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Capitolo 12: il branco è in pericolo

MODIFICATO

<<Uno, due, e tre>> contò Mauro e sollevò mio fratello per farlo salire su Piccadilly.
Giaki strinse subito le ginocchia alla sella e agguantò le redini. <<Okay, ci sono...>> sospirò ed io ridacchiai. <<Come ti senti, fratellino?>> gli chiesi curiosa.
Lui ci pensò. <<Alto...>>
Risi più forte. <<È assolutamente normale. Mauro, tu sei convinto che non sia meglio iniziare con i pony?>> domandai rivolta al mio istruttore.
Lui scosse la testa. <<È abbastanza grande per montare cavalli: sembra che abbia già dodici anni anziché otto. E poi, Piccadilly è il più tranquillo della scuderia: migliore di quella peste di Victor per i bambini alle prime armi>>
<<Mi ha chiamato bambino?!>> esclamò indignato mio fratello.
<<Era per dire, eroe>> lo rassicurai con un sorriso. <<Dai, andiamo in campo>> aggiunsi.
Mauro annuì. <<Prepara Dorinne e mettile la sella: oggi lavoriamo sui salti>>
Annuii e feci l'occhiolino a mio fratello, per poi raggiungere il paddock di Dorinne. Appena mi vide, emise un nitrito basso e trottò verso di me.
<<Ciao piccola peste! Pronta per saltare?>> sorrisi e lei sbuffò. Le misi la capezza e la portai davanti al box; la spazzolai e la sellai, infine misi il cap e i guanti e salii in sella.
Arrivata in campo vidi subito Luca fare un percorso con Balèm. Era bellissimo così concentrato e arrossii da sola, con un sorriso ebete sulle labbra. <<Ah, l'amore...>> mi stesi sul collo di Dorinne e chiusi gli occhi.
Mi arrivò alle orecchie un leggero nitrito confuso e ridacchiai. <<Non prendermi per pazza, piccola peste. Quando ti innamorerai anche tu, vedrai come ti sentirai leggera e felice>>
Lei sbuffò contrariata e mi scappò una risata più forte.
<<Camilla!>>
Aprii gli occhi e girai la testa, guardando Mauro. <<Cosa ci fai stesa sul collo di quella povera cavalla? Alzati e inizia a scaldarla>> mi sgridò, ma notai che stava trattenendo un sorriso.
Alzai gli occhi al cielo e, raddrizzandomi, condussi la cavalla accanto a Piccadilly, facendo in modo di essere sempre accanto a mio fratello, girando in tondo. <<Scoprirai presto, fratellino, che Mauro sa essere molto simpatico quando vuole>> dissi ironica.
<<Ti ho sentita>> esclamò il mio istruttore.
Feci per ribattere ma una bellissima risata mi interruppe. Luca. <<Questa è epica, da segnare sul calendario! Piccola, da quando tu e Mauro discutete?>> esclamò.
<<Da oggi! Mi ha fatta arrabbiare>> risposi io, mettendo un finto broncio.
<<Senti chi parla!>>
<<Stavolta hai iniziato tu!>> gli feci la linguaccia.
Mauro stava per ribattere quando Dorinne sollevò la testa, roteò gli occhi e infine sbuffò, scuotendo il capo come se fosse ormai rassegnata.
Scoppiammo tutti a ridere e diedi una pacca sul collo alla cavalla. <<Okay, hai ragione tu, piccola peste. La smettiamo>>
La scaldai ed iniziai a fare delle barriere a terra, prima al trotto e poi al galoppo. Dorinne era rilassata, non sembrava avere più molta paura delle barriere, anche se faceva di tutto per non toccarle. Iniziammo a saltare; superava la crocetta con grande margine e, sebbene qualche volta si irrigidisse, non dovetti mai forzarla a saltare. Quando però gli ostacoli divennero di un metro e più, Dorinne scartò di lato, impennandosi leggermente.
Strinsi le ginocchia e afferrai la criniera della cavalla, mantenendo l'equilibrio. <<Oh, buona Dorinne, buona>>
Ritornò con le zampe anteriori per terra e la accarezzai dolcemente. <<Va tutto bene, è un ostacolo come gli altri, nulla di più>> la rassicurai.
Riprovammo, e stavolta le tenni una mano sul collo. Quando si irrigidì, le diedi una piccola sgambata e un buffetto sul collo. <<Io ci sono>> le sussurrai e lei saltò.
Le barriere stavano ad un metro e cinque da terra, ma Dorinne fece un salto che avrebbe potuto superare tranquillamente un metro e trenta. Mai avevo saltato così in alto...
Una volta tornate con i piedi (o in questo caso con gli zoccoli) per terra, mi congratulai con la cavalla, grattandola in mezzo alle orecchie. <<Visto? Un semplice salto>> ridacchiai, riprendendo fiato.
<<Bravissima Cami!>> batté le mani Giacomo, ancora su Piccadilly.
Sorrisi.
<<Guarda cosa so fare, sorellona!>> esclamò.
<<Fammi vedere, eroe!>> risi.
Lui diede un paio di colpi di tallone a Piccadilly ed iniziò a trottare, certo, un trotto molto lento, ma con un assetto e una posizione in sella da fare invidia.
Lo fissai a bocca aperta: aveva iniziato a trottare già dalla prima lezione?! <<Tutto sua sorella>> esclamai poi e ridemmo tutti.
Luca si avvicinò con Balèm e mi baciò. <<Sei stata grande, piccola>> mi sussurrò a fior di labbra.
Ricambiai sorridendo. <<Grazie>>
<<Stasera ti va di rivedere Silver e il branco?>>
Spalancai gli occhi e feci un sorriso talmente grande che mi fecero male i muscoli facciali. <<Si, si, si! Non vedo l'ora>> gioii.
Lu rise e mi lasciò un ultimo dolce bacio sulle labbra. <<Perfetto>>

~

<<Lu... eccoli>> sussurrai indicando delle ombre in movimento.
Lu mi abbracciò e mi appoggiai al suo petto, ammirando, come la settimana precedente, i riflessi argentei che emanavano le criniere dei cavalli. Scorsi Silver in testa al branco, che controllava il luogo per assicurarsi che non ci fossero pericoli. Puntò i suoi occhi chiari su di noi e drizzò le orecchie, avvicinandosi al trotto.
Sorrisi e mossi qualche passo verso di lui. <<Ciao bello>> sussurrai.
Silver si lasciò accarezzare tranquillamente, poi si voltò verso il mio ragazzo, quasi chiedendogli perché non venisse a salutarlo.
Luca parve capire perché avanzò e tese la mano. Dopo un istante, lo stallone annullò le distanze e posò il muso sul palmo di Lu, che sorrise. <<Ciao Silver>> lo salutò, e il grigio sembrò gradire il nome. Mi affiancai a Luca, poggiando la testa sulla sua spalla. <<Gli piaci>> osservai.
<<Già>> sorrise.
All'improvviso sentii un fruscio tra gli alberi e mi voltai di scatto: quello non era il vento. Anche Silver lo sentì e si agitò sul posto, muovendo nervoso le gambe. Scorsi delle ombre tra gli alberi e sobbalzai: uomini, uomini armati.
<<Silver vattene!>> esclamai, cercando di tenere la voce bassa. <<Scappate, porta il branco al sicuro. Ora!>>
Gli diedi una leggera pacca sulla groppa e il grigio si impennò nitrendo, poi si voltò e partì al galoppo verso gli altri cavalli, incitandoli a fuggire. Con un gran fragore di zoccoli, in poco tempo scomparvero nella pineta.
Io e Luca restammo fermi per qualche minuto, tendendo le orecchie per cogliere il minimo rumore, ma nessun suono squarciò il silenzio; nessuno sparo. Tornammo a guardarci indietro: gli uomini erano spariti.
Mi voltai verso il mio ragazzo con gli occhi pieni di paura. Lui mi strinse a sé e tornammo alla moto.
<<Chi erano quegli uomini? Ho visto dei fucili...>> tremai.
Luca abbassò la testa. <<Cacciatori... ora che sanno dove vengono ogni notte, Silver e il branco sono in pericolo...>>

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