Adagio <8>
GIULIA
"Ragazze, credo che dovremmo fare le presentazioni. Ieri non le abbiamo fatte." dico, cercando in qualche modo di rompere il ghiaccio dopo il piccolo incidente di poco fa.
"Certo, hai ragione. Noi conosciamo il tuo nome, mentre tu non conosci i nostri. Io sono Piera e mi piacerebbe fare l'artista" dice la ragazza più espansiva tra le tre.
"Ah, ho capito. Tu sei la cantante... come ti chiama quell'altro ragazzino viziato."
"Io sono Lara" si presenta la seconda ragazza.
"Aspetta... tu sei la modella!"
"Sei la prima a chiamarmi così" dice lei. "Gli altri mi chiamano in un altro modo... mi chiamano..."
So che quella parola le dà molto fastidio, quindi la fermo.
"Non serve. Ho sentito quello che hanno detto. Posso chiamarti "modella"?" La sento sorridere.
Lei ride.
"Io sono Marta" si presenta la terza ragazza. "So che non sembra, ma sono molto timida..."
"Anch'io, non credere! Ho affrontato quel fenomeno da baraccone perché so che se uno come lui ti metto sotto, hai finito di vivere in pace!"
Visto che le ragazze si sono presentate, io prendo da parte le ragazze e chiedo: "Scusate... quel ragazzo così gentile che mi ha accolta il primo giorno? Il ragazzo che siede nel banco vicino al mio."
"Lui non ti ha detto il suo nome?"
"No, non me l'ha detto. Dice che il suo nome non gli piace e che se venissi a scoprirlo lo deriderei anch'io. Quando sono venuta qua conoscevo solo il nome del capo-scimmione!"
"Chi, Matteo?"
"Proprio lui. Me l'ha detto l'insegnante della prima ora, quando è venuta a prendere il mio modulo per portarlo in segreteria. Mi ha chiesto di stare accanto a quel ragazzo, e poi lui... lui è stato tanto gentile con me e io... non avrei potuto lasciarlo solo."
A quel punto Lara, la modella, mi prende da parte.
"Devo mostrarti una cosa, però dobbiamo andarcene."
Mi prende il braccio sinistro e mi porta nei bagni delle ragazze. Estrae qualcosa dallo zaino e lo mette tra le mie mani. Riconosco subito che cosa sono: delle barrette al cioccolato.
"Poverino! Mi fa pena, sai? A volte si sente tanto solo e allora cerca di attirare la nostra attenzione. Queste cose me le ha date lui!"
Trattengo il respiro. Non ho fatto niente e nonostante questo sento che tutto questo è anche colpa mia.
"Non posso crederci! Com'è possibile che quel ragazzo abbia il potere di creare il vuoto intorno ad una persona buona come lui?"
La mia compagna di classe sembra spaesata.
"Mi dici perché ti preoccupi tanto per lui? Cioè, dico: vi conoscete da pochissimo."
"Perché qualcuno dovrà pur farlo e poi lui non merita quello che sta vivendo. E poi per cosa? Perché studia?"
"Sì... no... cioè, non lo so" balbetta lei. "Però potresti farmi un favore enorme, Giulia?"
"Certo, dimmi."
"Io ho paura di ritorsioni, non so gestirmi con queste cose..."
"Capisco. Chi non ne ha? Però dimmi che posso fare."
"È che mi dispiace che le cose vadano male a qualcuno che non mi ha fatto niente di male."
"Questo è già qualcosa." dico.
"In che senso?"
"Credimi: anche le cose fatte in silenzio valgono molto. Senti, perché non vieni con me oggi? Faremo in modo che la cosa resti tra di noi. Credimi: se tu conoscessi bene... va beh, riuscirò a farmi dire il suo nome, in qualche modo, perché in questo modo è impossibile... comunque, se lo conoscessi bene capiresti che è un ragazzo dolce e simpatico. Se si sente sicuro, lui mostra il suo lato più espansivo e io, personalmente, voglio conoscerlo bene, fino in fondo."
"Sai, a me dispiace... anche perché ti sarai resa conto del fatto che hanno preso di mira anche me."
"Matteo e l'altro che non so come si chiama, dici?"
"Ehm... noi a volte lo chiamiamo Mike, ma lui si chiama Michele" spiega lei.
"Grazie. Comunque sul serio: se vuoi venire con me, fammelo sapere!"
"Magari ci penso su e te lo dico."
Io le sorrido, poi torniamo in classe. In prima ora c'è l'insegnante di musica, che ci chiede di cantare qualcosa a scelta. Mio fratello, tanto per cambiare, (ovviamente si fa per dire), sceglie un brano trap. Eh già, alla fine lui mi ha spiegato di che si tratta.
"Il prossimo!" dice l'insegnante. Come sempre, nessuno si muove.
"Cara, tu sei la ragazza nuova, giusto?" chiede l'insegnante, toccandomi delicatamente la spalla per farmi capire che si sta rivolgendo a me.
"Sì... sono la ragazza nuova." rispondo. "Mi chiamo Giulia."
"Saresti disposta a mostrarmi quello che sai fare?"
"Quello che so fare non glielo potrei mostrare, perché non ho queste grandi qualità, ovviamente. Però posso mostrarle quello che mi piace fare." rispondo.
"Bene... cosa ti piace fare?"
"Io amo cantare."
"E cosa scegli, cara?"
"Conosce: "Adagio"?"
"Oh, Lara Fabian! Certo, tesoro! Vieni pure. Tu canti e io ti accompagno."
Mi alzo dal posto.
"Perché hai scelto proprio questa?"
"Perché voglio dedicarla a mio fratello. Un fratello che ho perso molto, molto tempo fa."
Perso, non nel senso che non è più qui. Perso, perché ormai la sua anima è nera. Nera come la pece. Nera come il buio che mi avvolge come un mantello pesantissimo. Nero, contro il bianco che ho trovato nel ragazzo timido, gentile e affettuoso che mi ha accolta nella mia nuova classe e per la prima volta dopo anni mi ha fatta sentire compresa come non mi è mai successo in tutta la vita. E non so se in lui ho rivisto un fratello o se in lui ho trovato qualcuno che stavolta Io avrei potuto proteggere in non so che modo.
"Non so dove trovarti, non so dove cercarti, ma sento una voce che nel vento parla di te, quest'anima senza cuore aspetta te... adagio. Le notti senza pelle... i sogni senza stelle... immagini del tuo viso... che passano all'improvviso... mi fanno sperare ancora che ti troverò... adagio. CHIUDO GLI OCCHI E VEDO TE, TROVO IL CAMMINO CHE mi porta via dall'agonia... sento battere in me questa musica che ho inventato per te... Se sai dove trovarmi, se sai dove cercarmi, abbracciami con la mente, il Sole mi sembra spento... accendi il tuo nome in Cielo... dimmi che ci sei, quello che vorrei vivere in te... il Sole mi sembra spento... abbracciami con la mente... smarrita, senza di te... dimmi chi sei... e ti crederò: musica sei... Adagio!"
Non sai quanto vorrei averti guardato, fratellino! Non sai quanto avrei voluto fissarti dritto negli occhi, trapassarti con la sola forza dello sguardo... farti sentire in colpa la metà di quanto ci si è sentito lui, che, tra parentesi, non ha fatto niente per meritarselo!
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