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Crollo <76>

IGINO
Giulia è pallida e accaldata. Temo che non reggerà a lungo, quindi l'accompagno al banco e dico alla professoressa dell'ultima ora che non si sente molto bene. Mi dispiace troppo vederla ridotta così... e tutto per una foto sfiorata! Mi avvicino a lei e l'attiro verso di me, facendole posare il viso sul mio petto. Lei non reagisce neanche più. Non piange e non cambia espressione. Credo che questo sia stato l'ultimo colpo.
Quando finalmente suona la campanella, io continuo a sorreggere Giulia, che non riesce nemmeno a stare in piedi e questo mi preoccupa molto.
Quando arriviamo a casa sua, lei si gira verso di me e dice: "Grazie di tutto, Igino.", ma subito dopo crolla a terra.
"Giulia! Giulia, mi senti? Giulia!"
Matteo si avvicina. "Che fai ancora qui?"
"Fermati! Non avvicinarti a lei, Matteo!" dico con la voce che trema. "Ti giuro che se ti avvicini, io... io..."
Non ci riesco! Non ci riuscirò mai, accidenti!
"Cosa mi fai? Qui non c'è alcun preside a proteggerti, capito?" mi dice Matteo. "E adesso togliti!"
"Lei non vuole... e io non me ne vado."
Lei apre lentamente gli occhi. "Igino... Igino..." la sento sussurrare e mi vengono le lacrime agli occhi. "Tu togliti di torno, Matteo!"
"Vuoi un altro ceffone? Tanto non ho più nulla da perdere..." le dice Matteo.
"Che vuoi che me ne importi? Neanch'io ho da perdere. Ti manca solo colpire una ragazza che ora non si può difendere perché non riesce neanche a muoversi abbastanza velocemente." lo incalza lei. "Forza, fallo!"
Lui a quel punto entra in casa senza dire altro. Io aiuto la mia migliore amica a tirarsi su e cerco di farla entrare in casa. Lei arranca, si appoggia a tutto quello che le capita a tiro, e arriva fino alla sua stanza.
"Dovresti farti visitare, Giulia" le dico andando con lei e preparandole il letto, mentre lei si aggrappa alla scrivania.
"Non voglio..."
"Non voglio..."
"Non puoi continuare così. Ti stai spegnendo un po' alla volta e se non fai qualcosa, presto le medicine non basteranno più" le dico. "E io non voglio perderti! Sei l'unica vera amica che ho qui dentro, e se ti perdessi non so cosa farei."
"Io non posso saltare da un palazzo, non sono un'eroina!"
"Che cosa stai dicendo?"
"Ma l'amore può fare miracoli!"
"Sì, ma..."
"Non posso sparare un colpo! Non sono un'eroina, ma ne prenderei uno per te, certo."
Capisco quello che sta traducendo: "No Hero" di Elisa. Mi si gela il sangue e le metto subito il termometro sotto il braccio, pregando che non sia come penso.
Le tolgo il termometro e ringrazio che non sia a mercurio, perché non appena leggo il numero che vi è comparso, l'oggetto mi scivola di mano.
"40,5" sussurro piegandomi sulle ginocchia.
"Igino... se ti dovessero dire perché sto così, rispondi che ho un fratello deficiente" dice respirando a fatica.
A quel punto, non sentendomela di muovermi dal suo capezzale, invio un messaggio a mio padre chiedendogli di raggiungermi a casa sua il prima possibile.
Prendo dallo zaino una bottiglia d'acqua abbastanza fresca e prendo dall'armadio una sua maglietta. È morbida e calda, esattamente come lei. La bagno e la passo sulla sua faccia e sui suoi polsi.
"Giulia... devo sollevarti la maglietta. Ti giuro che non guardo... tanto con questi occhiali neanche ci vedo tanto!"
Lei non reagisce. Io le tiro un po' più su la maglietta e le sfrego la maglia bagnata sul petto e sul ventre, poi la faccio voltare su un fianco e le bagno le spalle. Improvvisamente sento una forte scampanellata e prego con tutte le mie forze che sia mio padre. Infatti è lui, seguito a ruota da Michele. Quando aprono la porta, io copro velocemente la mia amica, ma non faccio in tempo, perché Michele la vede di sfuggita e volta la faccia.
"Vieni, Igino" mi dice mio padre. "Io ora la visito... tu stai qui vicino, perché credo proprio che non basterà bagnarla in quel modo." Le si avvicina, le tasta il polso e le controlla le pupille, poi le fa capire che dovrebbe voltarsi e mostrargli la schiena. Lei, nonostante la febbre alta, sembra capire, ma fa fatica a girarsi. Mio padre le avvicina l'orecchio alle spalle e le dice: "Respira lentamente, tesoro... tranquilla, non è niente." Lei prova a prendere dei respiri profondi, ma fa un po' fatica, infatti mio padre dice di riuscire a sentire l'accenno di un rantolo, che però è quello tipico del raffreddore, per cui non si spiega come lei possa essere piombata in questo stato. Io lo so perché è successo: so che i dispiaceri influiscono sulle difese immunitarie, e se il corpo è già indebolito da qualcosa come un raffreddore, è anche peggio.
"Non ce la faremo a trasportarla in ospedale, se continua così." dice mio padre. "Vedo che ha un ago per le flebo... le applicherò una flebo con una medicina che dovrebbe aiutarla con questa febbre e vedremo come andrà." Lo vedo infilare qualcosa di indistinto nella presa elettrica e applicarle qualcosa al braccio. Non vedo l'ora di procurarmi degli occhiali decenti! Matteo mi ha fatto un bello scherzo, riducendo in polvere quelli che avevo prima.
"Michele, resta qui con loro... io devo parlare con la madre di questa ragazza" dice mio padre.
Muove qualche passo verso di me, poi mi dice: "Stai tranquillo... lo sai che lei è una tipa testa e che non si arrenderà tanto facilmente, soprattutto se tu ci stai male. Tranquillo..."
Quando lo sento uscire, mio fratello mi posa una mano sulla spalla. Io mi giro a guardarlo e vedo che i suoi occhi sono gonfi e rossi, come i miei. Li vedo a fatica: come due palline da tennis azzurre, ma li riconosco. Michele tende le mani e mi aiuta ad asciugarmi le lacrime. Io faccio lo stesso e gli chiedo: "Le vuoi più bene di quanto tu non voglia ammettere, non è vero?" Lui fa un movimento con la testa: forse annuisce, poi mi stringe forte le mani, in una via di mezzo tra una richiesta di aiuto e un tentativo di darmi protezione come quando eravamo piccoli.
"Vorrei poter cambiare il cuore delle persone" mi dice dolcemente, "a cominciare dal mio. Almeno non la farei stare male ogni volta che le dico quanto la amo... perché tu lo sai che lei ama te, e non senza motivo... vero?"
"Anch'io vorrei che tu ce l'avessi, quel potere... vorrei ricambiare i suoi sentimenti, invece di soffrire per una ragazza che neanche mi vede" gli dico, ma lui non è per nulla d'accordo.
"Non è vero! Tu hai l'autostima troppo bassa e sei decisamente troppo coinvolto per vedere come ti guarda quella ragazza!"
La porsa si spalanca. Vedo una figura indistinta, ma l'agitazione che porta Giulia a scuotersi tutta come se la stessero torturando, mi fa capire chi è.
Mi avvicino al suo letto e le afferro una mano per poi dirle a bassa voce: "Va tutto bene, va tutto bene."
"Sparisci, ragazzino!" dice mio fratello, e da quello che riesco a vedere, il suo viso è così contratto da cambiare forma.
"Questa è casa mia, Nerd Senior!" ribatte Matteo.
"Non me ne importa un fico secco se questa è casa tua o no! M'interessa solo che qui dentro c'è una persona che non vuole vederti, e ha anche ragione! Lei ti detesta, perché hai fatto tutto il possibile per far soffrire mio fratello, e questo conta, è chiaro? Quindi adesso vattene, o ti giuro su quello che ho di più caro al mondo che non rispondo di me!"

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