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"E non piangere adesso. Non ti serve stavolta" <30>

GIULIA
Mentre mi sfogo con mia madre, mio fratello entra nella stanza e, con quell'odiosa voce da bambino innocente, dice: "Mamma, dovrei parlare un momento con Giulia... posso?"
"Mamma, non ti preoccupare." le dico. Lei, pur riluttante, esce dalla stanza, ma credo abbia lanciato un'occhiata di fuoco a Matteo.
Lui chiude la porta della mia stanza, mi prende un braccio dolorante e mi spinge ad alzarmi.
"Perché hai detto tutto a mamma, Giulia?"
"Che volevi che facessi? Ha visto quello che mi hai fatto al braccio, razza di deficiente!" gli urlo contro.
Lui mi dà uno spintone sul letto e afferra il ciodnolo che ho al collo... un cuore dell'amicizia che mi ha regalato Igino.
Sento una specie di scatto e la collana finisce a terra.
Rimango di sasso per qualche istante e sento un fuoco bruciarmi nel petto. Non è per il ciondolo, ma per il valore che aveva assunto per me.
"Vattene..." gli dico alzandomi e raccogliendo da terra il regalo dell'unico, vero amico che ho da un secolo, praticamente. Me lo metto in tasca e mi alzo sulle punte. Dio mio, quanto vorrei guardarlo dritto negli occhi e incenerirlo così.
"Ah, non t'è bastato il..." sussurra, ma io gli tiro uno schiaffo ed è la seconda volta che lo faccio.
"Vattene o commetto uno sproposito!" gli dico afferrandogli la prima parte del corpo che mi ritrovo davanti.
"Per una stupida collana?"
"Quella stupida collana che, guarda un po', mi ha regalato il mio unico amico da quando tu mi hai rovinato la vita, SPARISCI!" urlo cercando di spingerlo via. "MALEDIZIONE!"
"Unico amico da quando? Da quando ti sei innamorata del povero..."
"Di' un'altra volta quella maledetta parola e ti giuro che la prossima volta che quei quattro spacconi dei tuoi amichetti del calcio ti fanno uno scherzo, io non solo resto a guardare, ma ti faccio vivere l'inferno in terra anche a scuola! Non dimenticare che il fatto di averti affrontato mi ha permesso di acquisire un certo prestigio, qui a scuola... vedi di finirla o ti rovino, ti giuro che ti rovino!"
"Chiudi il becco!"
"Col cavolo! Ti ho detto di andartene, accidenti a te!"
Lui non risponde e io provo ancora più rabbia.
"Ho fatto i tuoi comodi! Mi sono fatta legare come una stupida bandiera di non so cosa, ho giurato di non dire a Igino che sto facendo da capro espiatorio, ora che cosa vuoi?"
"Non c'è gusto a trattare con te, sorellina! Non riesci a startene zitta?"
"Non con uno come te, Serpeverde! E adesso vattene!"
Matteo esce dalla stanza e quando sono sicura di essere sola, chiamo un altro dei miei pochi migliori amici: il mio argentino preferito, e gli chiedo se possiamo incontrarci. Leggo i messaggi sul gruppo della canzone e leggo che i ragazzi hanno dato disponibilità per le 5 in punto. Matias mi dà appuntamento alla fontana. Non posso certo dire ad Igino cos'è successo! Poverino, si è spaventato talmente tanto quando mi ha vista appesa alla spalliera della palestra!
Mi dirigo alla fontana e spero che il mio amico si sbrighi. Ho un gran bisogno di sfogarmi con lui, come ai vecchi tempi... cioè, non tanto ai vecchi tempi.
"Ehi, chica! Mi sembri Biancaneve con quell'espressione incantata en tu cara" dice una voce dietro di me.
"Come no? "Specchio, specchio delle mie brane, sono o non sono la più disgraziata del reame?" dico scoppiando a ridere. Se posso dire di avere una dote, questa è proprio quella del sarcasmo.
"La più bella."
"Oh, sì, certo! La più bella nel mondo dei sogni, Matias."
"Ahi ahi ahi! Battute spiritose miste a sentimenti negativi... che ti ha fatto tuo fratello, questa volta, chica?"
"Ha fatto l'idiota come al solito, molto semplicemente." rispondo. "Ecco, guarda!"
Gli faccio vedere i polsi e lo sento serrare la mascella. Vorrei sparire!
"Perché ti ha legata di nuovo, Giulia?" chiede, assumendo un tono più serio che mai.
"Perché ho giurato che se lui avesse lasciato in pace Igino io avrei fatto quello che voleva il primo giorno e gli avrei fatto passare l'anno a pieni voti." rispondo. "Praticamente... ho giurato che avrei preso il posto di Igino. Ma lui sta calcando un po' troppo la mano!"
"Eh... ti sei messa proprio in un bel pasticcio, niïa. Certo che per amore si fanno parecchie cose."
Annuisco. Lui mi conosce molto bene, anche volendo non posso mentirgli.
"Beh... ormai è tardi. A proposito: dimmi un po': come procede con Lara?" chiedo.
"È una ragazza meravigliosa. Il fatto è che... insomma, a volte mi sembra quasi che si porti dentro un grande dolore, e ogni volta che si nomina Matteo diventa rigida."
"Poverina! Lo credo bene che diventi rigida!"
"Io vorrei convincerla ad avvicinarsi al rubio... perdoname... a Igino... perché mi sembra di capire che lei provi ammirazione per lui, anche se probabilmente non si metterebbe a studiare come fa lui, ma ogni volta che le dico di provare a parlargli, lei mi risponde che non può farlo."
"Ecco! Vedi perché dico che mio fratello è un completo idiota?" chiedo.
"Ma mica dovevi dirmelo tu che lui è un idiota! Basta vedere cos'ha combinato alle tue mani!"
"E questo è solo l'inizio! Già m'immagino i titoli sul giornalino della scuola! "Robin Hood con gli occhiali scuri si fa legare come una bestia per difendere il suo amico del banco accanto: Igino, detto "il secchione"!"
Mi prenderei a pugni. Odio terribilmente quel termine. Estraggo un secchio dallo zaino e gli tiro un calcio molto forte, facendolo rotolare dall'altra parte e sbattere contro un muro.
"Metti i polsi nell'acqua fredda. Fa bene ai lividi" dice lui dolcemente.
Io faccio quello che dice.
"È quasi impossibile trovare una ragazza con tante qualità quante ne hai tu" mi dice improvvisamente.
"Ma di che qualità parli? Le poche che ho le ho vendute!"
"Beh, te le hanno rimandate tutte indietro!"
"E quali sarebbero queste qualità, eh?"
"Sei molto bella, ma non evidenzi la tua bellezza fisica. Sei brava a fare tante cose. Sei molto coraggiosa. Sei una tosta, ma solo quando serve... sei molto timida e soprattutto, sei buona... incredibilmente buona. Credo che sia un peccato che tu non abbia un ragazzo."
Matias sta per dire qualcos'altro e io sto per ribattere, quando veniamo interrotti da voci concitate, risate e colpi. Un moto di panico invade il mio corpo. Non può essere quello che sto pensando, vero?
"Oh, no! Chica, están pegando a tu hermano!" mi dice Matias. Io mi metto a correre e riconosco la voce del capo-bullo. Mio fratello è steso per terra, inerme. Non lo vedo, ma lo so.
"LASCIALO, ANIMALE!" urlo afferrando per un braccio uno a caso di quei tizi che lo stanno massacrando di botte.
"Se non te ne vai ce n'è anche per te" mi dice il tizio, e capisco che è il capo.
"Il tuo braccio ce l'ho ancora io! Di' ai tuoi gorilla di fermarsi o ti faccio vedere le stelle!" gli dico con lo stesso tono minaccioso. Lui non risponde ed io stringo la presa più forte che posso, a due mani, per esser certa che non possa sfuggirmi.
"E tu?" dico girandomi verso Matteo. "Perché non ti difendi, eh? Sei così bravo a far patire le pene dell'inferno a me e a Igino... come mai non riesci ad affrontare quattro teste di rapa, Matteo?"
"Curioso... chi è questo ragazzo?" chiede il capobranco.
"Non sono affari tuoi. È una questione tra me e lui, e adesso vedi di portarti via i tuoi leccapiedi immediatamente!"
"Non credo... se è vero che il piccolo Matt è un bullo, bisogna rimediare, non è vero, tesoro?" dice quel tizio, e sento che mi fissa.
"Ma stai zitto, che tu sei anche peggio di lui! Non hai il diritto di dire certe cose... e adesso te lo dico per l'ultima volta... portati via quei tre bambocci che ti stanno sempre attorno, altrimenti ti faccio pentire di aver toccato mio fratello..."
"Oh, e va bene, dolcezza! Non vedo l'ora di farmi una bella chiacchierata con te... un têtê-à-tête... che te ne pare?"
"Mi pare che tu stia sognando!"
E detto questo gli mollo il braccio. Lui se ne va, insieme agli altri tre, ed io mi avvicino a mio fratello per capire quanto è grande il danno che gli hanno fatto in faccia.
"Riesci a metterti seduto, Matteo?" chiedo, anche se il mio tono è più freddo di quanto io desideri. Lui non risponde, ma quando cerca di alzarsi autonomamente lo sento crollare.
Evidentemente ha le vertigini.
"Matias, puoi darmi una mano?"
"Claro, chica!"
"C'è una panchina con uno schienale... dovrebbe essere qui vicino... mi aiuti a portarlo lì? Non è molto igienico che se ne stia qui per terra" gli dico.
"Sì, chica! Ahora... ehm... ora ti do una mano e dopo vado in farmacia a prendere garze e disinfettante."
"È conciato così male, Matias? Vorrei verificarlo io stessa, però se lo toccassi temo che gli farei piuttosto male!"
"Eh... l'hanno conciato abbastanza male, purtroppo. Ma devi dire: meno male che eravamo nei paraggi..."
Annuisco debolmente. "Su, vieni... appoggiati a me, ti sorreggo io. Ahi! Piano... devi alzarti lentamente" dico notando lo scatto che vuole fare. "Ecco... così... bravo!"
Lui non proferisce parola. Io da una parte e Matias dall'altra, lo aiutiamo ad alzarsi da terra e lo portiamo alla panchina. Lui cerca, per quanto possibile di muoversi in autonomia, ma è in difficoltà. Poi, giusto per completare il quadro, due ragazzi ci raggiungono... e chi, se non Marta e Igino?
"Ragazzi! Ma cos'è successo?"
"Niente... niente, davvero" le dico. Temo che mio fratello si vergognerebbe di far sapere anche a lei che lui non è altro che un finto Boss.
"Sarà inciampato sulla radice di un albero correndo, giusto?" dice Igino, e sento che mi tocca la spalla destra in maniera eloquente poiché la sinistra mi serve per reggere Matteo.
Annuisco. "Esatto. Ragazzi, potreste andare in farmacia a prendere garze e disinfettante?"
"Vado io." dice gentilmente Igino per poi correre dall'altra parte. Io e Matias facciamo sedere Matteo.
"Ragazzi, siete sicuri che sia successo questo? Quelle mi sembrano forme di pugni."
"Era un albero con radici strane, evidentemente..." dico imbarazzata, e mio fratello stringe la presa sulla mia maglietta, in evidente imbarazzo.
"Va bene... io inizio ad avviarmi a casa, prendo quello che ci serve e mi avvio sul posto dell'appuntamento, va bene?"
"Okay, a dopo."
Lei va via di corsa e due minuti dopo lui torna indietro.
MATTEO
Il biondino torna indietro con un involto tra le mani e dice ai ragazzi: "Ci penso io a lui, non preoccupatevi." Io ho un po' paura, perché temo che voglia vendicarsi, ma con quella timidezza che lo caratterizza di solito, quando si rivolge a me, mi chiede: "Ce la fai ad alzare la testa? Anche di poco. È per rallentare un po' l'emorragia, sai?" Il mio istinto da finto Boss, come dice Giulia, mi porta a ridergli in faccia. "Cosa credi, che io sia una ragazzina come te?" gli dico, e mia sorella mi assesta una gomitata per poi dirmi: "Cos'avevamo detto, Matteo?"
Non rispondo, e nemmeno lui. Vedo che ha il volto contratto, come se volesse scoppiare in lacrime, ma nonostante la mia frecciatina, lui si dimostra gentile e molto delicato, un po' come Giulia l'ultima volta.
"Giulia, potresti mettergli una mano dietro la testa, per reggergliela?" le chiede calmo.
"Non sono così pappamolle" ripeto, ma Matias mi fulmina con un'occhiataccia.
Giulia sospira, poi allunga la mano e mi regge la testa. Sento qualcosa di liquido sulle mie ferite e il biondino con gli occhiali che mi dice: "Adesso ti brucerà. Se vuoi urlare fallo, ma cerca di stare fermo."
Mi mette una garza bagnata con acqua fredda sotto il naso, per rallentare l'uscita di sangue, evidentemente. Quando inizia a bruciarmi, lui mi mette tra le mani la sua maglietta e mi dice: "Stringi, se ti fa male!"
Io lo faccio, e lui si abbassa sulle ginocchia, per non perdere l'equilibrio. Dopo un po' mi passa qualcosa di freddo sulle ferite che mi dà un minimo di sollievo. Credo sia una crema. Quando quella si asciuga, poi, lui mi tasta la faccia, sempre con delicatezza, per capire se la mia pelle è completamente asciutta, e inizia ad applicarmi dei cerotti sulle ferite. Toglie la garza, completamente insanguinata, e va a cercare un cestino per gettarvela. Non mi aspettavo un lavoro così a regola d'arte fatto da lui nei miei confronti.
"Come va?" chiede, sempre con gentilezza.
"Bene... grazie mille, dottore" rispondo. "Ora capisco perché sei così..."
"Matteo, se dici quella parola mi costringerai a lavorare quest'opera d'arte che ha fatto Igino..."
"Non credo!" dice Matias. "Mi amor, tu no eres una chica violenta, sabes? Ehm... tu non sei una persona violenta!"
"Beh, da come hai afferrato quel tizio per un braccio un po' di forza bruta ce l'hai!"
"Certo... certo, Matteo."
Il tono di voce di Giulia è glaciale... se avessi sfiorato un pezzo di vetro immerso nella neve, sarebbe stato esattamente lo stesso. Lei non mi può soffrire da quando c'è stato quello che c'è stato. Dalla foto, dalle cattiverie che le ho detto, dal patto che ho stretto con lei... da tutto, insomma!
"Igino... dovremmo andare a raggiungere Marta." dice, con tono più dolce. La rabbia che prova verso di me non equivale alla metà del bene che vuole a lui.
Risultato? Poiché lei non è arrivata ad odiarmi per un soffio, non oso immaginare quanto possa tenere a Igino.
"Giulia, aspetta!" dico, cercando di ostentare sicurezza.
"Ma fammi il piacere! Vattene a casa, che è meglio... e non farti vedere dalla mamma, che di colpi ne ha già presi abbastanza a causa mia. E poi... tu sei un grand'uomo... immagino che ti vergogni dei segni che hai in faccia!" mi dice lei, e se non la conoscessi direi che si comporta quasi come mi comporto io con Igino, con la sola differenza che non cerca di farmi foto ridicole o stupidi scherzi.

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