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Cambiamenti <138>

GIULIA
Sono a casa di Igino ed io e Michele siamo soli. Igino oggi ha gli allenamenti alla scuola di calcio. L'hanno preso davvero a benvolere, per fortuna, e ora lo stiamo aspettando.
"Sai, non ho mai visto Igino così felice di andare a scuola o ad allenarsi."
"Beh, Michele, posso dirti che anche Matteo è rinato da quando si sono riconciliati." gli dico sorridendo.
"Sai... mi dispiace davvero di aver dubitato di lui, però... vedi... il fatto è che Igino ha sofferto tanto e non ero proprio sicuro di potermi fidare."
"Ma figurati, Michele! Anch'io avrei fatto lo stesso, e sono la sorella, ma Igino è... insomma, è parte di me, adesso."
Mentre parliamo del più e del meno, rimanendo voltata di tre quarti, continuo il mio ricamo. In teoria è un regalo per lui e non dovrei assolutamente mostrarglielo, ma se no mi porto avanti con il lavoro non riuscirò mai a finirlo entro il suo compleanno.
"Per curiosità: cosa stai facendo?" chiede all'improvviso.
"Niente! Niente, davvero, io..."
"Dai, fammi vedere!" mi dice Michele, ridendo.
"Michele... è un regalo per te!" cerco di dissuaderlo, ma inutilmente.
"A maggior ragione, dai, fammelo vedere!"
"Michele, io..." ripeto ancora, senza successo. Michele mi prende con delicatezza la federa che sto ricamando dalle mani. Ci ho ricamato un cuore e volevo scriverci all'interno i nostri nomi e sopra un: "Ti amo", perché sì, dopo tutto quello che abbiamo passato, ho capito che per lui provo qualcosa che viene descritto nei film romantici... quel qualcosa che ti fa attorcigliare le budella, ti mozza il respiro e ti fa sorridere come una bambina, come se fossi su una nuvoletta rosa. Per Igino provo qualcosa di ancora diverso: qualcosa che va oltre il corpo, oltre l'amicizia, oltre tutto... è qualcosa di diverso da quello che provo per Michele... solo che io non lo sapevo, prima che Igino stesso mi aiutasse a comprendere che era Michele il ragazzo che cercavo. Un principe azzuroo senza carrozza, ma con un'auto sgangherata, senza castello, ma con una casetta alla buona qui in paese e con le labbra che hanno il sapore forte della menta e al contempo quello dolce del cioccolato. Lo sento posare le mani sulle mie spalle, poi mi fa voltare verso di sé e sorride dolcemente. "Hai scritto il mio nome in un cuore, piccola!"
"Non era ancora finito, però." gli dico.
"Te lo restituisco, così potrai finirlo." E mi sfiora delicatamente le labbra con un dito. Si avvicina a me e, dopo averci passato sopra il dito, posa le sue labbra sulle mie.
"Sai una cosa?"
"Cosa?"
"Le labbra alla vaniglia che ti ritrovi sono la conferma di quanto tu sia dolce." mi dice.
Sorrido. È un complimento coi fiocchi. La vaniglia mi è sempre piaciuta, e poi sentirmi dire che sono una persona dolce, specie se a dirmelo è un ragazzo così carino, in tutti i sensi, per me è una novità. Beh, forse non proprio, perché prima c'è stato Igino e prima ancora Matias... poi basta. Però questa volta la cosa è diversa.
"Michele... io..." balbetto, sentendo le guance diventare di mille colori e anche qualcosa in più.
Devo dirglielo!
"Piccola, cosa c'è?" mi chiede.
"Io... t-ti..."
"Cosa?" chiede.
"Io... io..." balbetto ancora.
La porta si spalanca improvvisamente.
"Oddio, scusate!" dice Igino, defilandosi in fretta e furia, ma io lo fermo.
"Ma no, tesoro! Vieni, entra!"
Anche Michele accoglie il fratello, conciliante.
"Allora, campione: com'è andato l'allenamento?" gli chiede sorridendo.
"Bene, dai! Negli spogliatoi di scherzi non me ne hanno combinati, fortunatamente!"
"Bene, meno male! E con Matteo?"
"Non crederai a quello che sto per dirti, Michele... Matteo è uno sballo! Peccato che lo trattino così male, lì!"
"Ne hanno fatta un'altra?" dico portandomi una mano alla testa.
"Sì! Oggi non volevano lasciarlo passare per entrare nello spogliatoio. Ha dovuto aspettare me per entrare, perché stranamente quelli della mia categoria non li toccano mai."
"Categoria?" chiede Michele.
"Sì, insomma... la categoria dei Nerd." dice Igino con un sospiro.
"Non posso crederci! Certo che sei un vero e proprio autolesionista!"
"Che intendi, Giulia?"
"Insomma: ormai Matteo non ti chiama più così. Perché continui ad usare questa parola orrenda?"
"Forse hai ragione... ma lo sai, certe cose non si fanno dall'oggi al domani, lo sai."
"Su questo hai ragione..."
"Giulia, vorrei farti una proposta." dice.
"Cioè?"
"Che ne diresti di organizzare una gita al Mare per la prossima settimana insieme a tutti i nostri amici?"
"Ma certo! Possiamo fare un tentativo!" dico sorridendo.
Prendo il cellulare e creo un gruppo WhatsApp con tutti noi della classe, altri compagni di scuola, Matt lo spagnolo, il fratellino, Matias, Michele e Ginevra. Non ho ben capito perché Igino abbia pensato di fare questo, ma mi fa veramente piacere che si senta più vicino ai nostri compagni, più integrato tra loro... magari, conoscendolo meglio, anche loro abbatteranno ulteriori muri che si sono venuti a creare.
Tutti rispondono subito di essere d'accordo... tutti, tranne mio fratello, che legge, ma non risponde.
"Oh mio Dio... la stazione di polizia! L'avevo dimenticato!" esclama Igino.
"Cosa?" chiedo.
"Devo andare a dar conferma di quella denuncia! Quella di... della scuola..."
"Igino, avanti, calmati."
"Devo prendere il treno." salta su lui.
"Non serve. Ti ci porto io in auto." dice Michele.
"Potrei venire con voi?" chiedo esitante.
"Credo che Igino sarà più tranquillo se ci sarai anche tu" risponde Michele e Igino conferma.
Ci dirigiamo tutti e tre verso l'auto di Michele e saliamo a bordo.
(Nota Autrice: un capitolo di passaggio in cui Giulia sta per dire qualcosa a Michele e Igino pensa di organizzare una gita sulla spiaggia con tutta l'allegra comitiva. Non so perché, ma non sono io che dirigo le mie storie, sono loro che guidano me, il più delle volte, per cui spero tanto che la storia possa piacervi.)

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