Gusto di eterno <84>
MATTEO
Ieri mia sorella e quel frignone mi hanno umiliato alla grande... e se desidero che lui la paghi, con mia sorella non ci riesco. Vorrei riconquistare la sua fiducia, ma di strisciare davanti al secchione come un verme, non se ne parla! E poi non ho nulla di cui scusarmi con lui! Tutto quello che gli ho fatto, lui se l'è meritato... giusto? Insomma, lo dice anche la mia ragazza. Di Michele non so se fidarmi: lui ha paura di me.
So che non è d'accordo con quello che faccio, perché una volta l'impiastro l'ha pregato di lasciar stare mia sorella, e lui, con una faccia da ebete, ha risposto: "Non posso!" È per questo che oggi ho mandato lui a parlare con mia sorella.
Io mi sono nascosto dietro un muretto. Sono uscito prima del solito e aspetto che Giulia arrivi a scuola... ma, come sempre, lei arriva con lui.
Credevo fossero decisi ad allontanarsi un po' alla volta, ma evidentemente non è così. E ora come faccio?
Michele li raggiunge di gran carriera, poco dopo. Sembra che non sappia cosa dire o fare, ma alla fine si decide.
"Giulia, posso parlarti un momento da... da solo?" balbetta avvicinandosi a lei.
"Possiamo anche parlare, Michelino, ma fammi il piacere di parlare davanti a lui!" risponde Giulia. "Su, dimmi: che è successo?"
"Tuo... tuo fratello è... è molto pentito... voleva... chiederti scusa" balbetta. Mi tormento le mani nervosamente, perché credo di essere caduto davvero in basso se lui le sta chiedendo scusa.
"E perché ha mandato te? Non ce l'ha la voce per venire lui stesso a parlare con me?" chiede Giulia in tono glaciale. Michele fa un passo indietro. "Ehi, tranquillo! Non ce l'ho con te, Michele... il fatto è che proprio non capisco come tu possa ancora stargli dietro!"
"No... è che... lui è... è molto orgoglioso e..."
"So che Matteo è la personificazione dell'Orgoglio, Michele, ma non ti sto chiedendo di lui! Vorrei solo sapere perché ha mandato te a far da messaggero e perché tu lo assecondi! Da quello che mi è sembrato di capire quando Matteo stava per scattarmi la prima foto davanti a te e all'intera classe, tu eri dispiaciuto! Mi spieghi perché continui a comportarti così quando in realtà, se facessi emergere quello che sei davvero, saresti molto simpatico a tutti? Guarda che io lo so che sei un bravo ragazzo!"
"Io... io..." balbetta confusamente Michele, e intravedo Igino che, attraverso un paio di occhiali nuovi che mia sorella gli ha fatto fare, lo guarda con compassione.
"Anche tu sei una vittima, proprio come me, solo che hai scelto di stare dall'altro lato" gli dice gentilmente, posandogli una mano sulla spalla. Michele abbassa lo sguardo e giuro che dopo lo strangolo, perché non solo non ha combinato niente: ora si mette anche a piangere come un bambino davanti a quell'impiastro!
"Matteo, forza, esci di lì!" dice mia sorella indicando il muretto. Igino e Michele, al sentirle pronunciare il mio nome, si staccano di colpo. "Vai, Michele, vai!" cerca di dirgli Igino, usando il labiale. Ho capito che vuole fare: cerca di proteggerlo, ma non ci riuscirà!
Cerco di rincorrerlo, ma mia sorella, quando le passo vicino, mi tira per la maglietta e mi trattiene.
"Perché hai mandato lui a parlare con me?"
"Che t'importa? Hai deciso di lasciarmi fuori! E ora lasciami che..."
"Vuoi dare una lezione all'unico amico che ti rimane? Bravo, fratellino, i miei complimenti! Ma chi ti assicura che io non mi faccia una bella chiacchierata con i tuoi amici della scuola di calcio e glielo dica?"
"Fa' quello che vuoi, tanto qui comando io! E tu vattene prima che me la prenda anche con te..."
A questo punto mia sorella raggiunge il mio braccio, lo afferra e lo stringe. "Non ti permettere di toccarlo, hai capito?" mi dice a denti stretti e in questo momento mi sembra veramente una di Gomorra. "Non voglio che tu provi anche solo a pensare di mettergli un dito addosso, sono stata chiara? Non puoi fare così!"
"Ma allora sei proprio innamorata, eh?"
"Qual è il tuo problema? Anche sui sentimenti vuoi comandare?"
"Come fa a piacerti uno così, me lo spieghi?"
"Te l'ho detto mille volte e non ho la minima intenzione di farlo di nuovo!"
"Tu sei mia sorella! Non ti può piacere uno come quello..."
""Quello", come dici tu, ha un nome, ed è anche un nome carino e originale, che trasmette dolcezza solo a pronunciarlo! Tu, invece, ultimamente, solo con il tuo nome, trasmetti il suono di uno schiaffo, e io non te ne tiro uno solo perché mi sono stancata di lottare con la tua stupidità!"
"Che aspetti? Fallo!" le dico serrando la mascella.
"Mica mi chiamo Matteo, io! Ho un modo migliore per farti stare male almeno la metà di quanto sta male quel poveretto! E lo sai qual è? Ridicolizzarti, mostrare ai nostri compagni che sei solo uno gnomo che si finge il gigante Golia! Lui, invece, è un gigante che si vede piccolo! Prova a chiedere a J-Ax!"
"Che cosa vuoi dire?"
"Lo so io cosa voglio dire!"
E detto questo si allontana da me e si dirige verso il suo amico. Gli prende la mano e dice: "Non te la prendere, Igino! Ormai mi sono abituata ai suoi scatti! Me l'hai insegnato tu..."
Ed entrano in classe. Lei è indifferente, lui è abbattuto.
Vorrei essere lui, adesso, perché lui può tenerla per mano e in più lei non si arrabbia mai con lui, qualunque cosa faccia. Si limita a confortarlo, a coccolarlo come si fa con i bambini, e so che le mancherà.
Io, invece, forse non le mancherò per niente. Ma perché devo essere così, perché? Non posso essere uno con la testa a posto, i quaderni ordinati, un buon linguaggio?
Non posso essere come lui?
No, per niente, e per questo lo odio! Lo odio con tutte le mie forze e desidero che lui se ne vada dalla scuola, che sparisca dalla mia vista!
Ma quel ragazzino è forte, a quanto pare. Forse perché alle spalle ha l'unica ragazza che riesce a farmi abbassare la cresta... ma quando lei non c'era, lui continuava a lottare senza alzare la voce, timidamente, e ogni volta che lo punivo, lui insisteva, ribellandosi, ma senza disobbedire. Le ho provate tutte, ma lui è sempre là. Che sia pallido e triste o sorridente, lui è sempre là, al primo banco. Buono, disponibile, pronto a darmi suggerimenti che puntualmente non capisco, a passarmi compiti dei quali a volte copio persino il nome!
Vedo arrivare la ragazza di cui lui è cotto.
È insieme alle sue amiche: la modella fallita e quella che vuole diventare famosa!
"Ragazze, aspettatemi qui" dice la ragazza di mezzo: Marta. Mi viene incontro di gran carriera e mi dice: "Ma non lo vedi che ti stai rendendo ridicolo? Quando la smetterai? Per quanto ancora hai intenzione di continuare a comportarti come uno spaccone?"
"Non sono fatti tuoi!]
"Beh, allora stai alla larga da Igino, capito?" mi dice per poi girarsi e tornare indietro, senza lasciarmi il tempo di dire qualcosa per risponderle.
Quando entro in classe, sentendomi per la prima volta a disagio, vado a sedermi al solito posto: dietro l'amichetto di mia sorella, e rimango in silenzio. Lo vedo voltarsi e lui mi sorprende di nuovo, perché mi guarda quasi con... preoccupazione? No, impossibile! Sono sicuro che lui mi detesti!
"Cos'hai da guardare?" chiedo.
"Mi è sembrato che stessi male, tutto qui" risponde lui per poi voltarsi di nuovo verso il suo banco. Come può chiedermi come sto dopo tutto quello che è successo? Perché lo fa? Chi glielo fa fare?
"Lascialo perdere, Igino" dice mia sorella, stando bene attenta a farsi sentire. "Non tutti sono buoni come te!"
"Non volevo irritarlo, io..."
"Mio fratello è irritato da più di un anno. Da quando ha conosciuto quegli imbecilli che gli hanno fatto il lavaggio del cervello." cerca di consolarlo lei, continuando a fare in modo che io la senta.
Lui abbassa la testa mentre lei rimane ferma, ma allungandomi verso di lei vedo un'espressione sul suo viso che rappresenta la più pura indifferenza e questo è peggio di un pugno in faccia di quei quattro che mi danno il tormento alla scuola di calcio.
Non so davvero come fare per riconquistare la sua fiducia.
L'insegnante di musica entra in classe e dice che nostra madre desidera parlare con Giulia. Non riesco ad immaginare cosa possa essere successo.
GIULIA
Esco dalla classe, preoccupata al massimo per il mio migliore amico, che spero non abbia problemi mentre sono qua fuori.
"Posso parlarti un attimo, Giulia?" chiede dolcemente mia madre. Io annuisco. "Ascolta... sei proprio sicura di aver fatto la scelta giusta?"
"Sì, mamma. Non ce la faccio più" dico piano.
"Ascoltami: non si scappa dai problemi, lo sai bene! Mi deluderesti molto se lo facessi, tesoro! Non puoi fare così!" dice lei.
"Adesso ti ci metti anche tu?"
"Ti sto dando un consiglio..."
"Ma non capisci che affrontare lui è praticamente inutile? Tu non sai tutto, mamma! È da più di un anno che combatto con lui e per che cosa? Per vederlo distruggere il mio migliore amico? Io sono stanca, mamma... non capisci che sono stanca? Tutti i soldati crollano, tutti quanti, ed è il mio momento..."
"Ma..."
"Ma non capisci che non ne posso più, mamma? Io speravo che tu potessi capirmi! Stamattina Matteo ha mandato Michele perché mi chiedesse scusa! Che altro devo dirti per farti capire che devo andarmene via?"
"Lo sai, scappare è da vigliacchi e non è da te!"
"Beh, sono diventata una vigliacca, okay? Voglio diventare un coniglio, voglio nascondermi, voglio sparire!"
Mia madre se ne va via senza dirmi altro. È esasperata anche lei. Si sta dividendo tra me e Matteo, e io lo capisco, ma ora sono stanca!
"Non te la prendere, bella" mi dice dolcemente il bidello. "Lei è divisa tra due figli, come tu sei divisa tra tuo fratello e il tuo migliore amico. Sono sicura che non volesse farti stare male."
"Io sono stata dalla parte del più fragile, sempre! Quando Matteo ha avuto paura, ci sono stata, ma quando era Igino a stare male, ho lottato per lui, con lui!" dico.
"Lascia passare del tempo, piccola! Vedrai che le passerà" dice lui stringendomi le mani. "Capita a tutti di discutere con i genitori! Anche a te, che prima discutevi solo con Matteo. Forse tua madre ha provato una sorta di compassione per lui. Siete tutti e due i suoi figli."
"Lo capisco, ma come mai questa scenata è venuta fuori all'improvviso?"
"Chi lo sa? Forse il motivo non è questo!"
"Come?"
"Hai mai viaggiato da sola... dopo l'incidente?"
"Né prima, né dopo." rispondo.
"Ecco! Forse è preoccupata per te, perché di punto in bianco decidi di andare via per tre mesi... e stare lontana da casa per tre mesi è molto... è un sacco di tempo!"
Rimango in silenzio e mi passo le mani sulla testa.
"Dai retta a un amico. Fai passare del tempo, figlia mia bella... vedrai come cambieranno le cose! Vieni..."
Mi abbraccia forte e mi bacia sulla fronte, poi mi dice: "Ora però vai."
"Sì, vado! Non voglio lasciare troppo a lungo il mio amico, soprattutto perché non lo vedrò per un bel po'." gli dico.
Torno in classe e l'insegnante mi chiede: "Come stai, Giulia? Va tutto bene?"
"Sì, sto bene!"
"Cara... stavolta ho chiesto che ogni compagno scegliesse un brano per qualcuno. Ho cominciato da Marta, e lei ha scelto te. Nello specifico ha chiesto che tu interpretassi un brano che si chiama: "L'amore per te", di Elisa."
"Sono felice... anche perché ho qualcuno a cui dedicarlo" dico.
IGINO
Quando la sento pronunciare quelle parole mi si ferma letteralmente il cuore. Lei non mi guarda, ma punta con il viso nella mia direzione e ho la conferma che sta parlando di me. Si posiziona di fronte a tutti e vedo che le tremano leggermente le gambe. La vedo appoggiarsi alla cattedra con una mano e so che sta cercando di prendere respiri profondi per rimanere il più tranquilla possibile.
"È di colpo che è arrivata la musica, c'è chi la chiama America, chi una scossa elettrica. Io so solo che vivevo di aria e scusa se sembra retorica..." E per qualche istante penso al fatto che lei, una volta, disse che nell'altra scuola non viveva: si limitava a sopravvivere. "Vivevo di aria", forse, si può associare a questo. "Eri tutto il contrario di quel che cercavo, che credevo giusto per una come me. Invece chi ha visto lontano qui è lui: ha il gusto di eterno più bello che mai..." Lei una volta questo me lo disse. Mi disse che credeva di doversi innamorare di un ragazzo che avrebbe dovuto letteralmente proteggerla, ma essere anche romantico, poi si è scontrata con un romantico che però non riusciva ad alzare la voce contro nessuno e mi ha detto che ne è stata felice, anche se io non posso ricambiare quel sentimento nello specifico. "L'amore per te non si fa scrivere su un foglio... non si fa cantare in una canzone, ma intanto: mi lascia così, senza fiato, bello come un Sole appena nato. Prima o poi lo vedi che non è logica, la vita che ci capita, non è matematica. Ci si prende per lasciarsi poi andare e forse scoprire che è unica. Un po' dolce, un po' amara, un po' fango, un po' cielo. Dove trovi tanti anni in un cinema? Nel posto dove non si guarda mai quel gusto di eterno che ha il tempo per noi? L'amore per te non si fa mettere da parte, e mi fa pensare a te e alle nostre impronte. Belle così, disordinate, alcune giuste, altre sbagliate.
Ma l'amore per te è unico, a regola d'arte. Non si fa consigliare, non sa farsi domande. Un po' come te che non sai mai niente... e poi mi leggi nella mente se ti va."
Anche questo lei me lo diceva spesso. "Come fai a capire sempre come mi sento?", e il più delle volte era lei stessa a capire me.
"Se mi prendi le mani e sorridi mi sento unica, mi sento l'unica. E noi possiamo fare tutto, ma dimmelo: dimmi che sono libera.
Dentro alla vita a cui non penso mai, in quel pugno in faccia che è il tempo per noi... l'amore per te è stupido e non gl'importa di niente. Non si fa consigliare e non sa farsi domande. È fatto così, irriverente. Non ti passa neanche per la mente. Ma l'amore per te è unico, a regola d'arte. È come fosse magico e voltasse le carte. Un po' come te, che non sai mai niente... e poi mi leggi nella mente se ti va."
La guardo e lei lo capisce. "Questo era un regalo per te, amico mio" dice.
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