14 ( Will )
Mi risvegliai il giorno dopo, con il sole che era già alto nel cielo pieno di nuvole candide come la neve.
Il tempo era caldo come al solito in quel periodo e ci volle un po' di minuti perché realizzassi di non trovarmi in camera mia.
In effetti quella stanza era troppo cupa per qualsiasi figlio di Apollo che si rispettase e fu in quel momento che tutti i ricordi di ieri mi colpirono in pieno, come una valanga.
Dovevo trovare gli amici di Nico e consegnarli il foglio.
Avevo dormito vestito quindi dopo una leggera tappa al bagno, giusto per darmi un contegno presi il post-it e corsi da il primo che mi era venuto in mente, Percy.
Cercandolo in giro lo scoprì nascosto dietro ad un albero a limonarsi la bella figlia di Atena.
Pensai di lasciargli un po' di secondi ancora di intimità prima di palesare la mia presenza tramite una leggera ma comunque percepibile tosse.
I due innamorati si staccarono immediatamente, e mentre la ragazza arrossì e scappò via urlando qualcosa a proposito di una libro, Percy invece resto lì a fissarla correre lontano come uno stoccafisso, immobile.
Quando il figlio di Poseidone perse di vista la sua fidanzata, si degnò finalmente di guardarmi, male, ma almeno avevo la sua attenzione.
< Ciao Percy, scusa l'interruzione ma ho davvero bisogno di un favore da parte tua.> gli dissi serio, ma tenendo comunque un comportamento educato e gentile.
Il suo viso subito cambiò, come i suoi lineamenti che si fecero più rilassati e calmi.
< Certo, nessun problema. Cosa ti serve?> mi rispose curioso e comprensivo.
< Ieri, io come dire.... ho litigato con Nico.>
Mi aspettavo una reazione più che furiosa da parte sua, e mentirei se non vi dicessi che mi sorpresi quando si mise a ridere.
Mi sembrava un pazzo.
< Non sei arrabbiato?> domandai incerto.
< No, si tratta di Nico. Se lo conosci così bene da non averne paura, vedrai che sarà più che normale litigarci.>
Non credo avesse capito a cosa mi riferivo.
< Oh, okay però credo che il motivo della nostra discussione sia ben più grave delle vostre.> tentai di fargli capire.
< Come vuoi, tutto qua?> mi chiese con voce calma e per niente infastidita.
< No, ecco...>
Con la mia mano destra andai a cercare il motivo della mia presenza lì nella mia tasca e dopo pochi secondi glielo tesi.
< È una dichiarazione d'amore? No, perché prima di qualunque cosa sono etero al cento per cento.> disse in modo spontaneo.
Io arrossì come un peperone, insomma come faceva a dire cose così imbarazzanti e non risentirne nessun effetto.
Mi affrettai ha scuotere la testa e a spiegarli la faccenda in fretta, prima di creare altri malintesi di quel genere.
Io amavo Nico e nessun altro dopotutto.
< No, non sono innamorato di te Jackson! Ma Nico ha lasciato questo messaggio in cabina ed io non riesco a capire cosa c'è scritto.>
Prese il messaggio e dopo averlo osservato per un pò con espressione concentrata, parlò.
< Non ci capisco niente.> disse piegando la testa di lato.
Avete presente i cani? Ecco, quando non capiscano quello che state facendo inclinano la testa, bene in breve quella era l'espressione di Jackson.
< Ok, c'è qualcuno che capisce la sua scrittura?> domandai in mezzo ad una crisi isterica.
< Oh, non lo so, forse Annabeth?>
< Bene andiamo da Annabeth, allora.>
Dopo le mie parole il figlio di Poseidone iniziò a camminare, fino a giungere davanti alla casa di Atena.
Percy entrò sbattendo la porta, credo che ormai tutti lì si fossero abituati alla sua esuberanza, visto che nessuno si spaventò e nemmeno i ragazzi che leggevano perdevano la loro concentrazione.
Si fermò solo una volta arrivato davanti alla bionda di prima e dopo avergli schioccato un bacio a stampo sulle labbra, gli passò l'oggetto incriminato.
Annabeth osservo la carta leggera tra le sue mani e dopo diversi minuti che lo rigirava lo lesse ad alta voce.
< Ho deciso di andarmene prima che fosse troppo tardi, per chi mi cerca sappia che sono al sicuro con Ade.>
Percy guardò il foglio perplesso.
< Che vuol dire prima che "fosse troppo tardi"?> domandò difatti.
A quel punto decisi di intervenire.
< Penso sia colpa mia.>
< Perché mai Will?> chiese la figlia di Atena.
Ormai era il tempo della resa dei conti, avrei accettato ogni conseguenza.
Gli raccontai ogni cosa, tutto quello che avevo fatto.
Finito il discorso, i due però ebbero reazioni opposte, la bionda era shockata e il moro invece mi tirò un pugno in piena faccia.
Vi assicuro che fece male e in più mi iniziò a sanguinare il naso.
Corsi in bagno e dopo aver fermato l'emorragia tornai da i due piccioncini che discutevano.
< Allora cosa si fa?>
Percy porse il quesito fondamentale.
Lo stavo pensando anch'io, cosa avrei fatto?
Sarei andato a salvarlo?
Lo avrei lasciato nel luogo in cui voleva stare?
Non lo sapevo ma di certo prima di decidere una qualsiasi delle due opzioni lo avrei visto di persona e solo allora mi sarei di nuovo posto il quesito.
< Andiamo a prenderlo.> dissi deciso.
< Bisogna prima cercare l'entrata del regno di Ade, ma fortunatamente noi sappiamo già dove si trova.> disse il moro.
< Dove?> domandai curioso.
< Non molto lontano, a Los Angeles.>
Scusate, ma quest'uomo la sa la geografia?
Come può dire che non è lontana?
Si è strafatto di biscotti blu per caso?
Era vero però che io volevo Nico e per questa ragione, avrei seguito Percy fino in capo al mondo se me lo avesse permesso.
< Fermatevi voi due, testa d'alghe non essere così avventato e la stessa cosa vale per te.> parlò indicandomi.
< Prima di andarcene mangeremo, dobbiamo essere in forze e poi ognuno preparerà delle cose essenziali per il viaggio.> concluse con aria dura e imperativa.
A nessuno di noi due, passò per la mente di non fare ciò che ci aveva ordinato, anche perché in confronto a lei persino Ade sembrava dolcissimo.
Quella sera stessa saremmo partiti insieme senza coinvolgere nessun altro, solo noi tre.
Nico sto arrivando, aspettami.
Neko-ginny
Come procede la storia?
Se trovate degli errori, vi chiedo cortesemente di farmeli notare gentilmente.
Ps: Oggi mi hanno fregato il portafoglio in autobus, a voi è mai capitato?
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