I campionati di educazione fisica <64>
IGINO
Oggi è il grande giorno ed io sono davvero emozionato. Mi passo le mani tra i capelli e mi alzo lentamente dal letto. Corro in cucina, dove la mamma mi aspetta.
"Buongiorno, tesoro mio! Come stai? Sei agitato?" mi chiede la mamma.
"Un po', ma non importa." dico.
"Allora adesso vieni con me che ho una sorpresa che ti darà una carica incredibile!" mi dice mia madre.
Ci dirigiamo in cucina e quando entro, sento delle voci esclamare: "Sorpresa!" Vedo Michele e Ginevra, e subito dietro di loro, Giulia, Matias e Marta.
"Ragazzi! Non posso crederci!"
"Siamo venuti a darti man forte, Igino!" mi dice Giulia.
"Pensa: sono venuti i tuoi fratelli dalla città per assistere alla tua gara, ma questo non deve spaventarti! Il tuo impegno sarà premiato, a prescindere dal risultato che otterrai!" mi dice Marta.
"Sono sicuro che spaccherai tutto, chico!" aggiunge Matias posandomi una mano sulla spalla. "Sei un bravo allievo!"
"Sarai sempre il mio eroe!" esclama Ginevra saltandomi al collo.
"Fratellino, comunque vada io voglio che tu sappia che sarò deluso da te solo se fingerai di essere diverso dalla persona meravigliosa che sei per piacere alla massa... se ti annullerai per gli altri!"
"Bene, ragazzi! Andiamo a fare colazione tutti insieme!" ci esorta la mamma.
"Giulia, ma tu non avrai problemi, vero?"
"Ma no, Igino! Sai che dopo alcune cose che sono successe la mamma non dice niente se vengo qui... e non ho intenzione di augurare niente a mio fratello!"
È arrabbiata, e quell'emozione emerge ogni volta che si nomina Matteo. Il fatto che non gli auguri buona fortuna prima della gara a me dispiace. Forse un augurio fatto da lei per la gara di oggi gli farebbe piacere.
"Ti prego, provaci! Fallo per me, Giulia" le dico.
"Senti, spiegami da dove sei venuto fuori per essere così dolce!" mi dice lei. "Va bene, lo farò... ma solo per te! Per lui farei solo il minimo indispensabile!"
Questa frase non mi piace. C'è tensione... e lei è diversa da come l'ho conosciuta. Prima diceva di volere comunque bene a Matteo.
Ora basta che si parli di lui perché lei diventi letteralmente un ghiacciolo.
Dopo colazione io corro a vestirmi e tutti insieme andiamo davanti a scuola. Matteo è già lì e Marta, che l'ha visto da lontano, si nasconde dietro un albero, per fingere di non essere venuta con me. Io le ho detto di farlo, perché non voglio che abbia problemi a causa mia.
"Buona fortuna, Matteo" dico timidamente.
"Cos'è, una minaccia?" chiede lui. "Vedi di stare attento, Igino!"
"È un semplice augurio, idiota! E te ne avrei fatto uno anch'io, ma solo perché me l'ha chiesto lui... ma visto come ti stai comportando, ti auguro la più grande umiliazione della tua vita!"
"Giulia, lascia stare! Sai che non è giusto!" le dico.
"Il modo in cui ti tratta quest'idiota non è giusto!" dice lei, alzando le spalle. "Ti auguro di perdere anche a Domino per il resto dei tuoi giorni, fratellino... così impari a fare l'idiota!"
MATTEO
Questa davvero non me l'aspettavo! Non mi aspettavo una risposta così da lei, che in fondo prima mi voleva bene. Ora mi ha augurato di essere un perdente... come quel ragazzino!
Beh, quel piccoletto si pentirà di avermi sfidato! Parola d'onore!
Andiamo tutti a prepararci per la prima gara, che è una corsa ad ostacoli. Il campionato, infatti, è diviso in tre parti: la prima è una corsa divisa in tre gruppi di ragazzi da otto.
La seconda tappa, invece, consiste nella sfida tra i primi tre classificati di ogni gruppo. La terza e ultima fase consiste in un'ulteriore sfida tra il primo classificato di ogni batteria. Le prime due gare sono di corsa, mentre l'ultima è di nuoto. Durante le gare di corsa si possono tenere delle cuffie per restare in contatto con una persona a nostra scelta. Io ho scelto la mia ragazza, e Michele ci è rimasto piuttosto male, ma tanto lui non me lo dirà mai.
"Che vinca il migliore, piccoletto... e cioè: il sottoscritto!" sussurro all'orecchio ad Igino.
Lui non mi risponde, ma questa volta non capisco se sia semplicemente perché subisce passivamente o perché è concentrato sulla competizione.
GIULIA
Sono tesa. Molto tesa. È come se la competizione la dovessi fare io.
"Andrà tutto bene, vedra/" mi dice sottovoce Matias. "Io ho allenato Igino per tutto questo tempo e lui è molto determinato! Vuole battere tuo fratello sul suo territorio, chica! Vedrai che ce la farà!"
"Giulia, tieni" mi dice gentilmente la professoressa di storia. "Igino ha scelto te... vuole che sia tu ad indossare le cuffie e parlargli!"
Sono felicissima di questo. Indosso le cuffie e resto in attesa.
Dopo un po' sento la sua voce.
"Eccomi, Giulia!"
"Sei pronto?"
"Ora sì! Sono prontissimo!"
"Allora va' e spacca tutto!"
Per fortuna Igino non è in batteria con Matteo, adesso.
Matias mi dice tutto, perché io da questo punto di vista non posso fare granché. "Sta andando benissimo, chica!" mi dice.
"Sono contenta! Vai! Io credo in te, mio piccolo campione!" gli dico sorridendo.
Sta accelerando l'andatura... molto bene! Oh madre de Dios!"
"Che succede?" chiedo.
"Un ragazzo è sceso in pista e sta... l'ha fatto cadere, accidenti!" dice Michele.
"Come l'ha fatto cadere?" chiedo. "Oddio, no! Alzati, Igino, ti prego! Alzati!"
IGINO
Mentre corro, vedo Michele sfrecciarmi accanto. Mi dà una leggera spinta e mi fa cadere a terra. Avverto un forte dolore al ginocchio e rimango immobile per qualche istante... poi riconosco una voce: "Coraggio Igino, alzati! Ti prego, alzati... io so che puoi farcela!"
Mi do una spinta per alzarmi da terra e mi sento afferrare da una ragazza. La riconosco: è Vanessa, la sorella di Virginia. Tutto l'opposto di lei, ma più chiusa di me. Mi aiuta ad alzarmi e dice: "Io non vincerò, ma voglio che tu faccia di tutto per sconfiggere quel pallone gonfiato di mio cognato!" Io le mimo un: "Grazie, lo farò", e riprendo a correre. Il ginocchio mi fa malissimo, ma m'impongo di non pensarci. Riesco a superare alcuni ragazzi, ma quando vedo che Vanessa è in difficoltà, le prendo il braccio e dico: "Tu mi hai aiutato... adesso ti aiuterò io!" Lei è un po' sconcertata, ma si lascia prendere e, dopo una corsa estenuante, arriviamo secondi.
C'è una serie di applausi e io sono felice che non ci abbiano squalificati.
"Molto bene!" esclama il preside. "Abbiamo assistito ad una manifestazione di lealtà e ad un'altra di slealà! Michele, tu non avresti dovuto mettere lo sgambetto ad un tuo compagno! Comunque, non verrai squalificato. Credo che essere arrivato ultimo ti sia servito di lezione!"
Mi dispiace per Michele, perché in fondo non l'ha fatto perché voleva: è stato spinto da Matteo. L'altro Michele, mio fratello, mi sorride.
"Per quanto riguarda te, Igino,è stato molto bello assistere al tuo gesto, perché è la prova del fatto che non hai dimenticato quello che Vanessa ha fatto per te..."
"E...?" chiedo.
"E in questa batteria gareggeranno quattro persone, non tre! Ragazzi, adesso andate pure a ristorarvi un po' e raggiungete i vostri compagni. Ci sono alcune persone che vi aspettano!" E a quelle parole, mentre salgo gli scalini, guardo su, verso gli spalti, e vedo la mia migliore amica che agita le braccia. Poi mi arriva la sua voce in cuffia che dice: "Sei stato bravissimo, mi piccolo koala leale!" Io vado nello spogliatoio a cambiarmi e subito dopo torno verso gli spalti. Quando li raggiungo, sento due braccia cingermi la vita e mi sento pienamente felice! Sugli spalti vedo i miei genitori, i miei fratelli e Matias che aspettano il loro turno per parlarmi, e per la prima volta mi sento importante. C'è anche don Peppino, in fondo alla fila.
"Sei stato bravissimo... bravissimo!" mi dice Giulia, commossa. "Ascolta: Marta era con le ragazze, e commentavano la gara... ogni tanto ho sentito dei sussurri da parte di Marta che t'incitava a continuare! Dimmi: come va? Ti fa male il ginocchio?"
"Un pochino, ma ci ho già messo il ghiaccio. Non era una botta particolarmente forte, Giulia!"
Lei si stacca da me e Ginevra viene ad abbracciarmi. Subito dopo, a turno, anche Michele e i miei mi abbracciano, ed Evelina mi rivolge un sorriso quasi sdentato. Poi Matias mi posa una mano sulla spalla e dice: "Io ti ho aiutato ad allenarti, ma la lealtà non si può allenare. O ce l'hai o non ce l'hai... e tu ce l'hai!"
"Grazie, Matias" gli dico sorridendo.
"Ciao, giovanotto" dice il bidello. "Mi sei piaciuto più del solito, oggi... questo tipo di comportamento non te lo insegnano a scuola, e tu hai imparato molto bene quello che ti hanno insegnato i tuoi familiari!"
"Lo spero tanto" gli dico.
Vedo che Giulia cambia espressione a quelle parole, ma accorgendosi del fatto che la sto guardando recupera immediatamente il sorriso che la contraddistingue. Poi un'altra persona mi sorprende ancora una volta, e quella persona è Marta. Mi viene incontro correndo, mi schiocca un bacio sulla guancia al volo e torna al suo posto. Quando ci giriamo, vediamo che la professoressa di educazione fisica ha il fischietto pronto e iniziano le altre due gare...
Verso le dieci viene annunciato l'inizio del secondo step, ma in questo caso s'inizierà dalla batteria di Matteo che, ovviamente, è arrivato primo. Io ho veramente paura, perché sono sicuro che se ne inventerà un'altra per togliermi di mezzo.
MATTEO
Sono in gara con altri due ragazzi, ma avendo visto come sono arrivati alla fine della prima gara, sono più che sicuro del fatto che riuscirò a stracciarli come se nulla fosse.
Ci prepariamo alla partenza e stavolta in cuffia ho la voce del mio amico Michele. Purtroppo per lui non ha passato la fase successiva, ma io lo farò, e dimostrerò a quel secchione come si fa la vera corsa. Questa fase non comprende gli ostacoli, quindi sarà più facile arrivare primo.
Al fischio, però, mi viene in mente la frase di mia sorella, che mi augurava di non vincere neanche il Domino, e corro con quel peso sul cuore. Le voglio bene, ma quando fa così proprio non la sopporto! Rischio di perdere la strada, quindi cerco di scacciare questi pensieri e mi concentro sul percorso da seguire. Vedo il primo dei due ragazzi, quello che è arrivato terzo. Gli passo accanto e gli lancio uno sguardo fulminante, sperando che basti per fargli abbassare la guardia. Il ragazzino, infatti, si distrae e va a sbattere contro una delle sbarre che delimitano il percorso. Vi batte contro la fronte e rimane aggrappato alla sbarra. Bene! Uno di loro è fuori combattimento. A questo punto inizia un testa a testa tra me e l'altro ragazzo, quello che è arrivato primo, e quando finalmente la gara si conclude capisco di avercela fatta! Lui è a poca distanza da me e l'altro arranca verso di noi con un bernoccolo sulla fronte. L'altro lo sorregge tenendolo per un braccio... i leali sono talmente noiosi!
"Molto bene, Matteo" mi dice il preside. "Ora vai pure a riposarti e preparati per l'ultima tappa!"
Decido di restare in disparte a guardare la seconda batteria e vedo che a vincere è una ragazzina minuta e magra. Poi arriva il turno del mio preferito.
IGINO
Vado a prepararmi. Mi batte fortissimo il cuore. Dovrò scontrarmi con altri tre ragazzi, non con due, ma ho promesso che sarei andato avanti fino alla fine e lo farò, a costo di arrivare senza fiato! Voglio battere Matteo!
Voglio farlo, e soprattutto arrivare al mio obiettivo giocando pulito!
Quando ci posizioniamo ai posti di partenza, vedo Matteo dagli spalti che mi fissa in cagnesco. Alzo lo sguardo e gli mimo con le labbra: "Mi aspettavo di più da te, Matteo" per poi girarmi verso il percorso. La professoressa di educazione fisica conta fino a tre per poi soffiare nel suo fischietto.
Comincio a correre allargando le braccia perché la sensazione di volare, forse, mi farà andare più veloce. Mi concentro sul vento che mi sfiora il viso e guardo fisso il traguardo, cercando di non deviare troppo per non urtare contro le sbarre come è capitato al ragazzo che era in gara contro Matteo. Sento il suo sguardo sul mio corpo e mi sembra che voglia bruciarmi la pelle, ma forse è proprio questo a spingermi a continuare a correre. Credo che non gli sia andata giù la risposta che gli ho dato. Corro perché voglio che questa vittoria non sia solo per me, sperando di ottenerla, ma anche per Giulia... e se non dovessi riuscire a farcela io, desidero che la spunti la carismatica ragazza che è arrivata prima nella batteria prima della mia.
Sento la voce di Giulia in cuffia. "Stai andando benissimo, Igino! Io credo in te! Io credo in te..."
Forte di quelle parole, a pochi metri dal traguardo, spingo più forte sulle gambe per non crollare, anche se mi fanno male. Sono al secondo posto, in un testa a testa con Vanessa. Vedo che lei si trascina e che il suo volto è pallido. Riesco a superarla, ma quando la vedo barcollare alzo la mano, in preda al panico.
"Fermate la gara! Fermatela!" dico prendendola per mano e portandola con me. Riesco a sentire il suo cuore battere fortissimo. Devo portarla al traguardo, perché da lì il cancello si apre e da quella parte arriverà prima in infermeria. "Coraggio! Su, vieni con me... ci siamo quasi! Ci siamo quasi!" le dico.
"Lasciami... o non ce la farai" mi dice lei, ma io continuo a sorreggerla. Arriviamo al traguardo e lei mi spinge verso di esso prima di svenire. Io vi cado sopra e sento un boato intorno a me. "Vanessa! Vanessa, ti prego, di' qualcosa! Svegliati!" le dico. "APRITE IL CANCELLO, VI PREGO!"
Vedo qualcuno scendere velocemente le scale e raggiungerci. Guarda con preoccupazione la ragazza e mi respinge per andarle vicino. "Che ti è successo, Vanessa?" chiede in un sussurro.
Lei apre lentamente gli occhi e dice: "Tu vedi di andartene! Io detesto i gradassi come te... sparisci!"
Lui non ribatte e va via con la faccia da cane bastonato.
"Igino... voglio che tu lo distrugga" dice faticando anche a parlare.
Io inizio a comprimerle il petto, perché ho come la sensazione che il problema sia quello. Premo forte sullo sterno prima che un medico venga verso di noi e la porti via. Rimango di sasso e mio fratello mi raggiunge per aiutarmi ad alzarmi e uscire dalla pista.
"Lei starà bene, tranquillo" dice dolcemente. "Starà bene..."
"Ragazzi, ve la sentite di fare l'ultima gara?"
"No! Non possiamo, signor preside!" esclamo. "Una ragazza si è sentita male! Con quale coraggio potremmo andare avanti con la competizione mentre lei è in quelle condizioni?"
"È solo una scusa!" dice Matteo. "Igino non vuole continuare perché ha paura di affrontarmi!"
"Io ti faccio a fette!" esclama Giulia saltandogli praticamente addosso. Mio fratello Michele la tira indietro e la trattiene, stringendosela al petto come la cosa più cara che ha. "Non ne vale la pena, Giulia. Perdonami... mi dispiace che tu sia imparentata con lui, ma una simile canaglia non merita il lusso di essere aggredito! Meriterebbe di chiamare una persona qualunque e non ottenere alcuna risposta!"
"Non m'importa di quello che pensi! Io non voglio!" esclamo con convinzione.
"Ragazzi, nemmeno io me la sento" aggiunge Greta, la ragazza che è in gara con noi. "Però tu dovresti, Igino! Vanessa è la mia migliore amica e se lei ha detto che spera che tu vinca questa gara anche per lei... e se l'ha detto io so che c'è un motivo!"
"Solo ad una condizione" dico infine, "chiedete ai genitori di permettermi di farle visita, vi prego!"
"Ragazzi, non potrete iniziare subito! Igino, se vuoi provare ad andare in ospedale, va' a cambiarti, tanto non potremmo comunque riprendere subito! Basta che i partecipanti siano qui entro le due e mezza!"
Oggi, infatti, l'orario è prolungato fino alle quattro, perché la competizione dura piuttosto a lungo. Rimetto la maglietta di ricambio, quella che avevo prima della gara. Ho indossato il costume sotto i vestiti, in modo da risparmiare tempo quando tornerò.
"Giulia, posso chiederti una cosa?" le chiedo timidamente.
"Certo che puoi farlo! Dimmi."
"Mi accompagneresti in ospedale?"
"Se questo ti fa sentire più tranquillo, sì."
Anche lei è molto preoccupata, ma non so se lo è per me o per lei. In poco tempo raggiungiamo l'ospedale e per fortuna i medici ci autorizzano a vedere Vanessa.
Quando entriamo lei è distesa su un lettino, attaccata ad una macchina, ma cosciente.
"Igino! Giulia! Sono contenta di vedervi! Com'è andata la gara?"
"La farò a breve, Vanessa. Tu come stai?"
"Va meglio... vedi? Ora parlo. Comunque non è esattamente il mio cuore, il problema. È una cosa strana: il mio cuore sta benissimo. Posso correre e saltare, ma non devo sottopormi a situazioni di stress... ma ho voluto provarci lo stesso. Ho ceduto quasi alla fine, ma il fatto che tu ci sia vicino mi rende felice. Non tirarti indietro, potrai venire a trovarmi quando avrai finito..."
Poi si rivolge alla mia amica. "Giulia, tu sei molto più coraggiosa di me. Io non ho mai parlato con nessuno, a scuola... ma non mi sarebbe dispiaciuto scambiare due parole con Igino. Peccato che per me questo sia l'ultimo anno di scuola. Stagli accanto, okay?"
"Farò tutto il possibile." dice Giulia.
Passiamo un po' di tempo con Vanessa, poi ci salutiamo e andiamo via. Dobbiamo essere a scuola per le due e mezza, per l'ultima fase della gara.
Ora che lei sta meglio e che ho avuto, per l'ennesima volta, il supporto di Giulia, sono pronto ad affrontare l'ultima prova.
Mi limito a svestirmi e mettermi in posizione. Manca poco, ormai, e sono teso al massimo.
Ho indossato un paio di occhialini che mi permettono di vedere anche in acqua.
"Sono contento del torneo di quest'anno, perché i campioni si sono dimostrati agguerriti, ma hanno anche dimostrato spirito di sacrificio!" ci dice il preside.
Mi viene un po' da ridere visto che uno di loro può essere tutto tranne che uno che si sacrifica, questo è sicuro.
"Pronti?" chiede l'insegnante di educazione fisica.
Ci mettiamo tutti in posizione e lei, dopo un: "A posto", che è una formula di preavviso, soffia nel fischietto. Saltiamo tutti e tre in acqua e vedo che Greta è molto agguerrita. Io mi pongo allo stesso modo, non tanto con lei quanto con Matteo. Lui è rimasto indietro e arranca. È accanto alla corsia che lo separa da Greta e improvvisamente lo vedo sparire.
Continuo ad andare avanti, e sono arrivato a tre quarti quando sento qualcuno rovesciarsi. Approfitto del fatto che devo tirare su la testa per respirare per girarmi e guardare. Vedo Greta distesa sulla schiena, che arranca e tossisce. Dei ragazzi s'immergono e tirano fuori Greta, mezza svenuta, ed io cerco di raggiungere l'altro bordo il prima possibile, ma di colpo sento una specie di lotta furiosa. Tiro nuovamente fuori la testa e vedo che uno di quei ragazzi ha legato Matteo per le mani alla corsia. Riesco a vedere a stento i suoi occhi spalancati quando immergo la testa.
"No, Matteo, no!" esclamo prima d'immergermi di nuovo. Riesco a trovare le corde che lo tengono legato con le mani sopra la testa e lo vedo dibattersi furiosamente sotto la corsia.
Riesco a liberarlo e gli dico: "Adesso stammi a sentire: attaccati a me e non fare storie!" Lui non reagisce e capisco che è svenuto. La strada più breve è quella verso il traguardo, quindi io con un braccio lo sostengo, dopo averlo rivoltato sulla schiena in modo che possa respirare, poi prendo un respiro profondo e m'immergo di nuovo. Devo riuscire ad arrivare il prima possibile!
Una volta raggiunto il bordo, lo sfioro e, dopo averlo toccato, svengo.
GIULIA
"TIRATELI FUORI, VI PREGO!" grido.
Comincio a piangere. Non posso crederci: mio fratello è stato aggredito anche qui da uno di quei ragazzi della scuola di calcio! Per fortuna l'hanno preso subito e prego che lo mettano dietro le sbarre. Nessuno si muove, allora io mi alzo e inizio a colpire con violenza il terreno con il bastone. Arrivo al bordo della piscina, anche se molti cercano di fermarmi, e sto per lanciarmi in avanti quando una mano forte e grande mi si posa sul braccio sinistro. "Non fare così! Ci penso io" dice il bidello, e dopo credo abbia tirato su di peso Matteo ed Igino. Alla fine ha vinto lui, anche perché ha avuto la fermezza d'intervenire quando Matteo è stato legato là sotto... e purtroppo anche lui ha barato saltando aaddosso a quella povera ragazza che era al centro, questo sempre secondo quello che mi ha spiegato Matias il quale, mentre raccontava, era sconvolto!
I ragazzi sono stati portati in infermeria, perché per fortuna non erano in condizioni molto gravi. È la prima volta che stanno male tutti e due.
"Michele, ti prego... portami da loro! Ti prego!" dico rivolta al fratello di Igino. "Portami da loro, ti prego!"
"Sì, certo, ma ora stai tranquilla." mi dice lui posando una mano sulla mia spalla.
"Giulia, porta questa a Igino" dice il preside consegnandomi una coppa.
"Gliela darò io... ma a casa" dice Michele. "Non è il caso di toccare l'argomento davanti a Matteo. Non gli piace molto perdere e dopo quello che è successo non vorrei infierire."
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