Finalmente uniti <136>
IGINO
La mia migliore amica è accanto a me. Siamo fuori dalla classe e abbiamo sentito tutto.
"Ehi! Che c'è? Hai paura?" mi chiede Giulia.
"Sì, ho paura."
"Li hai sentiti, Igino! Vedrai che andrà bene!"
"E mi diranno di nuovo che sono un cinese!"
"Un cinese...?"
Giulia ci pensa un attimo. "No, Igino! Tu no cinese, pelò tu guellielo molto colaggioso, io cledele in te!" mi dice lei, facendomi scoppiare a ridere. "Hai visto? Se anche fosse, non è poi così male l'idea di essere un guerriero cinese!"
"Vieni, entra!"
La prof di storia attira la mia attenzione.
"Coraggio, Igino! Andrà tutto bene, vedrai! E se dovesse accadere qualcosa tu grida e io corro, va bene?"
"Va bene! Grazie" le dico abbracciandola.
"Su, ora vai e spacca i banchi" dice lei lasciandomi andare con un bacio sulla guancia. Mi volto ed entro in classe con passo incerto... arrivo a pochi centimetri dalla soglia e mi guardo intorno con circospezione. Seduto al mio posto c'è Matteo e il suo banco, (che riconosco perché nonostante il lavoro di quel sant'uomo di don Peppino è tutto imbrattato), è accostato al mio, insolitamente... lui mi guarda e per la prima volta vedo un sorriso... ma un sorriso vero... uno di quelli che ti farebbe un amico di quelli che ti conoscono da tutta la vita.
"IGINO!" esclamano all'unisono i miei compagni, riscuotendomi dai miei pensieri e venendomi incontro. Piera mi guarda dala testa ai piedi, poi prorompe in un vero e proprio monologo: "Ma allora non ti hanno tagliato i capelli, amputato un braccio, sostituito un occhio con uno di vetro!" Non ci credo! L'atmosfera in classe è completamente diversa da come me la ricordavo!
"No, Piera, non ti preoccupare! Ho tutti i pezzi a posto" le dico.
"Igino..." sussurra Marta.
Mi si avvicina, esitante, ed io la guardo negli occhi. Questa volta non la respingo. Lei esita ancora, ma io le prendo la mano e sorrido.
"Finalmente sei tornato!" esclama e sembra davvero felice.
"Allora a qualcuno sono mancato!" dico a bassa voce.
"A me sei mancato tantissimo" dice Marta. e darle il mio primo bacio, lo vorrei davvero, ma non posso... a lei piace un altro. Poi mi vengono in mente le parole della mia migliore amica: "Ti devo rivelare un segreto, Igino! Hai presente il ragazzo biondo della 5H? Beh... un Marco, in effetti, esiste, ma è fidanzato con Greta, la ragazza dei campionati di educazione fisica. Quando ti sveglierai, prova a chiedere a Marta di lui e vedi che ti dice." E allora mi decido e ci provo: "E il tipo biondo della 5H?" le chiedo, con il cuore colmo di speranza... e questa volta, la speranza non si spegne, perché lei, sorridendo, risponde: "Non è mai esistito. Sei tu... sei sempre stato tu, Igino!" E ci lasciamo andare.
Siamo sul punto di scambiarcelo questo benedetto bacio, ma Piera interviene esclamando: "È ufficiale, l'ho beccata! Era troppo sospetta! Ragazze, selfie compiaciuto!" È sempre la solita, e a me la cosa fa ridere.
"Ehm... ragazzi, io vado a dare la bella notizia al preside! Mi raccomando: fate i bravi e non lo strapazzate!"
La prof esce dall'aula a passo svelto.
GIULIA
"Hai sentito, cara? La classe è completamente diversa, adesso!" mi dice sottovoce la professoressa, sorridendomi.
"Sì! Finalmente ce l'abbiamo fatta" dico, sorridendo a mia volta. "Ma non voglio ancora entrare!"
"Come preferisci, tesoro. Io dal preside ci devo andare davvero!"
"Va bene! Ci vediamo dopo, allora." dice la professoressa per poi allontanarsi.
IGINO
"Igino!" dice Michele, avvicinandosi.
"Michele!" ricambio abbozzando un piccolo sorriso.
"Sono contento che sei tornato!" dice. Io sono contento che lui mi stia trattando bene.
"R-ragazzi... siamo tutti contenti, è vero... ma... ma questa volta avete veramente esagerato..." balbetto, ma Michele non mi dà il tempo di aggiungere altro perché mi dice: "Pietà! Pietà! Non fare il mio nome al preside! In cambio sarò il tuo schiavo per..." E nel frattempo si è inginocchiato anche a terra e mi fa tenerezza.
Volevo fare il duro, per far capire loro come mi sono sentito in tutto questo tempo, ma... come si può? Non posso farcela! Non sono il tipo che riesce a fare il sostenuto per troppo tempo, e questo è, secondo Giulia, uno dei miei più grandi pregi, ma anche una delle mie più grandi difficoltà, a mio giudizio.
"Per un giorno" conclude Michele. "Sarò il tuo schiavo per un giorno!"
"Per un giorno? Per sempre!" esclamano all'unisono Lara e Piera e i tre iniziano a contrattare.
"Per sempre?" ripete Michele.
"Tre mesi?" chiedono Piera e Lara.
"TRE MESI?" salta su Michele.
"Una settimana" saltano su Piera e Lara.
"Una settimana va bene" dice Michele.
"Non c'è bisogno, Michele!" cerco di dissuaderlo.
"I-Igino..." balbetta Matteo, avvicinandosi a me mentre tendo la mano a Michele per farlo alzare.
"Matteo!" dico, e per la prima volta lui è il pulcino spaventato ed io uso il tono sicuro.
Lui si avvicina a me, esitante.
"Ehi!" gli dico raggiungendolo.
Lui mi abbraccia e vedo i suoi occhi luccicare. Vorrei restare duro, ma proprio non ce la faccio. Anche lui ne ha passate tante, e mi si spezza il cuore a pensare che anche lui è stato una vittima oltre ad essere un carnefice. Ricambio l'abbraccio e lo sento tremare leggermente. È la prima volta che succede una cosa del genere.
"Scusami. Scusami per tutto." mi dice.
"Va tutto bene, Matteo." dico.
Beh, in realtà immagino che si sia già capito, perché non avrei mai abbracciato qualcuno che mi ha fatto soffrire, se non avessi deciso di lasciarmi tutto alle spalle, definitivamente.
"Come faccio a sapere che non farà il mio nome al preside? Come posso fare?" salta su Michele.
"In verità, c'è qualcosa che noi potremmo fare per lui!" dice Piera. "Tutti insieme!" E mi trovo intorno tutti i ragazzi.
Piera mi toglie gli occhiali, Lara mi sfila la sciarpa dal collo, che ho usato per coprire i lividi che mi si sono formati sul collo per quanto mi sono torturato la pelle e anche per la botta. Mi sfilano la fascia dai capelli e mi ritrovo attorno un parrucchiere, se così si può dire, e una piccola stilista: Piera. Praticamente mi rimettono a nuovo, dalla A alla Zeta. Il risultato alla fine non lo posso neanche vedere, perché senza occhiali non vedo niente.
"Igino! E chi l'avrebbe mai detto che sotto quel cespuglione c'era un essere umano?" mi dice Matteo. È sempre il solito! Stavolta non lo fa neanche con cattiveria, ma non cambierà mai.
"Ed è anche carino!" esclama Piera. Mi fa ridere il suo stupore... mi hanno sempre avuto sotto gli occhi senza mai vedermi davvero!
"Io sono io! Lo sono sempre stato! Mi avete pettinato, sistemato... e io vi ringrazio, perché so che è stato un modo per dimostrarvi il vostro affetto, ma..." dico, cercando a tentoni gli occhiali. Quando finalmente li trovo, li indosso e mi riprendo, perché riesco a vedere di nuovo. "Non sono d'accordo! Dovreste accettarmi per quello che sono: cespuglione, con gli occhiali... in fondo abbiamo tutti la stessa età, o quasi: gli stessi tormenti, gli stessi pensieri. Siamo tutti insicuri e ognuno si difende come può."
"Io mi difendo dicendo che sono una star e rifugiandomi nella convinzione di essere sempre su un piedistallo" dice Piera. "Scusatemi, se qualche volta ho detto qualcosa che non vi ha fatto piacere... scusate tanto."
"Io mi difendo con il cibo... perché non... non posso parlare con nessuno. A casa non è che mi stiano tanto vicino... per lavoro, sapete?"
"Se ti va, puoi parlare con me" dico, prendendo la mano di Lara tra le mie. "Se parliamo d'insicurezza io posso dirti che mi sentivo più sicuro solo studiando... dimostrando di essere intelligente..."
"Ma tu non devi dimostrare niente a nessuno! Tu sei intelligente!" Cavolo! È la prima volta che Matteo mi fa un complimento da quando lo conosco. "Io, invece, mi nascondevo dietro la maschera del bullo per difendermi."
"Io mi aggrappavo a quelli che consideravo più forti, per difendermi" dice Michele. "Mi dispiace tanto."
"Io ho fatto lo stesso, Michè" dice Marta.
La porta si apre di colpo e la mia migliore amica entra con passo sicuro e un sorriso a trentadue denti.
"E sapete, invece, come mi difendo io?" dice dolcemente.
"GIULIA!" esclamano i ragazzi. Evidentemente solo io sapevo che sarebbe tornata! Marta l'abbraccia fortissimo, sciogliendosi quasi in lacrime.
"Sorpresa! Comunque... il mio modo di difendermi era diventare Robin Hood... difendere quelli che ne avevano bisogno, per quanto possibile..."
"A proposito di difendere" dico all'improvviso, "Matteo, so che hai raccontato tutto quello che ti è successo. Come son stato aiutato iodovresti essere aiutato anche tu. Non credi?"
"Igino... io... io..." balbetta Matteo.
"Questo è il mio modo per ringraziarvi!"
"Ringraziarci?"
"Ma sì, Matteo: ringraziarvi, perché dopo tutto quello che è successo, mi siete stati vicino."
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