Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Conoscenze, racconti e infanzia <88>

GIULIA
Sono appena arrivata a Siviglia. Sono agitatissima. Spero che questa volta, la permanenza in questa scuola mi porti fortuna. Mi è stato detto che il mio coinquilino è un ragazzo italiano, che si è trasferito qui con il suo fratellino, ma non so bene come mai si siano trasferiti da soli. Mi è stato anche riferito che verrà lui stesso a prendermi all'aeroporto.
L'assistente che mi ha aiutata a scendere e mi ha fatta accomodare in un luogo bene in vista mi ha anche portato un caffè, vedendo, a detta sua, che sembravo piuttosto pallida. Meno male che ho conosciuto Matias, altrimenti non saprei niente di spagnolo!
Improvvisamente un ragazzo mi si para davanti.
"Ciao" dice gentilmente. "Tu sei Giulia? La mia coinquilina, giusto?"
"Sì... sì, sono io! Come ti chiami?" chiedo.
"Ehm... se te lo dico non mi molli un ceffone, vero?"
"Cosa? Perché?"
"Perché mi chiamo come tuo fratello!"
"Capisco..." gli rispondo. "Te l'ha detto Matias di dirmi questa cosa?"
"No... semplicemente si è occupato lui stesso di cercarti un alloggio e ha parlato con me!"
"Beh, se ha scelto te credo ci sia una ragione, Matteo, no? E poi... meglio così. Magari riuscirò ad associare il nome di mio fratello a qualcosa di buono..."
Credo che lui abbia all'incirca l'età di Matias visto che ha la patente. "Prima dobbiamo andare a prendere mio fratello a scuola... ti dispiace?" chiede gentilmente.
"Ma no che non mi dispiace... solo... hai cambiato tono quando hai parlato di lui."
"È una lunga storia... credo che ne avrai un esempio quando lo conoscerai."
Rabbrividisco all'istante! Non ci credo: appena giunta a Siviglia mi trovo faccia a faccia con un Matteo al contrario e con un baby-Igino, se i miei timori sono fondati! Non è ancora finita, Giulia!
"Posso farti una domanda?"
"Certo, dimmi."
"Matias... ti ha raccontato perché sono andata via?"
"Mi ha solo accennato che tu avevi un disperato bisogno di andartene e che stavi male perché ti toccava lasciare un tuo amico a cui tieni molto. Non mi ha spiegato nel dettaglio. Quello, se vorrai, potrai farlo tu stessa, non preoccuparti..."
"Grazie..."
All'ingresso della scuola, un bambino raggiunge l'auto e quando una portiera viene aperta, esclama: "Matt, Matt!"
"Nico!" dice il ragazzo. "Ma che ti è successo? Cosa ti hanno disegnato in faccia?"
"Non lo so... è una cosa con una forma strana..."
"Non ci posso credere! È un porcellino in miniatura!" dice sottovoce, e io rimango di sasso.
"Al mio amico ficcavano una pallina in bocca per fargli venire la faccia da porcellino!"
Dopo questo restiamo in silenzio fino a quando non arriviamo a casa. Matteo, lo spagnolo, ovviamente, mi mostra tutta la casa per poi aiutarmi a sistemare le mie cose.
"Potrei chiederti una cosa?" mi dice mentre mettiamo tutto a posto.
"Certo." rispondo per poi chiudere la porta, in modo che Nicolas non ci senta.
"Ho molta paura per Nico. Lo prendono in giro perché ci siamo trasferiti qui da poco e lui non sa ancora parlare bene lo spagnolo... come è successo a Matias... sembra quasi un circolo vizioso. Tu hai già avuto a che fare con queste cose... potresti aiutarlo? Lui è sempre più triste e questo mi fa soffrire!"
"Non so quanto potrò fare per I... per Nico, ma ci proverò."
"Grazie... sei davvero gentile" mi dice lui.
"Si vede che è destino!" gli dico. "Forse il mio compito è aiutare chi ha l'autostima sotto le scarpe e fermare chi contribuisce a portarla giù..."
Passo una bella giornata con i due fratellini. Ci sono voluti sciacqui con roba di ogni genere: dal limone all'aceto per cancellare quella roba dal viso del povero Nico, ma alla fine il fratello, con una pazienza degna di un santo poiché Nico si ritraeva tutto e aveva paura di essere toccato, è riuscito a pulirlo a dovere.
"Ehi, Nico!" gli dico, subito dopo la mia prima cena spagnola, durante la quale i ragazzi mi hanno insegnato a preparare la paella di carne.
"Cosa?" chiede.
"Sei triste?" gli chiedo.
"Non fa niente. Tanto poi passa" risponde.
"Che ne diresti se ti raccontassi una storia, tesoro?"
"Quelle dei draghi no, però! I draghi mi fanno paura..."
"Niente draghi, te lo prometto" gli dico. "Vieni, mettiti giù che te la racconto."
Nicolas si sdraia sul suo letto, io metto una sedia vicino ad esso e, dopo aver preso fiato ed essermi ripetuta mentalmente di non scoppiare in lacrime, inizio a raccontare.
"C'era una volta un ragazzo come tanti. Un ragazzo che a scuola era molto bravo. I professori e i genitori erano contenti di lui, ma c'era qualcosa che non andava. Questo ragazzo, nonostante fosse molto carino e gentile, veniva preso in giro da tutti perché si metteva d'impegno, era sempre chino sui libri, a studiare... e i ragazzi che lo deridevano, volevano che lui li facesse copiare e gli dicevano cose molto cattive... un giorno, però, quel ragazzo scoprì un suo potere segreto..."
"Ma questo è Superman!" dice Nicolas.
""Ti ringrazio per aver aiutato mio fratello a scoprire che il rap lo rende più forte di Superman"..."
"Superman? Sì, quasi... ma non era esattamente la forza o la capacità di volare, il suo potere. Lui cantava e scriveva strofe di musica rap... vedi, quando lui faceva rap diventava un gigante, perché era molto, molto bravo... diceva che fare rap lo portava... in un'altra dimensione."
""Vedi, su questo foglietto c'è scritta una sorta di battaglia rap... tra me e tuo fratello. A me piace tantissimo la musica: specialmente la musica rap. Quando... quando faccio rap mi sembra di vivere in un altro mondo... è come se tutto scomparisse e... mi sento bene!"
"E perché non esponi qualcosa, Ragazzo del Primo Banco("
"No, non voglio farlo! Mi prenderebbero in giro... già lo fanno perché sono un ragazzo assennato, figurati cosa succederebbe se si venisse a sapere che scrivo musica"!"
"Lui scoprì il suo potere perché un ragazzo, il capo dei cattivi, gli disse: "Avanti, facci copiare i compiti di matematica!" Lui inizialmente gli tese la mano... ma poi, improvvisamente, gli scattò dentro qualcosa, iniziò a buttar giù strofe libere e improvvisamente iniziò a cantare un ritornello... un ritornello che faceva così..."
Ci penso un attimo, perché lui quel ritornello l'aveva scritto in inglese, poi trovo un modo per tradurlo.
"Bianco e nero, vuoto e pieno... due tipi assai diversi noi... nemici della classe, e allora bianco e nero... bianco e nero!"
"E poi...?"
"E poi... la forza della sua mente divenne impressionante e il ragazzo, che per la prima volta stava facendo una cosa fuori dal comune, senza sapere bene il perché, guardò fisso il foglio nelle mani del ragazzo che lo maltrattava e che era diventato molto più basso, e pensò intensamente: "Spostati... spostati... spostati..." Il foglio si sollevò dalle mani del ragazzo e gli si accartocciò in grembo. Poi, sempre con la forza della sua mente, il ragazzo disse: "Cancellati... cancellati... cancellati..." E tutte le cifre presenti sul foglio, si cancellarono da sole. Al loro posto comparve un'altra scritta: "Io vi aiuto, ma solo se me lo chiederete gentilmente"..."
""Perché non possono chiedermelo gentilmente? Se sono nato solo per questo, cosa ci rimango a fare qua dentro?"
"Alcuni sono idioti ed altri hanno paura, Igino... mio fratello è il capo degli idioti! Non te la prendere... prima lo facevo anch'io... e mi facevano anche passare per una ragazza facile!"
"Come...?"
"Una volta mi scattarono una foto in cui ero praticamente mezza nuda e la postarono su tutti i social!"
"Come? Perché?"
"È difficile parlarne, credimi, io"..."
"E poi...?"
"Oh... scusami, tesoro, hai ragione! Poi... ecco! Ricordo! Il capo dei cattivi disse: "Dovremmo chiedere "per favore" a te?" E a quel punto il ragazzo pensò intensamente: "Vi voglio bene...", e riuscì a sciogliere il ghiaccio che il capo dei cattivi aveva attorno al cuore... si unirono in un abbraccio che aprì la strada alla nascita di una nuova amicizia e... beh, la conclusione la conosci già..."
"E vissero per sempre felici e contenti!"
"Bravo, ometto! Ora chiudi gli occhi, riposati e fa' sogni d'oro!" gli dico per poi lasciargli un bacio sulla fronte. Mi giro per tornare nella mia stanza quando, improvvisamente, vado a sbattere contro Matteo.
"Oh... perdonami." dico in un sussurro.
"Sono io che devo scusarmi... avrei dovuto dirti che ero entrato, ma ti ho vista così assorta mentre raccontavi quella fiaba a mio fratello che non sono riuscito a staccarti gli occhi di dosso."
Usciamo dalla stanza e ci sediamo entrambi sul divano.
"Come conoscevi quella storia?"
"L'ho inventata io... e, più o meno, è la storia del mio migliore amico."
"Davvero?"
"Sì. E quella canaglia di mio fratello non fa che mettergli i bastoni tra le ruote, in continuazione... è irritante, così irritante!"
"Ti va di parlarne?"
"Per ora posso solo dirti quello che riguarda me. Io mi sono innamorata di quel ragazzo..."
"Capisco... ed è questo il motivo per cui sei andata via?"
"Non proprio... l'amore non corrisposto che provavo per lui mi ha fatto meno male di quello che provavo per mio fratello..."
Lui rimane in silenzio. "Sai, ho raccontato a Nico quella storia perché il mio amico ama davvero il rap."
"E viene davvero bullizzato. Già immagino come lo chiamavano."
"Ti è successo, per caso?"
"Per fortuna no. Da piccolo ero piuttosto aggressivo con chi cercava di fare l'idiota... ma una bambina che all'epoca mi piaceva veniva trattata malissimo, a scuola. Io all'epoca vivevo a Napoli e andavo a scuola in città. Anche lei veniva a scuola con me... però abitava in un paesino.. quello dal quale sei venuta tu."
"E come si chiamava?"
"Si chiamava Virginia."
"Virginia..." ripeto sorpresa.
Possibile che sia la stessa Virginia?
"All'epoca le dicevano sempre che non era bella... portava un enorme paio di occhiali ed era piccola piccola. Tra l'altro, erano occhiali attaccati con lo scotch, perché nonostante il padre fosse un riccone, neanche li spendeva i soldi per cambiarglieli... e la picchiava. Diceva che lei doveva imparare a difendersi, e per questo la malmenava anche fuori dalla scuola... una volta l'ha anche mandata all'ospedale e per fortuna è stato arrestato. La madre all'inizio cercava semplicemente di frapporsi fra suo marito e le sue figlie, Virginia e Vanessa... ma poi, quando vide che non serviva a nulla, sporse denuncia contro di lui e le ci volle un sacco di tempo, prima che qualcuno si decidesse a rendere giustizia a lei e alle bambine!"
"Oh mio Dio, è terribile! Ora capisco tante cose..." mi lascio sfuggire.
"Cosa intendi?"
"Vedi... se Virginia è la stessa che conosco io, è cambiata molto."
"In che senso?"
"Non importa... forse non è la stessa Virginia... io non lo so, non è che la frequentassi..."
Lui si lascia cadere all'indietro. "Sai, una volta lei era più triste che mai e io... io mi sono avvicinato. Non so se conosci la canzone: "Brutta". Lei mi ha detto che era il suo compleanno e che nessuno se n'era ricordato. Allora io l'ho portata via da scuola, quel giorno... per fortuna la storia del padre si era risolta, all'epoca. Eravamo all'ultimo anno, lei delle elementari e io delle medie... frequentavamo un istituto comprensivo.... Beh, l'ho portata fuori e visto che faceva caldo le ho offerto un gelato e le ho preso dei fiori. Lei era così felice... così felice! Se l'avessi vista!"
Appena detta quella parola, però, si blocca.
"Oh, scusami... sono un vero disastro, mi dispiace tanto!"
"Ma che dici, Matteo? Mi dispiace essere trattata come una diversa, non che tu dica "vedere" o cose simili, sul serio!"
"Davvero?"
"Sì! Matias non te l'ha detto?"
"No, in realtà no..."
"Beh, ora che lo sai ti senti più tranquillo?"
"Sì, decisamente!"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro