" dice sua madre, emozionata. Si avvicina a Lara e l'abbraccia. "Grazie, cara!"
Lei non riesce a rispondere, perché scoppia a piangere. Dopo un po', messa la giusta quantità di respiro, riesce a biascicare un debole: "Mi dispiace!" Piera mi stupisce di nuovo. Manda un bacio ad Igino e si avvicina all'amica. "Su, tesoro... vieni con me. Vedrai che Igino non te ne vorrà, se vieni a prendere un po' d'aria."
Anche Michele Junior si avvicina al letto. Lo sento sfiorarmi la mano e capisco che vuole prendere la mano di Igino, ma probabilmente non riesce a guardarlo, con tutti i tubi che ha addosso. In effetti, non so come sia stato permesso al piccolo Nico di entrare. "Qui, Michele." dico afferrandogli la mano. "Ecco. Vedi? È qui."
"Igino... Igino, io... io non... non.." balbetta incerto. Mi fa tanta tenerezza, in questo momento, che non me la sento di rinfacciargli nulla. Gli poso una mano sulla spalla e dico: "Michè, tranquillo... tranquillo... va tutto bene."
"Igino... mi dispiace tanto."
Sento il braccio di Igino irrigidirsi, quindi comincio a formarvi dei cerchietti per rassicurarlo. "Stavolta dice davvero, Igino" gli dico, "e lo sai che io sono sempre stata lì a rimproverarlo perché non pensava con la sua testa... non puoi immaginare quanto siano cambiati tutti e due... forse, se aprissi gli occhi, potresti scoprirlo anche tu! Sono certa che ti farebbe davvero piacere vedere i progressi che hanno fatto!"
Improvvisamente Michele fa uno scatto indietro, rischiando d'inciampare. Ginevra è inginocchiata a terra e piange. Lo so per la direzione che ha preso la sua voce mentre sussurra un: "Mi manchi tanto, fratellino", che forse neanche lei ha sentito. Michele Junior le si avvicina e la prende in braccio. "Piccolina, non piangere... non piangere! Tuo fratello è fiero di te, credimi! Non vorrebbe vederti così..."
Ginevra non si stacca da lui. Forse nemmeno lo sa che questo è quel Michele che ha fatto inciampare Igino, e spero proprio che non venga a saperlo.
MICHELE (O MIKE)
Questa povera bambina che piange sul mio petto mi spezza il cuore.
"Ehm... Michele, potresti portare Ginevra a prendere qualcosa al bar? Credo sia qui da un pezzo, poverina, per quanto è scossa" mi chiede gentilmente Giulia. Forse il mio destino è quello di farmi dire da altri cosa fare, ma sentirmelo chiedere è diverso dal sentirmelo imporre... e poi non devo umiliare questa creatura né farle male in nessun modo.
"Certo! Vieni con me, piccola" le dico piano. Ripenso a quando Matteo mi chiedeva di "prendere" Igino per le sue foto, e noto ancora erenza. La piccola è scossa, come lui, ma non per colpa mia o del mio migliore amico... perché io a Matteo voglio molto bene.
Arriviamo al bar e le faccio preparare una camomilla. Ginevra se ne sta seduta in silenzio, con il viso tra le mani, e penso alle innumerevoli volte in cui ho visto Igino ridotto esattamente allo stesso modo, con gli occhi gonfi di lacrime da far spavento e un'espressione stanca... cosa che vedevo solo quando si toglieva le mani dalla faccia.
"Ti chiami Ginevra, vero?"
"Sì..." risponde lei, a stento.
"Per caso sai quello che è successo ad Igino?" chiedo.
"So che un ragazzo l'ha fatto cadere" mi risponde lei, e notando che si sta sforzando molto, lascio perdere.
Lei non sa che sono io, e forse è meglio così... ma, ovviamente quel dubbio dura poco.
"Facendo due più due ho capito che quel ragazzo sei tu."
"Ginevra, io... io..." balbetto incerto, ma lei mi guarda con dolcezza. Sposta le minuscole mani dal viso e dice: "Lo so, altrimenti non ti avrei abbracciato neanche per tutto l'oro del mondo... invece ho capito che ti sei pentito..."
"Ginevra... vedi, il fatto è che io... io lo sapevo che sbagliavo, ma... Matteo mi aveva fatto capire che eravamo nel giusto e che..."
"Ma tutte queste cose io le so già, Michele... va tutto bene!" mi dice Ginevra, e per la prima volta mi rendo conto di quello che ho fatto.
GIULIA
Anche Matias è andato via e siamo rimasti io, Michele Senior, Ginevra, Nico, Matteo lo spagnolo e la madre di Igino.
Improvvisamente Nico fa qualcosa che mi fa sciogliere: si arrampica sul letto, si disinfetta le mani con qualcosa (perché sento che se le strofina), lascia cadere le scarpe e si sdraia vicino ad Igino. "Nico, cosa fai?" chiede Matt.
"Superigino, tu mi hai salvato! Sei il mio supereroe... ora stai male, ma se ti svegli poi starai meglio!"
"Nicolas, scendi!" dice Matteo, severo.
"No, Matt... aspetta... guardalo! Sono sicura che stia succedendo qualcosa!" dico.
Infatti Michele mi dice che Nico ha afferrato le mani di Igino e che... oddio, non ci credo e temo che nemmeno Michele riesca a crederci! "Giulia, Igino ha aperto gli occhi!" esclama.

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