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Il turno al San Mungo si stava rivelando infinito, oltre al fatto che le occhiate da parte dei maghi di vecchia epoca non rendevano la cosa più semplice. Eppure Ismaele lo aveva detto: nessuno avrebbe cambiato facilmente opinione, nemmeno con la prova davanti al naso. Ci aveva provato, e tanto anche, ma l'idea di averlo come assistente aveva fatto comunque storcere il naso a non pochi colleghi.

Elisabeth però non volle arrendersi davanti a tanta riluttanza, ormai abituata al marito, era convinta che presto e tardi i pazienti e i guaritori se ne sarebbero fatti una ragione davanti alla presenza di Zabini. La corona che più ringraziava era averlo al suo fianco con i pazienti più piccoli: Ismael non solo era una calamita per i bambini, ma era dotato di quella pazienza capace di affrontare la giornata intutte le sue sfumature.

Era un altro punto che a lei provocava un netto vantaggio, sapendo le condizioni reali in cui versava. Melissa le aveva detto più volte di riposarsi, di non sforzare troppo il corpo,ma lei sentiva di farcela e comunque conosceva i suoi limiti. Il piccolo sarebbe cresciuto sano e forte come il padre di cui poteva godere. Grazie a quei turni alternati - dei quali Zabini si era premurato di occupare le ore più lunghe - Elisabeth si era fatta visitare, potendo finalmente notare le manine e i piedini iniziare a muoversi. Ancora non lo aveva detto ad Antheo, voleva che fosse una sorpresa fino al suo compleanno, per tornare a festeggiarlo come si deve.

"Ismael scusa" Elisabeth gli toccò appena il braccio, per non svegliare la bambina che si era addormentata su di lui, "Sai dov'è la cartella del paziente alla stanza 114? Tyler non ricorda dove l'ha messa".

"È... sotto quel fascicolo azzurro. Una signora piuttosto arzilla per godere di un'età tanto avanzata" Ismael era dotato di un'ironia in grado di alleggerire lo stress del lavoro, e di questo lei ne era davvero grata.

"È solo una piccola parte divertente del mestiere. Sappi che se la metti giù adesso ti cercherà per tutto il piano" commentò Elisabeth indicando la bambina.

"Allora vorrà dire che le farò da materasso per le prossime due ore, sempre che tu non abbia altro da affidarmi. Perché non ti siedi? Credo che fino a che non avrai una diagnosi dell'altro paziente non potrai fare molto".

Gli esami per individuare la fattura lanciata si stavano rivelando più lunghi del previsto, colpa dei tirocinanti arrivati senza le basi necessarie, doveva riconoscere che gli insegnanti nuovi non erano molto bravi a dare i giusti punti fondamentali al primo anno. Questo era dovuto al fatto che dopo la guerra magica nessuno aveva più voluto fare vedere magie violente, peccato che fossero comunque utili per una possibile difesa.

Se le avessero lasciato il posto, con l'esperienza che si portava dietro, Elisabeth avrebbe fatto certamente molto prima, ma avevano insistito a lasciarla nel suo reparto.

"Colpa di menti selettive e superstiziose: ha avuto a che fare con Antheo Lastrange-Black! Chissà come l'avrà plagiata".

"Se sapessero che l'ho addirittura sposato..."

"Ancora peggio! Se non l'ha già trascinata nel lato oscuro, lo farà presto!"

Elisabeth rise al verso di Ismael, doveva ammettere che quell'atteggiamento le era del tutto nuovo, cosi abituata a vederlo musone e serio ai limiti dell'apatia. Vederlo così fluido nell'interagire con lei fu una piacevole sorpresa.

Lasciò a Ismael il temporaneo comando del reparto, sicura che non avrebbe dato meno delle sue massime abilità, e ne approfittò per andare a trovare suo padre, così da dargli la splendida notizia ora che era certo che fosse tutto a posto. Si immaginò la reazione di Edward, nel sentire dalla sua bambina che presto avrebbe avuto un nipote con cui giocare; immagino le sue parole, il suo volto sorpreso... e quasi non si accorse di essere arrivate davanti alla porta dell'ufficio.

Stava per bussare quando sentì una voce in più, oltre a quella di Edward, e prima che potesse aprire la porta, un guaritore addetto al piano fatture uscì quasi con prepotenza.

"Tutto bene papà?" chiese entrando timidamente.

"Ciao tesoro. Tutto bene non preoccuparti... solo qualche divergenza e differenza di pensieri".

Non dovette muovere molti passi, ne bastarono tri ed Elisabeth notò i risultati degli che stare aspettando. Non capì cosa ci facessero nell'ufficio di Edward quando aveva espressamente chiesto di averli lei il primo possibile. Normalmente quando le diagnosi passavano sotto gli occhi di suo padre, si trattava sempre di una cosa seria.

"Cosa... mi sono persa?"

"Come? Oh nulla cara, tranquilla" Edward liquidò il discorso velocemente, ma Elisabeth ormai aveva imparato a riconoscere un tono preoccupato da uno perfettamente tranquillo e nella norma.

"Sono arrivati i risultati che avevo chiesto..."

"Ah sì, il paziente colpito dalla fattura".

Elisabeth prese piano il fascicolo, guardando la carta e il padre in modo alternato. Voleva individuare ogni possibile traccia di inizi ma il tutto era celato anche fin troppo bene. La diagnosi a prima vista non presentava niente di anomalo, i livelli vitali erano stabili e non critici, il paziente non era in pericolo di vita. Ma una cosa le saltò all'occhio subito dopo: la sorgente della fattura aveva un che di familiare, troppo familiare.

Non voleva pensare che fosse la fonte dei dolori del paziente, in fondo si poteva sempre commettere qualche errore, nessuno era perfetto. Lo aveva detto anche Ismael: adesso erano tutti troppo superstiziosi, sbagliare diagnosi diventava in automatico più semplice. O almeno questo era quello che lei sperava...

"Qualche problema tesoro?"

"Ehm... no, no. Tutto a posto, proprio come pensavo..."

"Davvero?"

Assolutamente no, certo che non lo pensava. Il suo unico tentativo di non dare sospetti li aveva solo accentuati.

"Proprio come pensavo... hanno commesso un errore, ecco perché ci stavano mettendo molto" disse cercando di chiudere subito il discorso, e non aspettò nemmeno una ribattuta di suo padre, uscendo quasi di fretta.

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