Il fuoco dell'umiliazione <66>
IGINO
Durante le prime due ore è stato tutto stranamente tranquillo. Ora c'è la ricreazione e io sto andando in una classe vuota. Molte classi stanno facendo varie gite quest'anno, quindi qualche classe in cui nascondersi si trova sempre, e per mia fortuna io una l'ho trovata, ma prima di poterci entrare vedo spuntare Matteo e Michele da dietro una porta e m'immobilizzo immediatamente.
"Igino... stai tranquillo, non ti succederà niente, però devi fare quello che ti dico!" mi dice Matteo.
"Sì... sì, certo... farò quello che vuoi" gli dico.
"Apri lo zaino, coraggio!" dice Matteo. Io mi tolgo lo zaino, lo appoggio per terra e lo apro con dita tremanti. "Ma che bravo bambino... dammi la tua merenda, adesso!" Io tiro fuori l'involto di carta argentata.
Lui, in risposta, me lo strappa di mano.
Vedo che lui e Michele se lo dividono e lo mangiano davanti ai miei occhi. Non m'interessa nemmeno più di tanto della merenda, ma è umiliante dare qualcosa di tuo a qualcuno che non ti sopporta e vederlo che ne fa quello che gli pare proprio di fronte a te.
"Ecco! Igino!" mi dice Matteo. "Dopo le lezioni dovrai venire ai bagni femminili perché ti devo parlare di una cosa, capito?" Annuisco debolmente e rimango immobile, trattenendo persino il respiro. Quando finalmente loro se ne vanno, io mi chiudo nella classe e mi siedo ad un banco qualsiasi.
Improvvisamente qualcuno batte delicatamente alla porta. Io sussulto, ma mi calmo riconoscendo una voce che mi chiama da fuori.
"Igino, sono Giulia... posso entrare?"
"Sì, vieni pure!" rispondo.
Lei apre la porta e viene a sedersi accanto a me. "So che ti arrabbierai."
"Perché dovrei, Igino? È successo qualcosa? Cos'è quella voce triste?" chiede.
"No, niente di particolare. Il fatto è che non posso non chiedermi perché tu stai vicino ad uno come me!"
"In effetti mi sono arrabbiata, ma non con te!"
"Davvero? E allora con chi?"
"Semplice! Con quel deficiente di mio fratello che ti mette in testa queste sciocchezze!" mi risponde lei. "Dimmi: hai già finito la tua merenda? Magari possiamo mangiare insieme."
"Io... io l'ho dimenticata a casa." rispondo.
"Ah... va bene, rimediamo subito." mi dice lei. Estrae dallo zainetto un involto di carta, lo apre e vedo che regge un panino che a quanto pare contiene le stesse cose che conteneva il mio. Lo strappa perfettamente a metà e mi passa la parte che teneva nella mano sinistra. "Su, prendi! Guarda che devi morderlo tu, non il contrario" dice.
"No, non posso! Non posso toglierlo a te!"
"Tranquillo. Vorrà dire che inizierò la dieta." mi dice.
"Da dove sei uscita?" le chiedo.
"Da un'astronave piena di alieni" risponde. "Ma non sono riusciti a farmi il lavaggio del cervello come è successo a Winston di 1984!"
"Invece io credo che qualcuno lo farà a me, il lavaggio del cervello!" dico.
"Oh no, perché? Perché dici così?" chiede, ma io non posso dirglielo e le rispondo che è una sciocchezza.
Torniamo in classe e durante le ore di lezione Matteo mi lancia spesso delle occhiate.
Ho paura di quello che sta per dirmi, ma vado comunque ai bagni femminili dicendo a Giulia che devo andare a chiedere una cosa ad un professore. Arrivo di fronte alla porta e mi fermo lì, in attesa. Ho una sensazione orribile, ma non importa. Devo farlo. Per lei.
"Vedo che non sei esattamente un codardo, però resti un secchione!" dice Matteo. Quella parola ormai non mi tocca neanche più. "Allora, Igino? Che ne dici, entriamo?"
"Ma... ma non possiamo... è il bagno delle ragazze!" dico. Lui mi spinge all'interno e io mi ritrovo a cadere bocconi sul gelido pavimento che mi ha visto disteso, in lacrime, tutto bagnato e con la maglietta praticamente ridotta a uno straccio. Matteo chiude la porta e Michele si posiziona vicino a me. "Sfilagli quegli occhiali, Michè!" dice e Michele, come un cagnolino obbediente, mi toglie gli occhiali e li getta dalla parte opposta del bagno, poi Matteo li calpesta. Non ho bisogno di vedere per saperlo. Ho sentito un crack e questo è più che sufficiente.
"Oh... scusami, Igino! Con questo buio non li ho visti!" mi dice. "Però io e te abbiamo un conto in sospeso, no? Tu hai vinto la competizione e quindi... ehm... ora dovrei fare qualcosa io per farti perdere la popolarità che hai acquisito salvandomi la vita! Michè, tu sei pronto?" chiede girandosi verso di lui. Non lo vedo, ma sento che la sua voce ha preso un'altra direzione. Forse Michele ha annuito, perché Matteo gli dice: "Allora vai con l'arma segreta! Niente di che, Igino... non farà male! Sarà come fare... un pupazzo di neve!" E detto questo, dopo aver probabilmente fatto un cenno a Michele, Matteo si sposta e l'altro mi rovescia addosso un pacco di quella che al tatto mi sembra farina. Me la sento ovunque: sulle braccia, sulle gambe, in faccia, sotto i vestiti, tra i capelli e persino negli occhi e nelle narici. I due mi sfregano addosso delle spugnette, forse per non sporcarsi le mani, poi vedo una luce e capisco cosa sta per succedere. "No... No, no, no!" dico tra un colpo di tosse e l'altro.
"Oh, ecco fatto... tac! Facebook, Instagram e Twitter hanno una foto del Secchione Bianco con il protagonista in persona! Lo sapevi che avresti finito per girare un film, Igino? Andiamo, Michè!" dice Matteo, parlando lentamente. Michele non dice una parola.
Io, dal canto mio, mi accascio completamente a terra e scoppio in lacrime. Mi manca quasi il respiro e questa roba che mi s'insinua ovunque mi dà un tremendo fastidio. Chiudo gli occhi, tanto non mi servono più.
Sento qualcuno avvicinarsi alla porta e mi arrotolo ancora di più. I singhiozzi, però, sono così forti che la persona all'esterno si accorge di tutto ed entra in fretta e furia. Chiunque sia cammina in maniera incerta, ne sono sicuro.
Si avvicina e credo stia per venirle un colpo quando si rende conto di chi sono effettivamente. "Igino... no! Non di nuovo, no!"
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