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Epilogo: la mia cavalla difficile

MODIFICATO

8 anni dopo...

Fischiai, tirando leggermente la lunghina. Il giovane grigio che stavo girando rallentò al trotto. Fischiai ancora ma un scoppio improvviso lo fece spaventare e iniziò a galoppare e scalciare.
Piantai i piedi nella sabbia e lo trattenni per la lunghina.
"Maledetti cacciatori" pensai infuriata.
<<Oh, buono Storm! Va tutto bene>> continuai a fischiare finché non si calmò e si lasciò avvicinare.
Lo accarezzai sul collo, tenendolo dalla capezza. <<Buono pazzerello, così... non è successo niente>>
Scrollò la testa e si strofinò contro la mia pancia. Sorrisi. <<Su, andiamo, o la mamma si preoccuperà>>
Tornammo ai box e lo strigliai per toglierli il sudore di dosso, poi lo portai nel paddock.
Appena Dorinne ci vide nitrì e si avvicinò allo steccato, annusando il muso di Storm. Il figlio le mordicchiò la criniera come sua abitudine e, prima che la cavalla potesse dargli un morso, si allontanò trotterellando dispettoso.
Risi, accarezzando la mia cavalla. <<Hai messo al mondo una peste più peste di te, Dorinne. Ma neanche Black Beauty scherza, sebbene abbia preso soprattutto da Silver; mentre Cristal non ho davvero idea da chi abbia preso... è l'opposto tuo e di quel mustang>> commentai affettuosamente.
Lei nitrì e continuò a farsi coccolare.
Ebbene sì, Dorinne era diventata mamma di tre puledri, anche se Black Beauty più puledra non era, con i suoi sette anni di età. Cristal invece ne aveva quattro e stavamo iniziando a montarla, mentre Storm era il più piccolo, con appena due anni, ed era il più pestifero di tutti.
Beauty saltava, e anche tanto; sembrava incredibile che fosse così giovane e che saltasse già così in alto. Aveva il mantello nero come la pece e occhi dolci e scuri, con un carattere ribelle e dispettoso.

Anche Cristal faceva progressi e con il suo carattere dolce e tranquillo, oltre che con il mantello baio e gli occhi neri e profondi di Dorinne, aveva conquistato il cuore di tutti.

Storm era il più piccolo del maneggio e con la sua esuberanza e vivacità sapeva come farsi voler bene da tutti, complici anche quegli occhietti azzurri e vispi che saltellavano allegri e vivaci e che osservavano tutto.

Lui e sua sorella maggiore mettevano in crisi me, Luca e i loro genitori, ma era impossibile non adorarli.
Silver, ormai di vent'anni, iniziava a stancarsi e lo montavamo solo per qualche passeggiata o per delle lezioni per principianti; sebbene fosse nato selvaggio, non aveva mai dimostrato un atteggiamento aggressivo verso i bambini, al contrario, era molto paziente e giocherellone.
La mia piccola peste invece aveva diciotto anni ed era ancora piena di energie da continuare a saltare come se ne avesse ancora dieci. Il nostro rapporto non era cambiato, ma si era rafforzato giorno dopo giorno, grazie anche alle sfide che avevamo affrontato in contemporanea, come, ad esempio, diventare mamme.
Laurus aveva diciassette anni e stava iniziando a rallentare un po' il ritmo. Stavamo limitando i concorsi, ma a casa lo tenevo bene in forma, grazie anche a Giacomo, che lo montava ormai abitualmente.
Il mio fratellino, che ormai tanto piccolo non era più (insomma, aveva diciotto anni, era più alto di me ed era pieno di muscoli grazie alla palestra e all'equitazione), stava diventando una promessa del salto ostacoli.
Aveva fatto amicizia con la piccola Jessica, che si era trasformata in una dolce, timida e bellissima giovane donna che, ne ero più che sicura, aveva rubato il cuore di Giacomo. E lui aveva rubato il suo: erano innamorati inconsapevolmente l'uno dell'altra; mi ricordavano molto me e Luca... quante ne avevamo passate insieme, quante litigate, e quante incomprensioni, ma le avevamo superate tutte, ritrovandoci sempre più innamorati e uniti di prima.
Oliver era il solito coccolone e aveva fatto innamorare i miei genitori. Quel giorno infatti era a casa con loro, anziché stare con noi in maneggio.
E Piccadilly, direte voi? Quel pigrone passava ogni singolo giorno ad oziare e a mangiare nel paddock! Ovviamente assieme a Zaryan e Balèm, ormai vecchiarelli tutti e due.
Luca, al posto del suo castrone, aveva scoperto una giovane campionessa di dieci anni, Ginevra, dal manto baio, la fisionomia elegante e un pedigree da fare invidia ai migliori cavalli italiani.
Matteo invece aveva scelto personalmente il suo nuovo cavallo, Jack, un grigio scontroso e dal carattere difficile di otto anni; sembrava sapesse creare già dal primo incontro un rapporto di fiducia reciproca con i cavalli più ribelli. Inoltre aveva seriamente messo la testa a posto e si era sposato con Rebecca; chi l'avrebbe mai detto eh? E avevano anche una bimba di cinque anni, Clara, e un maschietto di sei, Alberto.
E Sof...
<<Mamma!>> una voce dolce e acuta mi risvegliò dalle mie riflessioni. Mi voltai, notando venirmi incontro una bambina dai lunghi capelli castani e gli occhi azzurri.

Sorrisi e mi accovacciai alla sua altezza, stringendola in un dolce e veloce abbraccio. <<Ciao tesoro mio, cosa c'è?>> chiesi a mia figlia.
<<È arrivata Barbara. Deve fare lezione con Luna, vero?>> mi informò Sabrina; aveva sette anni ed un caratterino niente male, ribelle e avventuriero come il mio. Era nata esattamente una settimana prima di Black Beauty, erano cresciute praticamente insieme ed erano inseparabili. Ma la sua vera anima gemella era...
<<Storm!>> esclamò Sabrina, avvicinandosi allo steccato e accarezzando il puledro sul muso. Era strano come con tutti fosse così dispettoso mentre con mia figlia si trasformava in un agnellino.
Mi rimisi dritta e, richiamando Sabrina, mi diressi verso le scuderie. Li una bambina di dodici anni stava strigliando Luna, la pony grigia che utilizzavamo per fare lezione. <<Pronta Barbara?>> le chiesi.
Lei si girò e sorrise, posando la spazzola. <<Prontissima!>>
Presi i finimenti della pony e la sellai, poi aiutai Barbara a montare. <<Andiamo nel campo piccolo>> la avvisai e lei annuì.
Appena entrate, ci trovai Luca che teneva la lunghina di Chester, che aveva in groppa Filippo.
Lui, appena mi vide, alzò una mano e la agitò. <<Mamma!>> esclamò e sorrisi, ricambiando il saluto.
<<Filippo! Resta concentrato>> lo sgridò mio marito. <<Scusa papà>>
Già, avevamo anche un altro figlio: Filippo aveva cinque anni, con i capelli neri di Luca e i miei stessi occhi, e aveva un carattere tranquillo e solitario, molto simile a quello del padre. E non a caso aveva stretto una forte amicizia con Cristal.

Chester invece era il pony dei miei figli: Sabrina aveva imparato a montare con lui, ed ora toccava a Filippo. Era tranquillo e dolce, ma gli piaceva molto anche saltare.

<<Okay Barbara, inizia a trottare; un giro a mano destra, uno a mano sinistra e dopo due giri inserendo i circoli. Dopodiché un giro di passo e fai quattro diagonali, poi cambi di mano e ne fai altre quattro al contrario, al trotto seduto sui lati corti>> esclamai rivolta alla ragazzina.
Stavo seduta sulla staccionata con mia figlia appoggiata ad essa fuori dal campo accanto a me.
All'improvviso non la vidi più e mi voltai di scatto, sospirando in sollievo quando la vidi tra le braccia della mia Best. <<Zia Sof!>> rise, baciandole la guancia.
<<Ciao tesoro!>> la prese in braccio Sofia e tornarono insieme al mio fianco.
<<Ciao cognata>> mi salutò con un bacio sulla guancia, mettendo a terra Sabrina.
<<Salve zia Sof>> la presi in giro e lei rise, spingendomi giocosamente. Dopotutto, avevamo ancora ventisei anni.
<<Ciao amazzone>>
Mi voltai e vidi Rob avvicinarsi e prendere per mano Sof.
<<Ciao fidanzato della mia migliore amica>> scherzai.
Sorrise. <<La finirai mai con questa storia, eh piccoletta?>>
<<Mai!>> risi.
Ecco cosa stavo per dire prima che arrivasse Sabrina: Sofia e Luigi si erano lasciati cinque anni prima; in realtà non avevo mai capito il motivo della loro rottura, ma credo fosse perché la mia Best fosse già innamorata di Rob. Stavano insieme da quattro anni, e credo di aver sentito delle voci riguardo un imminente proposta di matrimonio.
E naturalmente queste voci erano quelle di Luca e Matteo, spioni e pettegoli com'erano quando si trattava di certe cose.
Mi concentrai su Barbara e Luna. <<Okay Barbi, passo. Oggi lavoriamo sulle barriere a terra e proviamo a galoppare un po', che ne dici?>>
Sul suo volto si aprì un sorriso enorme. <<Non vedo l'ora!>>
Sorrisi: erano tutti così impazienti di galoppare e saltare, ma ancora non avevano idea di quanti sacrifici avrebbero dovuto fare, da quante cadute sarebbero dovuti rialzarsi, di quante bastonate, di quante delusioni avrebbero dovuto superare. Perché l'equitazione è un po' come la vita: è dura, a volte anche ingiusta, ma se dai tutta te stessa puoi arrivare in alto, puoi raggiungere il tuo sogno.
Scesi con un balzo dalla staccionata e sistemai le barriere sul terreno. <<Coraggio Barbara, trotto. Vieni sulle barriere, poi continua sulla pista, nel secondo angolo del lato corto fai una mezza volta e torna al contrario sulle barriere. Stessa cosa dall'altra parte. Ripeti l'esercizio per tre, quattro volte>>
Annuì e strinse le gambe, facendo partire Luna al trotto. Girò per le barriere.
<<Resta indietro con le spalle e portala dritta, non permetterle di andare dove vuole>> la ripresi. <<Tieni le redini pari e metti le gambe... di più! Dai dai, le gambe, altrimenti si mette al passo! Dalle una sgambatina, falla svegliare>>
Finita la lezione, Barbara era distrutta.
<<Tutto bene?>> le chiesi mentre sistemavamo Luna.
Annuì. <<Non credevo che il galoppo fosse così difficile e faticoso...>>
Ridacchiai. <<Tranquilla, è solo questione di abitudine e di prendere bene il ritmo, capire il movimento del cavallo, in questo caso del pony, per poterlo assecondare e seguire con il bacino senza prendere colpi forti alla schiena>> spiegai.
Barbara mi abbracciò di slancio. <<Sei l'insegnante migliore del mondo!>>
A quelle parole mi commossi: era da dopo il parto di Sabrina che io e Luca lavoravamo al maneggio come istruttori e allenatori, e sentire l'entusiasmo degli allievi ci ripagava di tutte le difficoltà che avevamo incontrato in quegli anni.
Dopo che la ragazzina fu tornata a casa mi occupai di Cristal, facendola girare nel tondino. Il suo bellissimo mantello baio brillava sotto i raggi del sole di fine maggio.
<<Ehi sorellona!>>
Spostai lo sguardo dalla puledra e vidi Federica e Francesca avvicinarsi mano nella mano con due ragazzi identici tranne che per il taglio dei capelli.
Sorrisi, felice di vederli, e feci fermare Cristal, avvicinandomi poi alla staccionata per abbracciare le gemelle. <<Ciao sorelline, com'è andata all'università?>> chiesi loro.
Erano più piccole di me di un anno e frequentavano l'università di Lingue, dove avevano conosciuto i loro ragazzi, rispettivamente Giulio e Federico, gemelli, ventisette anni, capelli rossi, lentiggini, occhi verdi, alti, slanciati e leggermente muscolosi. Non avevano mai montato, ma venivano volentieri al maneggio per guardare le gemelle allenarsi e passare il tempo con noi.
Avevano anche un bel rapporto con i cavalli di tutti, tranne che con Zaryan; lui non si lasciava proprio avvicinare, ma c'era da aspettarselo. Dopotutto non aveva perso il suo carattere aggressivo, anche se negli anni si era un po' calmato ed era diventato leggermente più socievole. Il che era tutto dire.
<<A proposito, ciao Fred e George!>> agitai la mano a mo' di saluto e loro sbuffarono divertiti, salutandomi contemporaneamente con un: <<ciao>>
Risi: erano troppo simili ai gemelli Weasley di Harry Potter per poter reprimere il mio lato da fangirl, che non si era mai affievolito.
<<Tutto bene, niente di nuovo>> rispose Federica alla mia precedente domanda, accarezzando il muso di Cristal. <<A proposito di novità... Mauro sta tornando con la cavalla nuova>>
A quella notizia drizzai le orecchie. <<Sta tornando? E tra quanto dovrebbe arrivare?>>
<<Beh, in realtà...>> fece Francesca, ma venne interrotta dal suono di un clacson. Mauro. <<...è già qui>> concluse.
Sorrisi raggiante e le abbracciai, poi affidai Cristal a loro e corsi verso colui che sarebbe sempre rimasto il mio istruttore, colui che mi aveva insegnato non solo a cavalcare, ma anche a combattere e a prendere la vita con entusiasmo ed ironia. Era come un secondo padre per me. Appena scese dalla macchina gli saltai addosso, stringendolo forte. Non lo vedevo da qualche mese e mi era mancato un sacco. Era lo stesso di sempre, forse con un po' di capelli bianchi in più.
<<Mi sei mancato>> sorrisi staccandomi.
<<Anche tu>> ricambiò.
<<Zio Mauro!>> Due pesti sfrecciarono accanto a me e abbracciarono le gambe dell'uomo. <<Ma chi sono questi due uragani? Non saranno mica Sabrina e Filippo?>> scherzò.
<<Si!>> esclamarono ridendo i miei figli.
<<Volete fare un favore allo zio Mauro?>> mi intromisi e loro mi guardarono. <<Perché non portate fuori Zeus e lo strigliate, così lo zio può montarlo, dato che non lo vede da tanto tempo?>> dissi.
<<Sii, andiamo!>> risero e corsero verso le scuderie.
Mauro rise. <<Sono cresciuti...>>
Sorrisi guardandoli. <<Molto. Allora, questa cavalla?>> gli chiesi poi.
<<Si chiama Jhazira, è poco più di una puledra in effetti: ha sei anni, ma i precedenti proprietari l'avevano abbandonata in un macello quando ne aveva tre. Ti avverto, è molto irrequieta e aggressiva. Chissà cosa ha passato per tre anni in quel postaccio...>> spiegò aprendo il trailer.
<<Mi piacciono le sfide e so come comportarmi con cavalli del genere. Mi occuperò io di lei>> lo rassicurai con un sorriso, salendo cautamente sul mezzo.
<<Bene, perché se riuscirai a creare un buon feeling di fiducia con lei sarà tua>>
Mi voltai a guardarlo con occhi sgranati e lui ridacchiò. <<So cosa stai per dire, ma sono certo che Jhazira abbia bisogno di te. Ora prendila e falle conoscere la sua nuova casa>>
Mi avvicinai piano alla cavalla e notai che era bellissima, con il mantello bianco immacolato e una testa dritta ed elegante; gli occhi erano scuri e profondi e aveva il muso screziato di rosa e grigio. Forse era in leggero sottopeso, ma tutto sommato sembrava stare bene.

Appena si accorse di me nitrì minacciosa ed iniziò ad agitarsi.
Tesi lentamente le mani in avanti con i palmi rivolti verso l'alto e lo sguardo basso, in modo tale da non metterla in soggezione.
<<Ehi, ciao piccola... ti chiami Jhazira giusto? Hai davvero un bellissimo nome. Posso accarezzarti? Vedrai che non ti farò del male>> mormorai dolcemente.
Alzai lentamente lo sguardo ed incrociai i suoi occhi curiosi e attenti. Le feci annusare i palmi e riuscii ad accarezzarle il collo.
<<Bravissima, visto che non mordo?>> sorrisi e presi piano la lunghina e la condussi giù dal trailer.
Mauro si avvicinò cautamente e posò la mano sul fianco di Jhazira, dal lato opposto al mio. <<Molto bene. Hai già guadagnato la sua fiducia: io ci ho messo un paio di settimane per riuscire ad avvicinarla>> ridacchiò. <<Andiamo?>>
Annuii con un sorriso, guardando la cavalla negli occhi. <<Andiamo>>
La condussi davanti al suo nuovo box, mostrandole la struttura cosicché potesse esaminarla, poi le feci vedere i campi e il boschetto e infine la portai ai paddock.
Li Dorinne squadrò la nuova arrivata con circospezione prima di spostare lo sguardo su di me, come a chiedermi cosa ci facessi con lei.
Sorrisi e le feci cenno di aspettare, poi portai Jhazira in un paddock vuoto e la feci entrare, togliendole la capezza. La cavalla girò un po' all'interno, annusando tutto e trottando allegra.
La osservai per qualche minuto, poi fischiai per farla avvicinare.
<<Vedo che ti piace qui>> le sussurrai quando fu davanti a me.
Le solleticai un po' il mento e lei nitrì piano. <<Spero che ti troverai bene con noi, Jhazira... ci vediamo dopo piccola>> le lasciai un bacio sul muso e tornai da Dorinne, che stava giocando con Storm. Era dolce e molto attenta a non fare male al figlio.
Era cambiata dalla prima volta che ci eravamo incontrate, così aggressiva e spaventata dal mondo che la circondava, ma in tutti quegli anni il suo spirito libero e il suo carattere ribelle non l'avevano abbandonata. Era sempre la cavalla dagli occhi profondi che mi aveva rapito il cuore. Era ancora la mia piccola peste.
Entrai nel paddock e lei si voltò, raggiungendomi. La accarezzai, poi, inginocchiandomi, la invitai a stendersi.
Lei obbedì e mi misi sopra, abbracciandole il collo con le braccia.
Non c'era stato bisogno di spiegazioni, aveva capito tutto con un solo sguardo.
Non c'era bisogno di parole tra noi, non più.
Poco dopo vidi Luca arrivare e poggiarsi allo steccato. <<E quella sarebbe una cavalla difficile?>> rise, riferendosi al primo giorno che l'avevamo vista.
Sorrisi, accarezzandola e guardandola negli occhi. <<È ancora una cavalla difficile. La mia cavalla difficile...>>




FINE.

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