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Ho sfidato mio fratello <2>

GIULIA
"Come va? Ti senti un po' meglio, adesso?"
"Sì, grazie. Va molto meglio" risponde lui. Gli offro un fazzoletto in modo che possa asciugarsi il viso e gli sorrido. "Oh, scusa... tu dovevi andare in segreteria!" mi dice improvvisamente, con agitazione.
È proprio un tesoro, per il modo in cui si preoccupa per le piccole cose, mi fa tenerezza.
"Tranquillo, non c'è problema. Sai, ho contatti con alcuni insegnanti. Magari chiedo ad una professoressa di venire qui a prendere la mia cartellina... a proposito, puoi dirmi che classe è questa?"
"Questa è la 4G" risponde lui.
"Magnifico! Sono capitata nella mia classe... e, sai una cosa? Sono felice di essere in classe con te" gli dico. Non so come mi sia venuto in mente di dirgli questo. Non sono mai stata tanto spontanea.
"Sai già dove vorresti metterti seduta?" chiede.
"Quali sono i banchi liberi?"
"Ce n'è solo uno. È quello in prima fila, accanto al mio."
"Ottimo! Almeno non dovrò scegliere. Ma a te non dà fastidio, vero? Essere seduto al banco con una sconosciuta, voglio dire..." gli dico. Lo sento sorridere e tiro un sospiro di sollievo.
"Almeno questa sconosciuta non mi strapperà le pagine del quaderno, non mi getterà le cose nel cestino e non mi farà lo sgambetto durante le coreografie allo step" risponde.
"Dio mio..." dico con un filo di voce. Non ci posso credere! Non ci voglio credere!
Contatto la professoressa e le chiedo se le è possibile venire a prendere il mio fascicolo.
"Potresti farmi un favore?" gli chiedo esitante.
"Quale?" chiede lui di rimando.
"Mi leggeresti qualcosa? Se non ti disturba, naturalmente."
"Non è che mi dispiaccia, però io... mi vergogno."
"Tranquillo, tanto non ti vedo!" gli dico.
Lui all'inizio è un po' sconcertato, ma quando si riprende dalla sorpresa mi rivolge un sorriso.
"Sei simpatica" mi dice.
"Anche tu... comunque ti ho chiesto di leggermi qualcosa perché mi piace il timbro della tua voce... so che sembra strano, ma mi fai sentire tranquilla" dico portandomi una mano ai capelli.
"Un ragazzo della mia classe dice sempre il contrario." dice lui tristemente. Mi prenderei a schiaffi: possibile che oggi non ne indovini una? Poi... un lampo di genio, per la prima volta in tutta la mia vita! "Chissà che timbro a cornacchia deve avere lui, allora!" Lui scoppia a ridere alla mia battuta, anche se non è chissà cosa, ed io mi sento sollevata.

"Va bene."
"Cosa?"
"Se ti va posso leggerti qualcosa... però puoi chiudere la porta? Mi vergogno molto."
"Certo. E comunque, puoi anche leggere a bassa voce."
Vado a chiudere la porta, poi torno indietro e mi metto a sedere accanto a lui, che inizia a leggere la parte in cui Oliver scoppia a piangere davanti al giudice e chiede di tornare all'ospizio, a costo di restare segregato a vita nella stanzetta buia, essere picchiato con il frustino o tenuto senza cibo, ma di non voler andare con lo spazzacamino. Proprio nel momento in cui Oliver scoppia in lacrime sento che viene da piangere anche a me. Lui mi ricorda tanto il piccolo Oliver in questo momento, solo che non sono gli adulti a tormentarlo, ma un branco di ragazzini senza cervello, e sono quasi certa che mio fratello sia il capobranco di quelle pecore!
Lui se ne rende conto ed io m'irrigidisco sul posto.
"Che cos'hai? Non stai bene?"
Non posso certo dirgli che uno dei miei compagni è mio fratello! Lui è stato categorico: non vuole che io dica che sono sua sorella... e del resto, devo essere sincera, se dovessi venire a sapere che lui tormenta questo ragazzo, non vorrei che qualcuno, lui in primis, venisse a sapere che siamo fratelli. Lo ripeto: mi dispiace dirlo, ma è la verità, sfortunatamente.
"No, niente. È che io... io... sono molto empatica, tutto qui." rispondo.
Qualcuno batte delicatamente alla porta ed io vado ad aprire.
"Cara, sono la professoressa di storia. Dov'è il tuo fascicolo?" chiede l'insegnante.
"Qui. Eccolo."
Tiro fuori la cartellina dallo zaino e lei dice: "Tranquilla, lo porto io. Vedo che hai già conosciuto l'unico allievo diligente della classe!"
"Sì, ci siamo già conosciuti!"
"Mi fa piacere. Spero che ti troverai bene... ma devo avvertirti: c'è un ragazzo piuttosto... ehm... problematico..."
"Ah... capisco" le dico. "Come si chiama?"
"Si chiama..." mi dice, poi mi sussurra il nome in un orecchio.
Rimango di sasso. Non ci credo! Il capobranco è proprio lui: quello scriteriato di mio fratello! Credo di essere sbiancata, perché il ragazzo mi si avvicina e mi prende le mani per sorreggermi.
"Stai bene?" mi chiede nuovamente.
"Sì, sto bene."
Come posso dirti che in realtà non sto per niente bene, che mio fratello è un insensibile, che non meriti che ti tratti male?
"Beh, adesso io vado. Ci vediamo dopo, ragazzi. A proposito, caro: ricorda ai tuoi compagni che oggi interrogo."
Penso che questo dettaglio se lo ricorderanno appena entrati in classe, e naturalmente chiederanno un supporto al volo da parte dell'unica persona che si è impegnata, che, tra parentesi, è proprio lui, secondo me. A meno che non ci sia qualcuno che ha almeno un po' di giudizio.
La professoressa esce dalla classe. Io guardo l'orario: sono le 07:55 e dal corridoio giungono già le prime voci.
I ragazzi entrano velocemente in aula e dalle parole che si scambiano capisco che sono cinque ragazzi: due maschi e tre femmine. Uno dei ragazzi è di certo mio fratello, l'altro sembra essere il suo burattino perché fa tutto quello che dice lui. Per quanto riguarda le ragazze, una delle tre sembra una ragazza un po' sui generis, che vuol fare la cantante, la velina o comunque qualcosa del genere, la seconda, a quanto pare, è una ragazza in carne, da come la "descrivono" mio fratello e l'altro ragazzo, o, come dice lei stessa, "Curvy". La terza semlra essere l'unica che sta un po' più sulle sue, e noto che il ragazzo vicino a me s'irrigidisce quando lei pronuncia la parola: "Buongiorno!", dettaglio che mi fa capire molte cose. Ovviamente siamo tornati velocemente al nostro posto. Eh già: ormai ho adocchiato questo banco e non lo mollerò. Non me ne frega niente della "reputazione" di mio fratello, soprattutto per il modo in cui se l'è fatta, la reputazione!
"Tu devi essere quella nuova!" mi dice.
"Esatto. E tu devi essere... come posso dire... il capobanda!" gli dico, ovviamente prendendolo in giro.
"Sembri intelligente, ragazzina." dice l'altro.
"Ah, sai parlare? Fino a qualche secondo fa dicevi solo quello che diceva... come ti chiami, scusa?" chiedo a mio fratello, di proposito. Lui mi dice il suo nome, portando avanti quella farsa.
"Dovresti sceglierti un altro posto, carina" mi dice.
"Ah, e perché?"
"Hai scelto di metterti accanto al NERD" dice marcando sull'ultima parola. "Ma mi conviene fermarmi qui, altrimenti il bambino si mette a piangere!"
Infatti lui è rigido, teso come una corda da tiro alla fune. Gli poso una mano su un braccio e dico: "Non dargli soddisfazione, riccio... non se lo merita!" Poi mi rivolgo a mio fratello: "Tesoro, anch'io sono una nerd, come dici tu... iera di esserlo, giusto per fartelo sapere, perché penso sia meglio essere... Nerd che serpe velenosa!" gli dico, marcando anch'io sulla parola "Nerd", anche se la odio.. "E mi sembra di capire che tu e il tuo pappagallo siete due idioti!"
Il ragazzo accanto a me, che non mi ha ancora detto come si chiama, se possibile s'irrigidisce ulteriormente. Io mi giro verso di lui e gli dico sottovoce: "Tranquillo. Nel peggiore dei casi se la prenderanno solo con me.", ma lui non si rilassa e questa è la prova del fatto che lui non si preoccupa soltanto per se stesso.
"Ci vediamo dopo la lezione, ragazzina!" mi minaccia mio fratello.
"E cosa mi farai, cervellone? Mi chiuderai nel bagno degli uomini, mi farai un video e lo posterai sui social? Mi legherai alla trave della palestra con la faccia rivolta a terra e mi scatterai una foto? Spargerai voci sul mio conto? Su, sorprendimi!" lo sfido ancora.
Sento la mano del ragazzo stringere la mia come per implorarmi di fermarmi, di non sfidarlo ancora, ma la rabbia mi brucia dentro come un vulcano. Ci sono passata anch'io per queste cose. Ci ho provato in tutti i modi, a cercare un accordo, dico, ma visto che lui faceva tutto tranne che aiutarmi e, anzi, faceva di tutto per torturarmi, col cavolo! Voglio che capisca cosa si prova ad essere trattati come dei vermi!

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