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Ce la farò <54>

GIULIA
Michele è il primo ad entrare nella mia stanza e so per certo che è sorpreso dal fatto che io mi sia svegliata. Senza badare al dottore che cerca di dirgli di restare fermo e lasciargli fare il suo lavoro, si getta su di me e mi dà un bacio sulla fronte per poi abbracciarmi forte, rischiando di strapparmi le flebo dalle braccia. Io nascondo il viso sul suo petto e quando sento il suo battito mi rilasso. Michele ha un'ascendente positiva su di me. È dolcissimo, come suo fratello, è forte, sensibile... quello che li distingue è il modo in cui si pongono nei confronti della vita. Sono così carini, unici e speciali che io mi sento piccola quando sono con loro, ma non mi pesa. È strano a dirsi, ma per una volta è una sensazione che non mi dà per niente fastidio.
"Ma sei un amore, Michele! Mi piace tanto questa tua voglia di coccole!" dico ridendo. Lui mi sposta i capelli dalla fronte e mi riempie di baci.
"Che bella che sei! Sì, non fare quella faccia sorpresa! Sei bella... bellissima" dice Michele, e il mio cuore trabocca di gioia, tanto che per un po' metto da parte il motivo per cui mi sono risvegliata dal coma, che sarà stato provvidenziale, ma non è stato indolore per me.
"Bene, Michele... ora però lasciala che devo controllarla" gli dice il dottore. "Avrai tutto il tempo per coccolarla!"
Michele, un po' riluttante, si stacca lentamente da me e a quel punto interviene Igino: "Va bene, ma dopo tocca a me! Non riesco a stare più di un giorno senza abbracciarla..."
"Oh, che carino che sei, Igino! Ma io di abbracci ne ho quanti ne volete." dico sorridendo. Il dottore inizia a farmi una serie di domande, poi mi chiede di muovere le gambe e facendolo di nuovo mi stupisco ulteriormente del movimento rapido e fluido.
"Ma guarda un po'! Sta' a vedere che il coma ti ha fatto bene, bambina?"
"Magari, dottore!" rispondo capendo a cosa allude.
"Prova ad alzarti, però piano, altrimenti rischi di avere le vertigini..."
"Ho un po' paura, dottore."
"Ci siamo tutti noi qui a sorreggerti, Giulia" mi dice Marta, e mi sento un po' più tranquilla.
"Ecco! Voltati verso sinistra" dice Michele posando una mano sulla mia spalla. "Metti giù le gambe...""Ci provo" dico e quando sento il pavimento gelido sfiorarmi la pelle rabbrividisco. "Ragazzi... potreste aiutarmi?" chiedo. Sento la mano di Igino afferrare il mio braccio.
"Ci sono io con te, amica mia!"
"Grazie Igino" gli dico. Mi aggrappo al suo braccio e lui mi tira su. "Ho paura" sussurro.
"Reggiti a me e stai calma." mi dice lui. "Prova a staccarti un po' dal letto... piano... piano!"
Sono malferma sulle gambe e sento il braccio di Michele avvolgere le mie spalle. "Su... stai tranquilla e respira lentamente. Ci siamo noi, piccola" mi dice con dolcezza. "Ecco! Ti stai spostando! Su, vai... stai andando bene..."
Quando sono un po' distante dal letto, Igino mi chiede: "Se vuoi posso iniziare a lasciarti andare io, d'accordo?"
"D'accordo." Lui mi lascia la mano. Inizio a barcollare, ma continuo a ripetermi mentalmente che posso farcela. Una mano fresca si posa sul mio braccio, senza trattenermi, e sussurra: "Tu ce la puoi fare, bambina mia..."
Mi muovo un po' più lentamente, ma riesco ad arrivare al comodino, a piccoli passi. "Michele... puoi provare a lasciarmi andare un po' alla volta?" chiedo. "Non tutto d'un colpo, altrimenti cadrò all'indietro e temo che non mi alzerò mai più."
"Non temere. Farò piano" risponde lui, e sposta di qualche centimetro la mano che mi sorregge. Muovo qualche altro passo e arrivo oltre il comodino. Michele sposta ancora un po' il braccio, fino a sostenermi solo per una spalla.
"Tranquilla. Siamo dietro di te, in caso di necessità." dice il dottore. "Michele, prova a lasciarla. Credo proprio che questa volta riuscirà a camminare da sé, vero, piccola?"
"Sì... ora ci credo anch'io." rispondo sorridendo. Con esitazione, faccio strisciare un piede per terra.
Lo sollevo di poco e muovo qualche piccolo passo. "Ce la faccio! Ce la faccio" esclamo.
"Sì, tesoro mio, ce la fai!"
"Dottore, posso darle un abbraccio?" chiedo tremante.
"E c'è bisogno di chiederlo, bambina mia, eh? Vieni a darmi un abbraccio. Anzi: ti raggiungo io..."
"No... no! Per favore... lasci che venga io... ora che ho ripreso a muovermi, ho tanta voglia di camminare" dico.
"Non esagerare, piccola! Dovrai andarci piano con questa storia del camminare... un po' alla volta!"
"Va bene, farò la brava!" dico.
Il dottore mi abbraccia e subito dopo mi dice: "Ora però mettiti a letto e riposati un po'... più tardi potrai fare un altro tentativo, ma per ora evita di provare a camminare quando sei sola. Quando avrai acquisito stabilità potrai farlo, capito?"
"Sì, ho capito" rispondo. "Grazie di tutto, dottore!"
"Ragazzi... mi lascereste un momento da solo con lei?" chiede mia madre. "Ho bisogno di chiederle una cosa."
"Certo. Andiamo, ragazzi" dice gentilmente Michele.
Quando tutti sono usciti, la mamma si mette a sedere sul letto e chiede: "Piccola... sei turbata. Cosa c'è che non va?"
"C'è che sono una stupida, mamma" rispondo.
"Che vuoi dire, tesoro?"
"Mamma... io mi sono svegliata per gelosia... so che loro erano in camera mia, e... e che stavano per baciarsi... non potevo sopportarlo... e io..."
"Hai aperto gli occhi d'istinto per interrompere il bacio? È questo che stai cercando di dirmi, piccola?"
"Sì... sì, mamma... sono un'egoista! Non dovevo farlo, non a loro, non in quel momento! Perché dovevo innamorarmi proprio di lui?"
Lei non mi dice niente, perché nemmeno lei lo sa, ma fa molto di più. Si sdraia accanto a me e mi abbraccia forte."Non importa se ti sei ripresa durante un bacio o una qualsiasi altra cosa eclatante... l'importante è che tu l'abbia fatto... e io so che proprio perché ami Igino saprai farti da parte!"
"Sì, mamma... imparerò a camminare sulle spine, proprio come sto ricominciando a camminare sul pavimento... te lo giuro!"

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