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Capitolo 7

Parole chiave: galassia, districare, tappeto.
Suggerite da VekaAxel

L'indomani suonarono il campanello e Nadia fece accomodare la persona che l'avrebbe portata fino all'aereoporto.
«Zia, hai tutto?» chiese Ophelia scendendo le scale, andò direttamente in salotto, convinta che Nadia fosse lì e invece ebbe un'altra sorpresa.
«Eric!» esclamò Ophelia con voce stridula, appena vide il suo vecchio amico, in piedi davanti al divano.
«Ophelia...» entrambi si guardarono, confusi per la situazione in cui si trovavano, era come trovarsi in una realtà alternativa, su un'altra dimensione, o direttamente in un'altra galassia!
«Quanto tempo» aggiunse lei dopo il silenzio imbarazzante creatosi
«Già» fu l'unica cosa che Eric riuscì a dire, sforzandosi anche di sorridere
«Mio caro, saresti così gentile da aiutarmi con le valigie?» intervenne Nadia, notando la situazione.
«Certamente» si affrettò a dire lui e uscirono.
Ophelia, intanto, sistemò una ciocca biondo ramata dietro l'orecchio, non sapendo bene come doveva comportarsi.
«Menomale che ci sei sempre tu ad aiutarmi» disse Nadia rivolta a Eric, lui le sorrise mentre sistemava il trolley e il borsone nel bagagliaio.
«Abiti qua vicino allora» intervenne Ophelia, Eric annuì
«Dove?» continuò lei
Eric si fermò un momento, stava fingendo di trafficare con il borsone di Nadia, ma smise per rispondere a Ophelia, e anche perché prima o poi doveva salire in macchina e guidare fino all'aeroporto.
«Abito quattro case più in là» chiuse il bagagliaio e incrociò le braccia, Ophelia si sporse per guardare le case e contarle mentalmente
«Intendi quella color beige?»
Lui sorrise divertito e quando Ophelia si voltò per guardarlo, Eric tornò serio e si schiarì la voce.
«È quella che, poco sotto il tetto, ha disegnata tutt'intorno una specie di fascia rossa» precisò lui, Ophelia annuì un tantino imbarazzata perché si era accorta che anche le altre case, esclusa quella di Nadia, avevano lo stesso colore: beige.
Intanto, la prozia era salita in macchina e aspettava che i due amici si decidessero a fare altrettanto, per questo motivo finse un paio di colpi di tosse.
Eric e Ophelia tornarono al presente e lui si mise alla guida, mentre lei farfugliò qualcosa fra sé e sé, prima di entrare in macchina: «Sei proprio scema! Potevi evitare la domanda sul colore della casa», roteò gli occhi e sospirò, dopodiché si fece strada lungo il piccolo tappeto di foglie autunnali ed entrò in macchina.
Lungo il tragitto, a tenere in piedi la conversazione fu Nadia, Ophelia e Eric ridevano, però non interagivano mai direttamente tra loro.
"È un bene aver preso posto qua dietro", pensò Ophelia quasi sollevata, non si aspettava un incontro del genere tra lei e il suo vecchio amico d'infanzia "L'ultima volta che ci siamo visti è successo un putiferio, ma sono passati anni. Forse, però, non abbiamo ancora superato quella separazione così brusca", l'idea la tormentò per tutta la durata del viaggio.
In aeroporto, i due amici rimasero con Nadia finché non arrivò il momento dei saluti.
«Ci sentiremo, promesso» disse la prozia alla pronipote «Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, non esitare a chiamarmi» la guardò come a dire: "Tu sai a cosa mi riferisco".
Ophelia annuì ed entrambe si abbracciarono, poi Nadia si rivolse a Eric, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e abbracciò anche lui.
Quando i due amici si ritrovarono da soli, non sapevano bene cosa fare, Ophelia fu tentata di chiamare un taxi e andarsene, ma sapeva che era un'idea assurda e poi che razza di comportamento sarebbe mai stato, non voleva mica peggiorare la situazione tra loro.
«Ti offro un caffè» iniziò Eric, le mani ben nascoste nelle tasche della felpa; quando era imbarazzato, o a disagio, lui era solito fare in quel modo, perché l'idea di non sapere dove mettere le mani lo innervosiva, di conseguenza iniziava a torturarsi le dita e non voleva che gli altri si accorgessero della sua incomodità.
«Volentieri, grazie» rispose lei con una punta di entusiasmo.
Il bar in cui entrarono i due amici era piuttosto accogliente, in stile minimalista: le pareti erano color panna e, in nero, c'erano disegnate delle brioche, delle baguette e tazzine da caffè e tè, le sedie erano in legno bianco e i cuscini sui sedili sembravano comodissimi.
Ophelia individuò alcune coppiette presenti nel locale e sbuffò, era proprio vero che, quando ci si metteva, la vita sapeva come infierire. Lei e Eric presero posto in un tavolino non molto lontano dalla cassa e si rigirarono tra le mani il menu della colazione.
«Non credevo di trovarti già oggi, sapevo del tuo arrivo, Nadia non faceva che parlarne, ma pensavo che ci saremo visti ancora tra qualche giorno» iniziò a dire lui
«In teoria mia zia non voleva che mi alzassi così presto, diceva che dovevo riposare, però non me la sentivo di lasciarla andare così, quindi eccomi qui» Ophelia sfogliava distrattamente il menu, tanto sapeva che avrebbe preso un cappuccino e un muffin. Eric sembrava essere della stessa idea dell'amica, anche se per un istante parve soffermarsi a leggere le varie proposte del bar.
Quando ordinarono, lei bevve un sorso del suo cappuccino e, col cucchiaino, raccolse la schiuma sul bordo della tazza per mangiarla.
Seguì un momento di silenzio, in cui evitarono di guardarsi negli occhi e Eric mangiò un pezzo della sua crostata.
«Buona?» chiese Ophelia, dopo aver mandato giù un pezzo di muffin ai frutti di bosco
«Molto» rispose lui e, prima che la conversazione fosse seguita da un silenzio imbarazzante, si affrettò a chiedere cosa portava Ophelia da quelle parti; lei deglutì ed entrambi restarono a guardarsi per un po', forse cercando di capirsi a vicenda, oppure stavano cercando il coraggio di aprirsi l'un l'altra, o ancora: cercavano di riordinare i pensieri, le parole, i sentimenti.
«Non c'è molto da dire» iniziò lei e prima di proseguire sfregò le labbra l'un l'altra, come quando si cerca di stendere bene il rossetto «Mi sono separata dal mio compagno e non sapevo dove andare, così zia Nadia mi ha chiesto di restare da lei per custodirle casa, mentre faceva questo viaggio» intanto che parlava, non capiva come fosse stata in grado di raccontare una cosa del genere con così tanta naturalezza.
Eric, che fino a qualche istante fa aveva una postura molto rilassata, prese una posizione piu composta e si sporse un po' verso l'amica.
«Mi dispiace» disse poco dopo la rivelazione, solo in quel momento realizzò quanto tempo era trascorso
«Grazie, ma arrivata a questo punto era inevitabile» accavallò le gambe e raddrizzò la schiena, come a voler assumere un'attitudine più sicura «Abbiamo convissuto per diversi anni e diciamo pure che non stava andando per niente bene» una smorfia di delusione infranse l'illusione della sicurezza che voleva dimostrare «Districare le situazioni difficili diventava sempre più faticoso e frustrante, immagina com'era con qualcosa di semplice» man mano che raccontava il corpo si rilassava
«Non dev'essere stato per niente facile» l'aria di Eric era seria e meditativa
Per fortuna, in quel momento, la collera aveva preso posto tra i ricordi di Ophelia, in quel caso era piu facile parlare di quella situazione senza avere voglia di piangere a ogni parola che pronunciava; era ironico il modo in cui la vita si divertiva a giocare le sue carte, i due vecchi amici non si vedevano da molto tempo, tuttavia sembrava non fosse passato un giorno dal loro addio turbolento.
«Sei qualcuno che non pensavo di rivedere, ma paradossalmente sei il primo, dopo Nadia, a cui ho raccontato della mia separazione»
«In tutta onestà nemmeno io credevo ti avrei più rivisto, ero convinto che le nostre strade non si sarebbero più incrociate» non c'era cattiveria o rancore nelle sue parole, solo una genuina verità «Però mi sbagliavo».


NdA
Ciao caro/a lettore/lettrice ☺️
Come sempre, ti ringrazio per essere qui anche oggi e dedicare un po' del tuo tempo a questa storia 🙏🏻🦄
Se lo vorrai, ci rivediamo tra una settimana 🥰🌸

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