Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

He's my angel, she's my angel <4>

GIULIA
Cosa devo fare?
Mio fratello mi ha giurato che mi renderà la vita impossibile se mi azzardo a dire la verità.
Del resto, chi lo vorrebbe un fratello che appena può t'insulta, ti chiude in bagno, ti scatta foto compromettenti a tradimento per poi postarle sui social e farti deridere da tutto il maledetto paesino in cui vivi? Decisamente non è il fratello da desiderare e purtroppo tra di noi si sta creando una distanza assurda. Io non ci provo più ad avvicinarmi, perché lui, fregandosene altamente di come la penso, mi sbatte a ripetizione la porta in faccia.
"Non... non ce la faccio!" dico con un filo di voce, mentre una quantità esorbitante di ricordi mi finisce addosso come una valanga e mi schiaccia.
Sento gli occhi del ragazzo con i grandi occhiali, (che mi ha permesso di toccargli il viso), su di me.
"Non te la senti di parlarne, vero?"
Scuoto la testa. Se lui sapesse chi è quell'imbecille che lo tormenta probabilmente si allontanerebbe da me e io non voglio. Non voglio che subisca ancora. Non voglio che sia ancora costretto a versare lacrime.
Non voglio che quell'idiota continui a rovinargli la vita e non voglio che continui, di riflesso, a rovinarla a me. Prendo alcune ciocche dei miei capelli ricci e inizio a tirarle talmente forte da trovarmene alcuni tra le mani. Ma cosa me ne importa? Entrerò nel gruppo degli autolesionisti e lo farò in modo originale, senza lamette, tagli e sangue. Tanto a chi importa di quello che faccio? A chi potrebbe mai importare di me?
Il ragazzo di fronte a me mi afferra le mani e me le stringe.
"Smettila, ti prego!" mi dice.
Purtroppo anch'io soffro di attacchi d'ansia. Sento che mi manca l'aria e, quando il ragazzo mi stringe i polsi, immagino le mani forti di mio fratello che mi stringono i polsi mentre mi lega al letto, con la maglietta sollevata ed un cartello attaccato sulla schiena, a quanto dice, con la scritta: "La Cieca di Sorrento"! Mi ha scattato un mucchio di foto, quel giorno, e le ha postate sui social creandomi il vuoto totale intorno. Mi maledico mentalmente perché non riesco a dimenticare quel giorno e giro la faccia dal lato opposto rispetto a quello in cui è il ragazzo. Caccio un grido e stringo forte i pugni, poi inizio a tremare e, con un filo di voce, dico: "Lasciami, ti prego! Lasciami andare! Non ho fatto niente di male..." E per giunta lo chiamo con il nome di mio fratello.
"Ehi! Calmati, ti prego! Non sono lui!" dice il ragazzo con un filo di voce.
"Perdonami!" sussurro, scivolando sul pavimento. Lui mi alza il mento con una mano, con delicatezza.
"Posso chiederti una cosa? Solo se non ti agiti, però." dice lui.
"Certo..." dico con voce tremante.
"Da quanto tempo lo conosci?"
Come posso continuare a mentirgli? Come posso portare avanti questa farsa?
"No... non era lui. Il fatto è che nella mia vecchia scuola... c'era un ragazzo che si chiamava come lui e mi dava il tormento... infatti anch'io soffro di attacchi di panico, come hai visto. Mi dispiace di averti chiamato come lui... non so ancora qual è il tuo nome, ma di sicuro è molto meglio del nome con cui ti ho chiamato io" gli dico timidamente.
"No, per niente. Non ho un noce particolarmente bello. Più che altro è un nome caratteristico."
"Se non mi dici qual è non potrò mai darti conferma o smentire la tua idea." gli dico.
Lui non risponde, quindi lascio perdere.
In fin dei conti io lo sto riempiendo di frottole e lo conosco soltanto da qualche ora.
La ricreazione termina e per le successive quattro ore sembra che la giornata possa procedere tranquillamente.
Quando tutti escono, io mi getto nella calca di studenti. Improvvisamente, però, qualcuno mi mette lo sgambetto. In genere non farei una cosa del genere, ma capisco chi mi ha fatto questo stupido scherzo e di proposito gli do un colpetto con la rotella del bastone. Lui si gira ed io gli dico: "Ecco! Così impari a fare questi scherzi idioti!"
"Ah, davvero? Beh, adesso vedrai, ragazzina!" dice afferrandomi il braccio.
"Lasciami!" esclamo furente.
"Ah, davvero?" mi deride lui.
"E perché dovrei?"
"Lasciala andare!" dice una voce alle mie spalle. È il mio compagno di banco.
"Vai, ti prego! Vai o finirai per andarci di mezzo anche tu!"
"Ma che carini! Si difendono a vicenda!" ci prende in giro mio fratello.
"Lasciala, o ti giuro che... che io... ti..."
"Cosa fai? Mi fai sgridare dai professori? Mi fai sospendere? Dici a tutti che sono molto cattivo? Che t'inventi?"
"Smettila, imbecille!" gli urlo contro. "Digli un'altra parola del genere e ti faccio saltare tutti i denti!"
"E come vuoi fare, piccola cieca vigliacca? Sono certo che non avresti il coraggio di colpirmi!" mi prende in giro lui.
"No, infatti hai ragione, perché per picchiare qualcuno bisogna essere vigliacchi, non coraggiosi... a meno che non ci si debba difendere. Quindi il codardo, tra noi due, sei tu! E adesso lasciami andare!" ripeto con rabbia. Lo spingo via e inizio a correre, per quanto sia possibile correre girando un bastone con una rotella a destra e a manca.
"Aspetta." dice il ragazzo che aveva cercato di difendermi.
"Ehi!" gli dico girandomi.
"Mi dispiace... mi dispiace di non essere riuscito a difenderti. Non ho mai provato tanta rabbia in vita mia, ma non ce l'ho fatta!"
"Non dovevi esporti in quel modo per me! Sei già nel suo mirino senza aver fatto niente, figurati cosa farà adesso che ti sei messo a difendere qualcuno che non fa che mettergli i bastoni tra le ruote! Non preoccuparti per me, io starò bene."
"Ti prego, fammi vedere il polso." mi dice.
"Non... non è necessario" dico timida, ma lui stavolta è deciso. Mi prende l'altro braccio e mi porta fuori dalla scuola per poi raggiungere uno spazio tranquillo. Mi fa voltare e mi scopre delicatamente il braccio destro.
"Che brutto livido! Mi dispiace davvero tanto" mi dice.
"Ma non mi hai fatto nulla. Non è stata colpa tua" dico.
"Se vuoi puoi venire a casa mia. Mio padre è medico e ho una crema per i lividi a casa."
"Non ti preoccupare, mi passerà..."
Ma lui insiste, perché si sente in colpa anche se non ha colpa.
È dolcissimo ed io non me la sento di dirgli di no, soprattutto dopo che a momenti le prendeva da quella bestia di mio fratello perché voleva solo difendermi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro