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Capitolo 41 "Domenica 21 Giugno"

L'anno scolastico era terminato da un paio di settimane e tutti gli studenti si stavano godendo l'inizio delle vacanze estive.

Era ancora mattina presto, appena le 9, anche se il sole era già sorto da un po' di tempo.

Il sole era alto nel cielo e i suoi raggi, illuminavano la stanza di James oltrepassando le tende leggermente tirate della sua finestra.

La luce solare si posava sul viso del ragazzo infastidendogli il sonno, facendogli così sbattere le palpebre per abituarsi alla luce.

Impiegò un paio di minuti per fare mente locale e capire di doversi alzare anche se lui avrebbe preferito rimanere a letto, questo, prima di ricordarsi che giorno era quello.

Scostò le coperte e si alzò stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente.

Si trascinò fino al bagno per vedere in che condizioni erano ridotti i suoi capelli e rise nel constatare che neanche un capello era al suo posto.

Si sciaquò la faccia per svegliarsi del tutto e ritornò in camera sua.

Solo quando vide l'abito appeso fuori dall'armadio attraverso la gruccia ed ebbe guardato l'orario sulla sveglia, posta sopra al comodino, che realizzò che giorno era quello.

Sgranò gli occhi e corse verso il calendario, appeso di fianco alla scrivania sopra la quale erano state abbandonate mucchi e mucchi di pergameme da compilare, per guardare il giorno.

Domenica 21 Giugno.

Il giorno era stato cerchiato in rosso e James sgranò ancora di più gli occhi se possibile.

"No, no, no!!" Esclamò disperato correndo in bagno per farsi una doccia

"Sono in ritardo, non ci credo!!" Disse ancora

I suoi genitori si erano completamente scordati di svegliarlo, lasciandolo nel mondo dei sogni e visto che la sera prima si era addormentato tardi, aveva continuato a dormire beato anche con la sveglia che trillava al suo fianco.

Impiegò 20 minuti a farsi la doccia e i successivi 10 minuti per sistemarsi i capelli disordinati con un goccio di gel.

Scese a fare colazione il più velocemente possibile, con il suo solito pigiama che consisteva in una paio di pantaloncini e una canotta rossa, ritrovandosi davanti la situazione che vedeva ogni mattina.

Sua madre, già lavata e vestita, che preparava la colazione, suo padre seduto a capotavola intento a leggere la gazzetta del Profeta del mattino, sua sorella Lily che faceva colazione con una tazza di cereali e suo fratello Albus che leggeva un libro.

"Buongiorno James" salutò sua madre mentre serviva ad Albus la sua colazione facendogli chiudere il libro

"Perché non mi hai svegliato, è tardissimo, arriverò in ritardo" disse James sedendosi a tavola e mangiando velocemente

"Cosa? Che vuoi dire?" disse sua madre confusa

"Lo sai, oggi è il 21 giugno, sai che alle 10 e 15 devo essere già là" spiegò meglio James

"Ahh, ora ricordo, scusa James, me ne ero completamente scordata" si scusò Ginny

"Comunque, noi non conosciamo molto bene Arianna, perché non la inviti a pranzo qualche volta?" Propose lei

"Mi sembra un'ottima idea" concordò Harry

"Voi no, ma noi si!" Dissero Albus e Lily

"Vedrò, ma di certo non oggi!" Esclamò James lanciando un'occhiataccia ai suoi fratelli

"Hai i capelli tutti bagnati" rimproverò Ginny

"Dovevo muovermi, mamma" disse lui

"Vedi di vestirti bene" aggiunse lei

"Si, mamma"

James sbuffò e finì la colazione per poi alzarsi e ritornare in camera.

"E asciugati i capelli!" gli gridò dietro Ginny

Harry rise sotto i baffi insieme ai suoi due figli.

Ogni giorno se ne vedevano di tutti i colori a casa Potter soprattutto con Ginny e James intenti a battibeccare.

A James venne quasi un colpo quando vide che erano quasi le 10, Arianna lo avrebbe ammazzato.

Lo avrebbe ammazzato perché sarebbe arrivato tardi al suo compleanno, perché sì, quel giorno lei compiva 17 anni, diventava maggiorenne e quando lui aveva promesso di esserci quel giorno, gli aveva raccomandato di essere puntuale, cosa che non sarebbe mai stata possibile.

Iniziò a vestirsi il più velocemente possibile, cercando di essere lo stesso presentabile.

Infilò una camicia bianca a mezze maniche sistemandosi il colletto l'attimo dopo per poi indossare dei pantaloni neri e una giacca del medesimo colore.
A sfasare tutto c'erano le scarpe bianche, da ginnastica però, perché lui era sempre James e sarebbe rimasto tale.

Quel giorno ci sarebbero stati non solo i genitori di Arianna ma anche i suoi parenti e zii che, abitando lontano, avevano approfittato dell'occasione per andare a trovare la sua famiglia e quindi lui voleva fare bella impressione.

Ritornò in fretta in bagno per sistemarsi per l'ultima volta i capelli anche se invano e infine ritornando in camera, prese la scatolina non molto grande dalla sua scrivania ormai pronta da mesi.

La sistemò nella tasca interna della giacca nera in modo tale che Arianna non avrebbe potuto vederla.

Scese le scale e salutò velocemente i suoi genitori ma quando stava per uscire sua madre lo richiamò.

"La cravatta?" Chiese sua madre

"Non l'ho messa" spiegò frettolosamente
"Be' che aspetti? Va a mettertela" esclamò Ginny

"Mamma sono già in ritardo, lasciami andare" pregò lui

"Se non te la metti, puoi anche non andare al compleanno della tua ragazza" disse Ginny con un sorrisetto

James arrossì.

"Come lo sai?" Chiese imbarazzato grattandosi la nuca

"Intuito" spiegò lei

"Figliolo, sai che se non te la metti non uscirai più da quella porta, vero?" Chiese Harry affiancandolo

James sbuffò e corse nella sua stanza per poi afferrare la cravatta e mettersela velocemente.

"Contenta, ora?" Esclamò lui

"Molto, ora puoi anche andare" disse lei

James alzò gli occhi al cielo e dopo aver dato un rapido saluto, uscì di casa.

La casa di Arianna distava 10 minuti da casa sua, avrebbe voluto smaterializzarsi ma anche se aveva 17 anni, non era ancora molto bravo a farlo e di certo non voleva lasciare indietro un orecchio o qualcos'altro e perdere ancora più tempo, e per di più non poteva ancora farlo legalmente poiché aveva compiuto 17 anni solo a maggio e non aveva potuto fare l'esame di smaterializzazione.

Dieci minuti dopo suonò al campanello.

Un minuto dopo, la porta si aprì e davanti gli comparve la figura di Arianna, bella come sempre.

Indossava un vestito turchese, che si adattava perfettamente alla sua pelle pallida, non era nè molto lungo nè troppo corto, le arrivava un po' sopra il ginocchio.
Aveva un corpetto a cuore che le stringeva i fianchi e poi si allargava verso il basso.

In vita aveva un piccolo fiocco argentato.

I capelli rossi, legati in una treccia perfetta, ricadevano su una spalla che le arrivavano fino a metà busto.

"Sono in ritardo?" Chiese James pur sapendo di esserlo benissimo

"Sì, di 15 minuti, pensavo che non saresti arrivato più" disse lei

"Come sei esagerata, per quindici miniti!" Ridacchiò lui

Arianna incrociò le braccia al petto.

"Non puoi lasciarmi sola in mezzo a tutti i miei parenti!" Esclamò lei

"Scusa, non trovavo la casa" inventò James

Arianna alzò gli occhi al cielo.

"Bugiardo, sono anni che frequenti questa casa" replicò lei

James ridacchiò.

"Hai ragione, era una bugia, non volevo che tu sapessi che mi ero alzato tardi" ammise lui entrando dentro

"Buon compleanno" le sussurrò James dopo averle baciato la guancia mentre entrava in casa

Arianna sorrise prima di chiudere la porta per poi voltarsi e andare verso il soggiorno con James dietro di lei.

Se prima la ragazza era arrabbiata con lui per essere arrivato in ritardo adesso non se ne preoccupava nemmeno.

La stanza di fianco all'ingresso, il soggiorno, era molto ampia e luminosa.
A James piaceva molto quella sala, grande e illuminata dalla luce naturale che filtrava dalla vetrata posta di fianco alla grande televisione attaccata alla parete e al piccolo caminetto spento.

Davanti a esso vi era un grande divano bianco e l'unica cosa che li separava era un piccolo tavolinetto con sopra alcune riviste e una cornicie raffigurante Arianna da bambina.

Varie librerie erano adagiate alle pareti accompagnate da alcuni scaffali che sostenevano molte foto ricordo e libri.

Ma la cosa che piaceva di più a James, e anche ad Arianna, era il pezzo forte della stanza.
Un pianoforte, nero, a coda era disposto in modo obliquo rispetto al divano, sopra un grande tappeto elegante.

Quel giorno, il salone, era pieno di persone, grandi e piccole, bambini e adulti.

Ma la cosa che attirò l'attenzione e fece voltare tutti quando James entrò nella stanza, furono le grida di due bambini che chiamavano il suo nome.

"James!!"

James si inginocchiò per arrivare alla loro altezza e stringerli in un abbraccio.

"Ehi, piccoli, ma come siete cresciuti" esclamò lui

"Hai visto James, come sono diventato grande?" Rispose il bambino

"Si, sei proprio un ometto" ridacchiò lui

"Anche io" esclamò la bambina

"Oh, sicuro" concordò lui sorridendole

James si alzò e si ritrovò addosso lo sguardo di tutti i presenti.

Bianca e Leo erano due gemellini di 5 anni ed erano i fratellini di Arianna e loro adoravano James.

Bianca era una bambina adorabile, dolce ma a volte capricciosa.

Aveva lunghi capelli, biondi come suo padre e occhi verdi, presi anch'essi da lui.

Leonardo, chiamato da tutti semplicemente Leo, sembrava un bambolotto per quanto era carino.
Aveva corti capelli biondi e chiari occhi azzurri, limpidi come il cielo sereno e un sorriso dolce.

In un attimo i due ragazzi vennero circondati dai parenti di Arianna che iniziarono a porgli domande di tutti i tipi.

"E questo giovanotto chi è?"

"È il tuo nuovo ragazzo?"

"Finalmente uno carino"

"Mi sembra un po' magrolino"

E altre domande di questo genere.

James si guardava intorno un po' imbarazzato e spaesato ma alla fine fu Arianna a tirarlo fuori dai guai.

"Ook, grazie per l'attenzione, ora potete anche smetterla di fissarlo e assillarlo" disse la ragazza

"James, finalmente sei arrivato, come stai?" Domandò una signora uscendo dalla cucina accompagnata da un uomo

"Signora Johnson, che piacere rivederla, bene grazie" rispose lui sorridendo

"Ehi James" salutò il padre di Arianna

"Signor Johnson, la trovo bene" disse il ragazzo

"Grazie James, anche io ti trovo in forma"

A interromperli fu la madre di Arianna.

"Ok signore, tutte con me in cucina, voi maschi rimanete qua e vedete di non distruggere la casa" rise la signora

"Noi, saliamo" disse veloce Arianna dopo avergli fatto togliere la giacca per posarla nell'attaccapanni all'ingresso

James fu attento nel prendere la scatolina all'interno per non fargliela vedere e se la infilò nella tasca dei pantaloni.

Poi la ragazza lo trascinò al piano superiore.

~Spazio Autrice~

Buon Natale a tutti!!!

Vi rivelo una cosa: questo è stato probabilmente uno dei primi capitoli che ho scritto della storia.

Saranno almeno due anni che è pronto, insieme ovviamente ai due che verranno di seguito.

E finalmente è arrivato il momento giusto di pubblicarlo.

Detto questo, mangiate, divertitevi e godetevi queste feste.

Auguri ancora e ci vediamo al prossimo capitolo🤟😜💘

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