CAPITOLO VII: Un ombrello blu e una ragazza colorata
I passi della pioggia risuonavano, bagnati, per le strade di Cleveland.
Palazzi, colonne di vetro e cemento, indefettibili ed eterni, si ergevano dalla grigia pianura d'asfalto.
Jackson Carter era grondante d'acqua. Ad ogni passo riusciva a sentire il piede sprofondare nell'oceano del suo scarpone. Ma non gli importava nulla, nella sua mente ancora galleggiava quella parola di caffè:
"Vehe"
E in effetti era quello che stava facendo: Jack stava viaggiando.
Un infinito corteo funerario di ombrelli scuri avanzava lugubre sui larghi marciapiedi della città. Avevano tutti le stesse facce quegli uomini, le stesse valigette, tutti le stesse giacche grigie, avevano tutti le stesse cravatte nere.
"Dio, quanto è monotona questa città!"
Nessuno sembrò accorgersi di quel fugace pensiero. Probabilmente anche se Jack lo avesse urlato a squarciagola, nessuno avrebbe mutato quell'espressione di passiva indifferenza che accomunava gli abitanti di quel posto.
I soffi di vapore bianco che fuoriuscivano dai tombini erano tagliati da un perenne susseguirsi di automobili.
Il cielo continuava a piangere su Cleveland.
Tutto era nell'ordinario in quel madido giorno di quella triste città.
Tutto tranne un ragazzo con uno zaino gigantesco sulla schiena e una imbarazzata espressione in volto che sgusciava, basso, tra le caverne di ombrelli sui marciapiedi.
Se non altro evitava di bagnarsi.
Jack svicolò fuori anche dall'ultimo di quei "tetti" temporanei e giunse ad un semaforo. Era rosso.
Osservò le persone dall'altro lato della strada che attendevano di attraversare.
Ancora gli stessi individui grigi che aveva visto per le precedenti tre ore di umido cammino.
C'era un ombrello però, che si distaccava da quella mesta massa di conformismo sociale.
Era un ombrello blu elettrico.
Quel colore era accecante in quella cupa atmosfera cittadina, sembrava quasi che brillasse, sembrava che vivesse.
Jack posò lo sguardo su colei che, con mano di pioggia tremante, reggeva quella cupola di salvezza.
Quella ragazza era diversa dagli uomini che aveva incrociato fino ad allora.
Un tripudio di colori la dominava.
Lunghi e fluenti capelli di miele cadevano lievi sul suo viso, sfiorando due grandi occhi cerulei che Jack riusciva a distinguere con chiarezza anche dai dieci metri di distanza che lo separavano dalla ragazza.
Indossava una larga felpa rossa e dei jeans con strappi che non sembravano essere di fabbrica.
"Quanto è bella."
Il pensiero cadde in una pozzanghera, e lì doveva rimanere. Jackson non avrebbe mai detto ad alta voce una cosa del genere.
Quella ragazza era un raggio di vita in quel grigiume di massa.
Mancavano ancora pochi secondi al semaforo verde, al momento in cui quei due granelli di vita nella clessidra dell'eternità, si sarebbero detti un muto addio.
Jack la guardava.
Lei lo guardò.
Gli sorrise.
Non riusciva a crederci.
"Mi ha davvero sorriso?"
Vigorosi palpiti iniziarono a fargli vibrare il petto. Riusciva a sentirli diffondersi nel suo corpo. Era una sensazione così atroce, così piacevole.
Jack sarebbe voluto rimanere lì, sotto la pioggia battente, ad accarezzare con lo sguardo quella ragazza dall'ombrello blu, per l'eternità.
La luce verde del semaforo infranse l'apparente immortalità di quell'attimo.
Gli ombrelli iniziarono ad avanzare da entrambe le parti, fondendosi, intrecciandosi come mani dalle dita grigie e bagnate.
Anche la ragazza prese a camminare verso l'altro lato della strada, verso quel buffo ragazzo zuppo d'acqua.
Jack era immobile, non curante delle persone che gli passavano accanto. Stava ancora gustando quella strana sensazione che lo pervadeva.
Improvvisamente un grido seguito da un tonfo di pozzanghera lo fecero ritornare al semaforo con il pensiero.
Jack mise a fuoco.
Non poteva essere successo davvero.
La ragazza era scivolata e ora era distesa sull'asfalto bagnato.
Jack si guardò attorno. Nessuno pareva curarsi di lei. Gli uomini grigi continuavano ad avanzare impassibili.
Esitò.
Corse dalla ragazza e, chino su di lei, le chiese con un tremolio di voce:
<<Stai bene?>>
La aiutò a rialzarsi.
<< Si... Grazie.>> mugugnò lei mettendosi una mano sulla schiena.
Jack raccolse l'ombrello blu da terra e lo porse alla ragazza.
Gli sorrise ancora.
<<Grazie.>>
<< È davvero bello quell'ombrello. Sai, oggi ho visto solo ombrelli grigi.>> provò Jack imbarazzato.
La ragazza lo guardò, stupefatta, negli occhi. Anche lei ora si stava perdendo nell'immenso di quel ragazzo con lo zaino.
Subito però si riprese e ancora guardandolo disse:
<<Sei il primo che mi dice una cosa del genere! Nessuno lo aveva mai notato, mi sono appena trasferita qui e già odio la monotonia delle persone che ci abitano.>>
Jack sorrise. Era tempo che non lo faceva in quel modo.
<< Io sono qui da più o meno quattro ore e già non resisto più.>>
Si guardarono.
La ragazza rise e lui la seguì.
Aveva il sorriso più bello che avesse mai visto. Era un sorriso vero, e lui non ne aveva visti molti.
I due vennero interrotti dai frenetici clacson delle auto.
Erano ancora in mezzo alla strada.
<<Meglio che ci spostiamo.>> consigliò Jack spegnendo lentamente il suo riso.
I due si ritrovarono ad un lato della strada, sotto l'ombrello blu, in quell'oceano di grigio.
<<Devi andare da qualche parte?>> chiese la ragazza.
<<Si e no.>> rispose Jack compiaciuto.
L'imbarazzo era scomparso, rimaneva solo quella strana sensazione. Riusciva a percepire ogni singola pulsazione del suo cuore in quell'istante.
<< È più un si o un no?>> domandò complice la ragazza.
<< Diciamo che dipende dalla tua risposta.>> sorrise Jack.
<< Bhe, se si trattasse di un no ti ringrazierei ancora e ti saluterei, se si trattasse di un si ti chiederei se avessi voglia di una tazza di cioccolata calda.>> spiegò la ragazza dall'ombrello blu, conoscendo già la risposta del ragazzo dallo zaino enorme.
<<Allora credo proprio che sia un si.>>
Lei sorrise.
<< Vieni, conosco un bar qui vicino.>>
<<Va bene, ma deve essere un caffè, non una cioccolata calda.>>
<<Come vuoi tu!>> disse la ragazza ridendo ma senza capire davvero la natura di una così strana richiesta.
I due si incamminarono sorridendo verso il bar, sotto lo stesso ombrello blu, contornati dall'uniformità di una massa di uomini cupi sotto ombrelli grigi.
I due ragazzi, quei due microscopici granelli di vita nella clessidra dell'eternità, si erano incontrati, si erano scoperti, e tutto era merito di un po' di pioggia e di un ombrello diverso dagli altri.
Note autore:
Ciao! Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto quanto gli altri.
Jack sembra aver incontrato una ragazza fantastica!
Quattro ore in una città e già ha un appuntamento con una ragazza! ahaha
Come credete che finirà tra i due?
Cosa farà Jack?
È amore tra i due?
Ditemi cosa ne pensate e votate se ne avete voglia.
Al prossimo capitolo ragazzi!
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