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I Help You <5>

GIULIA
Arriviamo a casa sua. Lui mi tiene sempre sottobraccio, con delicatezza.
"Ecco! Questa è la mia umile dimora!" mi dice con un sorriso.
"Umile, ma bellissima, perché sono certa che sia tenuta molto bene!" gli dico.
Lui sembra felice, ma io giuro che non l'ho detto solo per questo. Appena sono entrata qui ho provato una sensazione di pace che in casa mia non c'è da quando mio fratello si è letteralmente trasformato in una belva feroce. Credo che ci sia un caminetto acceso perché sento lo scoppiettare del fuoco. C'è una donna che si muove tranquilla per casa. Lo so perché la sento cantare qualcosa a mezza voce, ma anche in questo modo lei mi dà l'impressione di avere una bellissima voce.
"Oh, buongiorno ragazzi! Com'è andata oggi a scuola, tesoro?"
"Bene, mamma." risponde lui. Sento che si sforza molto per dire questo.
"Oh... tu devi essere Giulia!"
"Mi scusi... lei... lei come mi conosce?" chiedo.
"Io facevo le pulizie in casa tua, cara." dice lei con un sorriso. "Come stanno i tuoi?"
"Bene, grazie."
Mi avvicino alla signora e le chiedo di allontanarci un momento.
"Signora, per favore, non dica a suo figlio chi è mio fratello!" la supplico.
"Perché, cara?"
"Perché lui non vuole che io ne parli a nessuno e poi... mi vergogno di lui, signora, perché mi ha fatto soffrire molto."
Lei resta in silenzio.
"Fa del male anche a lui, cara?" chiede lei.
"Oh, no, questo no!" rispondo. Non so perché lo faccio. Forse perché lui ha detto che a scuola è andato tutto bene. Forse perché, in fondo, io voglio bene a quello scapestrato.
"Non gli dirò niente, piccola, te lo prometto" mi dice lei. "Ma tu, in cambio, fammi un favore. Stagli vicino... avrà bisogno di un'amica come te e io so che sta soffrendo, anche se non me lo dice!"
Torniamo nella stanza accanto e sento la risata di una bambina.
"Ma per caso ha un'altra figlia?" chiedo.
"Eccome! La vuoi conoscere?"
"Certo. Mi farebbe piacere" rispondo.
"Ecco! Lei è Evelina. È molto piccola... ha solo qualche mese, ma quando si fida di chi ha accanto si dimostra essere un vero tesoro."
Mi fa toccare il viso della bambina e il suo minuscolo corpo che è caldo e delicato. In un momento di distrazione, però, mi stringe un po' troppo il polso nella zona del livido.
Sussulto a quel contatto e lei ritrae di scatto la mano e, oltre ad essere sicura che mi stia guardando, sento che mi sfiora il polso.
"Bambina mia, come te lo sei fatto quel livido?" chiede.
Sento la tensione praticamente in tutta la stanza.
Lui ha paura, perché è buono e so che in fondo non vorrebbe mai nuocere a nessuno, neanche se dovesse trattarsi del suo persecutore.
"Sono inciampata e ho sfregato il braccio per terra" rispondo.
"Capisco." dice lei, anche se so perfettamente che non crede a una sola parola di quello che ho appena detto.
"Ragazzi, io vado. Purtroppo devo scappare."
"Capisco, signora" le dico sorridendo. "Arrivederci!"
"Ciao, ragazzi" dice lei per poi dare un bacio sulla guancia a me e ai suoi figli.
Si allontana ed io e il mio amico andiamo in bagno. Lui mi fa mettere seduta su di una sedia e lo sento armeggiare con un mobiletto. Mi prende delicatamente il braccio e mi sfrega una crema sul polso. La crema è fredda, ma mi dà un po' di sollievo. Respiro lentamente e mi rilasso, mentre le sue dita toccano delicatamente la mia pelle.
"Ti concentri molto sul tocco delle persone, vero?" mi chiede all'improvviso, riscuotendomi dai miei pensieri.
"Oh... sì... certo. E ituo tocco mi piace."
"Mi fa piacere" mi dice lui. "Però penso che questo coso ti resterà sul braccio per un bel po'. Se vuoi posso aiutarti a coprirlo. Magari con una benda crederanno davvero che sei caduta. A proposito: grazie per avermi coperto."
"Non ho coperto te, ma mio... ehm... il mio persecutore, esattamente come fai tu" rispondo.
Lui capisce che non voglio continuare a parlarne e resta in silenzio, ma improvvisamente è costretto ad allontanarsi, perché sua sorella inizia a piangere come se non ci fosse un domani.
"Mi porti da lei?" gli chiedo tranquillamente e con un sorriso che mi va da un orecchio all'altro.
"Come?"
"Forse riuscirò a calmarla. Io credo che lei senta quanto stai soffrendo."
Mi alzo. Ho il braccio ancora dolente, ma devo andare da quella bimba. Mi avvicino esitante al girello. La prendo in braccio e inizio a cullarla, poi mi rendo conto che il suo viso è piuttosto accaldato e contratto. Mi fa molto male il polso, ma devo portarla da lui.
"Vieni, tesoro. Ti porto dal tuo fratellino."
In re"Credo che abbia la febbre" gli dico.
Lo sento trattenere il respiro per qualche secondo, poi mi prende la bimba dalle braccia e lo sento muoversi avanti e indietro per la stanza.
"Ehi, tranquillo! Ha solo un po' di febbre" gli dico notando che è molto teso.
"38." dice lui, avendo evidentemente preso il termometro. "Ho paura, anche se mio padre mi ha insegnato molte cose del suo mestiere, perché mia sorella è di salute cagionevole."
Lo sento respirare velocemente e gli vado incontro, anche se urto contro il tavolino del soggiorno, poi gli poso le mani sulle spalle. Sento il suo cuore battere a mille e il mio, di riflesso, accelera i battiti.
"Ehi! Non so quanto possa rassicurarti questo, ma se vuoi ti aiuto io." gli dico. Lo sento tremare e sfrego le dita sulle sue spalle. Oggi è la seconda volta che succede questo. È la seconda volta che lo calmo io.
Mi avvicino alla cucina e cerco una pezza, che poi bagno nell'acqua fredda. Riempio anche un secchio che riesco a reperire in bagno, per evitare di fare avanti e indietro.
"Ehi!" dico, non conoscendo ancora il suo nome. Oggi non ho proprio fortuna in questo. "Sono qui! Non è che potresti... farla sdraiare?"
Lui fa quello che gli dico e mi fa capire dov'è la fronte della bimba. Io adagio la pezza sul suo viso caldo. Lei trema, io mi avvicino a lei e le dico: "Stai tranquilla, tesoro. So che è fredda, ma è per farti sentire meglio."
Mentre con una mano tengo ferma la pezza, con l'altra compio movimenti circolari sulla mano della bimba in modo da tranquillizzarla, per quello che mi è possibile.
"Aspetta." dice lui, spostando una mano in modo da tener ferma la pezza al mio posto. "Almeno potrai stare un po' più comoda."
Resto in quella posizione per un po'... almeno fino a quando la piccola non si addormenta.
"Sei stata davvero gentile" mi dice.
"Ma figurati! Se hai bisogno, fammi sapere."
"Mi chiedo come farò domani. Ho paura di lasciare da sola mia sorella..."
"Non dovrai lasciarla sola!"
"Che vuoi dire, scusa?"
"Lascia perdere la scuola. Resta qui, poi ti manderò io tutto quello che faremo domani!"
"Il fatto... è che... io... insomma, sai, il ragazzo che ti ha fatto quel segno... se non gli facessi copiare i compiti mi chiuderebbe nel bagno delle donne, come minimo... e..."
"E... non ne ha il diritto! Ci penso io a lui. Non è la prima volta che mi tocca avere a che fare con un tipo del genere" dico stringendo i denti. Peccato che nel mio caso io il bullo ce l'abbia sempre attorno.
Viviamo sotto lo stesso tetto!

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