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Il coraggio del ragazzo fragile <20>

GIULIA
Più conosco questo ragazzo, più mi chiedo come sia possibile non amarlo, o almeno non volergli bene. Dovrebbe avere un reggimento disposto a proteggerlo, eppure è sempre solo, lasciato al suo destino. È buono con tutti, ma nessuno lo è con lui. Aiuta sempre tutti, ma nessuno aiuta lui. E io mi chiedo quale sia il problema. Cavolo, quattro persone contro due possono fare la differenza! Invece qui ce ne sono due contro una, mentre i restanti sono al centro o sugli spalti e restano a guardare il match. Un match che, tra parentesi, so che lui non avrebbe neanche voluto iniziare.
Cosa succederebbe se io non riuscissi più a reggere i giochi di Matteo, (perché so che una volta passato lo stato di bassa autostima per il fatto che la sua sorellina "disabile" gli ha salvato la faccia, lui riprenderà a fare quello che faceva prima e sicuramente sarà peggio)? Che fine potrebbe fare lui, se io non riuscissi più a restare al suo fianco, visto che la sua condizione è già precaria e non è che io abbia il potere di fare granché?
"A cosa stai pensando?" chiede.
"Sto pensando a come sia possibile non voler bene ad un ragazzo buono e sensibile come te." rispondo con schiettezza.
"Forse non sono buono e sensibile come dici." replica.
"Perché dici questo, Igino?"
"Perché a nessuno importa se il ragazzo di turno mi mette lo sgambetto e mi fa cadere tutto, se mi vengono scattate di continuo fotografie con hashtag derisori o cose del genere... a nessuno importa se mi trovo chiuso nel bagno femminile o se durante le arrampicate mi trovo a dondolare a mezz'aria, attaccato ad una sbarra per i polsi, per ore!"
Rimango sconcertata all'ultima uscita. Lui non mi aveva mai raccontato queste cose e giuro che se potessi mi sotterrerei.
"Quando?" chiedo.
"Non preoccuparti per questo! L'importante ora sei tu. Nemmeno per te la vita è facile." ribatte lui, e io mi sento colpevole.
"Certo, ma..." Mi blocco, perché una cosa simile è capitata anche a me, con la differenza che io ero legata alla spalliera del letto, avevo la maglia in parte sollevata.
Stavo per dirgli: "Certo, ma a me non è successo niente del genere!"
"Ma...?" chiede lui con voce tremante.
"Niente." rispondo.
"Anche tu, vero?" mi chiede lui.
"Anch'io cosa?"
"Anche tu sei stata umiliata!"
Non riesco a rispondere. Apro bocca per farlo, ma non mi esce la voce... è come se avessi delle puntine da disegno in gola.
"Preferisco non ricordare quelle cose, se la cosa non ti crea problemi... il fatto è... è che... insomma, io... io provo rabbia quando ci penso, e non vorrei che quella rabbia si trasformasse in odio" gli dico.
È una parola forte, quella che ho usato, specialmente ora che Matteo è tanto fragile... troppo fragile!
Mentre cerco di aggrapparmi al tavolo per alzarmi e andare a salutarlo, però, sento che mi tremano le mani.
"Ehi! Che cosa ti succede?" mi chiede il mio amico, preoccupato.
"Niente..." sussurro. È stato una specie di mancamento, o almeno spero.
"Vieni" mi dice lui con dolcezza. Mi fa aggrappare al suo braccio, perché ora come ora non posso contare su me stessa. Lui mi accompagna a casa, mi aiuta a tirar fuori le chiavi e, da degno cavaliere quale è, apre addirittura la porta. A quanto pare mio fratello è ancora dove l'ho lasciato e quando ci vede è come se fosse ritornato il vecchio Matteo.
"Che cosa ci fai tu qui, quattr'occhi?" lo insulta.
"Io... io volevo riaccompagnare a casa Giulia... mi è sembrato che stesse male" risponde lui, coraggiosamente, anche se la sua voce ha un leggero tremito.
"Beh, ora sparisci! Cos'hai da guardare? Vuoi che ti rompa gli occhiali?"
Lui se li sfila e glieli mette davanti. "Tieni! Fallo" risponde semplicemente.
"Mi stai provocando, per caso?" gli chiede lui. "Molto bene."
"IDIOTA! NON CAPISCI CHE STAVO PER SVENIRE E CHE LUI MI HA ACCOMPAGNATA?"
"E perché sei andata da lui? Forse ti piace, sorellina?"
"Questo non è un tuo..." dico, prima che il respiro inizi a mancarmi.
"Giulia, no!" esclama il mio amico, ed è la sua voce l'ultima cosa che sento prima di svenire tra le sue braccia.
IGINO
Continuo a chiamarla e scuoterla, ma lei non reagisce. Afferro un cuscino e la depongo a terra.
"Dov'è l'acqua?" chiedo.
"Che te ne importa dell'acqua? Mia sorella è svenuta, scemo!"
"Voglio buttartela addosso! Cosa credi? È per lei, voglio bagnarle la faccia!" gli dico con rabbia.
È la prima volta che reagisco in questo modo con lui, ma stavolta non ricevo risposta.
"Me la cerco io l'acqua... e non buttarti dal divano, accidenti! Vuoi spezzarti anche l'altra gamba?"
Mi dirigo verso il frigorifero, prendo un fazzoletto e una bottiglia d'acqua e torno indietro. Bagno il fazzoletto e lo passo sul volto accaldato della mia amica.
"Prendi" dico a Matteo.
"Ce l'ho già un cellulare!"
Vorrei tanto dirgli: "Ma te le scrivi queste battute idiote o ti vengono sul momento?", ma mi limito a riprendere il cellulare e lasciarmi andare ad un sospiro di frustrazione.
Mi metto in contatto con il dottore dell'altra volta e gli chiedo di venire qui il prima possibile.
Naturalmente gli ho dato l'indirizzo.
La prendo dalle braccia, perché vorrei portarla nella sua camera, ma sono agitato anch'io.
Mi sto agitando perché lei non reagisce ed è la prima volta che qualcuno che non sia della mia famiglia si lega tanto a me.
Fortunatamente il medico arriva subito. "Stai fermo!" dice Matteo prendendomi per il polso.
"Vuoi far entrare il medico o vuoi che tua sorella rimanga in queste condizioni?" gli dico con rabbia. È come se le condizioni della mia amica mi dessero la forza necessaria ad alzare la testa e la voce.
Vado ad aprire la porta, rischiando di spezzarmi il polso perché la piovra non molla molto facilmente la presa, e finalmente riesco ad aprire la porta al dottore.
"Dov'è la signorina?" mi chiede il dottore.
"Eccola!" rispondo indicando la figuretta bianca stesa per terra.
Il medico le sente il battito e dice: "Nulla di grave... ma la ragazza, di recente, ha vissuto situazioni di stress intenso?"
"Non è lei che vive una situazione di stress... è lo stress che non si stacca un momento da lei!"
"Accidenti a te! Perché t'intrometti?" s'infuria Matteo. Non rispondo, ma stavolta non perché sono un tipo remissivo, ma perché sono stanco di provarci. Questo è il suo carattere ed io non posso farci niente, purtroppo.
"Anche se lui non avesse detto niente, ragazzo, sarebbe stato chiarissimo. Ricordati queste parole: tu hai avuto determinate reazioni davanti a me, e quelle non puoi certo cancellarle. In più, i sintomi della tua sorellina parlano chiaro."
"Cosa dobbiamo fare?"
"Niente. Dovete soltanto allentare un po' la tensione. Soprattutto tu" dice il dottore, indicando Matteo. Io, dal canto mio, sento un sospiro leggerissimo e capisco che Giulia sta reagendo.
"Ehi!" sussurro avvicinandomi a lei.
GIULIA
Quando apro gli occhi, ho un dolce risveglio, perché la prima cosa che sento è una voce... la SUA voce, nello specifico.
"Come stai? Ti senti un po' meglio?" chiede.
"Mi gira la testa... ma... oddio, sei rimasto qui! È successo qualcosa con mio fratello?" chiedo, iniziando ad agitarmi sul pavimento.
Sento il braccio del medico che si è occupato di mio fratello fermare i miei scatti.
"Calma, signorina! Resti giù e prenda respiri profondi... vede? Il suo amico sta bene!"
Infatti, per darmene la prova, Igino mi permette di toccargli il volto e le braccia. "Vedi? Va tutto bene" mi dice.
"Signorina, non si agiti. Si è sentita male perché ultimamente è molto sotto pressione... una pressione eccessiva, visto che si fa carico delle colpe di un'altra persona." E sento Matteo trattenere il respiro a quelle parole.
"Ha qualche linea di febbre. Mi raccomando, stia a riposo."
"E come faccio, dottore? Appena mi giro mezzo secondo lui me ne combina una!" dico, indicando mio fratello. "O ne combinano una a lui... e non t'agitare, Matteo, sai che lui" e stavolta indico il ragazzo inginocchiato al mio fianco, "non è uno "spione", come dici tu. Non è come te!"
"Signorina, stia tranquilla" dice con dolcezza il dottore. "Mi ascolti: se lei si agita, la sua situazione peggiora, capisce? Resti a casa. Sono certo che il ragazzo saprà difendersi anche da solo."
"Non lo metto in dubbio... è la capacità di accogliere queste difese da parte di mio fratello che non m'ispira alcuna fiducia!"
"Giulia, domani resta a casa... non preoccuparti per me, davvero." mi dice il mio amico. "Ti giuro che questi quattr'occhi mi aiuteranno a guardarmi intorno a dovere."
"Quattr'occhi?"
Vorrei incenerire mio fratello, in questo momento!
"Lo vedi? Lo vedi che con quella linguaccia non fai altro che combinare guai?"
"Mi spieghi perché ti preoccupi tanto per il..."
"Non dire "secchione", altrimenti giuro che io..."
"Ragazzo, smettila di provocarla! Non vedi che si agita?" gli dice il dottore.
"Mi scusi... è colpa mia... lei si preoccupa così tanto per me e io... io... non volevo che arrivasse a questo, davvero!"
"Almeno lo sai che la colpa è sempre tua, scemo!"
"Vuoi piantarla di fare l'idiota o ne hai ancora per molto?" si scalda il dottore.
"Io... io vado. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere." mi dice il mio migliore amico.
"Vengo con lei" dice il medico.
Escono entrambi e Matteo mi fa nuovamente la domanda: "Perché ti preoccupi tanto per lui?", (lasciamo perdere il termine che ha usato), ed è allora che io esplodo: "Perché lo amo, hai capito? Io sono innamorata del ragazzo che tu deridi tutti i santi giorni, quello che tu chiami "secchione"! Hai capito? E visto che tu non fai altro che rovinargli la vita insieme al pappagallino che hai sempre sulla spalla, io voglio stargli vicino, contro te e chiunque, è chiaro?" E detto questo mi tocca agitare le mani per farmi vento, perché vado in iperventilazione. Lui cerca di scendere per raggiungermi, ma io gli faccio cenno di restare dov'è
"Come fai ad essere innamorata di uno come quello? Non hai... ah, giusto! Tu non hai visto com'è fatto" mi dice.
"Io mi chiedo come possa qualcuno innamorarsi di uno come te! È da un anno che non fai che rovinarmi la vita, e anche ora che ti ho detto chiaramente che colpendo lui fai male anche a me tu non solo te la sei presa con lui, ma tendi a infierire, infierire, infierire, perché? Cosa ti ho fatto di male oltre alle cose contorte che mi hai detto l'anno scorso?"
"Lo sai che non dovresti parlarmi così, Giulia! Siamo fratelli!"
"Solo quando lo decidi tu siamo fratelli! E a me questo non sta bene, hai capito? Non mi sta bene per niente!"
TU HAI DATO PIÙ SOLE ALLA MIA VITA, TU L'HAI SPENTO LASCIANDO UNA FERITA, TU... TU ERI INDISPENSABILE PER ME... SE CON GLI OCCHI CHIUSI HO SEGUITO TE, CERCANDO NEL DOLORE UN'ALTRA ME, VOLEVO DARTI UN SENSO CHE NON HAI? COSA VUOI? TU NON SEI PIÙ... NIENTE! IO DA TE ORAMAI NON VOGLIO NIENTE! IL TUO AMORE UCCIDE E POI SI PENTE, MA PERDONO NON CERCARE QUI!
NIENTE, ANCHE SE RITORNI NELLA MENTE, NEL MIO CUORE NON RIMANE NIENTE, MI RIPRENDO IL TEMPO INSIEME A TE. APPARTIENE SOLO A ME.
SAI, ADESSO CHE HO CAPITO COME SEI, NON È RIMASTO NIENTE FRA DI NOI E IL TEMPO HA FATTO IL RESTO FINO A QUI.
MAI, INSIEME NOI NON TORNEREMO MAI, PERCHÉ TU PRENDI TUTTO E NIENTE DAI, NON ERI LA PERSONA CHE ORA SEI! COSA VUOI? TU NON PUOI PIÙ NIENTE! IO DA TE ORAMAI NON VOGLIO NIENTE! IL TUO AMORE UCCIDE E POI SI PENTE, MA PERDONO NON CERCARE QUI!
NIENTE! ANCHE SE RITORNI NELLA MENTE, NEL MIO CUORE NON RIMANE NIENTE! MI RIPRENDO IL TEMPO INSIEME A TE, APPARTIENE SOLO A ME... APPARTIENE SOLO A ME... NIENTE! IO DA TE ORAMAI NON VOGLIO NIENTE! LA MIA VITA È UN SOGNO E NON SI ARRENDE! C'È UNA STRADA CHE NON PORTA QUI, PRENDILA E VAI VIA COSÌ, PRENDILA E VAI VIA... COSÌ. PRENDILA E VAI VIA COSÌ...

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