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E non me ne frega se parlano di te <17>

GIULIA
Mi sono addormentata tra le lacrime. È notte fonda quando mi sveglio e mi rendo conto di avere ancora i vestiti addosso.
Mi alzo lentamente, guardo l'orario sul cellulare e vedo che sono le 3 di notte. Vado silenziosamente in bagno, tolgo gli abiti e mi ficco sotto la doccia. Il getto caldo mi accarezza la pelle come fosse un abbraccio e in questo momento è quello che mi occorre.
Magari fosse possibile lavare anche l'anima dalle cattive parole... magari fosse possibile lavare il cuore dalla malvagità gratuita come si fa con l'inchiostro. Quello nero, però, perché ora come ora io vedo mio fratello come il nero più nero che i miei occhi abbiano mai visto, cioè quello attuale. Sospiro, lasciandomi andare contro il bordo della vasca, e lascio scorrere altre lacrime. Domani devo andare da Matias insieme al mio migliore amico e non ho la benché minima intenzione di andarci con un nodo alla gola. Sono sicura che Matias potrà aiutarlo molto, perché anche lui è stato vittima di discriminazioni, e non perché fosse un ragazzo studioso. Solo perché è straniero... e quando è arrivato storpiava un po' le parole. Lo chiamavano: "Linguastorta"!
Dopo essermi asciugata e infilata nel calore del mio pigiama, corro a infilarmi nel mio letto. Mi rilasso, mi passo ripetutamente le mani tra i capelli e finalmente, rilassandomi, mi addormento...
"Ti amo" sussurro contro le labbra candide del ragazzo biondo. Lo vedo, ed è strano... forse è un miracolo.
"Anch'io ti amo, piccola Robin Hood" mi risponde per poi attaccarsi nuovamente a me.
Ci sfioriamo dolcemente. Siamo due bambini inesperti, due cuccioli spaesati. Siamo Hansel e Gretel. Siamo piccoli, ma coraggiosi. Siamo coraggiosi, perché stiamo insieme.
Ci baciamo sotto un Sole d'ottobre che sembra quello di aprile. Ci baciamo piano, poi più velocemente, poi di nuovo piano.
Ci baciamo, e...
"Tesoro, svegliati!" dice dolcemente mia madre. "Ehi! Piccola, buongiorno!"
"Mamma..." sussurro aprendo lentamente gli occhi, tanto per farle capire che sono sveglia.
"Tesoro, è venuto a prenderti un tuo amico!" mi dice mia madre.
"Un mio amico?"
"Certo! Un ragazzo molto carino, biondo e riccio, con gli occhiali... ma sono riuscita comunque a vedere i suoi occhi! Ce li ha azzurri!"
Lei sa che mi sono fatta un quadro del suo corpo tramite le informazioni che mi ha dato lui e quelle che ho avuto dai compagni e dalle mie dita.
"Chi? Cosa? Oddio, no! Sono in ritardo... molto in ritardo! Dovevo andare a prenderlo io... dov'è Matteo?"
"È ancora a letto. Ma dimmi una cosa: che stavi sognando?"
"Facevo un sogno bellissimo... magari fosse vero!"
"Sognavi il ragazzo che è in salotto?"
"Cosa? Mamma!"
"Ma dai, non c'è nulla di male!"
"Dai, mamma, devo andare! Per favore, mi aiuti a prendere i vestiti dei colori giusti?"
"Certo! Ho visto il ragazzo e te li ho procurati! Dai, vieni!"
Io corro in bagno, rischiando di cadere, mi lavo (di nuovo), e mi vesto il più velocemente possibile. Corro il più possibile per raggiungere "il ragazzo che è in salotto", ma per farlo rischio di nuovo di cadere. Mi sento afferrare dai fianchi e qualcuno mi tira su, lentamente.
"E io che volevo farti una sorpresa! Non volevo che ti spaventassi, non è tardi!" dice.
"Che ora è?"
"Le sette e mezza, Giulia!"
"Alla fine sei venuto comunque. Fortuna che non ti ha aperto mio fratello." sussurro.
"Può aprirmi anche l'Uomo Nero quando dietro la porta c'è la mia migliore amica!"
Mi verrebbe voglia di riempirlo di baci quando dice queste cose, ma faccio un respiro profondo e continuo a ripetermi: "Lui è innamorato di una mia amica!"
"Grazie!" gli dico, non riuscendo a trattenermi dall'abbracciarlo.
"Che ti è successo? Hai gli occhi rossi" mi dice.
"Niente, non preoccuparti. Ho soltanto avuto una piccola discussione con il mio fratellino!" rispondo.
"Per colpa mia, vero?" chiede.
"No! E poi, scusami: colpa di che cosa?" gli chiedo. "Credo sia meglio andare... oggi proprio non lo reggerei se gli parlassi, credimi!"
Vado a prendere le mie cose e torno da lui. Salutiamo velocemente i miei genitori e mio padre si avvicina a lui e gli dice: "Attento alla mia piccolina!"
"Papà, ti prego, non è il caso!" gli dico.
"Diciamo che è più lei a stare attenta a me" si lascia sfuggire lui.
"In che senso?"
"Nel senso che lui è molto introverso e io cerco di stare attenta a quello che gli serve!"
"Ah, va bene. Divertitevi!" dice mia madre.
"Sai dove andare, vero?" chiede lui.
"Certo che lo so! La sala di registrazione è qui in paese..."
"Ci sono tante cose che non ho visto di questo paese!"
"Vale anche per me, infatti ho imparato a conoscerlo girando durante quest'anno!"
Lui sorride e a me fa piacere. È come se potesse illuminarmi solo con un sorriso.
Arriviamo alla sala di registrazione e Matias ci accoglie sulla soglia. È un ragazzo bruno, con due grandi occhi azzurri, forse intensi come quelli di Igino, almeno per come li immagino io.
"Ehi, chica! Quanto tempo è passato!" esclama. Con gli anni ha imparato a parlare un italiano quasi perfetto, ma per fortuna non ha perso il suo meraviglioso accento argentino.
"Ehi, ciao Matias!" lo saluto correndogli incontro per poi abbracciarlo. "Vieni, voglio presentarti una persona!"
"Davvero? Chi, il tuo primo ragazzo?"
"Magari!" sussurro.
Torniamo fuori dall'edificio, o meglio: sono io a tornare fuori e lui mi segue.
"Aspetta! Dove corri, chica?" mi dice Matias.
"Qui! Dai, vieni" gli dico.
Lui mi raggiunge.
"Matias, ti presento Igino" gli dico mentre il mio amico si avvicina. "Igino, questo è Matias: un mio amico che ha fatto carriera."
I due si presentano e si battono colpetti amichevoli sulle spalle.
"Oh, que lindo! Venite dentro e parliamo tranquillamente di quello che volete fare." ci esorta Matias.
Lui è teso, ma non so se sia più emozionato o agitato.
"Ehi! Come va? Tutto bene?" chiedo.
"È... è tutto stupendo!" esclama lui. "È come un sogno!"
"Adesso mi darò un pizzico sul braccio. Se mi senti emettere un gemito, vorrà dire che non è un sogno!" dico.
"Non state sognando, ragazzi! Ditemi tutto quello che vi serve e vi aiuterò! A proposito: a voi farò uno sconto totale!"
"Che? Non se ne parla, argentino cuore d'oro! Io voglio pagarti!"
"Non c'è bisogno! Voglio solo ascoltarti cantare! Penso che tu lo sappia, amico... questa ragazza ha un dono speciale che però non condivide quasi con nessuno!"
"Lo so, Matias" risponde lui. "È solo che... lei ha voluto che scegliessi io ed è un brano che può sembrare da innamorati... io vorrei che lei lo interpretasse con me perché mi è stata molto vicina in questo periodo..."
Lui si rattrista.
"Per quale motivo?" domanda Matias.
"Per colpa di un mio compagno" risponde lui.
"Per mio fratello, Matias, perché come tu ben sai mio fratello o è sempre stato un idiota che si fingeva intelligente, o è diventato un idiota all'improvviso!"
"Anch'io ho sofferto... actos de aposo... como es? Atti di bullismo... perché como... ehm... come avrai notato, sono argentino e quando sono venuto qua non parlavo bene l'italiano. Ahora, mas o... ehm... più o meno riesco a parlare."
"Meglio di mio fratello, credimi!" gli dico. "Molto meglio! Tu che non sei italiano sai distinguere un congiuntivo da un condizionale..."
Credo che lui sia rimasto sconvolto.
"Però ti sei realizzato." dice rivolto all'argentino.
"Porque he seguido creyendo en mis capacidades" risponde lui.
C'è un attimo d'imbarazzante silenzio.
"Perché ho continuato a credere nelle mie capacità" intervengo, capendone il motivo. Nella mia scuola non si studia lo spagnolo, ma io e Matias ci siamo conosciuti quando io ero alle elementari e lui alle medie e ho voluto a tutti i costi imparare dettagliatamente la sua lingua, infatti ora, se andasisi in Spagna, credo che saprei almeno chiedere indicazioni.
"Bueno... quale brano hai scelto, amico?" chiede Matias.
"Si chiama: "Solo te e me". Credo che ci rispecchi molto, tranne per la parte dell'ex."
Mi s'illuminano gli occhi quando sento dire quelle parole. Le parole di quella canzone iniziano letteralmente a vorticarmi nella testa. Il cuore batte fortissimo, perché sono felicissima che lui abbia scelto me, (come dice la canzone), per aiutarlo, o meglio: per il ritornello).
Non abbiamo bisogno di registrarla molte volte e con dei programmi specifici Matias ce la prepara in breve tempo e ci fa avere due Demo.
"Visto che abbiamo finito all'ora di pranzo, che ne direste di andare a prendere qualcosa insieme ad un ristorante?" propone Matias.
Siamo tutti d'accordo e ci dirigiamo verso un piccolo ristorante del paese. Chissà se il padrone mi riconoscerà?
Non ci metto molto a scoprirlo, perché don Michele, (come il mio compagno di classe), corre verso di noi e ci accoglie in maniera molto gioviale.
"We, Giuliè! Quanto tempo! Sei cresciuta!"
"Beh, dica pure invecchiata." dico sorridendo.
"Eh, addirittura? Tu si' ancora 'na piccerella, quale invecchiata?"
["Tu sei ancora una bambina."]
Parliamo del più e del meno e don Michele ci fa accomodare.
"Ah, ragazzi... ai sono tre signorine! Sono delle compagne della vostra classe?" chiede.
Ci fermiamo un attimo e, riconoscendo le loro voci, capisco che sono proprio le nostre compagne.
Annuisco, prima che ci venga proposto di sederci ad un tavolo adiacente al loro. Le ragazze devono averci visti perché, dopo un iniziale imbarazzo, ci chiedono di potersi unire a noi e questo migliora ancora di più la mia giornata. Anche se mi costa, faccio un cambio di posto, in modo che Marta e Igino si trovino seduti l'uno accanto all'altra. Sarò stupida, ma se lui sta bene con lei io non ho il diritto di cercare d'intromettermi.
"Come mai da queste parti?" ci chiede Lara.
"Siamo venuti a registrare delle Demo" rispondo. "Voi tre, invece, cosa fate da queste parti?"
"Siamo venute a fare un giro." risponde Piera.
"Tu chi sei?" chiede la modella.
"Matias. Molto piacere, chica" dice l'argentino. Tra i due si crea subito un'intesa che mi piace moltissimo e spontaneamente sorrido. Magari mio fratello li vedesse! Matias è un bel ragazzo e sono certa che lei sia una bella ragazza, fuori e dentro, perché quando mi ha rivelato il segreto delle barrette, le ho toccato il viso.
I miei pensieri acquistano credibilità quando riconosco la voce di Matteo e quella di Michele: il primo sulla sua carrozzina, si sposta per il ristorante tra un urlo e un'imprecazione.
"Ragazze, dobbiamo andare" dice d'improvviso la futura cantante.
"Perché, Piera? È successo qualcosa?" chiedo.
"Beh... c'è stato un piccolo inconveniente."
Le tre ragazze si alzano Una delle tre è molto riluttante, non osa spostarsi troppo velocemente, e sono certa di sapere chi sia, inoltre credo stia guardando sempre lo stesso punto.
"Mi dispiace." dico con un filo di voce, mentre le lacrime spingono contro le mie palpebre.
"Di cosa? Ormai ci ho fatto l'abitudine. Ogni volta che lui compare, i ragazzi pensano che mi sia venuta la peste bubbonica" dice.
"Povero bambino!" esclama una voce alle nostre spalle. "Ti hanno lasciato solo? Ah, no... sei con un ragazzo e con la pupa cieca!"
"Vuoi smetterla di dire cretinate o la botta che hai preso ti ha spaccato il cervello invece di farti rompere la gamba?" gli chiedo irritata.
"La bambolina è carica, oggi, eh Mattè?" mi deride Michele.
"E tu non t'intromettere!"
"Eh, e stai calma! Chi te lo tocca il tuo amico?" continua Matteo.
"Ne hai ancora per molto?"
"Lascia stare."
"Ah... allora ce l'hai la voce, secchione! Però vedi di metterla a posto adesso, altrimenti ti faccio male!"
Lui fa l'atto di ribattere, ma non ci riesce e mi stringe leggermente la mano, come per chiedermi scusa.
"Sei tu che devi tenere a freno la lingua! Tu e il tuo Cocorito!" dico indicando Michele. "Sembri Attila, il flagello divino, quello che distrugge tutto quello che tocca!"
"Ma che ne vuoi sapere tu? Sei peggio di lui e non conosci altro che libri, libri e libri!"
"Meglio conoscere solo libri che essere circondata solo da gente come te!" esclamo.
Detto questo mi alzo dal mio posto e corro verso l'uscita. I ragazzi mi rincorrono, mentre le lacrime si fanno strada per uscire. Vorrei urlare, perché proprio non ce la faccio. Sarò una frignona, ma mi viene da piangere e non posso evitarlo.
"Ehi! Fermati, Giulia! È pericoloso, ferma!" dice una voce alle mie spalle. Una voce che non riconosco... continuo a correre, fino a quando qualcuno non grida: "ATTENTA!", per poi afferrarmi per le spalle e stringermi al suo petto. Riconosco quel tocco, quelle labbra che mi sfiorano dolcemente la guancia... riconosco chi mi sta stringendo.
Sento il suo cuore battere fortissimo contro la mia schiena e le sue labbra tremare contro la mia guancia. Sembra quasi che lui stia per piangere insieme a me. "Dio mio, che spavento mi hai fatto prendere!"
"E perché? Io sono un disastro vivente, non ne faccio una giusta!" gli dico agitandomi.
"Non è vero! Tu di cose buone ne fai molte... il fatto è che non riesci a fare quello che vuoi" mi dice lui. "Tu sei meravigliosa, dolce, affettuosa... io non avrei potuto sperare di avere un'amica migliore di te!"
"Tu dici questo perché per qualche strano motivo mi vuoi bene, ma non è vero! Non è vero niente!" dico scuotendomi ancora di più. Lui, se possibile, mi tiene ancora più stretta.
"Ma non capisci che stai facendo il suo gioco?" mi chiede con dolcezza. "Questo me l'hai insegnato tu, ti ricordi?"
"Non è la stessa cosa, Igino. Io ti voglio bene e... e non volevo che lui ti distruggesse con il suo modo di fare, ma lui è riuscito comunque a crearti l'isolamento intorno... è bastata la sua sola presenza... ti ha allontanato persino da lei!"
"Vedi? A maggior ragione! Lei è scappata insieme alle altre ragazze perché ha paura. Tutti abbiamo paura... persino Michele ne ha! Io sono il primo a temerlo! L'unica persona che non ha paura di lui sei tu... basta vedere il modo in cui lo affronti! Tu mi hai dato coraggio... sai, ho inserito il tuo testo nella canzone che sto scrivendo... e la Demo che mi ha dato Matias, la conserverò come un tesoro!"
"Io... io giuro che volevo aiutarti! So per certo che anche lei tiene moltissimo a te. Non me l'ha detto chiaramente, ma l'ho capito."
"Lei non mi si fila... e personalmente a me dispiace di non poterti dare quello che meriti... dubito che tu possa innamorarti di uno come me, ma se questo dovesse accadere finirei col farti del male!"
Non ho il coraggio di rispondere. Lui non crede che io possa amarlo, eppure è proprio questo il sentimento che provo... e in ogni caso mi ha avvisata del fatto che non avrebbe potuto rendermi felice.
"Non preoccuparti, ma ti prego: resta con me, adesso! Anche tu per me sei un amico prezioso... non voglio perderti" dico infine. "Mi dispiace di cuore per averti spaventato... io non volevo... non era certo mia intenzione!"
"Lo so, Giulia. Dai, vieni dentro, adesso! Il povero Matias si sarà preso uno spavento più grande del mio e del tuo messi insieme."
Torniamo dentro insieme e trascorriamo un bel pomeriggio, tutti e tre.
MATTEO
Non ho mai visto mia sorella reagire in questo modo. Mai, sul serio.
Eppure i suoi occhi erano pieni di lacrime e lui ha dovuto stringerla molto per tenerla ferma. Avrei voluto strappargliela dalle braccia, ma lei non capisce che se ci siamo allontanati ancora di più la colpa è soltanto sua e di quel ragazzino ridicolo. Io non ho fatto niente e non mi sento colpevole.
GIULIA
Oggi io e il mio amico faremo ascoltare la nostra Demo alla professoressa di musica e ai nostri compagni.
Stranamente, quando siamo arrivati a scuola, mio fratello non se n'è uscito con una delle sue solite, maledette frecciatine. Non sono sicura che resisterà a lungo, ma sono contenta che per una volta nella vita sia riuscito a stare zitto, perché quando parla, ultimamente, non fa altro che creare problemi.
La professoressa è arrivata presto ed ha iniziato a passare in rassegna i nostri progetti.
Musica è l'unica materia in cui mio fratello ed il mio migliore amico possono entrare in competizione. È un peccato che lui sia tanto superficiale nei testi che scrive o sceglie di utilizzare, altrimenti la competizione tra loro sarebbe completa.
"Ottimo lavoro, ragazzi! Adesso tocca alla coppia del primo banco." dice la professoressa di musica. Ci alziamo quasi in contemporanea e sono io ad estrarre la Demo dalla mia cartellina. L'ho nascosta bene, perché mio fratello avrebbe potuto benissimo manometterla. La professoressa inserisce il dischetto, ma prima di far partire la traccia chiede: "Cos'avete scelto?"
"È una canzone che potrebbe sembrare tipica di ragazzi innamorati, ma l'abbiamo scelta, o meglio lui l'ha scelta, perché escludendo delle cose, rappresenta il modo in cui si è formata la nostra amicizia, oltre agli ostacoli che deve saltare per proseguire e rafforzarsi ogni giorno di più!"
La professoressa fa partire la traccia e a me viene da piangere quando riascolto le nostre voci. Magari potessimo essere anche innamorati. Magari il problema fosse "il mio ex", invece di essere mio fratello.
QUANDO TI GUARDO NON SO COSA DIRE, A VOLTE PENSO SOLAMENTE CHE TUTTE LE COSE BELLE HANNO UNA FINE: L'UNICA ECCEZIONE SIAMO IO E TE. SE TU FOSSI UN ERRORE, SBAGLIEREI, SE FOSSI UNA CANZONE TI CANTEREI, NON MI BASTA TOCCARTI SUL DISPLAY, MANDA LA POSIZIONE, DOVE SEI?
E MENTRE ASPETTO IL TRENO, PENSO: PERCHÉ HAI SCELTO PROPRIO ME? NON CI CREDO ANCORA, NON CI CREDO! E MENTRE ASPETTO IL TRENO, PENSO: PERCHÉ HAI SCELTO PROPRIO ME? NON CI CREDO ANCORA, NON CI CREDO! SIAMO SOLO IO E TE, SOLO TE E ME, DALL'Inizio SOLI CONTRO IL MONDO, E NON ME NE FREGA SE PARLANO DI TE, SOLO IO TI CONOSCO, IN FONDO. E TI RAGGIUNGEREI ANCHE GIÙ ALL'INFERNO, IN MEZZO A UNA TEMPESTA, DENTRO AD UN INCENDIO, SOLO IO E TE, SOLO TE E ME ORMAI... ORMAI!
CHISSENEFREGA SE PARLAN DI TE? CHISSENEFREGA PURE DEL TUO EX? USCIAMO A CENA E POI SALI DA ME. INSIEME SIAMO I NUOVI BARBIE E KEN! MI BASTA UN'ORA, SOLO UN'ORA CON TE, PER FARMI STARE MEGLIO LE ALTRE VENTITRÉ,E ALLA FINE HO SCOPERTO CHE ADESSO NON C'È NIENTE DI PEGGIO DI PERDERE TE!
E MENTRE ASPETTO IL TRENO, PENSO: PERCHÉ HAI SCELTO PROPRIO ME? NON CI CREDO ANCORA, NON CI CREDO! E MENTRE ASPETTO IL TRENO, PENSO: PERCHÉ HAI SCELTO PROPRIO ME? NON CI CREDO ANCORA, NON CI CREDO! SIAMO SOLO IO E TE, SOLO TE E ME, DALL'Inizio SOLI CONTRO IL MONDO, E NON ME NE FREGA SE PARLANO DI TE, SOLO IO TI CONOSCO, IN FONDO. E TI RAGGIUNGEREI ANCHE GIÙ ALL'INFERNO, IN MEZZO A UNA TEMPESTA, DENTRO AD UN INCENDIO, SOLO IO E TE, SOLO TE E ME ORMAI... ORMAI!
E MENTRE ARRIVO IN TRENO, PENSO: PERCHÉ HAI SCELTO PROPRIO ME? NON CI CREDO ANCORA, NON CI CREDO!
SIAMO SOLO IO E TE, SOLO TE E ME, DALL'Inizio SOLI CONTRO IL MONDO, E NON ME NE FREGA SE PARLANO DI TE, SOLO IO TI CONOSCO, IN FONDO. E TI RAGGIUNGEREI ANCHE GIÙ ALL'INFERNO, IN MEZZO A UNA TEMPESTA, DENTRO AD UN INCENDIO, SOLO IO E TE, SOLO TE E ME ORMAI... ORMAI!

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