Disillusa <99>
IGINO
Sono all'entrata della scuola quando Matteo mi ferma afferrandomi per un braccio e mi dice: "Allora? Hai i compiti, impiastro?"
"Sì... sì, Matteo... ho tutto qui dentro" rispondo indicando lo zaino.
"Dammeli subito!" esclama lui. Io mi tolgo di dosso lo zaino, apro la cerniera più grande e tiro fuori la sua cartellina e quella di Michele. Loro tirano fuori la loro parte, infilano velocemente i plichi negli zaini e Matteo, dopo aver strappato di mano a Michele la sua cartellina, me le lancia addosso entrambe. Mi tremano le gambe perché ho dormito pochissimo e ho passato tre notti a studiare per loro, senza contare i pomeriggi. Entro in classe barcollante e poco dopo Piera e Lara mi si avvicinano e mi chiedono i loro compiti. Io li do anche a loro, poi richiudo lo zaino e abbasso la testa sul banco.
L'insegnante di storia entra in classe poco dopo e, in seguito ad un rapido appello, sento che mi sta guardando. Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi. Mi sembra quasi preoccupata.
"Tutto bene, Igino?" chiede.
"Non si preoccupi, prof. Sto bene" rispondo e oggi ricomincia il laboratorio sull'Impero Romano. Riesco a prestare attenzione, ma faccio molta fatica. Gli altri, poi, non fanno che lanciarmi palline di carta e righelli. La prof, ad un certo punto, se ne accorge e, poiché Matteo è quello che più di tutti mi sta lanciando oggetti, lo fa alzare e gli chiede: "Ripetimi quello che ho appena detto, Matteo!"
Lui si gira verso di me e sussurra: "Dimmi che ha detto o ti faccio nero!"
Io cerco di dirgli qualcosa, ma all'improvviso sento che mi gira la testa e scivolo dalla sedia, battendo la testa. Inizio a sentire delle voci lontane, tra le quali spicca quella di Marta.
MARTA
"Prof, lasci perdere! Mi aiuti, la prego" esclamo gettandomi a terra vicino a lui. "Igino! Igino, ti prego, di' qualcosa!"
"Aspetta, cara. Spostati da lì e fammi vedere" mi dice la professoressa. Io mi sposto e lei prende un paio di giacche dall'attaccapanni, le piega e le mette sotto la sua testa. "Michele, va' a prendere dell'acqua."
Michele prende la sua bottiglia d'acqua, ma Matteo gliela strappa di mano.
"Non azzardarti ad aiutarlo!" sussurra.
Mentre lui lo trattiene, io prendo la mia bottiglia d'acqua e rovescio il contenuto sul viso di Igino. Subito dopo vedo che lui sta iniziando ad aprire gli occhi e mi sento sollevata quando capisco che si sta svegliando. "Come ti senti, tesoro?" chiede l'insegnante di storia.
"Potrei andare in infermeria, prof? Non mi sento molto bene." risponde.
"Certo, caro. Marta, potresti accompagnarlo?"
"Sì, prof... ci penso io, stia tranquilla" dico allungando il braccio verso Igino. Lui si aggrappa al mio braccio e usciamo dalla classe. È così pallido da farmi paura. Non l'ho mai visto perdere i sensi.
Quando andiamo in infermeria, l'infermiera fa sdraiare Igino sul lettino coperto di carta sterile e gli attacca una flebo al braccio.
"Ah, ragazzo mio! Dovresti smetterla di studiare anche per gli altri!" gli dice gentilmente. "Perché non provi a parlare con il preside?"
"Come ha fatto a capirlo?" chiede Igino.
"Sei un ragazzo intelligente... e so che subisci continue vessazioni. Queste occhiaie sono un chiaro segno di quello che ti succede."
Lui abbassa il viso e chiude gli occhi, come se provasse vergogna.
"Prova a parlare con il preside, Igino" gli dice l'infermiera. "È un uomo disponibile e ti tiene in grande considerazione. Sei un bravo ragazzo e tutto questo non te lo meriti di certo."
Dopo circa un quarto d'ora di flebo, rientriamo in classe. Igino è ancora malfermo sulle gambe, ma le sue guance hanno ripreso colore e questo mi porta non poco sollievo.
All'intervallo, le ragazze mi convincono ad andare nei bagni femminili a fare due chiacchiere.
"Ragazze, ditemi se Matteo non è una gioia per gli occhi?" salta su Piera.
"Certo, è molto bello... però a volte è davvero tremendo." dice Lara. "Spesso mi dice cose che mi fanno stare male."
"Lascialo perdere. Non ne vale la pena, Lara." le dico.
"Tu, piuttosto, Marta... come mai ti agiti tanto per Igino, ultimamente?"
"E me lo chiedete? Quel poveretto mi fa una pena che non vi dico! E poi non credete che tutti noi siamo cattivi? Lui ci suggerisce, ci fa i compiti, rischia di ammalarsi seriamente per colpa nostra, e noi tutti lì, a spalleggiare il fratello di Giulia... forse lei aveva ragione a dirci di non continuare e che sarebbe andata sempre peggio... vi giuro, io... io proprio non capisco come abbiamo fatto a cadere così in basso... perché non abbiamo detto a Matteo che non era giusto che quel poveretto facesse anche i compiti al posto nostro?"
VIRGINIA
Ho sentito tutto quello che hanno detto le ragazze e, visto che so perfettamente che nessuna delle tre avrà il coraggio di andare dal preside e dirgli quello che è costretto a subire Igino, decido di farlo io. Tanto sono già nel mirino di Matteo. Ora per tutti sono la più svergognata della scuola: la ragazza che si lascerebbe andare con il primo che capita per dare libero sfogo al suo corpicino esile.
Mi dirigo verso l'ufficio del preside, che per fortuna mi riceve subito.
"Virginia. Entra, cara, accomodati" dice gentilmente il preside. Io mi faccio avanti esitante e lui mi fa cenno di sedermi.
"Mi scusi... io... io volevo parlarle... di un ragazzo. Si ricorda di Matteo, il fratello di Giulia? Quella della... 4G."
"Sì, me lo ricordo. Un tipo... piuttosto scalmanato."
"Sì, esatto! Ecco... vede... l-lui... lui costringe Igino, un altro ragazzo della 4G, a fare i compiti per tutti i suoi compagni di classe, compreso lui. Lo so perché stamattina... io... io ho visto una delle compagne che lo accompagnava in infermeria e poi le ragazze, in bagno, l'hanno detto."
"Perché sei venuta qui a dirmelo?"
"Perché io sono stata fidanzata con quel ragazzo, Matteo... ed è stato il più grande errore della mia vita."
"Va bene, cara. Ascolta, fammi un favore: alla fine dell'intervallo vai in 4G e chiama Matteo."
"Va bene. La prego: faccia qualcosa. Quel povero ragazzo si ammalerà seriamente se va avanti così..."
"Sono contento del fatto che tu sia cambiata... si vede che la vicinanza di Giulia e Igino ti ha aiutata."
Annuisco, perché è vero. Nonostante tutto quello che le ho fatto, Giulia mi ha aiutata a rialzarmi dopo lo scontro frontale con la dura realtà che il mio ragazzo mi nascondeva... nonostante tutto quello che ho fatto per distruggere lui, Igino mi ha asciugato le lacrime e mi ha tranquillizzata.
Alla fine dell'intervallo, come promesso, vado in 4G. Vedo Igino con la testa china su un foglio, mi avvicino e gli tocco la spalla.
"Tra poco arriveranno anche gli altri" dico. "Smettila di lavorare al posto loro! Non se lo meritano, come non me lo meritavo io quando ti trattavo male!"
"Virginia, ma che ci fai qui?"
"Ho parlato con il preside!"
"Cosa...?" Lui è sconvolto, ma non fa in tempo a dire altro, perché i ragazzi e la prof entrano in classe. Povero Igino: è costretto a starsene qua dentro anche all'intervallo per sperare di finire i compiti di tutti! Che destino odioso, poverino!
"Virginia, cosa fai qui?" chiede.
"Il preside sta cercando Matteo" rispondo. Matteo si alza di scatto e, come se avesse capito, ma non del tutto, dice: "Me la pagherai, secchione!"
Lui non risponde, perché ha capito a cosa allude, purtroppo.
MATTEO
Purtroppo il preside mi ha inchiodato e ho dovuto dirgli tutto. Ma giuro che quello scemo me la pagherà cara per aver fatto la spia al preside.
Ho provato anche a parlare di mio padre, del suo denaro e delle sue conoscenze, ma lui ha risposto: "Il buon nome di una scuola non si stabilisce dal grado di capacità della scuola di nascondere la polvere sotto il tappeto, ma da quella di spazzarla via... e poi... dubito che tuo padre sappia che cosa combini qua, e temo che se non lo sapesse non ne sarebbe molto contento. Ti sospendo per una settimana... e ora va' in classe, Matteo, e lascia in pace Igino!"
Sono tornato in classe con la coda tra le gambe e quasi tutti mi si sono radunati attorno per sapere com'era andata... beh, almeno per una settimana non dovrò vedere la scuola... meglio di niente!
All'uscita da scuola fermo Igino e gli dico di venire in palestra perché devo parlargli.
Una volta giunti a destinazione, lo spingo contro il muro e gli dico: "Sai cosa faccio, idiota? Ti lego lì sopra, come quando facevi il pendolo, e ti ci faccio rimanere fino a quando non ci sarà più nessuno disposto ad aiutarti, perché tutti saranno andati a casa... avanti, di' che sei stato tu!"
IGINO
Matteo ha gli occhi iniettati di sangue e mai come adesso, mi fa paura. Non sono stato io, ma non posso dire questo, perché Virginia finirebbe per andarci di mezzo.
"Avanti! Di' che sei stato tu ad andare a piangere in presidenza quando Marta ti ha portato via" dice serrando la mascella.
"Non sono stato io!" gli dico, ma lui mi stringe un braccio talmente forte da farmi stringere gli occhi per il dolore.
"Davvero? E allora chi è stato?" chiede Matteo. "Parla, stupido Nerd!"
"Non lo so chi è stato!" esclamo, sorprendendomi di essere stato tanto spavaldo. Lui mi afferra l'altro braccio e fa la stessa operazione.
Mi spinge verso la spalliera e mi costringe ad arrampicarmi. Io lo faccio e lui mi lega alla bacchetta più alta. "Se non mi dici chi è stato, ti faccio cadere!" dice.
"Non lo so, non lo so!" ripeto.
Lui mi afferra per una caviglia e me la tira verso il basso. Ho il terrore che questa cosa si spezzi se continua così.
"FERMO!" grida una voce. È Virginia, più agitata che mai.
"Che ci fai tu qui, Virginia?"
"Sono stata io a denunciarti, razza di deficiente! Perché credi che fossi in classe per venire a dirti che il preside ti cercava, eh?"
"Tu? Come hai potuto farlo?" le grida Matteo.
"L'ho fatto perché ho capito chi sei per me! Sei il più grande errore che io abbia mai commesso!" dice lei. "Lascialo andare, altrimenti altro che sospensione, ti denuncio direttamente, hai capito?"
"Sei pazza?"
"Sì... anzi: lo ero! Lo ero quando mi sono innamorata di un idiota come te! Ma ti servivo come uno stupido giocattolo e nient'altro! E ora slegalo! Slegalo subito, Matteo!" grida Virginia, ma lui, per tutta risposta, la colpisce sul viso. Lei gli salta addosso e lo colpisce più forte. A lui dà fastidio che qualcuno possa essere più forte di lui, quindi se la prende con me. Sgancia la stecca che si trova più in basso e mi lascia lì, in bilico. Non posso credere che abbia messo le mani addosso a sua sorella e alla sua ex: non posso crederci!
Quando Matteo va via, stavolta senza l'appoggio di Michele, Virginia mi dice: "Ora cerca di restare calmo! Vado a chiamare aiuto!"
Vorrei chiederle se sta bene, ma lei sparisce e torna poco dopo con la signora Carmela, che riattacca la stecca, e don Peppino, che mi libera e mi aiuta a scendere.
"Virginia, io..."
"Non preoccuparti, Igino. Sto bene, davvero!" mi dice lei, ma capisco che non sta per niente bene.
Infatti la maschera le cade secondo dopo e mi crolla tra le braccia. "Oh, scusami... forse ti sto facendo male!" dice, ma io scuoto la testa. "Perché sono stata così stupida, Igino, perché?"
Lei piange e io vedo il segno rosso sul viso della mia recente amica.
"Virginia, calmati. Non sei stata stupida... eri solo innamorata" le dico. "Non prendertela... lui è fatto così e non credo che cambierà mai."
"Tieni, Virginia." dice la signora Carmela, offrendole un bicchiere d'acqua, mentre don Peppino le mette alle spalle una sedia. Io l'aiuto a sedersi e lei manda giù tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere.
"Non ce la faccio più" dice tra i singhiozzi. "Scritte sui muri, insulti, e ora questo... perché non sono rimasta innamorata dell'altro Matt, quello delle elementari, perché, perché?"
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