Battaglie ê144>
GIULIA
Sono seduta sulle scale esterne di casa nostra. Aspetto mio fratello. Sono troppo nervosa per restare in casa.
Mi prendo la testa tra le mani, lasciadomi andare ad un sospiro di frustrazione. Continuo a pensare a quello che mi ha detto Matteo ieri notte, mentre eravamo seduti sotto l'albero che troppe volte ha visto me o Igino soffrire.
Perché non me l'ha detto prima? Perché ha aspettato che il mondo gli crollasse addosso prima di chiedere aiuto?
Ma forse lo so.
Io per prima ho agito così, per orgoglio, paura o disgusto verso me stessa.
Improvvisamente una donna mi chiama da lontano. Io mi alzo dai gradini e la raggiungo.
"Giulia! Cara, come stai?" mi chiede la donna.
"Io... io sto bene, grazie..."
Suor Luisa, l'unica suora decente in quel posto in cui è cresciuta la mia mamma. È sugli ottanta e cammina reggendosi ad un bastone. Lo so perché l'ho urtato quando ci siamo abbracciate. Le sono molto affezionata. Lei fa parte di un ordine che le consente di uscire dalle mura di un convento e anche nelle sue idee lei è diversa da tutti. Mi ha insegnato a credere con il mio cuore e a pensare con la mia testa.
"Sono contenta" dico con un sorriso. "Cosa fa qui, suor Luisa?"
"Sono passata a salutarti, piccola" mi dice lei dolcemente.
"Vuole... vuole che chiami i miei genitori o Matteo?" chiedo trepidante. Non so bene perché, ma quando mi ha detto: "Sono passata a salutarti", ho sentito un brivido prendermi completamente la spina dorsale.
"No, piccola, non serve. Mi tratterrò ancora qualche giorno, li vedrò senz'altro... ma devo confidarti un segreto che non devi dire a nessuno, capito? A nessuno!"
"Parola di scout." le dico.
"Anch'io... sto lottando contro un mostro." mi dice per poi portarsi una mano alla testa.
"Cosa...?" Credo di aver spalancato gli occhi e avverto una fitta al petto. Stringo i denti per non piangere. Mamma Giulia, quando l'abbiamo scoperto, era già allettata. Forse per Suor Luisa c'è ancora speranza.
"Non fare così, piccola! Sono felice di averlo scoperto ora... sai, la donna che tu chiami Mamma Giulia è venuta a farmi visita... in un sogno. E andrò contro le mie compagne dicendoti questo, ma... non importa dove la teniate. Lei ha attraversato il cancello magico. Tu stessa l'hai detto, e adesso sta bene. È fiera di te, a proposito. E mi ha detto di non aspettare come aveva fatto lei... di farmi visitare. Non è come per lei."
"Che significa, suor Luisa?" chiedo, agitata.
"Non mi hanno garantito nulla, perché, sai, la mia età non garantisce, ma... non è un male aggressivo. Ci voglio provare... tanto i capelli li ho persi quasi del tutto."
"Suor Luisa... io... la prego, non ancora! Non mi dia il secondo colpo... non so se potrò reggerlo, io... io..." comincio a balbettare, e non riesco più a resistere. "M-mi scusi, ma io..."
"Puoi piangere, piccola. Non hai nessun motivo per vergognartene. Non è che mi renda felice vederti così, ma se te l'ho detto è perché so che sei forte."
"Mi dispiace... sono un disastro! Sono un vero disastro!" dico, alzandomi. "La prego, non me ne voglia... ma io..."
"Giulia! Piccola, ehi!" esclama Michele, correndomi incontro preoccupato. "Ma che... suor Luisa!"
"È colpa mia, caro." dice lei.
"Oh santo cielo, che è successo?" chiede Michele.
Suor Luisa lo prende da parte.
Credo gli abbia sussurrato qualcosa all'orecchio perché anche lui è molto scosso.
Nonostante questo, però, fa una delle cose che in genere la gente dimentica di fare, nel momento del dolore.
"L-le dispiace se... la porto con me, suor Luisa?" chiede.
"No, caro. Lei di solito tende a isolarsi quando sta male. Vederla con un ragazzo gentile e sensibile come te mi rende molto felice... e... per favore, non dite niente a nessuno."
Michele mi porta @on sé e ci sediamo sotto il solito albero. Lui non mi dice niente.
Si limita a farmi appoggiare la testa sulla sua spalla, lasciando da parte le solite, stupide frasi. "La vita è così." "È il ciclo delle cose." "Non devi piangere, è meglio se preghi." Le frasi che ho odiato di più quando Mamma Giulia stava male. Se qualcuno parlava del suo male davanti a lei cominciavo a gesticolare febbrilmente; se si parlava di chiamare un prete io mi opponevo, perché non volevo che si spaventasse. Lei sapeva, anche se non parlava più.
Suor Luisa, invece, ha voluto avvertirmi.
"Perché non provi a gridare, piccola?" mi chiede Michele.
Prendo un profondo respiro, ma questa volta, quando provo a gridare, la voce mi si blocca in gola.
"Non ci riesco" biascico dopo qualche secondo.
"Va bene, allora... non importa. Vorrà dire che staremo così finché non ci saremo calmati tutti e due... farà bene a entrambi scambiarci un po' di affetto."
Lo abbraccio forte, senza controllo, e forse gli sto facendo male... ma Michele è un angelo, un vero angelo. Non fa una piega e mi ricambia.
"Non so se sia meglio la prospettiva di saperlo quando puoi ancora fare qualcosa... o quando sei già in uno stramaledetto letto e quel rompiscatole ti fa continuamente toc-toc contro le tempie" dico.
"Io credo che non ci sia una scelta migliore. Dipende da tante cose... dalla circostanza, dal modo di essere della persona... non credere che suor Luisa non sia spaventata. Però non dobbiamo preparare i fazzoletti prima che ci sia un grosso motivo per piangere. Aspettiamo e stiamo a vedere. Cosa ne dici?"
"Hai ragione, Michele... il punto è che... a me ha fatto paura il modo in cui è venuta... prima ero contenta che fosse venuta qui in paese a salutarmi... a salutarci, in realtà, però quando me l'ha detto... ho avuto una sensazione di freddo che mi era già capitata un'altra volta. Ho fatto del mio meglio, ma non ce l'ho fatta a mostrarmi dura."
"Sei un essere umano, e sei già sotto pressione... poi suor Luisa non ti ha detto di aver vinto alla lotteria e di aver potuto acquistare la struttura in cui è cresciuta tua madre rendendola più accogliente per i bambini. Quello sì che ti avrebbe fatta gridare, ma di gioia, ne sono certo! Però lei ha preso sotto l'ala te e la tua famiglia. La conosco anch'io, mi ha raccontato tutto di te... di voi. Per questo ha voluto che tu sapessi subito... voleva prepararti alla tua lotta, come lei si è preparata alla sua... se sai in largo anticipo che dovrai combattere, riuscirai ad avere i riflessi maggiormente pronti, capisci? E magari, chi può dirlo? Riuscirai anche a vincerla... e se perderai avrai fatto tutto quello che potevi fare..."
Abbozzo un sorriso. "Posso chiederti una cosa che non c'entra niente?"
"Di che si tratta, tesoro?"
"Mi cercavi per qualche motivo, per caso?"
"Sì, piccola... vedi, ieri notte Igino ha sentito te e Matteo che..."
"Ehi, sorellina!" esclama Matteo.
"Oh, ciao Matteo!"
"Dai, dobbiamo andare o arriveremo in ritardo!"
"Sì... sì, certo" balbetto.
"Ehi! Tutto bene, piccola scout?" chiede.
"Certo, tranquillo."
Non posso dirglielo. Suor Luisa ha chiesto di tacere su quell'argomento.
"Non immaginerai mai chi ho appena incontrato!" mi dice, raggiante.
"Chi?" chiedo.
"Suor Luisa! Stavo uscendo per cercarti e l'ho vista!" mi dice sorridendo.
"Sì... capisco. L'ho incontrata anch'io, poco fa" gli dico.
Matteo continua a dirmi quanto lo renda felice l'idea che suor Luisa sia qui e credo non si sia nemmeno accorto del telefono che gli è scivolato dalla tasca. Sto per dirglielo, ma sento una mano sulla spalla e Michele che mi sussurra: "Non gli dire niente, ti prego!" È Michele e credo di avere una vaga idea del motivo per cui non vuole che dica niente.
IGINO
"Fratellino... ecco il telefono!" mi dice Michele, passandomi il cellulare di Matteo. "È acceso: cerca di tenerlo così e di non farti vedere."
"Grazie Michele!" gli dico sorridendo.
Poi, però, vedo la sua espressione.
"Michele, che cos'hai? Che è successo?" chiedo preoccupato.
"Niente... va' a scuola, Igino." mi dice mio fratello, dolcemente, ma con un velo di tristezza nella voce. "Buona fortuna, campione!"
Sorrido a quella frase, ma mentre mi dirigo a scuola, non posso evitare di pensare alla faccia di mio fratello. Sembrava che avesse visto un fantasma.
Appena arrivato in classe, vedo Giulia, seduta ad un banco in fondo all'aula.
"Ehi, piccolo Panda!" la chiamo. Lei si alza, mi raggiunge e mi abbraccia.
"Ciao Igino! Allora? Come va, sei agitato per oggi?" chiede.
"Un po'" rispondo, "ma... tu, piuttosto?"
"Io... cosa?" mi chiede, girandomi la faccia per impedirmi di vedere i suoi occhi. Le prendo il viso tra le mani, con delicatezza, e lo sento molto contratto, allora le faccio alzare la testa e vedo che ha gli occhi rossi.
"Ehi Giulia... cos'è successo? Tu e Michele avete litigato?"
"Oh no, no! Tuo fratello è un angelo!" dice lei, e capisco che dice la verità, perché un sorriso le spunta sulle labbra quando lo nomino, ma è un sorriso spento.
"Vedi, anche lui aveva questa faccia, quando l'ho visto, e mi sto preoccupando per entrambi" dico.
"Tu sei un vero tesoro, Igino, ma io... io..."
La campanella suona, troncando la nostra conversazione. Giulia torna all'ultimo banco e Matteo siede al banco accanto al mio.
"Ehi, Igino... per caso sai se mia sorella ha qualche problema?" mi chiede Matteo. "L'ho vista molto strana, stamattina."
"L'ho notato anch'io... anche mio fratello Michele è strano, oggi..."
Anche la nostra conversazione viene interrotta dall'ingresso della professoressa di storia, seguita a ruota da due agenti: uno è Luca, quello che conosco io, l'altro è quello che ha interrogato Matteo.
"Vedrai che andrà tutto bene, Matteo" dico appoggiando una mano sulla sua spalla per dargli conforto.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro