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Amore troppo silenzioso <24>

IGINO
Non so come faccia. La mia migliore amica, intendo. Sono stato male per due settimane intere, e anche lei aveva la febbre alta, eppure è rimasta con me tutto il tempo. Mi ha consolato quando volevo piangere, anche se spesso faceva la stessa cosa, mi ha svegliato dagli incubi, e adesso si è fatta venire in mente uno scherzetto da fare a Matteo, o almeno lei lo definisce tale. Mi ha detto che non c'è bisogno che io faccia niente... eppure mi sembra di non riuscire mai a fare abbastanza. Lei mi sta accanto, mi sostiene, mi supporta, e io?
Io me ne sto qua, immobile, a non fare nulla.
Se solo potessi farle capire quanto le voglio bene... se solo questa dannata timidezza non mi frenasse persino con lei!
"Ehi, Igino!" La sua voce, dall'altra parte della strada, mi arriva come una musica. Non so spiegare che sentimento provo per lei... non è la classica storia dei fidanzati, però non so dare un nome a questa sensazione di calma che lei mi trasmette.
Le vado incontro. Mi ricordo che lei una volta mi ha preso una maglietta uguale a quella che il fratello mi ha distrutto e questa mi tiene al caldo, ma non la porterò a scuola... non permetterò a Matteo di farla a pezzi.
"Ciao Giulia!"
"Ho una cosa per te" mi dice.
"Davvero? Ma... ma io..."
"Tu sei un tesoro e te lo meriti, Igino!"
Mi mette tra le mani un pacchetto avvolto con un nastro azzurro. Quasi mi dispiace romperlo, quindi sciolgo il fiocco e inizio a tirarlo delicatamente con le unghie. Lo apro, in qualche modo senza rompere la carta. Apro la scatola e tiro fuori un libro.
"Ti piace? Eh? Dai, dimmi: ti piace, riccio?"
Lei, salvo quando parla con Matteo, è molto introversa. L'ho visto con i miei familiari e il medico che si è occupato di lei e di lui.
Ora, invece, sembra una bimba gioiosa. La vedo spostare il peso da una gamba all'altra.
"Volevano uccidere la mia anima..." dico a mezza voce, leggendo il titolo del libro.
"Sai, questo è un libro scritto proprio da un ragazzo che ha sofferto quanto te... per quello. Io... io ho pensato... che..." balbetta, e la vedo arrossire. È tenerissima. "Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere sentirti meno solo. In fondo io... io sono... una ragazza. Magari, sentir parlare di un ragazzo che è stato un... un bravo studente e che ha sofferto molto, non solo per quello, ti farà sentire un po' meno solo, o almeno è quello che mi auguro."
"Ma tu sei sicura di non essere un sogno, vero? Sei così gentile, buona, e... ti preoccupi di qualcuno che tra poco potrebbe dimenticare la sua stessa esistenza." le dico e lei ride.
"Non dimenticherai nulla, Igino, ne sono sicura!"
GIULIA
Sono felice che il mio regalo l'abbia reso felice e che gli stia dando un po' di coraggio.
Lui è così carino, dolce... così irraggiungibile.
Il suo cuore appartiene a un'altra, ma questa non è una ragione per abbandonarlo, io lo so benissimo. Ne soffrirebbe e non se lo merita, non dopo tutto quello che ha sofferto.
quando ho deciso di comprargli quel libro, lui era triste. Io ero andata a stare da lui, per qualche giorno, perché mi sentivo in colpa per colpe che, tanto per sottolinearlo, non erano mie. Lui era in camera sua, con il dottore che aveva visitato me. Credo gli stesse controllando le spalle, quando ho sentito entrare Matteo.
"Che ci fai tu qui?" gli avevo chiesto.
"Sono qui per portarti a casa, Giulia!"
"Ma neanche per sogno! Anzi: allenati con la tua gamba per tornarci tu a casa e lasciami in pace!"
"Mi spieghi cosa ci trovi in quel..."
"Azzardati a dire quella parola e la stabilità che hai recuperato con quella gamba te la faccio perdere io, hai capito? E poi, sai cos'ha di buono lui? Tutto quello che manca a te!"
"Non puoi più stare qui con lui, e lo sai!"
"Preferisco passare tutto il mio tempo insieme a lui che un altro minuto con chi l'ha fatto ammalare, e adesso vattene!"
Mio fratello si è allontanato e quando la porta è stata aperta, io avrei voluto sprofondare... lui, nonostante fossimo lontani, aveva sentito tutto.
"Igino! Igino, ti prego, aspetta!" dico.
"Mi dispiace tanto, Giulia!"
"Ma non è colpa tua!" gli dico.
"E invece sì... è da quando sei arrivata che fai di tutto per difendermi, e i risultati sono disastrosi! Ora tuo fratello ce l'ha con te ed è colpa mia..."
Lui è scoppiato in lacrime. Io mi sono avvicinata, a dispetto di quello che mi ha detto, che probabilmente implicava che volesse allontanarmi per il mio bene, come direbbe lui... ma io so che se mi allontanasse non sarebbe affatto un bene per me.
infatti, proprio in vista di questa consapevolezza, mi sono sentita ancora più in dovere di proteggere quel tesoro prezioso.
L'ho abbracciato forte, facendolo sfogare, e sono scoppiata a piangere anch'io insieme a lui. Mi capita spesso, ultimamente, ma almeno questo dimostra che non sono una dura come credevo, che non sono per niente una persona cattiva.
quando lui si è calmato un po', io sono uscita di casa correndo e mi sono diretta verso la libreria. Al contrario di lui, io stavo ancora piangendo mentre correvo.
Sono entrata in libreria di corsa e il negoziante mi si è avvicinato e mi ha chiesto: "Signorina, le serve qualcosa?"
"Sì... per caso ha il libro: "Volevano uccidere la mia anima"?" chiedo.
"Certo. Per chi le occorre?"
"Per un amico."
"Un amico che deve averne molto bisogno, visto il suo stato, signorina. Venga, le faccio scrivere la dedica."
Detto questo mi ha passato il libro e una penna e mi ha persino aperto la pagina vuota.
Io ho cercato di fare mente locale, poi, quando ho ricordato come si scrivevano le lettere, ho iniziato a muovermi sul foglio. Ho scelto una parte di una canzone: "Una poesia anche per te" di Elisa.
"Forse non sai quel che darei perché tu sia felice. Piangi lacrime di aria.
Lacrime invisibili, che solamente gli angeli san portar via... ma cambierà stagione, ci saranno nuove rose. Ci sarà dentro te e al di là dell'orizzonte... una piccola poesia. Ci sarà, forse esiste già al di là dell'orizzonte... una poesia anche per te..."
Sorrido quando mi accorgo del suo, di sorriso, mentre legge la mia dedica.
"Non immaginavo ti piacesse quella canzone."
"Mi piace moltissimo" dico sorridendogli. "Mi sembrava la più giusta per te."
"Lo leggerò tutto, promesso! E poi ti dirò cosa ne penso." mi dice. "Però intanto permettimi di offrirti qualcosa, oggi che posso uscire... sei stata così carina con me in questi giorni!"
"Ma... ma io... insomma: lo sai benissimo che l'ho fatto con piacere. Non sei tenuto ad offrirmi qualcosa."
"Ma a me fa piacere, Giulia. Dai, vieni! Siamo amici, no?" dice lui.
Per un momento sento che il cuore fa un salto, per poi schiantarsi contro la schiena. Amici.
Sì, siamo amici stretti... eppure io vorrei rappresentare qualcosa di più, per il ragazzo riccio.
"Oh... sì, certo... amici."
Io credo che sia così che si sente lui, credendo che Marta non se lo fili di striscio... solo che lui lo crede, mentre io ne sono sicura.
"Posso scortarti?" mi chiede.
"Ma certo, cavaliere!" gli dico sorridendo.
"Come no? Proprio un cavaliere!"
"Igino, un vero cavaliere non dimostra il suo valore con una spada, ma con le sue azioni... e tu che la spada in mano non riesci a tenerla vali molto più di quei due, che con la spada saranno abili, ma con il cervello non sanno fare nemmeno due più due." replico. Lui, per me, sarà sempre il mio cavaliere... anche se per sconfiggere il drago si limiterà a fargli bere acqua gelida, per liberarmi da una strega le parlerà dolcemente invece di trafiggerla con un fioretto... anche se per svegliarmi dal sonno maledetto, invece di baciarmi, mi terrà stretta in un caldo, fraterno abbraccio. Sarò io a fare il resto, la parte dura... la odio, ma per lui lo farò.
Arriviamo ad un bar. Lui non mi dà neanche il tempo di parlare, mi accompagna ad una sedia e sparisce per qualche secondo.
Quando torna indietro e posa degli oggetti sul tavolo, lo sento afferrarmi la mano e una scossa mi pizzica leggermente il braccio sinistro. Cerco di non tremare.
"Eccola! Questa è tua... so che ti piace la cioccolata bianca, per questo sono andato sul sicuro" mi dice.
"E hai fatto benissimo, sai?"
Siamo tranquilli, al tavolino, quando sentiamo delle voci. All'inizio mi spavento, poi mi rilasso quando li riconosco: Matias e Lara.
"Che ne dici? Li chiamiamo e li facciamo venire qui?" gli chiedo.
"Mi piacerebbe tanto, Giulia!"
"Okay... vado e torno."
Mi dirigo verso il tavolino, pur esitando, e dico: "Ehi, ragazzi! Che ne dite di unirvi a noi?" chiedo.
Matias si alza subito, mentre Lara esita.
"Mio fratello non c'è" le dico sottovoce e.
Lei, alla fine, si decide e ci raggiunge. I ragazzi prendono le rispettive ordinazioni e si siedono di fronte a noi. Passiamo un bel pomeriggio, tutti e quattro.
MATIAS
Quando usciamo dal bar, decido di accompagnare a casa Lara. Mi sono trovato bene con lei: è una ragazza simpatica e ha le idee chiare. Quello che non capisco è cosa la porti ad essere così restia ad avvicinarsi all'amico di Giulia, il ragazzo biondo con quella faccia angelica.
Mentre camminiamo, pur esitando un bel po', mi decido a domandarglielo.
"Il fatto è che lui... lui viene preso di mira da un mio compagno."
"Lo so, ma tu che c'entri? Il bullo è il fratello di Giulia, eppure lei sta sempre accanto a lui... a... como era?"
"Igino."
"Claro... Igino."
"È che io... io ho paura. Già Matteo mi prende di mira normalmente. Mi dice che non mi prende in giro soltanto perché gli faccio pena" sospira lei.
"E che diritto ha Matteo di dire questo?"
Lei non risponde. Si copre il viso con le mani e scoppia a piangere.
"Vieni qui, Niña. No tienes que llorar... ehm... non devi piangere. Lui non merita tanto." le dico.

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