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15 ( Nico )

Era tutto buio ed oscuro come nel più nero dei tunnel e poi all'improvviso vidi una luce.
Ne venni completamente risucchiato, mi risvegliai su un prato verde primaverile con qualche fiore colorato ogni tanto, sopra di me si estendeva un cielo azzurro con poche nuvole bianche, come zucchero filato.

Il sole dorato splendeva ed i suoi raggi accarezzavano la mia pelle biancastra senza arrecarmi nessun danno se non un leggero e piacevole calore.
Mi sembrava di star sdraiato lì da un'infinità di tempo, ma comunque non potevo fare altrimenti, dato che non sapevo cosa fare né dove mi trovavo.

L'ultima cosa che mi tornava in mente era stata una terribile litigata con qualcuno, un ragazzo biondo, forse?
Non mi ricordavo e le immagini si confondevano tra loro lasciandomi sempre più confuso.

<Allora rimarrai sdraiato ancora a lungo?> disse ad un certo punto, una voce femminile di cui non vedevo la proprietaria.
La voce era gentile, anche se con un sottile tono derisorio.
Mi misi velocemente a sedere, troppo velocemente, dato che mi arrivarono diverse fitte alla testa.

Quando finalmente il mal di testa improvviso mi passò, mi alzai in piedi e mi guardai intorno curioso, ma non c'era nessuno in quello strano posto oltre a me e alla mia ombra.
Che fosse stato il vento?
Stavo forse impazzendo e non me ne rendevo conto?
< C'è qualcuno?> chiesi insicuro.

Dopo pochi secondi udì una risata divertita da dietro di me.
Guardai in quella direzione e dove prima c'era solo una pianura verdeggiante apparve dal nulla un albero strano.
Lo riconobbi solo perché lo avevo già visto in un libro di uno di quei figli di Atena.

Avete presente? Quei libri che parlano solo di erba, fiori, piante ed alberi.
Insomma della flora.
Quell'albero era un ciliegio giapponese in piena fioritura, uno spettacolo meraviglioso da osservare, ma a mio parere mai quanto la figura che era seduta sotto quei rami colorati di fiori rosati.

Non potevo credere hai miei occhi, eppure ero sicuro che fosse lei.
Era seduta tranquillamente, appoggiata con la schiena al tronco di quella maestosa pianta.
<Beh? Il gatto ti ha mangiato la lingua?> domandò ancora ridendo.

Una risata dolce e posata.
Gli corsi incontro e una volta che gli ero giunto davanti mi buttai su di lei piangendo come un bambino, non mi trattenni ma anche se avvessi voluto non ci avrei potuto fare nulla, mi era mancata così tanto.
Mia sorella Bianca era qua con me e mi stava abbracciando.

Ora però una domanda mi giungeva volontaria alla mente.
Ero per caso morto?
Oppure questo era solo uno dei miei tanti sogni irrealizzabili con cui il mio cervello si divertiva a torurarmi la notte.
Non era la prima volta che sognavo mia sorella dopo la notizia della sua morte, solo che questa volta sembrava tutto così dolorosamente reale e vero.

I minuti passavano ma il mio corpo non aveva intenzione di staccarsi da quello di Bianca, neanche dopo che mi fui calmato ed i singhiozzi non uscirono più dalla mia bocca.
Pensai di distruggere quel bellissimo silenzio con un semplice quesito.

< Sono morto anch'io? Siamo finalmente insieme?> gli sussurrai.
Non potevo vedere il suo viso dato che non volevo sciogliere quello strano e disperato abbraccio, ma riuscì comunque a sentire il suo movimento negativo.

< No, sei ancora vivo fortunatamente.> mi disse rafforzando la sua stretta sulla mia giacca.
Ne rimasi un po' deluso, non perché ero vivo, non fraintendete, avevo ancora così tante cose da fare nella mia vita, ma mi mancava la mia famiglia.

< Quindi tutto questo è uno dei miei tanti sogni.> constatai a quel punto per niente sorpreso.
Dopotutto era troppo bello per essere la realtà.
< Non proprio.> mi corresse nuovamente.
< Ti dispiacerebbe spiegarmi?> chiesi allora, molto stranito.
Mi staccai e mi sedetti davanti lei.

Era proprio come la ricordavo bella e orgogliosa.
Aveva i capelli scuri sciulti e lisci che venivano sconpigliati da una brezza quasi in esistente, i suoi occhi erano lo specchio dei miei, due grandi pozzi profondi di cui non si riusciva lontanamente a vedere la fine, inoltre mi sembrava più grande ed adulta.

< Diciamo che Papà a stretto un patto.> disse insicura.
< Un patto? Con chi? E perché?>
La stavo bombardando di domande me ne rendevo perfettamente conto, ma non ne potevo fare a meno.
Era tutto così assurdo!
Non riuscivo a capire e quando non capivo entravo in crisi.

< Stai calmo, a stretto un patto con Morfeo, perché tu non soffrissi più, il dio del sonno ti ha addormentato e con te ha inserito anche una parte del mio spirito ricavato da un tuo ricordo.> mi spiegò sorridendo paziente.
Strano, quel sorriso mi sembrò troppo familiare ma il viso appariva era diverso alla mia testa, sbagliato forse?

Non sò il motivo preciso, ma mi vennero in mente due splendidi occhi azzurri come il più limpido dei cieli d'estate ed un viso gentile, quasi bambinesco, con la pelle più scura della mia, eternamente abbronzata, non so il perché ma a quelle parole mi venne da ridere, ed una capigliatura riccioluta bionda.

Ripensando alla frase detta da mia sorella maggiore però, mi vennero ancora più domande portandomi ad avere un forte mal di testa.
Ero ancora molto confuso dalla situazione ma non volevo perdere l'occasione di stare vicino a Bianca, anche se per poco, quindi mi avvicinai al suo fianco per poi distendermi ed appoggiare la mia testa sulle sue gambe.

Subito le sue dita corsero ad accarezzarmi i capelli.
Chiusi gli occhi e spronato da quelle carezze, incominciai a raccontargli tutto quello che era successo d'importante nella mia vita.
Stavo per concludere, mancava davvero poco quando sentì un'altra voce chiamarmi, maschile questa volta.

Mi alzai di scatto dalla posizione in cui ero, ma nessuna figura apparve come invece era successo con mia sorella.
Non veniva dal mio sogno, era una persona esterna, qualcuno mi stava parlando ed un nome, dal padrone sconosciuto uscì dalle mie labbra.

Un sussurro nulla di più.
< Will?>
Ma la domanda era: Chi era questo Will?

Neko-ginny
Come va?

Come vi sembra questo capitolo?
Nico a incontrato sua sorella non è meraviglioso?
Come mai secondo voi non si ricorda di Will?

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