Il bullo che si giustiziò da solo <139>
MATTEO
Sono a casa. Sono disteso sul letto quando vedo che mia sorella mi ha aggiunto ad un gruppo chiamato: "Gita di classe and more." Leggo i messaggi e capisco che, mettendo in pratica un'idea di Igino, mia sorella ci ha proposto di fare una gita in spiaggia, tutti insieme. Noi della scuola e i nostri amici... capisco che lui sta cercando d'integrarsi e di far integrare anche me, e quel pensiero mi provoca l'ennesima fitta al petto. Come posso essere stato così crudele con lui?
Poso la testa sul cuscino, pensando che è grazie a lui se i miei compagni di tquadra non mi hanno ancora fatto scherzi. Un tempo Claudio era come Igino, per questo lui sta sempre con me, impedendogli di farmi qualunque tipo di scherzo.
Qualche lacrima mi solca il profilo del viso. Igino è sempre stato così gentile con me... così affettuoso... e io non ho fatto altro che aizzare tutti i compagni contro di lui. Non ho fatto altro che creargli il vuoto intorno... ma il vuoto completo non sono riuscito a farglielo, perché mia sorell anon l'ha mai abbandonato un momento. Si è allontanata fisicamente, ma non l'ha mai davvero lasciato solo, e quando lei è andata via la mia ex, Virginia, si è avvicinata a lui, sempre per un mio errore... anzi, no! Per una mia cattiveria!
Mi alzo di scatto dal letto, senza neanche rendermi conto di dove sto andando e di cosa sto facendo. Corro verso la porta, naturalmente dopo aver preso un po' di denaro, e mi dirigo alla stazione. Pago un biglietto per Napoli, mi siedo su una panchina e attendo l'arrivo del treno. Mi metto a smanettare con il telefono e, scavando nella libreria di foto e video, ritrovo le numerose foto scattate ad Igino e un video in particolare attira la mia attenzione. È il video in cui impongo ad Igino di dire un mucchio di stupidaggini del tipo: "Sono un secchione e farò sempre copiare il Boss della mia classe." Vorrei cancellarlo, ma ora che soffro solo a rivederlo lo devo tenere.
"Accidenti! Me lo merito, me lo merito e me lo merito!" dico rabbiosamente. Il video s'interrompe, perché il telefono prende a squillare, ma non me ne curo, anche perché sta arrivando il treno che devo prendere per andare a Napoli. Salgo a bordo, senza alcuna esitazione, e mi aggrappo ad una delle sbarre poiché non ci sono posti a sedere. Non vedo l'ora di arrivare! Ho paura, ma magari quello che farò mi farà sentire più leggero, anche se, teoricamente, per scontare tutto quello che ho fatto non mi basterebbero tre vite intere.
Quando il treno giunge a destinazione, aspetto che scendano tutti gli altri e dopo lo faccio io... chiedo indicazioni per la stazione di polizia ad una donna di passaggio e mi ci dirigo senza pensarci troppo.
È quando sono sulla soglia che inizio ad avere qualche dubbio.
Mi fermo lì davanti e inizio a camminare avanti e indietro, nervosamente. Igino è rimasto buono, nonostante tutta l'acqua passata sotto i ponti, e non è una cosa comune. Una volta ricordo di aver visto uno spettacolo teatrale in cui una ragazza, divenuta adulta, aveva sposato un uomo ricchissimo, che l'aveva resa ricca. Da piccola era stata vittima di bullismo e aveva lasciato la sua città, ma una volta cresciuta era diventata cattiva... era tornata al paese e aveva posto una condizione parecchio dura ai cittadini, per risollevarli dalla miseria in cui lei stessa li aveva gettati. Igino, prima di perdonarmi, aveva soltanto cercato di allontanarsi da tutti noi. Non ha voluto altro.
Ed è a quel pensiero che finalmente mi decido. Faccio l'atto di suonare il campanello dell'edificio, ma improvvisamente una mano piccola e fresca blocca la mia, che rimane sospesa a mezz'aria.
"Matteo!" esclama mia sorella, tenendo stretta la mia mano tra le sue.
"Matteo, che ci fai qui?" chiede Michele, il fratello maggiore di Igino, che mi ha detto più volte di lasciarlo stare.
"Lasciatemi!" dico agitandomi.
"Matteo, non farlo!" dice mia sorella, tenendomi sempre la mano. "Non entrare, ti prego! Se ti arrestassero..."
"Sarebbe meglio! Scusami Igino... ti ho fatto una vera carognata e non te lo meritavi!"
"Ma che dici, sei impazzito?" dice mia sorella.
"Non preoccupatevi per me. A quanto pare anche voi siete qui per la polizia, quindi entriamo insieme e poi si vedrà" dico con calma.
"Matteo, no, ti prego!" insiste Giulia, senza lasciarmi la mano.
"Piccola... è anche per te che lo faccio. Non è giusto che ti tocchi dividerti tra me ed Igino. Lo faccio per non costringerti a fare anche questo, capisci? È giusto così, credimi! Io non sto bene, perché lui mi ha perdonato, ma io non ho fatto niente per meritarlo, e non solo: mi sta anche aiutando!"
"Igino, per favore, aiutami" dice mia sorella, iniziando a tremare. "Non voglio perderlo. Non ora che l'ho ritrovato."
Igino sta per aprire bocca, ma la porta del casermone si spalanca improvvisamente.
Ne viene fuori un agente che, a quanto pare, ha riconosciuto Igino. Lo saluta posandogli una mano sulla spalla e sorridendo gentilmente, poi gli dice: "Vieni pure dentro, Igino."
"Aspetti!" dico, mettendomi in mezzo. "Per favore... se ha un po' di tempo da dedicarmi io devo parlarle."
"Santo cielo, ragazzo! Sembra importante! Facciamo una cosa: entrate insieme. Io mi occuperò della denuncia di Igino, perché sono stato messo al corrente e ti affiderò ad un mio collega."
"Va benissimo."
"No, Matteo, per favore!" dice mia sorella, ma Michele la trattiene.
"Tesoro, ascoltami... non lo dico per creare problemi a Matteo, ma temo che se non farà questo non potrà stare meglio... e poi, andando a costituirsi, sui piatti della bilancia diminuerà il peso della pena da scontare. Magari gli faranno fare dei lavori socialmente utili o per un po' avrà il coprifuoco ad una certa ora... vedrai che non lo arresteranno. Però una cosa è certa: dopo aver preso questa decisione avrà molto bisogno di te."
Non faccio in tempo a sapere cosa gli ha risposto lei, perché sopraggiunge un altro agente, che mi scorta nel suo ufficio.
"Allora, ragazzo? Come mai questa scelta? Cosa ti porta qui?"
"Mi sono comportato male con una persona, ma ho sbagliato tutto... tutto! Una volta ho esagerato... volevo mettere in ridicolo l'altro ragazzo, quello della denuncia su quella scuola media... ecco... quindi ho fatto un cenno ad un mio amico... che l'ha guardato e l'ha fatto inciampare. Lui ha battuto la testa, e... beh, ecco... è stato in ospedale per un mese. È solo colpa mia."
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