Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

I timori dei poli opposti <133>

MATTEO
Sono in uno spazio quasi vuoto... beh, se si escludono i miei compagni di classe. Siamo tutti in riga e questo mi sembra davvero strano.
Improvvisamente si apre una crepa nel muro... e quella crepa, man mano che si allarga, prende la forma di un volto. Lo guardo per qualche secondo, poi abbasso gli occhi, perché quello è il volto del preside della mia scuola.
"Sentite, ragazzi" dice il preside, "Igino non parla! Nonostante abbia avuto numerosi problemi fisici a causa di quella botta non parla! Dice che è caduto da solo. Ma noi sappiamo che non è così: che sta coprendo qualcuno, quindi parlate." I suoi grandi occhi di pietra si soffermano su Michele: il mio migliore amico, nonché compagno di scherzi. "Michele... non hai niente da dirmi?" Michele abbassa il viso per nascondere l'imbarazzo, ma non dice niente.
Gli occhi di pietra del preside si spostano sul mio viso. "E tu? Tu, Matteo... che sei il peggiore di tutti? Non hai niente da dirmi?" chiede. Rimango immobile, in silenzio. "Matteo... così facendo comprometterai tutti i tuoi compagni, con il rischio che vengano tutti bocciati! Allora? Non hai proprio niente da dirmi?" chiede. Il mio cuore comincia a battere all'impazzata, ma non dico niente. "È la tua ultima parola?" chiede ancora il preside, con la sua bocca marmorea. Io rimango in silenzio. "Bene. Che si proceda alla punizione per tutti." E il muro si ricompone. Anche i miei compagni, sfilandomi davanti, scompaiono come fantasmi. Poi il muro di fronte a me riprende a vibrare, piegarsi, aprirsi... e stavolta, nel punto in cui era raffigurato il volto del preside, compare quello di papà.
"Matteo, a papà... sono contento che non sei stato tu." dice. Il mio cuore perde ancora un battito. "Adesso papà ti compra le nuove Nike... te le sei proprio meritate!" Una mano di pietra si allunga verso di me, reggendo una scatola da scarpe. Il coperchio si solleva da solo.
All'interno della scatola ci sono delle splendide Nike.
"Papà... io..."
"Ti devo cambiare scuola" dice quel volto di marmo.
"NO!" esclamo, allarmato.
"Ti hanno preso proprio di mira. Per ogni cosa che succede, se la prendono con te. È vero, a papà? È vero che tu non saresti capace di fare una cosa del genere?"
"Sì, papà... è vero... io non potrei mai fare una cosa del genere..." sussurro, ma mentre lo dico quel volto scompare e istantaneamente appare la faccia di una sirena che muove le labbra in maniera sinuosa.
Ogni parola che pronuncia, però, è una coltellata dritta al cuore.
Al suo fianco c'è un ragazzino gracile e pallido, disteso su un letto, con le braccia e le gambe completamente rigide e gli occhi rovesciati all'indietro. La faccia è completamente deformata, anche quella completamente irrigidita. Lui non prova nemmeno ad articolare qualche parola, perché fa fatica anche solo a muovere di pochissimo la bocca per mettersi in una posizione un po' meno dolorosa. La sirena di pietra lo guarda con compassione, allunga una mano marmorea e gli accarezza il viso, come per farglielo distendere, ma senza risultato.
"Povero Igino" dice con una voce dolcissima, ma al contempo profonda. "Era un bravo ragazzo! Adesso come si è ridotto!" Igino si sforza di muovere di poco il braccio destro, ma quello ormai sembra una stecca per quanto è rigido.
"Chissà se potrà tornare a condurre una vita normale!" dice la sirena. Inizio a respirare malissimo, perché sento che non mi arriva ossigeno sufficiente al cervello. Igino muove appena un po' gli occhi, nel tentativo di rivolgermi uno sguardo. È come se, in un certo senso, mi chiedesse pietà.
"Dicono che sia stato un suo compagno di scuola a ridurlo così... e non si è nemmeno pentito!" esclama la sirena, puntandomi un dito sul petto. Quel dito si allunga e mi tocca proprio al centro, dove si trova il cuore.
È un dito gelido, e quel contatto mi provoca un dolore tremendo.
"No! Non è stata colpa mia" dico barcollando all'indietro nel tentativo di sfuggire a quel dolore. Il dito di marmo, però, si allunga sempre di più. Crollo a terra, di spalle, e la Sirena stringe la mia maglietta così forte da rischiare di strapparla. "No... non è vero niente! Sono stato io!"
Comincio ad ansimare dopo aver detto quella frase, ma la presa ghiacciata si allenta. Il volto di Igino sembra ammorbidirsi, ma solo per qualche secondo.
La sua espressione diventa un ghigno prima che quel volto torni ad immobilizzarsi. Tutti ridono. I miei compagni di classe, il preside, papà e la sirena che mi sta torturando.
"Come ho potuto?" dico, quasi senza fiato.. poi un urlo viene fuori da non so dove.
"COOOOOMEEEE?"
"Matteo! Matteo, tesoro! Oh santo cielo!" Mia sorella fa irruzione in camera mia, destandomi dal sogno infernale.
"Giulia..." dico ansimando e agitandomi. Getto le coperte lontano, poi crollo tra le sue braccia. "Non lasciarmi solo, ti prego!"
"Sono qui, stai tranquillo... è tutto a posto!"
Le racconto il mio incubo e lei rimane lì, in silenzio, ad ascoltarmi. Non posso credere di averla maltrattata per tutto questo tempo e non riesco a credere a come lei si stia prendendo cura di me.
"Matteo, perché non ti apri con i tuoi compagni di classe? Forse dopo ti sentirai meglio" dice con dolcezza.
"Aprirmi rispetto a cosa, Giulia?" le chiedo esitante.
"Rispetto al tuo passato, Matteo. Parla con loro: vedrai che ti perdoneranno..."
"Non me la sento. Non ce la faccio, non posso!" le dico.
"Va bene, tranquillo." mi dice lei. "Ora va' a fare colazione, tanto una cosa è certa: dopo un incubo simile ti sarà impossibile riaddormentarti, te l'assicuro."
GIULIA
Decido di tenere compagnia a Matteo fino a quando non decide di uscire per andare a scuola, tra l'altro un bel po' in anticipo.
Ho deciso di non dire a nessuno che Igino è stato dimesso ieri sera e oggi tornerà a scuola. Ho immaginato che lui, temendo la preparazione di qualche altro scherzo, preferisca evitare di far sapere in anticipo del suo ritorno. Quando mio fratello è abbastanza lontano, esco di casa e vado dal mio migliore amico. So perfettamente che è molto nervoso all'idea di ritornare nel luogo in cui ha rischiato la vita, ma io non lo abbandonerò.
Per la scuola in Spagna mi hanno detto che i mesi persi potrò recuperarli nel periodo estivo, per cui ho deciso che tornerò a studiare qui in paese, con lui. Ho dato la comunicazione al preside qualche giorno fa e lui mi ha accordato il permesso di tornare, ma abbiamo deciso che sarò l'ultima ad entrare in classe.
Busso alla porta e viene ad aprirmi Michele, che mi coglie completamente di sorpresa prendendo delicatamente il mio viso tra le mani e posando con dolcezza le sue labbra sulle mie. Io sorrido. Ogni giorno che passa lo sento sempre più vicino. È una sensazione completamente nuova per me e devo dire che è una novità che non mi dispiace.
"Buongiorno piccola" mi dice sorridendo. "Sono felice di vederti. Igino stanotte non ha chiuso occhio."

"Oh, poverino!"
"Vieni, ti accompagno da lui." dice Michele. Mi fa entrare e mi trovo davanti Igino ch:, essendosi completamente ripreso, cammina avanti e indietro, agitatissimo.
"Ehi, Igino!" dico avvicinandomi a lui per abbracciarlo. "Se inizi così non riuscirai ad entrare in classe, lo sai?"
"Ho paura, Giulia!" mi dice lui, agitato.
"Lo so, tesoro, ma sono sicura che andrà tutto bene." gli dico.
Lo prendo per mano e ci dirigiamo insieme verso la scuola. Michele è andato ad accompagnare Ginevra, che frequenta una scuola "d'appoggio", perché gli assistenti sociali non la portino via per le troppe assenze.
Raggiungiamo il portone e, come d'accordo, la professoressa di storia ci sta già aspettando.
"Oh, Igino! Sono davvero contenta di vedere che stai bene!" gli dice.
"Grazie prof!" risponde Igino.
"Tranquillo, caro. Ho capito che hai paura."
"Io... io..." balbetta lui, e io gli poso una mano sulla spalla, nel tentativo di rassicurarlo.
"Tranquillo, ti assicuro che da oggi per te le cose cambieranno in meglio... vieni con me. I ragazzi sono già in classe... tu aspettami sulla soglia e quando te lo dirò, tu entra."
"Va bene." dice lui, timidamente.
"Giulia, se vuoi vieni anche tu, ma aspetta qui fuori, va bene? Sai, per ogni evenienza."
"Certo, prof... con piacere." dico sorridendo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro