Spaghetti
"Ciliegie?" chiese confuso Tommaso, corrugando le sopracciglia.
Ma come mi era uscita questa richiesta? In questo momento poi!
"Ehm..." iniziai a dire per giustificarmi, ma Tommaso mi prese per le spalle convinto e concluse: "Se sono le ciliegie che vuoi, le ciliegie avrai!"
E senza aspettare un secondo di più, prese la giacca e si precipitò fuori dalla porta, lasciando tutti quanti senza parole.
"Ma" intervenne Rebecca, volgendo lo sguardo verso l'ingresso "siamo a Novembre... Tommaso lo sa che non è la stagione giusta?"
Samuele scoppiò a ridere, mentre io sospiravo abbattuta. Avevo appena spedito il mio ragazzo in giro per la città, in cerca di qualcosa che non avrebbe mai trovato. Dopo aver ricevuto una dedica così tenera per giunta. Ero un disastro anche da donna incinta... non volevo neanche pensarci a come sarei stata da mamma.
Dopo diverse ore Tommaso tornò, entrando nel mio appartamento agitato e trafelato. Aveva un sacchetto in mano, quindi qualcosa aveva comprato!
I miei occhi si illuminarono vedendolo (il sacchetto ovviamente), e le mie bocca già immaginava quel dolce sapore: ero sicura, quel frutto era la mia voglia definitiva!
Ma appena Tommaso mi vide fremere per l'attesa, si accigliò. Poggiò la busta sul tavolo scusandosi: "Mi dispiace Cami, ma non ho trovato ciliegie..."
"Com'era prevedibile" replicai, cercando di reprimere quella sensazione di vuoto che mi attanagliava il mio stomaco.
"Ma" riprese a dire Tommaso, infilando la mano nella plastica "ho trovato un escamotage"
Tirò fuori uno yogurt con sopra disegnata una grande ciliegia rossa e me lo porse con un sorriso soddisfatto, mentre io lo guardavo divertita.
"Non è esattamente la stessa cosa, ma cercherò di farmelo andar bene!" gli lancia un bacio volante e presi il barattolino. Non si poteva neanche paragonare al gusto delle vere ciliegie, ma almeno Tommaso si era impegnato, bastava questo gesto per rendermi felice.
"Ah Cami" disse ad un tratto, mentre cercava di aprire una latta di pesche sciroppate che si era comparto "mia madre ti vuole conoscere. Verrà a stare da me qualche giorno settimana prossima"
Quasi mi ingozzai con lo yogurt sentendo quell'annuncio inaspettato, anche se era una richiesta abbastanza logica... avere partorito sua nipote!
"Certo" risposi con un velo di imbarazzo che fu subito sostituito da una sincera risata quando la linguetta, che era attaccata al barattolo di pesche, si staccò dalla sua base. Adesso si che era un'impresa riuscire ad aprirlo!
Tommaso imprecò, dirigendosi verso uno dei miei cassetti della cucina, in cerca di un apriscatole, che ovviamente non possedevo.
"Quando pensi di dire ai tuoi della gravidanza?" chiese poi, frugando tra le mie posate, visibilmente irritato.
"Mai" risposi io tranquillamente. Non avevo la minima intenzione di farglielo sapere, non ora che le cose con mio padre stavano funzionando... più o meno! Tommaso fermò per qualche secondo la sua ricerca, voltandosi dalla mia parte per lanciarmi uno sguardo di rimprovero.
"Cami, è dicembre ormai, non credi che al pranzo di natale se ne accorgeranno?"
"Allora indosserò una tuta da sci. Con tutto quel tessuto, la mia pancia non si vedrà!" risposi compiaciuta, leccando il cucchiaino con i residui dello yogurt.
Tommaso spostò la sua attenzione verso l'unico cassetto che non aveva ancora controllato, aprendolo mentre diceva: "Sicuramente non sarà una cosa strana"
"Tommi" ripresi a dire seriamente "non posso dirglielo... mio padre mi distruggerebbe!"
Proprio mentre pronunciavo quella parole, il mio cellulare iniziò a squillare e, quando notai il nome sullo schermo, impallidii. "Ma è un mostro! Si è accorto che stavamo parlando di lui!"
Lo lasciai suonare, stingendolo nella mano, con la testa completamente nel panico. Tommaso si avvicinò a me preoccupato ed esclamò: "Cami, rispondi!"
"Non posso... lui lo sa! Come fa a saperlo! Oh cavolo, è la mia fine!"
"Stai calma" disse, poggiando una mano sulla mia spalla "non può saperlo, è stato solo un caso."
Con mani tremanti cliccai sul pulsante verde e mi portai il cellulare all'orecchio, trattenendo il respiro: "Pronto" sussurrai.
"Camilla" la voce di mio padre mi inondò la testa "come stai?"
"Ciao papà" risposi esitante. Ero già scombussolata per la situazione, quel suo inaspettato interesse mi destabilizzò completamente "sto bene... e tu?"
"Sì. Tra qualche settimana sarà natale... verrai a pranzo a casa?" il suo tono suonava quasi speranzoso e questo mi fece sentire in colpa.
Rimasi in silenzio qualche secondo, valutando tutte le opzioni, ma nella mia mente sapevo di non avere altra scelta, avrei comunicato la mia situazione ai miei genitori proprio in quell'occasione.
"Certo, ci sarò" cercai di sembrare entusiasta, ma in realtà ero terrorizzata.
"Porta anche quel tuo fidanzato... Tommaso" l'aveva detto con voce irritata, ma l'aveva detto! Spalancai gli occhi per la sorpresa, mentre Tommaso mimava con le labbra che succede?
Dopo la mia notizia bomba, mio padre non avrebbe più voluto vederlo, era il caso di concedergli un ultimo incontro. E poi senza il sostegno di Tommaso, non sarei mai stata in grado di parlare davanti a loro.
"Ci sarà sicuramente anche lui" affermai con un sospiro di sollievo, mentre Tommaso, intuendo la natura della nostra conversazione, corrugò le sopracciglia e iniziò a scuorerei l'indice come per dire assolutamente no, accentuando la cosa con dei movimenti della tesa.
"Ci vediamo a natale allora" conclusi, schiacciando il tasto rosso e chiudendo la chiamata mentre Tommaso oltre ai vari gesti, già molto espliciti, prese a dire, a gran voce, che non sarebbe venuto.
"Non puoi più tirarti indietro ora. E poi dovrai rivedere mio padre prima o poi e conoscere mia madre."
"Tuo padre mi fa troppa paura!" esclamò incrociando le braccia. La prima (e unica) volta che si erano incontrati, Tommaso si era mostrato spavaldo e sicuro di sé, ma poi, mi aveva confessato che aveva dovuto reprimere l'impulso di scappare di fronte al tono autoritario di Pietro.
"Da quello che mi hai raccontato, tuo padre non è tanto diverso dal mio, dovresti essere abituato a questo tipo di comportamento" provai a dire, ricordandomi delle sue passate confidenze.
"E' completamente diverso, il mio non lo vedo praticamente mai. E poi ho paura anche di lui!"
Scoppiai a ridere, ma un dubbio attraverasò la mia mente, così cercai di capire: "Non dovrei conoscere anche lui?"
"Forse... ma il più tardi possibile. Meno lo vedrai, meglio sarà per te!"
Mi incuteva un po' timore questo modo di descrivere un suo genitore, ma non avevo mai voluto approfondire troppo questo suo rapporto, doveva essere qualcosa che l'aveva fatto soffrire in passato. Come me, del resto.
"Hai meno di un mese di tempo per preparati psicologicamente al pranzo a casa mia" lo avvertii, mentre lui aveva ricominciato a aprire sportelli.
"Sarà più spaventoso di quella volta alla horror house!" replicò lui facendo una smorfia e muovendo per sbaglio i pacchi di pasta che erano impilati precariamente dentro il mio armadietto. Uno di essi si inclinò troppo e cadde per terra, riversando tutti gli spaghetti sul pavimento. Accidenti a me e al mio vizio di non chiudere bene le scatole!
Tommaso mi guardò colpevole e subito si mise a sistemare il disastro, mentre io cercavo di piegarmi, con la pancia che ormai mi ritrovavo, senza sembrare una cretina.
"Scusa, è stato un incidente" mormorò lui con la testa bassa e la mani piene di lunghi fili di pasta.
"Tommi... non ho un apriscatole" confessai, cercando di trattenere un sorriso.
Lui rimase immobile, fissandomi con la bocca aperta e poi sbottò: "Non potevi dirmelo subito?"
Nonostante fosse arrabbiato, la mia risata lo contagiò subito e abbandonò la sua voglia di pesche per avvicinarsi a me, che ero ancora accovacciata, e mi fece sdraiare delicatamente sul pavimento.
Ci baciammo per terra, tra la pasta sparsa ovunque. Eravamo come gli spaghetti: all'apparenza incasinati, ma in realtà, perfettamente incastrati.
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