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Ho trovato la mia strada <127>

MATTEO
Avete presente quei giorni in cui i sentimenti si confondono a tal punto da non farvi capire più cosa provate davvero?
Ecco: per me oggi è un giorno di quel tipo. Ovviamente sono contento che Igino stia bene fisicamente, ma il senso di colpa continua a torturarmi. È la domanda che Igino si faceva sempre: perché?
Una volta me lo chiese direttamente e io gli diedi la solita risposta.
Una risposta che non ricordo neanche più così bene, a dire il vero, ma sostanzialmente era la solita storia dell'"Io sono un figo e tu non vali nulla." Un mucchio di baggianate, insomma... è per questo che ora sto facendo di tutto per esprimermi nel miglior modo possibile... non voglio più dare certe risposte.
Beh, ora Igino sono io: studio come un matto, mando foto di compiti e alla scuola calcio porto gli zaini.
Mia sorella mi dice sempre che non dovrei fare così, che dovrei smetterla di sfruttare quella legge che aveva inventato Dante, secondo la quale se fai del male in un certo modo quella sarà la tua punizione: tipo gli indecisi, quelli che non si schierano né con il bianco né con il nero, corrono dietro a una bandierina, senza fermarsi, con degli insetti che gli pungono i piedi.
Io mi lascio picchiare, umiliare, deridere... studio almeno quanto lui, con l'aiuto di mia sorella che, seppur contraria, non mi ha lasciato solo, come mi sarei aspettato.
"Quindi Ugo Foscolo prima aveva creduto a Napoleone e poi gli aveva dato contro perché lui non aveva rispettato le sue idee?" chiedo esitante.
"Più o meno sì. Per esempio... ricordo che aveva messo una legge sui cimiteri, per una questione igienica, ovviamente... e Foscolo... beh, era contrario."
"E quindi che cos'ha fatto?" le chiedo, passandomi le mani sulle tempie visto che sono ore che studio come un matto.
"Sì... Matteo, per oggi basta. Ti ammalerai."
"E a chi vuoi che importi se mi ammalo o no?"
"Importa a me!"
Basta quel poco per farmi esplodere. Da ieri sera, dopo il prodigioso recupero di Igino, provo sentimenti contrastanti... è come se i pensieri sbattessero con la testa, e questo continuo dolore mi sta facendo diventare matto.
Mi butto sul letto, scoppiando a piangere. Chissà quante volte Igino ha fatto lo stesso?
Chissà quanto si è dovuto sforzare per non urlare, per limitarsi a piangere silenziosamente.
"Oh, Matteo... santo cielo, mi dispiace... non volevo, davvero!" mi dice mia sorella, sdraiandosi sul letto, accanto a me, e circondandomi le spalle con un braccio, mentre le sue labbra si posano dolcemente sulla mia guancia sinistra, piuttosto umida.
"È una tortura, Giulia! Ho sbagliato tutto! Igino mi odia, ed ha ragione!"
"Oh, Matteo... Igino non ti odia per niente! È risentito, è spaventato, ma non ti odia! Ti ricordi quando te l'ho detto io il giorno in cui... insomma... quando abbiamo litigato più del solito? Guardaci adesso: siamo qui, abbracciati, pronti a ricominciare da zero, a metterci una pietra sopra. Ascolta: quando Igino tornerà a scuola tu smettila di fare quello che facevi e prova a dirgli che ti dispiace... sono sicura che lui capirà. È molto provato, ma non gli si è indurito il cuore... ed è molto più forte di quanto tu creda... persino più di quanto possa credere lui stesso... impara a conoscerlo e vedrai che dopo mi darai ragione su tutto! Lui sa leggere negli occhi delle persone e io sono sicuro che capirà che questa volta sei sincero."
"Perdonami!" dico, voltandomi verso di lei. I suoi occhi sembrano sul punto di scoppiare, ma lei resiste... per me! La bacio sulla guancia... la stessa su cui ho lasciato un marchio qualche mese fa.
"Dai, fratellino, stai tranquillo... ora io devo andare in ospedale da Igino, ma tu non rimetterti sui libri e riposati un po'" mi avverte lei.
"D'accordo, come vuoi" dico.
"Ah... Matteo, ascolta: non c'è bisogno che tu mi chieda di nuovo scusa... credimi: è tutto a posto, sul serio!" mi dice.
GIULIA
Mi dirigo verso l'ospedale, con il cuore in gola. Oggi Igino è stato costretto a girare su una sedia a rotelle.
Mi ha detto che proverà ad alzarsi un'altra volta soltanto se io sarò presente e questo mi ha resa molto felice, ma spero che questa volta vada bene.
Lui è già demotivato, triste, abbattuto... se dovesse avere di nuovo le vertigini, per quanto non sia colpa sua, finirebbe per sentirsi in colpa... si sentirebbe inutile, sbagliato, ed è una cosa che io non riesco a mandare giù, perché sono la prima a conoscere quella sensazione fin troppo bene... è proprio questo che mi fa pesare ancora di più il fatto che sia una sensazione che anche lui ha sopportato per parecchio tempo.
Arrivo davanti alla camera di Igino e ad accogliermi ci sono lui ed il nostro medico.
"Buonasera, cara." dice lui.
"Buonasera" ricambio. "Ehi! Piccolo koala, come ti senti?"
"Ho paura" risponde lui, e lo capisco dalla sua voce che ha paura. "Se non riuscissi a stare in piedi?"
"Se dovesse accadere, non ti preoccupare" lo incoraggio, "ci riproveremo ancora e ancora. Sbaglio o ieri ti è stato detto che le tue gambe stanno bene? Non importa se ti alzerai oggi, domani o chissà quando: ma tu ti alzerai!"
"Allora? Sei pronto, caro?" gli chiede il medico.
"Credo... credo di sì, dottore" risponde con dolcezza Igino.
"Vieni, reggiti a me" gli dico.
Mi metto di fronte a lui e mi piego sulle ginocchia. Lui appoggia le mani sulle mie spalle e ci tiriamo su insieme. Quando lui è in piedi, lo sorreggo stringendogli le braccia intorno al busto. Aspetto che lui muova qualche passo... tanto i nostri piedi sono uniti, quindi posso capire quando lui inizia a muoversi. In genere non lo faccio, ma stavolta, con il cuore in gola, conto i passi. Uno... due... tre.... quattro.
"Aspetta Giulia, fermati" mi dice Igino. Il suo corpo è scosso dai brividi e quando mi ha parlato sembrava che fosse sulla soglia di una crisi di pianto.
"Oh santo cielo! Torna indietro, ragazzo! Puoi farcela, ci siamo noi!" dice il medico, e sento che gli ha circondato le spalle con un braccio, mentre con l'altra mano tiene ferma la mano sinistra di Igino sulla mia spalla. "Ci siamo... lascialo andare, cara, ma fai piano... lentamente... ecco, così!" Lo sento sedersi e lui, facendo probabilmente leva sulle braccia, si sdraia sul letto e sento dei singhiozzi soffocati dalle sue mani. Probabilmente si è coperto il viso per non mostrarci le sue lacrime, povero koala... non sopporto l'idea di vederlo tanto triste... è una tortura, ma non posso certo impedirgli di sfogarsi, dopo la delusione che ha avuto oggi. Delusione per lui, perché ieri non è riuscito neanche a staccarsi un minimo dal letto mentre oggi sì.
"Visto che a me non darai retta ti lascio delle mani della tua psicologa personale... ma, ragazzo mio, tu non devi avere fretta. Le cose si fanno un po' alla volta, e solo se te la senti di farle."
Detto questo il medico si allontana e chiude la porta.
"Sono un disastro totale, Giulia!" mi sussurra Igino.
"Non è vero, tesoro! Oggi è andata meglio... ieri non sei neanche riuscito a staccarti dal bordo del letto e oggi ti sei spostato a piccoli passi." gli dico. "Ma a cos'hai pensato per avere quella crisi? Cos'è successo, piccolo koala?"
"Oggi... Marta mi ha scritto."
Mi blocco per un istante. Lui ieri le ha chiesto di andarsene perché aveva paura che lei volesse fargli del male.
"Cosa ti ha scritto Marta?"
"Mi ha chiesto come stavo... ma io non me la sono sentita di risponderle... perché lei e gli altri vogliono farmi soffrire?"
"Non questa volta, Igino... credimi! So che hai paura, ma ti giuro che questa volta né lei né gli altri hanno cattive intenzioni."
"Tutti si prendono gioco di me, perché sono piccolo, non so difendermi... ma io non voglio che altri ragazzi siano costretti a patire quello che patisco io."
"E cosa vuoi fare per impedirlo, Igino?"
"Voglio diventare insegnante, ascoltare i ragazzi, accompagnarli per mano... ma come faccio se sono bloccato qui?"
"Tesoro mio, c'è ancora molto tempo per queste cose. Devi finire il liceo, iniziare l'università e a quanto so sono almeno cinque anni. Tranquillo: per allora sarai allegro e pimpante come non mai."

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