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Il cuore permette agli occhi di vedere oltre <51>

IGINO
Siamo fuori ed è ormai quasi l'alba. Fa freddissimo, e forse persino il mio cuore si è congelato. È successo stamattina, quando la mia migliore amica ha chiuso gli occhi davanti a me. Ora non so cosa stia succedendo. C'è mio fratello insieme a lei, e di lui mi fido, ma vorrei tanto restare accanto a lei, nel caso in cui dovesse risvegliarsi improvvisamente.
Come in un film rivedo il momento in cui lei mi ha trovato nel bagno, mezzo nudo, ma vestito completamente di vergogna. Io ero a terra, mi bruciava il petto perché mi avevano buttato addosso dell'acqua bollente. Ricordo come se fosse ieri il dolore che traspariva da ogni fibra del suo corpo. Ricordo le sue lacrime, mentre cercava di asciugarmi con dei fazzoletti. Io ero inerme, completamente immerso nell'odio verso me stesso, e lei doveva fare tutto da sola. "Ecco, tieni... puoi asciugarti con questo... se non ti asciughi almeno un minimo ti ammalerai, Igino, per favore..." Sento la sua voce rimbombarmi nella testa e sussulto. Quella voce spezzata dal pianto è l'ultima cosa che volevo ricordare. In quel momento lei era persino più fragile di me. Era come se quell'umiliazione l'avesse subita lei, ed è stata quella sua fragilità a legarmi ancora di più a lei. Fino a quel momento l'avevo vista forte, anche le volte precedenti in cui aveva pianto davanti a me... ma in quel momento, il pianto di quel giorno me l'aveva fatta sentire vicina per quanto mi sembrava piccola e delicata. In fondo, se ami qualcuno, indipendentemente dal modo in cui lo ami, anche i suoi punti deboli sono un motivo che ti lega a quella persona. E io in lei rivedo un concentrato di forza e debolezza insieme. Lei nasconde il suo dolore davanti a me, quando può, perché vuole proteggermi, ma quando lo io non la disprezzo... so che lei non si nasconde per vergogna. Lo fa soltanto perché uno dei due deve fingere davanti ai superficiali per sorreggere l'altro, e io non ci riesco... non riesco neanche a difendere me stesso... come potrei difendere la mia migliore amica con buoni risultati? Ci ho provato, ma non ci riesco! Perché sono sempre i più buoni a soffrire di più, perché?
Mi lascio scivolare per terra. Vorrei buttare a terra il mio fardello.
Il mio fardello costituito dalle "carognate di Matteo", come dice sempre lei, dal dolore dipinto sul suo volto prima che svenisse, da quella strana luce che compare nei suoi occhi sempre più spesso quando parla con lui... non voglio che lei lo detesti! Se solo lui lo capisse potrebbe anche insistere nel maltrattarmi, ma di nascosto da lei. Continua a non farmi scherzi idioti per un motivo che non conosco, ma sono certo che quando tornerò a scuola mi farà scontare tutto quello che gli ho detto prima che lei perdesse i sensi e dopo che li ha persi.
"Io non ti lascio, Igino."
Mi volto e intravedo una piccola ombra che però ha qualcosa, non so cosa, di surreale. È lei: quella voce mi è stata impressa nella testa come se fosse stata registrata su un nastro. La guardo e sembra che quell'ombra prenda una forma: la sua forma. È minuta e contemporaneamente forte, ma ha un'espressione dolcissima sul viso, quella che le vedo sempre quando siamo soli e semplicemente, anche se siamo con altre persone, quando Matteo non c'è.
"Michele mi sta guidando, lo sai?" mi dice. "Non ho ancora trovato l'uscita dal buco in cui sono caduta, ma sono certa che la troverò presto. Sai, non sapevo che tuo fratello fosse un musicista come te... ha una voce stupenda... dev'essere una cosa di famiglia... da solo non l'ho mai sentito cantare, ma era talmente commosso che non riusciva a proseguire, poverino... altrimenti avrei sperato che continuasse... e che tu lo accompagnassi... mi manca tanto il mio amico che sa fare tutto e non dice nulla. Mi manca tanto leggere i testi che scrivi e aiutarti con la metrica, gli strumenti, la tonalità... mi manca tanto, davvero! Tu continuerai a scrivere, vero?"
In genere avrei detto di no, che io non sono buono a difendermi, figuriamoci a scrivere testi "forti": ma è come se quella voce tirasse fuori la parte migliore di me e per questo, tra le lacrime, le rispondo che continuerò a scrivere per lei tutto quello che vuole, ma che ho bisogno che torni, che mi stia accanto.
"Oh, amico mio! Anche tu sei triste? Mi dispiace vederti così, lo sai... aspetta! Adesso sono magica!" dice ridendo. So che scherza, ma non ha tutti i torti. "Ecco... su, via queste lacrime! Così stai molto meglio... vero?"
"Sì, va meglio" dico. Quel tocco non è gelido, come quello di cui parlano le persone dei film quando dicono di aver visto un fantasma... è semplicemente un tocco fresco, leggero e dolce.
"Lo sai che sei carino? Mi sono fatta un'immagine di te, perché me li ricordo piuttosto bene i colori. Sei biondo cenere, più o meno... occhi azzurri... oh, santo cielo, hai degli occhi così dolci! Li devi coprire perché a quanto pare questi occhiali sono gli unici ad adattarsi ai tuoi occhi... ma non importa. Quelli non ti rendono meno carino di quello che sei!" dice.
A questo non le rispondo, ma lei ride. "So perfettamente quello che stai pensando, Igino. Non toglierti quel poco di autostima che hai, d'accordo?"
"Ora te ne vai di nuovo?" chiedo.
"Sì, ma non sarà per sempre. Il tuo papà sta per tornare. Potrebbe prenderti per pazzo se ti vedesse qui, a parlare da solo. Su, dai... ora cerca di stare tranquillo. Io trovo la strada e torno, capito? Intanto..." Mi lascia un bacio sulla guancia. Un bacio leggerissimo... tipico di una come lei. Si stacca delicatamente da me e quella piccola ombra inizia a restringersi fino a sparire. Dopo qualche secondo, ecco che mio padre si avvicina. Mi posa le mani sulle spalle, delicatamente, e mi chiede: "Come va? Stai un po' meglio?"
"Sì... va molto meglio" rispondo, ed è vero. Ora che l'ho vista, va meglio per davvero.

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