Mycroft è padre.
Anthea arrivò poco prima di pranzo con delle borse voluminose. Vide il suo capo visibilmente in tensione, silenziosamente lo aiutò a sistemare le vettovaglie e il resto degli acquisti. Mycroft si lasciò andare e le raccontò quello che era successo quella mattina.
"Capo, si sistemerà tutto stia tranquillo. Ora è solo preoccupato, ma avere un figlio è una cosa positiva. Ma ora è tempo di chiamarlo." Anthea fu gentile, cercò di mettere a suo agio Holmes che era quasi in panico per quella novità.
Salirono insieme, Mycroft era già in apprensione. Lei lo rincuorò tenendogli il braccio, lo spinse nella camera, vide il bambino che dormiva profondamente.
"Forza, capo un respiro profondo e lo chiami." Mycroft lo scosse delicatamente Miles, che si svegliò, si sfregò gli occhi e gli buttò subito le braccia al collo. Sorpreso rimase immobile, Anthea gli fece cenno di ricambiarlo, lo strinse in un abbraccio imbarazzato. Anthea si intenerì. Il suo capo, freddo e compassato era uno spettacolo da non perdere e conservare nei ricordi migliori della sua vita. Sorrise divertita.
Holmes lo allontanò con delicatezza da lui, lo guardò in volto con un bel sorriso accattivante.
"Ma questa è la tua stanza?" Si era incuriosito vedendo la dimensione della camera di Mycroft.
"Sì, lo è. Un po' grande certo, ma comoda." Sollevò il faccino e si guardò intorno. "Potrò dormire qui?"
"Diciamo che per i primi giorni sì, poi vedremo." Mycroft spalancò gli occhi, le sopracciglia fecero un arco perfetto sulla sua fronte.
"Mi abituerò ad averti vicino, se dormi senza agitarti." Il piccolo annuì con foga.
"Non mi muovo, prometto."
"Bene, ma ora Miles questa signora ti aiuterà farti un bel bagno. Io non sono così esperto e penso che fosse la mamma che si occupava di lavarti. "
"Quando la mamma non c'era facevo anche da solo. Ma va bene, mi aiuterà lei. È tua moglie? "
Miles guardava Anthea con curiosità e le regalò un sorriso amichevole.
"No, Miles lei è la mia segretaria, ed è una donna molto gentile che per oggi si prenderà cura di te. Quindi adesso fai quello che ti dice senza protestare." Mycroft lo aiutò a scendere dal letto.
"Io preparo il pranzo, e vi aspetto di sotto." Vide Miles prendere per mano Anthea, che lo portò nel suo lussuoso bagno.
Era un bambino decisamente affettuoso.
Scese con il cuore in gola, non riusciva a capacitarsi di quel dono che gli era piovuto addosso. Era convinto di finire la sua vita in solitudine. Scese e incespicò nei gradini. Brontolò. Dio! Era completamente fuori fase. Riuscì a preparare il pranzo per loro due, perché Anthea doveva tornare in ufficio a sbrigare le pratiche che aveva lasciato in sospeso.
Si tolse la giacca, slacciò la cravatta si mise comodo. Non era esperto in cucina, ma preparare pancetta e due uova non richiedeva una grande esperienza. Così ci mise tutto l'impegno di cui era capace. E ottenne alla fine qualcosa di commestibile. Poi tostò il pane, si pulì le mani, guardò compiaciuto il risultato e si ritenne soddisfatto.
Miles scese le scale correndo. Anthea lo ammoniva di rallentare. Ma era affamato e aveva fretta. Miles gli passò vicino, odorava di talco. Anthea aveva scelto una camicia a righe azzurre e un paio di pantaloni corti blu. Ora aveva i calzini in ordine e delle sneakers nuove. Lo aveva pettinato e il padre lo trovò carino. Un vero ometto.
"Prima di mangiare Miles fai una cosa per me? Ti ricordi il test che la mamma aveva detto di fare? Anthea prenderà un po' della tua saliva, non ti farà male. Io vorrei che tu portassi il mio cognome. Vorrei che fossi un piccolo Holmes."
"Non mi chiamerò più Devon? " Miles sembrava turbato.
"Vorrei prendessi il mio cognome, ma potrai tenere anche quello di tua madre. Sceglierai tu"
Myc non voleva stressarlo. Anthea fu delicata mentre prendeva il tampone, si era già affezionata al piccolo. Lo accarezzò e salutò entrambi per andare in ufficio.
"Divertitevi, signori Mycroft e Miles Holmes." Uscì contenta della novità che aveva sconvolto la vita del suo capo. In fondo la meritava una vecchiaia di amore. Perché ne aveva dispensato molto, anche sbagliando.
La piccola famiglia pranzò incominciando una nuova vita. Miles era affamato e divorò tutto senza protestare. Era educato, vivace, acuto. Ogni tanto guardava Myc, studiandolo attento. Tanto che Mycroft pensò che anche lui avesse il dono delle deduzioni. Così sondò la sua intelligenza.
"Miles, cosa stai pensando. Vedi qualcosa in me, che non ti ho detto? Riesci a capirlo da come mi comporto o da quello che indosso?"
"La mamma mi diceva di non dire nulla a nessuno di quello che vedevo. A scuola si arrabbiavano. Così ho imparato a stare zitto. A volte capivo se i miei compagni mentivano. Dicevano che non erano andati al campo da calcio, ma avevano la terra rossa sugli zaini. Li appoggiavano sul bordo del campo da tennis che era lì vicino. Ed era rosso. Erano stupidi, e bugiardi non si accorgevano di avere le prove addosso." Miles lo fissava dritto negli occhi. Indicò con il ditino il polso di Mycroft.
"Tu sei preciso tanto che non porti l'orologio da polso, perché ti rovinerebbe i polsini della camicia. Non ti piace. Così come quella spilla sulla cravatta. La metti perché temi che si sposti, esca dalla giacca di sotto e ti infastidisca finendo nel piatto. Sei meticoloso." Miles sorrise. "Vorrei dire pignolo, ma la mamma diceva che era meglio cambiare in "Meticoloso" o "attento ai particolari."
Mycroft rise come non gli succedeva da tempo. I suoi occhi brillavano. "Si chiama fermacravatta, e la giacca sotto, gilet. Notevole Miles. Degno di un Holmes." La voce si fece gentile. "Comunque va bene anche pignolo." Sorrisero entrambi, e Miles felice della sua approvazione continuò. La vocina divertita.
"Inoltre non ci sono donne qui. Il bagno è vuoto, c'è solo il rasoio e saponi maschili. Niente fiori per la casa. Ma hai un fratello a cui vuoi bene, perché è l'unica foto che hai in camera e lui ti assomiglia molto." Miles si fece serio.
" Sei sempre stato così solo? " Mycroft diede un colpetto affettuoso alla sua testolina riccia.
"Ragazzino, indiscreto! Miles, un po' alla volta ti racconterò della mia vita. Ma ora è tardi e devo lavorare. E se ti è difficile pronunciare il mio nome abbrevialo in Myc." Il bambino annuì silenzioso.
"Va bene, allora ti chiamo Myc. " Il piccolo lo aiutò a riordinare la cucina. Di solito se ne occupava la donna delle pulizie. Ma stavolta si affiancarono nelle faccende domestiche.
"Miles devo sbrigare alcune pratiche nel mio studio. Tu hai qualcosa da fare? Vuoi riposarti? Vuoi leggere? Non possiedo molti libri per bambini." Si accigliò pensando a come distrarlo.
Miles prese il suo zaino e tirò fuori dei fumetti.
"Posso stare con te nel tuo studio? Prometto di non darti fastidio."
"Purché tu stia in silenzio, mi devo collegare in video conferenza." Si fermò titubante. "Sai cos'è? " Mycroft scrutò il piccolo sperando che sapesse di cosa si trattasse.
"Sì, Myc lo so! E starò zitto. Non voglio stare nella tua camera di sopra. È lontana."
Miles lo guardava curioso, la domanda gli partì rapida.
"Che lavoro fai Myc? "
Holmes era incerto se dirgli la cosa con serietà o adattandola ad un bambino. Poi optò per la verità.
"Lavoro per il governo di sua Maestà. Sono un funzionario, diciamo con ampi poteri. E con molte responsabilità. A volte corro qualche pericolo, dovuto a gente non troppo ragionevole, ma me la cavo quasi sempre. Ecco Miles, perché sono spesso solo, per non compromettere la mia famiglia e le persone che mi amano." Miles era impressionato, poi sbottò.
"Come James Bond, allora!"
Mycroft rise, ma il concetto era quello.
"Diciamo che io mi agito molto meno di lui! E non guido Aston Martin! Niente gadget spettacolari. Solo parecchie carte e lavoro nell'ombra."
"Allora sei sempre impegnato!" Miles, sembrava presagire la difficoltà di stare con il padre. Mycroft aveva capito e lo tranquillizzò.
"Troverò una soluzione, non impensierirti. E adesso muto, leggi sul divano il tuo fumetto. E mi raccomando quello che senti è top secret. " Mycroft portò il dito sulle labbra. " Ssssh, mi raccomando." Il piccolo divertito e orgoglioso del suo lavoro si buttò sul divano.
Era piacevole trovarsi con quegli gli occhietti acuti, che lo seguivano per casa. Il suo amore gli scaldava il cuore. Si sentiva parte di qualcosa che nemmeno lui capiva. Forse era essere padre.
Intanto Miles si era steso sul divano vicino alla scrivania e lo ascoltava in video conferenza, che parlava con persone dai nomi difficili. Alcuni erano in codice. Era stupito da come Mycroft conoscesse tante lingue. Era originale quel padre che tante volte Miles aveva provato ad immaginare.
Mai la sua fantasia sarebbe andata così oltre. Così fantasticando di missioni segrete e incontri con la regina, si addormentò lasciando cadere il fumetto sul tappeto.
Holmes preso dal lavoro non si accorse del piccolo. Che rischiò più volte di cadere dal divano. Quando vide il piccolo in bilico, si sentì sprofondare. Lo aveva lasciato dormire in condizioni pessime. Cercò una coperta leggera e lo sistemò con delicatezza. Ebbe la certezza che come padre era un incapace. Lo accarezzò con il cuore in tumulto, conscio di sentimenti che non aveva mai provato prima. Tranne quando Sherlock era un bambino amorevole e da accudire. Ma erano passati millenni, e Miles era suo figlio. Si rese conto che aveva molta strada da fare, una paura irrazionale, si insinuò nella mente. Divenne una sottile angoscia di non essere pronto, un figlio nella sua vita non era mai stato previsto. Eppure era lì di fronte a lui, pieno di fiducia nei suoi confronti.
Si alzò e infilò le mani nelle tasche, aveva un passato difficile pieno di luci e ombre, benchè non si fosse mai spinto oltre il limite legale, di certo non era un semplice impiegato governativo. Si era agitato, notò che le mani tremavano così cercò di calmarsi, prese dei lunghi respiri e tornò al lavoro, ma la mente era confusa.
Vide la chiamata di Anthea, capì che già sapeva l'esito del tampone. Uscì dallo studio e la chiamò.
"Anthea, scusa il ritardo, ma stavo lavorando. Hai delle novità?" La voce incerta.
"Certo capo." Prese un po' di tempo, voleva farlo penare. Poi esplose. "Congratulazione per essere a tutti gli effetti il padre di Miles. Abbiamo confrontato i dati di entrambi e corrispondono. È suo figlio biologico." Mycroft provava un misto di soddisfazione e panico. Rimase ammutolito. Quasi non respirava.
"Holmes, mi sente? " Anthea fece una breve risata. "Andrà tutto bene. Sarà un ottimo padre. Stia sereno."
"Grazie Anthea. " Fu l'unica risposta che Mycroft riuscì a darle. Poi chiuse la conversazione.
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