Broken heart <125>
IGINO
Apro lentamente gli occhi. Non riesco a mettere subito a fuoco le persone che circondano il mio letto, ma quando ne riconosco una in particolare inizio ad agitarmi.
"Marta..." sussurro.
"Sì, Igino..."
"Vai dalle altre, Marta! Vai da loro! Smettila d'illudermi!" dico, iniziando a respirare affannosamente.
"Igino, calmati" mi dice dolcemente Giulia.
"Per favore, va' via! Lasciami stare" ripeto, rivolgendomi a lei.
"Igino, ti prego!" insiste Giulia.
"No... lascialo stare, Giulia! Io... io..." balbetta Marta.
"Marta, aspetta!" prova a fermarla Giulia, ma lei si allontana ed io scoppio a piangere. Non ho neanche aperto gli occhi e già iniziano le torture! Che cos'altro vogliono da me quei ragazzi? Non ce la faccio più!
"Ehi... piccolo Koala, non fare così, per favore!" mi dice Giulia, offrendomi un fazzoletto. Cerco di aprire la mano per prenderlo, ma quando lo faccio avverto un dolore atroce.
"Matias, va' a cercare aiuto, presto!" esclama Michele e vedo l'argentino uscire di corsa.
"Superigino, ti hanno ferito?" sussurra Nico. Il fratello lo tira indietro e lo fa scendere dal letto. "Lascialo stare, Nico. Si è appena svegliato. Anche gli eroi hanno bisogno di un po' di tempo per ristabilirsi..."
Lo vedo prendere per mano il bambino, con delicatezza, e portarlo fuori. Sembra mio fratello che ha fatto questo con ognuno di noi.
"Igino... che cosa ti prende?"
"Mi fa male tutto, Michele! Mi sento intorpidito... io..."
In quel momento il dottore fa il suo ingresso.
"Igino... caro ragazzo, finalmente sei tornato tra noi! Allora? Come andiamo?"
"Mi... mi fa male tutto" dico a mezza voce. "Prima ho cercato di... di fare una cosa e ho sentito dolore alla mano..."
"Beh, non mi sorprende, caro" dice dolcemente il dottore. "Guarda dove si è spostato l'ago... prova a girare il polso al contrario, così posso togliertelo."
Faccio come mi è stato chiesto.
Il dottore mi toglie l'ago dal braccio e provo un forte senso di sollievo.
"Ecco qua... bene! Procediamo con le domande... Giulia, tesoro, potresti prendermi una sedia, per favore? Sai, ho bisogno di fare due chiacchiere con il caro Igino!" Giulia si dirige verso un angolo della stanza in cui si trovano delle sedie e ne mette una vicino al mio letto. "Grazie, cara."
Lei sorride, poi va ad appoggiarsi ad una parete, con la schiena premuta contro di essa e le braccia lungo il corpo. Quando fa questo so che preferisce evitare di stare seduta, perché inizia ad avere una serie di tic nervosi, come a lei piace chiamarli. Ora so per certo che è parecchio nervosa.
"Beh, è inutile che io ti chieda il tuo nome perché te l'ho detto appena entrato!"
Gli sorrido un po' stancamente.
"Bene... lenti, ma i riflessi mentali arrivano comunque. Non fraintendermi: so che sei intelligente, ma ti sei appena svegliato e quando ci si sveglia si è sempre un po'... storditi. Bene... quanti anni hai, caro?"
"Diciotto" rispondo a bassa voce.
"Bene! In che classe sei?"
"In quarta... ho quasi finito l'anno scolastico" rispondo.
"Benissimo, caro! E... ehm... questa è un po' più delicata... ricordi come sei finito qui?"
Mi balena davanti agli occhi l'immagine di Michele che mi lancia un'occhiata. Io cerco di capire cosa vuole, ma ballando inciampo sulla sua gamba... sento le grida della professoressa di musica che cerca di riscuotermi e le voci degli studenti che si erano affacciati per vedrci. Il cuore inizia a battere fortissimo e mi prende il panico.
"Non me lo faccia raccontare, dottore, per favore... mi vergogno troppo" dico, ritornando ad iperventilare. "La prego... non mi chieda di raccontarlo! Sono caduto come un idiota!"
"Che significa, Igino?" chiede il medico.
Poi mi viene in mente che c'è Giulia... che è la sorella della persona che ha voluto che inciampassi.
"Sono caduto da solo... mi sono distratto mentre io e Matteo facevamo una sfida rap e sono caduto in avanti..."
"Igino, caro... sei sicuro di quello che dici? avere paura... se c'è altro puoi dircelo! Credimi: non ti accadrà niente! Ci siamo noi!"
Giulia assume un'espressione interrogativa e mio fratello mi guarda confuso. Lo stesso dicasi per i miei genitori e Ginevra, ma ormai ho deciso.
Se parlassi probabilmente verrebbe a saperlo anche il preside della mia scuola e la mia famiglia inizierebbe a combattere contro quella di Matteo... rischierei di mettere un'altra volta in difficoltà la mia migliore amica, che dovrebbe decidere se stare dalla mia parte o da quella della sua famiglia, e ne sarebbe devastata... non posso fare questo, non posso!
"Sì, dottore, ne sono sicuro."
"Capisco... riconosci queste persone, vero?"
"Sì, le riconosco. Lì c'è Giulia, la mia migliore amica... è venuta appena ha saputo dell'incidente."
Gli occhi della mia migliore amica diventano lucidi. Forse non si aspettava che la nominassi per prima.
"La più piccola è mia sorella e si chiama Ginevra... ho sporto denuncia contro la sua scuola, perché i suoi professori maltrattavano continuamente lei e i suoi compagni... piccola, ti assicuro che non ho dimenticato la denuncia. Appena mi sarò rimesso, andrò a Napoli, alla stazione di polizia, e andrò a dare conferma della denuncia. Poi c'è mio fratello Michele, che ha sempre fatto di tutto per aiutare la famiglia... e quelli sono i miei genitori... li amo, perché hanno fatto l'impossibile perché le sfide che la vita ci ha messo davanti non sembrassero schiaffi, ma banchi di prova. Poi il ragazzo che è venuto a chiamarla si chiama Matias."
"Benissimo... sappiamo che la memoria è a posto. Ora... prova a stringermi la mano, coraggio."
Faccio quello che mi viene detto, con un po' di sforzo ,ma ci riesco, e lo stesso vale per l'altra mano. Mi viene chiesto di muovere di poco i piedi, poi di portare le ginocchia dall'interno verso l'esterno, di piegare le gambe, e sembra che tutto vada abbastanza bene.
"Sei un portento, ragazzo! Non sembra ci siano lesioni troppo gravi, a quanto pare... ora cosa ne dici di provare ad alzarti? Ehi, piano! Non devi scattare!" dice dolcemente l'uomo alla mia sinistra. Io cerco di tirarmi su e sento dei brividi avvolgermi tutto il corpo.
"Aspetta!" dice la mia migliore amica. La ndere dei cuscini dall'armadio, e ogni volta che mi tiro un po' più su me ne mette uno dietro la schiena.
"Lo sai che hai un'infermiera niente male, caro?" dice il medico. "Adesso io lo aiuto a girarsi, Giulia... tu sposta i cuscini in modo che gli rimangano dietro la schiena e poi, se te la senti, fallo aggrappare a te ed eventualmente mettigli le mani attorno alla vita!"
"D'accordo" risponde lei. Quando finalmente i miei piedi toccano terra la mia amica mi prende le mani e se le porta sulle spalle. Mio fratello mi aiuta a darmi una piccola spinta e io, reggendomi a lei, mi tiro su.
Lei forma un cerchio con le braccia attorno a me, sfiorando il mio corpo per ogni evenienza.
Per qualche istante riesco a muovermi, ma poi un altro brivido mi assale e inizio di nuovo a vedere sfocato. Barcollo, rischiando di trascinare a terra anche lei.
La mia amica mi stringe a sé per sorreggermi.
"Su, vieni qui, ragazzo! Siediti" mi dice il medico. "Non fa niente. Per oggi basta così... è già sorprendente che tu sia riuscito ad alzarti. È normale tremare o avere le vertigini... per un po' ti conviene non restare mai solo e portartela dietro, per sicurezza, una sedia a rotelle. Non per molto, te l'assicuro."
Io annuisco debolmente. So che è vero, ma ho i nervi tanto tesi che non riesco a credere davvero a nulla di quello che mi viene detto.
"Ora vi lascio tranquilli... caro, più tardi ti porto qualcosa di buono, che sono giorni che ti alimenti con una flebo!"
Detto questo esce dalla stanza, ma prima di andare via si rivolge a Giulia: "Cara, lo affido a te. Mi raccomando: se dovessero esserci problemi suona il campanello d'allarme, capito?"
"Sì, certo" risponde lei, timidamente.
Quando il medico si allontana, Michele chiede: "Allora, fratellino... che cos'è questa storia che non vuoi dire come sei caduto in realtà?"
"Non voglio e basta, Michele! Non voglio più parlarne... non ce la faccio ad immergermi in un'altra guerra, capisci? E non voglio rischiare di perdere la mia migliore amica!"
"Igino, io..." balbetta lei, ma la fermo subito.
"Giulia, tu vuoi molto bene a Matteo, nonostante tutto! Non potrei mai metterti in difficoltà un'altra volta!"
"Igino, non..."
"Tu hai fatto tanto per me! Non voglio coprire lui, ma se servirà a non metterti di nuovo in mezzo lo farò! Tanto... peggio di così non può andare, no?"
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