Capitolo 7
10 marzo 2018
Piangeva forte, ma non erano i singhiozzi a impedirle di respirare, quanto il peso che gravava sulla sua coscienza sporca.
Andrea, uscito dal bagno in quel momento, aveva abbandonato per terra la salvietta con cui si stava asciugando la testa per cercare di capire cosa le stava succedendo.
«Nora, stai bene? Ti sei fatta male?». Si era fatto vicino, preoccupato.
Cercava di toccarla, ma lei continuava a schiaffeggiargli timidamente le mani, in preda al suo pianto convulso. Decise di sollevarla di forza per poggiarla sul letto, ma lo fece con difficoltà, incontrando la resistenza della ragazza.
Una volta sul materasso si allontanò da lui, raggomitolandosi su se stessa, cercando di sparire nella felpa e nelle proprie lacrime. Tutti quei mesi, tutti gli incontri tranne il primo, erano stati sbagliati.
«Non mi toccare». Ogni tocco, ogni bacio o gesto.
Si sentiva sporca, macchiata da un qualcosa che non le si sarebbe tolto di dosso mai.
«Cos'è successo?». Aveva alzato la voce, vederla così sulla difensiva nei suoi confronti lo feriva.
Non era mai stato un tipo che si apriva con le persone, non aveva mai avuto una ragazza seria prima di allora; vedersi respinto dall'unica persona con cui si era mostrato per ciò che era lo faceva soffrire a morte. Era terrorizzato da quel sentimento, ma era stato disposto ad abbandonarcisi perché pensava ne valesse la pena, ma essere scottato dalla persona in cui più si credeva era un duro colpo anche per lui. Le stava urlando addosso la rabbia che era nata in risposta ai suoi gesti.
«Non lo capisci?» iniziò Nora tra un singhiozzo e l'altro, il nodo alla gola che le impediva di essere chiara come avrebbe voluto, «È tutto sbagliato. Tu e io, noi, non è giusto. Non doveva andare così».
«Vorrei capirne il perché». Aveva compreso che il suo disagio derivava da qualcosa di più profondo, conosceva Nora, non si faceva prendere dal panico per le piccolezze.
Si stropicciò la faccia a piene mani, improvvisamente stravolta, e fece appello a tutta la sua determinazione affinché la voce le uscisse un po' più ferma. «È Leo, Andre! Il suo pensiero è tornato ed è lacerante. Mi squarcia. Io sto vivendo quello che lei avrebbe voluto fare con te. È come se io stessi vivendo la storia d'amore di un'altra persona. Mi sono resa conto prima di amarti come non mi è mai successo con nessun'altra persona, ma non è giusto, perché al mio posto doveva esserci Leo. Io non posso vivere la storia di cui non sono la protagonista».
Nuove lacrime si erano affacciate dai suoi occhi mentre vomitava quelle parole che le aprivano una ferita sempre più profonda nel petto. Aveva scoperto che accorgersi di provare un amore incondizionato per una persona e non poterla avere era la cosa che più poteva distruggere una persona.
Andre si armò di tutta la pazienza possibile e si sedette davanti a lei. Gli aveva appena detto che lo amava, e l'aveva ammesso come se fosse la più inconfessabile delle colpe, al pari di un omicidio.
«Nor, mi hai detto che mi ami per la prima volta e l'hai fatto sembrare la cosa più brutta del mondo» iniziò in tono incolore, facendola arrossire. «Tralasciando questo fatto, tu dimentichi la cosa più importante»
«E qual è?» chiese confusa, come se ci fosse altro da aggiungere al discorso fatto poco prima.
«Io ho il diritto di scegliere in questa situazione. Io non conoscevo Leo, non posso dirti se mi sarebbe piaciuta o meno, ma sono sicuro che se l'avessi frequentata e tramite lei avessi conosciuto te, l'avrei lasciata perdere comunque».
Quelle parole le fecero venire la pelle d'oca, era così serio da farle mancare l'aria. Inoltre era la prima volta che Andrea si apriva a quel modo, esternando in modo chiaro i propri sentimenti, un effetto devastante a cui nemmeno Nora era pronta.
«Mi piaci tu, Nor. Io avrei scelto te perché ti amo, e sarebbe stato così anche se Eleonora fosse ancora in vita. Io la conoscevo poco, ma non provavo interesse per lei. Certo, nel mandarle il mio numero non mi sono privato la possibilità di conoscerla meglio, ma non è mai successo. Io ho scelto te, e sono consapevole della mia decisione».
Sapeva che un discorso simile l'avrebbe fatto una volta sola nella vita, perché non era da lui analizzare i propri sentimenti e mostrare i risultati di una simile introspezione. Non gli piaceva per nulla, ma era necessario se voleva tenere Nora al proprio fianco. Se era necessario combattere per farlo, non si sarebbe tirato indietro.
Nora non riusciva a parlare, era combattuta per l'amore vivo verso una persona che era al suo fianco e la lealtà verso un'amicizia che, a modo suo, sarebbe durata in eterno.
«Inoltre sono convinto che se Leo ti avesse voluto bene come tu ne vuoi ancora a lei, avrebbe voluto vederti felice. Scommetto che ancora adesso, ovunque sia, vuole vederti con il sorriso, non vorrebbe mai essere la causa della tua infelicità».
La solennità del suo discorso, lo sguardo serio e convinto, le fecero torcere lo stomaco. Nonostante stesse dicendo cose stupende, un balsamo per le sue ferite, riusciva a incuterle un certo timore, come solo l'amore poteva fare.
«E mi dispiace essere poco modesto, ma so di essere io il motivo della tua felicità».
Dal tono con cui lo disse, le fece capire di aver concluso il discorso. Non sapeva cos'altro aggiungere in propria difesa, perché ora stava a Nora capire se continuare a convivere con un peso che non le apparteneva, o se iniziare a vivere la propria storia e smetterla di pensare di fare la comparsa in quella altrui.
"Ciao Nor, fai la brava senza di me". Erano state le ultime parole di Leo, come poteva tradirle rubandole il ragazzo che le era interessato fino all'ultimo?
«Come potrebbe essere felice per me, quando lei avrebbe voluto essere al mio posto?». I singhiozzi si erano attutiti, ma la lucidità faceva fatica a penetrare tra i pensieri di lei.
«Perché ti voleva bene. Di ragazzi che ti piacciono ne puoi sempre trovare uno nuovo, di amiche no».
Sospirò sempre più cupo, arreso davanti alla testardaggine di una persona dovuta alle sue paure. «Ti sto dicendo che ti amo, e non vorrei che tu gettassi tutto al vento per il fantasma del passato. Vorrei che tu guardassi avanti e lo facessi con me».
Le mani che prima avevano stretto le gambe di Nora avevano perso vigore nella loro presa, ormai erano solo un contatto per fargli rendere conto che lei era ancora lì, anche se non sapeva ancora per quanto; doveva approfittarne il più possibile, imprimere sulle proprie mani la sensazione della sua pelle e nella memoria il ricordo di ogni bacio.
Per Nora respirare era diventato faticoso, inspirare aria era come avere lame nei polmoni, al posto di sentirsi libera si sentiva sempre più rotta.
E se, conoscendolo, Leo si fosse resa conto che Andrea non faceva per lei? E se lei si fosse innamorata di lui nonostante i sentimenti di Leo?
Aveva due strade da scegliere: una conduceva al passato. Era lastricata dai ricordi di una bellissima amicizia, ma l'avrebbe portata a vivere di malinconia e rimpianti, oltre che a rinunciare all'amore. L'altra strada l'avrebbe condotta nel futuro, un percorso ancora tutto da scrivere, nascosto dietro l'ombra dell'imprevedibilità, costruito con dei sensi di colpa che, in quel momento, non era nemmeno sicura di meritare. Quella strada non l'avrebbe percorsa da sola, però, perché Andrea voleva essere al suo fianco.
Era un tipo schivo e riservato, restio a qualsiasi discorso lungo e a esternazioni chiare che prevedevano l'introspezione e la dichiarazione delle conclusioni tratte. Andrea parlava con i fatti. Una carezza era meglio di un 'ti voglio bene', uno sguardo le faceva capire quanto contava per lui, un bacio le trasmetteva tutto il suo amore. Eppure, aveva lasciato il posto a parole chiare per Nora.
Eleonora era morta, ma lei, lei era ancora lì, e Andre le era davanti con la mano tesa, pronto a darle il suo aiuto e il suo sostegno.
Nella penombra di quella camera dietro cui lui stesso si era sempre rifugiato, aveva fatto chiarezza in Nora e rischiarato quello che poteva avere.
Forse Leo l'avrebbe perdonata. Magari si sarebbe anche congratulata per l'ottima scelta. Il non poter avere una risposta definitiva a riguardo la fece piangere di nuovo, ma sapeva dove poter sfogare tutto quel dolore.
Gettò le braccia al collo di Andrea, piangendo tutto il suo dolore, stringendo tra le braccia la persona che amava e singhiozzando le sue colpe in una sorta di espiazione senza veri sbagli.
Andrea non cantò vittoria, la strinse come se fosse stato il loro ultimo abbraccio; nella stretta di Nora c'era una disperazione che poche volte nella vita aveva trovato.
«Stai forse cercando di dirmi che sei disposta ad avermi con te nel tuo futuro?». Aveva imparato che, nonostante la disperazione che ognuno a modo suo provava, la vera spinta del mondo era la speranza, e lui in quel momento non ne era esente. Doveva sapere se continuare a respirare, dato che Nora era in ogni sospiro, o se doveva uccidere la sua ultima possibilità di essere felice.
«Sto dicendo» concluse lei tra i singhiozzi di quel primo passo di liberta. «Che ci sto provando».
E quella risposta gli bastò, perché forse Leo sarebbe rimasta il bellissimo ricordo di un'amicizia sempiterna, mentre per lui si presentava l'opportunità di continuare a costruire quell'amore che lo legava a Nora giorno per giorno, e di portarlo alla luce con la gentilezza che si doveva riservare a un sentimento così fragile e potente.
«Ti amo anche io» gli sussurrò Nora tra un rantolo e l'altro, ma ad Andrea andava bene così.
Perché l'amore era il più grande dolore mai esistito, il male che più faceva sentire vivo, e loro ne erano la prova.
* * * * *
Eccoci qui, alla fine dell'ennesima storia delirante.
Nelle note del primo capitolo vi avevo accennato a un fatto autobiografico che ho inserito nella storia...
Avete presente quando Leo scrive in posta ad Andrea? Ecco, l'ho fatto io. Ho scritto a questo ragazzo, che ovviamente mi piaceva, il mio numero. L'ho fatto dal nulla. Era l'estate del 2012 e "Call me maybe" era la canzone del momento. Così ho citato il ritornello, gli ho allegato un video parodia divertente della canzone e gli ho mandato il mio numero. E il lui in questione, come nella storia, ha risposto con il proprio numero.
La continuazione è diversa da quella contenuta in questa storia, anche perché, come potete constatare, sono viva e vegeta!
Spero che la storia vi sia piaciuta!
A presto, Cris
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